La politica coloniale

La politica coloniale La politica coloniale Il discorso di De Bono a Genova Genova, 19 notte. noQuesta mattina al Politeama genove- ritse, gremito in ogni ordine di posti, innosottosegretario alle Colonie, generale De Bono, quadrumviro della Marcia su Roma, e il presidente della Confederazione della gente di mare e dell'aria, onorevole Magrini, hanno illustrate al popolo le opere del Regime. Il sottosegretario De Bono, dopo aveT| sai-matto Genova, ha parlato delle elezioni, dicendo che il voto che avrà luo-| o 1 e e a i r o l o l ù i n o e o a ai e e n o S a o o e ! a aà se ià n go domenica prossima è veramente il falesemente e volutamente la sua adesio- Bne al Fascismo. « Il Governo fascista dnon vi invita — ha continuato il qua- tr drumviro — ad esprimere questa vostra decisione nel nome di persone alle mquali potrete essere più o meno affé- zionate o interessate. No, esso vi chie- sode di attestare in forma plebiscitaria Kla fiducia che voi avete, non dico sui psingoli, ma sul complesso di persone dche esso Governo e il Gran Consiglio tiJa^^raSpraiSa 'deliaca* £zione e del Fascismo. Anche in questo ™atto, come in tanti altri, si scorge uno 0degli atti originali della Rivoluzione Mfascista ». tL'oratore ha proseguito dicendo che D!3 £am*ra corporativa sarà composta bdì Ott&^J&agtìl *la Nazione. Il Duce nel suo discorso ha nnettamente riassunto tutta l'opera com- bpiuta dal Regime. « Voi tutti avete vis- lsuto questi sette anni e avete vissuto rgran parte di quello che è stato fatto. Kniima parte notevolmente interessante vdel discorso di De Bono è stata quella sulla politica coloniale. Egli ha detto- p« Parlo ad un popolo che nei secoli vtia attraversato e toccato tutti i mari, cIo richiamo alla vostra mente quella vni,? SfL08.*1 Se"?v.ese è la tradizione cg0^iota.teta^i,^Wo rpadrone, con quello di San Marco, de- ngli scali di levante; ricordate il dòmi- mnio che le vostre navi hanno avuto vS?1«r,neiÌe„nl«,ane Americ,ne' dopo ntoal^rarcoS^l'.ftlSSS »bi che arricchirono la vostra gloriosa Trepubblica. Ricordate che il vostro ru- pn»r iS.L^f* « Hngua d?'Jmar! eS?6«^ffi^n^^ «di voi saprà giustificare le mie parole nche vorrebbero quasi suonare rirnpro- tvero per il disinteresse e per l'idiosin- p.5ne. §v italiani hanno sempre rtì punroooo tar^SSRiSS rcisrao ariaPsfid2e?* S»? « ™«&8.C52' 1che n niipstn ramnn^i,-, „k» Ài t,^«i« lItalia^ verno Idel^^ una sto: non F^iàto-drmeg^on^nnOlS I anche di seppellirne la memoria ad- 1 dossando a lui tutta la responsabilità della nostra disavventura africana E su questo tutti gli altri uomini di '"o- verno hanno speculato. L'insuccesso di Adua fu preso ad esempio per =a- botare qualunque iniziativa di earat- fere coloniale. Tutte le parole furono adatte per emettere aspri "iudizi su quella dura avventura. Camerati ab- biamo purè il coraggio di dirlo, perchè noi non ci assumiamo certo la respon- sabilità dei governi libero-dpmomassonici-popolari: nel 1919 in Tripoliiania siamo giunti di fronte agli arabi ad un punto di umiliazione tale che confinava con l'abiezione, li Fascismo ha anche qui rovesciata la politica. Non lonié^a.^'ad'g^ fef^ scere. Quello che Ti è di importante Ie di Dòsftivo fi phi" minnta » ^in^^ì^t^%S^%l Prima erano considerate un peso mor- in rtnanta v-nito ^ini K,n«hi a> »». 10. Quante volte dai banchi di Monte citorio si è gridato e ripetuto • vlaidall'Africa! » senza che lina reazioni |sorgesse in Parlamelo Tper^l fedel Governo nè tanto meno per parte della Nazione. Ma il Fascismo ha capito la importanza che hanno le colonie per la madre patria. « Tuttavia è necessario che gli italiani si facciano una coscienza coloniale che purtroppo non esiste ancora. Io, die I10 dato tutta la mia attività per il progresso della Tripolitania, so quanto quella terra ci dovrà dare, ma so pure che i dubbi snno molti ancora e più ancora sono i dubbiosi». Dopo aver parlato dol problema coloniale, l'oratore ha parlalo della conciliazione e rieMa politica rurale del Fascismo, il qnalp hn compreso che la vera ricchezza d'Italia è nella agricoltura. II discorso di S. E. De Bono è stato accolto da una dimostrazione indescrivibile. La politica agraria Il discorso di Cacciari a Verona Verona, 19 nullo. Il dottor Cacciari, presidente della Confederazione degli agricoltori, ha pronunciato oggi un discorso per il plebiscito del 24 marzo dinanzi a grandissima folla. Dopo aver ricordato che l'opera settennale del Regime può essere considerata coronata dal più grande atto to nlaruZif "e?'?1' \? C0.n" Si^i°ÌS! ,rn Cluesa e s,a,t0' Morato¬ a 1 ^"^a che come agricoltore e rap a |P«esentante di agricoltori intende il rne n a di nà o a e e e anaa mo oni lustrare particolarmente tutto quello che il Regime ha compiuto per l'agricoltura. Il dottor Cacciari afferma che prima fondamentale benemerenza della politica rurale del Fascismo è stata quella di aver ristabilito la pace sociale nelle campagne che è la condizione indispensabile per poter lavorare e produrre. Egli rileva che la più grande manifestazione di questa pace sociale è la Carta del Lavoro; seconda fondamentale benemerenza verso l'agricoltore è l'elevazione morale delle masse rurali portate al primo piano della vita nazionale e valorizzate in tutti i campi, tecnico-economico.culturale e poliiico. Dopo aver analizzato tutte le provvidenze adottate dal Governo di Benito Mussolini in favore dell'agricoltura, il dottor Cacciari ha concluso applauditissimo dicendo che l'attuale plebiscito deve rinnovare gli entusiasmi plebiscitari che coronarono l'indipendenza italiana. Vigilia intensa Roma, 19 notte. La preparazione delle elezioni pie biscitarie procede intensa ed entusiastica. Nei grandi centri e nei paesi, nelle officine e nei campi si svolgono adunate grandiose di popolo cui i candidati alla Camera corporativa e i segretari federali del Partito spiegano ed illustrano le leggi e le opere del Regime, suscitando deliranti acclamazioni al Duce e al Fascismo. Degni di particolare rilievo in queste adunate il grande entusiasmo delle folle e il perfetto ordine, dct cui si viene luminosamente a dimostrare il nuovo spi M rit0 cJie anima il popolo italiano rin novato dal Fascismo, ITALIA E SPAGNA Mussolini e De Rivera Parigi, 19 notte. Istituendo un parallelo fra la riforma fascista in Italia e il regime instaurato Barn ville rileva sulla Liberté le enormi differenze che corrono fra l'una e l'ai tro, e scrive: « Quando si paragonano i due Regi m, Sj trovano in essi nel temno stes ' !L^r,;„i» so'.1,,l9na di parentela e differenze K0rie cne non dipendono soltanto dalle persone dei Capi, bensì dalla natura dei due Regimi. E' quanto non è inu tile mettere in luce. Il sistema italiano £ TsiSTn™ T*** l ™ T ™€: " sistema spagnuolo non ha nulla 01 lutt0 traeste: è puramente empirico. Mussolini si appoggia su forze intellet tuali e morali che mancano a Primo De Rivera. Inoltre in Spagna gli ara bienti universitari, letterari, ecc., sono *»m I» ceraie fedeli alle concezio ni democratiche del secolo XIX, al li beralismo anticlericale, a tutto ciò che l'« intelligenza » italiana ha, in gene rale sornassaito Vi à ria at^mnirare KTtJ^lBS non è cosi vigoroso in Spagna come in Italia, per quanto possa diventarlo, vi è Dure da aceluncere rih che è nroa „„ aggiungere ciò cne e prò pri° aUa Penisola Iberica, cioè l'Inter vento continuo ed incoerente dell'Eser cito nella politica, il che risponde alla vera natura del militarismo. Dopo di che si comprende che i due sistemi r «rrfas?affatto-Mussolinl - na esaltato la spiritualità italiana. Pn mo De Rivera fai valere soprattutto i vantaggi materiali che il suo Governo na dato alla Spagna: l'ordine, la proS » ^ liquidatone dell'affare ma Tocchino. Ma non sarebbe il primo a - provare che quelle cose contano poco e cne 60no Dresto dimenticate perchè ^ « *>««•. ««, volta inghiottito, non na P10 sapore. La Francia aveva, cen to anni fa, un Governo ohe aveva su- parato le rovine di cento anni di guer- e ra, restaurate le finanze.. noit»ta la S rendita da trenta frTnch^^^ 10 e cne stava Der darci l'Algeria. Eh- « la a iayore ai t-ario a. nel caso di senza andare à cercare più ai generale Primo De ™™ S I 1 - 1 ^olncaTe( à E dittatura è stata generata dall'imbro - V;o parlamentare, è ancor meno corno o d0 cne SfW sapere a chi passare la - maS?;, E D0C0 Probabile che Alfon- s0 XUI continuerebbe a compromettero sl co1 "Iretttorlo se scorgesse un mezu zo possibile per uscire dalla situazione - attuale; un mezzo qualunque, che non è Sla Pe.r0 un sa'to nell'anarchia pura e - ° a d a n ^ » presidinte" del e £Tf&J££&!lJ&*££. aa eior Isemplice ». •»-*-• Dichiarazioni di Venizelos sul protocollo greco-jugoslavo Atene, 19 notte. In occasione della firma ded proto » naU le seguenti dichiarazioni: l ^»nT« la-,Xat - f^tratfm!»1 - 1 tehCP nsuJtato del le. trattative I negoziati, durante lunghi anni, urtarono conrto ostacoli inaisormoniabili, rischiando col loro falli- i |»y*«""»fv»«m. «suiuauao coi loro tallil fe-JUn.Wo'JftS&^SSX passato da una forte e salda amicizia e la cui alleanza, durante le guerre balcanoiche e la grande guerra, servi cosi vantaggiosamente prli interessi di ambedue. Possiamo salutare la soluzione raggiunta con soddisfazione ancora maggiore per il fatto che, pur accordando al commercio jugoslavio tutte le facilitazioni possibili, essa mantiene intatta la sovranità e non lede la suscettibilità della Grecia. Sono poste cosi solide basi al mantenimento tra i due Paesi di rapporti che saranno consacrati fra qualche giorno ancor più solennemente, con la firma del trattato di amicizia, che si sta attualmente negoziando. La felice soluzione delle questioni relative al commercio serbo in transito per Salonicco e la imminente firma del patio di amicizia fra la Grecia e la Jugoslavia perfezionano il consolidamento della pace nel vicino Orienie, il patto di amicizia italo-greco mira esso pure alla salvaguardia di questa pace. Gli amici della pace non mancheranno di riconoscere il servizio reso da questi due patti alla causa del mantenimento della pace stessa. Noi saremo felici se anriveremo a completare tali fatti con analoghi accordi con gli aitivi nostri vicini ». , e ie ae o, l o ue onl a lè na a il ntio n" o¬ p l o ihe la oiaù ce no lo n uo ore a e li o Il movimento comunista lettone sgominato dal Governo Riga, 19 notte. La polizia politica di Riga, ha fatto una irruzione in un locale ove soleva no riunirsi clandestinamente vari membri del comitato esecutivo dpi partito comunista; partito la cui esistenza non è ammessa dalle vigenti leggi. Il comitato era al completo e tutti I suoi sette membri sono stati arrestati. La perquisizione che è seguita agli arresti, ha fatto scoprire vari opuscoli di propaganda sovversiva, molti documenti, lettere dell'Esecutivo di Mosca alla sezione di Riga con istruzioni sul l'azione da svolgere, ecc. Fra gli arrestati vi sono due emissari del « Komintern » venuti a Riga mediante falsi passaporti, un impiegato del Municipio, e un membro della missione commerciale sovietica. Altri arresti di comunisti sono stati eseguiti in seguito a perquisizioni fatte su Individui sospetti. Secondo questa stampa, gli ambienti comunisti locali sono ora in preda al panico. dtulocesrodrodscasabrdtpmRvcutSmatdtsdtV"a- dove larla.lrimhrn.