Il Quadrumviro De Vecchi parlerà martedì in piazza Bodoni

Il Quadrumviro De Vecchi parlerà martedì in piazza Bodoni Il Quadrumviro De Vecchi parlerà martedì in piazza Bodoni La seconda grande adunata torinese per il plebiscito, dopo Quella di ieri al Teatro Regio, si terrà martedì in piazza Bodoni. Oratore, uno del Quadrumviri della Marcia su Roma: S. E. Il conte Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon. Non è senza significato che allo ra Torino, la vecchia gloriosa eliti del Risorgimento, esprimesse questo suo figlio insigne che del Duce dell'Italia nuova doveva essere, nella vigilia tormentata, uno del seguaci pia animosi e fedeli, e nel Regime, uno del collaboratori più preziosi. Ciò significa che il Piemonte fu presente sin dai primissimi giorni all'opera della riscossa e della ricostruzione; e pertanto oggi, nel momento in cui il Regime attinge la sua costituzione totalitaria, non poteva rimanere assente la voce del fascista diciannovista che con Mario Gioia e un esiguo gruppo di militi dell'Idea, fondava a Torino II Fascio di combattimento, ed alla Nazione, al Re, al Duce, dava continue prove del suo attaccamento e del suo civismo. Piazza Bodoni: fu il Conte De Vecchi slesso a scegliere questa località per l'adunala. In un lontano giorno del « '19 ». verso la fine dell'anno torbidissimo, fi nome di quella piazza ebbe nel pubblico una risonanza improvvisa. I comunisti che allora lenevano il campo, durante la prima campagna elettorale postbellica avevano proclamalo dalle colonne del loro organo locale in tono di minaccia: • /' fascisti non scenderanno in piazzai ». La minaccia fece scattare il capitano De Vecchi [cosi In quel tempo tutti chiamavano l'eroico combattente), il Quale di rimando con energia rispose: — *I fascisti vi scenderanno! » — E cosi fu. il capitano De Vecchi, attornialo da un manipolo di coraggiosi — era con lui anche il fratello avvocato Francesco — si recò In piazza Bodoni e dal piedi del monumento ivt esistente, parlò alla folla. I comunisti tentarono, di turbare la riunione; il manipolo dei fascisti reagì. Volarono colpi di randello, echeggiò anche qualche rivoltellata; ma il campo rimase ai fascisti che misero in fuga gli avversari. Da quel momento le vie e le piazze cessarono di essere esclusivo dominio dei rossi: il fascismo, anche a Torino, cominciava la sua dura fatica per dare ai lavoratori, una coscienza e una dignità di vita in una patria riorganizzala. Ma Sua Eccellenza De Vecchi, oggi, non ha voluto scegliere la piazza Bodoni per un richiamo alle lotte di quel tempo. Nel 1919 egli si recò nella piazza col suo intrepido manipolo, animato dal proposito di portare la sua parola di fede e di azione in mezzo al popolo. Era a questo che egli intendeva rivolgersi, e si rivolse, per richiamare agli spiriti smarriti il sacrificio ed il martirio recenti dei caduti in guerra, e tali spiriti risollevare nella pura atmosfera della Nazione vittoriosa e redenta. A distanza di un decennio, auando lo sforzo compiuto ha permesso di toccare la mèta luminosa, lo slesso oratore ritorna alla stessa piazza, in mezzo allo stesso popolo. C'è, nel riavvicinamento di queste due date — « '19 e '29 » — allacciate a due discorsi pronunciati in condizioni tanto diverse, qualche cosa di idealmente alto e bello. Il popolo, oggi, si stringerà attorno all'antico capitano, al quale attesterà di aver compreso come la sua azione di quel tempo, al seguito del Duce e al servizio dell'Italia, fosse diretta interamente alla sua redenzione, di esso popolo,- come dal cammino percorso e da quello che ancora resta da compiere, ma soprattutto dagli anni lontani, dalle lotte sos'tenute, dalla rivoluzione effettuata, si possa trarre una filosofia serena: che non invano si parla alla moltitudine, anche se momentaneamente fuorviata, quando l'Idea che si serve ha un contenuto di sana e profonda umanità. Perciò il discorso di Sua Eccellenza De Vecchi in piazza Bodoni segnerà nella preparazione torinese del plebiscito una data che non si dimenticherà. dasddSlnfemd«tiopsmtlrptrpLn(agbmlteUgHTtnnzsèpVpnpgerulgn(a

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