L'Europa di fronte al progotto per la Superbanca

L'Europa di fronte al progotto per la Superbanca L'Europa di fronte al progotto per la Superbanca Le aspirazioni di Washington e la libertà finanziaria delle Nazioni « il Comitato degli esperti in attesa delle nuove t proposte tedesche « La parte dell'Italia Parigi, 14 notte. Il progetto di banca internazionale è stato — secondo era logico — immediatamente apprezzato come si coiiviene ed alzato sugli scudi dai finanzieri socialisti, ai quali pare di ravvisare in esso una concessione della, plutocrazia alle decisioni dei congressi internazionali socialisti di Amsterdam e di Francoforte. Non fu, infatti, proprio il congresso di Frabc.oforte a caldeggiare nel 1922 la creazione di un istituto internazionale di credito e di emissione da mettere'softo il controllo della Lega delle .Nazioni? Tale istituto doveva compensare i'.Conti creditori e debitori dèi vr.H. Stati, successivamente debitori e creditori, ed emettere un biglietto di.banca internazionale per facilitare gii scambi internazionali e stabilizzare in tal modo al tasso dell'epoca le monete nazionali. Esso avrebbe potuto nel tempo stesso controllare i valori mobili nelle banche e negli ' istituti nazionali di credito, por prevenire le frodi e le evasioni fiscali ed aiutare la riscossione compieta dei diritti stabiliti dai rispettivi Paesi. Quasi non bastasse, un « Ufficio eventuale di statistica » sarà creato da questo istituto di emissione e destinato a redigere l'inventario dei bisogni dei vari Paesi, delle loro risorse industriali ed agricole, delle loro importazioni e delle loro esportazioni, allo scopo di ottenere una giudiziosa distribuzione delle materie prime e di mettere un ipo' d'ordine in Europa colla specializzazione dell3 produzioni nazionali. : Compiacimento dai socialisti E' chiaro che il concetto della sujperbanca, esposto nel comunicato ufficiale della Conferenza finanziarla di Parigi, dovesse fare battere il cuore degli uomini che idearono e propugnarono invano questa internazionalizzazione finanziaria della Europa nei quadri dell'istituto ginevrino. L'on. Vincent Auriol, il finanziere •accreditato del gruppo parlamentare socialista francese, scioglie un inno alla proposta .dei'periti scrivendo nell'ultimo numero dell' Imyartial Franfa.it : «Ecco oca il Comitato degli esperti che riprende le nostre idee essenziali. Esso pure afferma che « si ha 1 impressione che un nuovo sistema capace ai seguire i grandi movimenti internazionali di captoaM, risultanti da ^P1?: menti delle riparazioni e dei debiti ai guerra, potrebbe essere necessario». Esso pure propone la creazione "di una Banca internazionale che cooperi con le Banche- di emissione ed incaricata di finanziare le riparazioni in natura, di mantenere la stabilità dei cambi, di compéiieàre v conti-debitori e creditori di -colmare le kicuiie .che esistono attualmente nell'organizzazione bauca: ria mondiale, di assicurare t regolamenti internazionali». E' dunque con un certo. orgoglio ctie noi salutiamo quest'idea, orgoglio però non scevro da' qualche tristezza e da qualche timóre. Se l'ardire dei Governi avesse infranto nel 1921 o nei 1922 il nazionalisitio economico e politico e creato nella Società delle Nazioni un istituto internazionale di credito, si sarebbero evitate le disfatte monetarie che, arricchendo i finanzieri, hanno rovinato le Nazioni. Non avremmo conosciuto nè l'avventura della Hubr, col relativo risveglio del nazionalismo, nè il fallimento tedesco, né il nostro fallimento. Non avremmo dovuto subire nè l'ingiustizia della stabilizzazione, nè l'Ingiustizia accasoiante di imposte troppo' gravose. Noi avremmo fortificata la democrazia ed organizzata la pace Oggi la ragione sembra trionfare. Ma chi riparerà.a queste rovine? Come riconquistare il tempo perduto? ». ■ Preoccupazioni i Comunque, a dispetto del loro consenso, i socialisti nutrirebbero, se condo l'on. Auriol, non poche preoccupazioni circa i pericoli che la banca, internazionale potrebbe fare correre all'indipendenza degli Stati. «Quello che ci Inquieta — soggiunge-—-si è che sono banchieri coloro che propongono di creare, di organizzare e di gestire la Banca internazionale. Certo, questa organizzazione internazionale condurrà fatalmente al federalismo economico e finanziario dell'Europa. La Banca emetterà, presto o tardi, un biglietto europeo. Ma 1 mezzi di trasferimento di monete che si propongono i banchieri non faranno:- l'ufficio di monete? 1 buoni emessi dalla Banca non avranno lo stesso valore di biglietti internazionali? Il controllo che questa Banca eserciterà sui cambi non imporrà dei vincoli nella pratica organizzazione stessa di questi cambi e nella produzione dei diversi Paesi del inondo? Tutto ciò potrebbe essere desiderabile, poiché tutto ciò può favorire l'ordine economico ed il consolidamento della pace in Europa. Ma questo «'cartello » ° di Banche nazionali eoaiilzzate e concentrate in qua sta Banca internazionale non dominerà gli StatiT / ■ Coloro che, come noi, sanno come e con traaie abilità ogni Banca nazionale di emissione assoggettata alle influenze, di alcuni grandi banchieri nazionali, - può alutane od infrangere a suo beneplacito 1 Governi e pesare sulle vita politica ed economica di un Paese, coloro che hanno meditato sugli evènti svòltisi dai 1920 al 1926, quando le Banche agirono successivamente sui Governi europei, talora per scopi di politica estera, tal'altra per arrestare lo slancio della democrazia, tutti quanti si domanderanno con inquietudine quale sarft. l'atteggiamento e quale sarà l'influenza di una Banca internazionale creata al di fuori degli Stati, qnlle Banche private o deMe Banche di emissione. ■ Tenendo nelle loro mani le fila numerose, e aggrovigliate della economia mondiale, i dirigenti di quella Banca potranno diventare in realtà i veri dirigenti dell'Europa. Rifiutando t crediti ad un Governo e controllando le imprese e la produzione di un Paese, sono essi che in linea definitiva regoleranno la vita mondiale. Questo compito immenso non è al di sopra delle loro forze che sono grandi nè delta loro ambizione che 6i estende molto al di là dei profitti materiali. Perciò-gli esporti sembrano spaventati di questa oro propria creazione. Realizzando 11 loro progetto, ne scorgono le conse ffuenze e s1 chiedono ora se «questa Banca internazionale, che avrebbe la gestione di una ventina di miliardi, non possa, 1n certe circostanze, opporsi all'azione dei .Governi ». Ma non possono retrocedere. Se rinunziassero a questo progetto, non potrebbero giungere ad alcun risultato pratico. Soltanto un istituto internazionale di emissione può fronteggiare le necessità finanziarie Internazionali della nostra epoca; soltanto esso può risolvere ì temibili problemi del trasferimenti e della commercializzazlone--de»e—o1)bl1eazioni poliitiche, cioè i problemi solidali delle riparazioni e dei debiti. Senza di esso si va incontro ad un Insuccesso. Attaccati al loro progetto, gli esperti debbono dunque andare fino in fondo. Essi debbono rispondere alila propria obbiezione e non possono rispondervi se non decidendo che la Banca internazionale sia posta sotto la direzione e il controllo deMa Società dalie Nazioni. Ma allora, e alla loro volta, accetteranno le Banche questo OTganfsmo che fatalmente le controllerà? ». La dominatrice d'oltre Oceano Per sfuggire all'ingranaggio descritto da Vincent Auriol,' i circoli moderati francesi si lusingano di potere, d'accordo con i loro delegati alla Conferenza, circoscrivere strettamente l'eventuale 6fera d'azione e di competenza dell'eventuale banca, reagendo energicamente alla megalomania non totalmente disinteressata dei loro colleghi americani. Secondo ì'Echo de Paris, nessun istituto di emissione dovrebbe far parte della banca internazionale, ma soltanto le banche private. I compi' ti della banca internazionale dovrebbero essere limitati all'amministrazione del debito tedesco. Al di fuori di 11 nulla da fare: « Se si tentasse di creare un organismo capace di approfittare delle riparazioni tedesche per-, creare distribuire del' credito, p«i<,*dawgere( "dall'alto le Banobe di emissione e stabilizzare i prezzi,* si cadrebbe in un sistema temibiile 60tto molti rapporti. Si metterebbe in piedi una superbanca capace di intervenire nella sovranità dei Governi. Se un conflitto politico scoppia fra due popoli, la superbanca avrà l'ultima parola e quest'ultima parola non sarà necessariamente quella della giustizia. Ma, dato pure che 6t riesca a tenerla nei limiti del ragionevole, la Banca delle riparazioni diverrà una potenza con la quale bisognerà fare i conti ». Per tal motivo VEcho de Paris vorrebbe che a sede dell'istituto fosse prescelta Bruxelles, città che gli sembra offrire maggiori garanzie che non un centro olandese o svizzero. Ma basta questo solo particolare della sede da scegliere per permea tere di misurare tutta la divergenza degli interessi che si dovranno affrontare. Bruxelles accontenterebbe la Francia, e non stentiamo a capacitarcene; ma potrebbero dire altrettanto questo o quell'altro creditore del Reich? Il commento sopracitato del socialista Auriol illustra in modo eloquente il senso da noi esposto giorni fa del nuovo « covenant » che l'America di Hoover, non altrimenti di quella di Witeon, si propone di sottoscrivere, alienando per sempre la nostra libertà finanziaria o quel poco che ce ne avanza. E non occorre dirne di più per intendere come molte discussioni saranno necessarie per indurre i Governi ad uscire dal loro attuale prudentissimo ri serbo. E' indubitato ormai che la Confe renza di Parigi continuerà dopo Pa squa. Intanto si attende che Scbacht faccia nuove proposte e ei arrivi da 1200 ad almeno 1500 milioni di marchi. Ma che cosa faranno di rimandò gli Alleati? E' ammissibile che Stati, già sacrificati, come l'Italia, dagli accordi anteriori, debbano vedere nuovamente ridotte le meschine percentuali loro accordate dal piano Dawea? Non dimentichiamo che tutte le decisioni della Conferenza debbono venir prese.ad unanimità e che 11 veto di un «olo Paese può avere, al momento opportuno, sull'andamento delle trattative una influenza, determinante. _ -. ' C. P. ns

Persone citate: Auriol, Hoover, Vincent Auriol