Passeggiate mediterranee di Ernesto Quadrone

Passeggiate mediterranee Passeggiate mediterranee tele Vac.irà a Pasaua. edito da Treces, un untume slitta crociera mediterranea compiuta dal 02 idrovolanti comandati da S. E. Italo Balbo e dal Deliriate T)c Pincdo. Il votame e composto di tanti capitali selliti ognuno dal alòrnaltsll clic parteciparono alla trasvolata, e. il Ministero dell Aeronautica, con squisito pensiero, ha voluto dedicarlo alla, memoria del compianto niello L'avara. Il titolo del libro Passeggiato mediterraneo fi stalo dettalo da Benito Mussolini e la prelazione e stata scritta dal generale Bulbo. Per aenlllc e speciale, concessione del quale La Stampa pubblica II capitolo dedicato al volo Sardci/na-lsole Baleari, scritto brillantemente dal notsro Ernesto Quadrone. Oggi voleremo per 533 chilometri sul mare... A mezzanotte Italo Balbo ci aveva congedati dalla mensa alla tiuale avevu partecipato. 11 pranzo aveva minacciato di vomere assai malie. Alle frutta, poiché s'erano raccolte nella sala molte autorità cittadine, c'erano stati «Il immancabili discorsi ai duali aveva risposto con la consueta laconicità il Sottosegretario aviatore. Io credo che coloro i quali hanno udito una volta Italo Balbo non dimentichino più la sua voce- una voce che dopo avergli ar rotate le parole in bocca gli esce dalle labbra affilata e con certi sibili come quelli che la frusta mette nell'aria prima dello schiocco. Hallo Balbo dunque, parlò brevemente, fece un brindisi alzando il calice colmo (U un vincilo biondo e tra tutore e ci servi l'ultima sorpresa; •una di que-Ue sorpreso che fanno venire i brividi*.. Un dessert poco comune Stavamo per alzarci quando entrò timido e sorridente il capo dell'ufficio telegrafico. Egli portava una catasta m grammi: i nostri, quelli che noi avevamo stillalo parola per parola appena ammarati a Cagliari, da inviare ai rispettivi giornali. Il generale con un cenno della mano fchìamò presso di se il funzionario, e 6i fece rovesciare davanti quell ultima portata e disse secco secco, respingendo col flato il fumo della sigaret ita che gli pendeva fra le labbra: So vediamo quello che avete scritto... », Nella sala si stabili un silenzio generale; le autorità ai accomodarono meglio sulle seggiole per prepararsi ad assistere a quello spettacolo di nuovo genere e alcuni di noi si asciugarono la fronte non tanto per detergerne il sudore che la imperlava ma quasi per accarezzare con quel gesto il cervello e dirgli: «speriamo che tu non mi abbia tradito .. MI ricorderò sempre l'espressione the assunsero i visi dei miei colleglli e immagino quella assunta dal mio. Anche 11 giornalista che non si picca dii letterato va soggetto, come il letterato, a quel pudore per il quale riesr-e. non dico doloroso, ma torturante il « sentirsi » leggere ad alta Vjiaìo Balbo, fortunatamente non lessa! ad alta voce. Ma la sua parola era sostituita da una mimica cosi evidente che gli articoli d'ognuno furono come scanditi, periodo per periodo. Le sue mani, i suoi occhi, il salire e discendere del suo plzzetto biondo da cima a fondo della pagina, ì movimenti delle sue labbra, rivelarono pubblicamente forse meglio di auanto avrebbe potuto fare la viva voce, il risultato della nostra fatica telegrafica. „ . , . Ho imparato quand'ero ufficiale la definizione della parola « disciplina » ; l'ultimo caporale degli alpini, d'altronde, interrogato sul profondo e complesso significato della medesima, avrebbe risposto, ai miei tempi, a colpo sicuro: «La disciplina è quel senso di malessere che ogni inferiore prova davanti al proprio superiore... ». Noi eravamo precisamente pervasi Ha «quel senso.di malessere» mentre Italo Balbo scorreva i nostri telegrammi ctie, se nel fervore della improvvisazione c'eravamo illusi che fossero una grande cosa, a vederli poi 11, sul tavolo... anatomico, coni pilatì in una calligrafia resa contorta dalla fretta, ci parvero la cosa più miserabile e melanconica di que eto mondo. J .. Rivedo Sii viso del povero e indi tìlenticabile amico Cavara, lo scrupoloso collega del Corriere della Sera, che le mani nei bei capelli lunghi e ricciuti, con gli occhi che parevano più lustri e infossati del solito, con la bocca atteggiata ad un principio di 6orriso che non si decideva a dise gnarsK col mento puntalo contro una testa di mandarini che lui. cosi ghiotto delle frutta, s'era tirati davanti, respirava a stento. Otello non era ben sicuro che le car Ielle che il generale stava leggendo ifossero proprio le sue e, tratto tratto implorava con lo sguardo il violno di sinistra del sottosegretario perchè gli togliesse quel dubbio. E si penetrava l'indice della mano svelta e grassoccia in mezzo al petto, oppure lo alzava agitandolo in segno di diniego, fcon una mossettina rapida, accompa gnata da lunghi sospiri. Se il generale sorrideva compiaciu to, Cavara sorrideva e si guardava al torno come per dire: «è proprio i1 mio articolo ». Se il generale aggrot tava la fronte, l'amico cercava quel collega che gli pareva più degno o più bisognoso di un conforto e gli diceva con un'occhiata buina e dolce: « L'articolo è tuo, fatti coraggio » Le cose' infine andarono liscie per tulli e Italo Balbo, dopo il lavoro che durò circa un'ora si alzò soddisfatto « Non c'è male — disse — è la prima volta che fate un servizio di questo genero ed ho voluto vedere se per caso aveste scritto delle corbellerie rimettervi in careggiata». Ognuno di noi trangugiò allora soddisfatto il bic fchlere di vernaccia che era rimasto Intatto e s'andò a dormire. Il generale De Pinedo, tanto per mantenerci « in torma » ci concedeva due oro di sonno. « Voleremo per 535 chilometri sul mare... « Voleremo per 535 chilometri sul tnare... *. Con questo ritornello nella mente piena di fantasie ci addormentammo Città di sogno Alle tre di notte sballottati nelle automobili che discesero a precipizio le strade di Cagliari, arrivammo sulla-sponda del mare chiuso di L'imos De Pinedo era sulla banchina da §h:6sà quanto tempo. Non ho mai po- lisgmte a a l o r a o r i o a l e e o a luto calcolare le ore di sonno che il generale si sia concesse durante la memorabili! impresa. Sono convinto che egli non abbia mal dormito. Italo Balbo, infilato nella sua « tuta» dal collo di pelliccia, camminava su c gliì davanti nìl'hangar giocando coll'inseparabile frustino e accendendo le sigarette una dopo l'altra. « Avanti i giornalisti ». E i giornalisti saltarono nelle barche cercando l'equilibrio sulle spalle dei rematori. Il primo apparecchio che si pose a rombare fu quello di Uh Pinedo. La sua macchina scivolò sull'acqua, ne lacerò la superficie e la prua come se fendesse una lamina di piombo, trasse dietro di sè riccioli di spuma color d'argento. D. generale compi alcune volte il giro dello stagno, passò in rivista il superbo stormo, poi fece decollare l'idrovolante. Le ali si librarono nell'aria, si alzarono e si abbassarono alcune volte come per provare l'elasticità e la resistenza, si piegarono mettendosi perpendicolari al liquido specchio ancora senza riflessi, si rovesciarono pome prese dalle prime ebrezze della velocità e dell'altezza, poi si distesero te posizione normale, per il lungo volo. A breve distanza una dall'altra si alzarono le altre macchine e l'acqua della baia di Elmos si ricamò di solchi diritti e circolari, ribolli di spu ma, si infranse schioccando contro le isponde, poi ritornò ferma e tranquilla. I sessantuno apparecchi come rondini in volo d'emi?razione, si ficcarono nell'incendio dell'aurora e filarono, a mille metili d'altezza sul mare aperto. Quelli di Italo Balbo e del generale De Pinedo fanno la spola dalla testa alla coda dell'Imponente convoglio. Un S. 59. ad un tratto, come presj dalla vertigine, discende sulle onde. A vederlo di lassù assomiglia ad una farfalla librata sulla irrequieta superficie del mare. L'idrovolante del 60ttosegretario premurosamente lo raggiunge. Le quattro ali si fronteggiano per qualche minuto, poi cominciano a correre sulle acque e riprendono Il volo. La « panne » dell'apparecchio è stata riparata in pochi minuti. Un episodio senza Importanza se non si fosse svolto nella sublime visione dell'infinito. II più piccolo incidente che si verifichi a mille metri d'altezza e che fenili anche per un attimo il battito del cuore metallico di un motore si aivvolge di colpo in un'atmosfera drammatica. Dopo tre ore di volo ecco Maiorca, l'isola più grande delle Baleari. Dal mio osservatorio ne scorgo le coste frastagliate in cima alle pareti rocciose delle quali orti e giardini si sfrangiano in festoni e in ghirlande color verde smeraldo, legate le une alle altre dalle apparizioni dei villaggi bianchi e lucidi di sole come scaglie di candida porcellana. Pollenza: le macchine alate una dopo l'altra si fanno Improvvisamente silenziose e, Librandosi in un lungo e dolcissimo volo piane, scivolano 9ulla resistenza dell'aria e si tuffano nel' gorgo 'c&WSlè che: ed invia, sempre più forte la ritmica musica delle onde. Credo che l'unica strada per arri vare degnamente a Pollenza sia quella del cielo. Nel nome stesso c'è già la malie armonia che il tiepido vento mediterraneo fa suonare pagando tra cespugni fioriti. Dirò subito che se 11 nome è bello la città che lo porta è divina; una città sognata prima di essere costruita. Sognata nel suo sorgere da due notturni innamorati.... Il porto è un segmento di circonferenza, quasi perfetto. Le colline che lo precisano, subito dopo la spiaggia, sono basse e morbide : tutto è in tono minore, gli alberi compresi che sono verdi con discrezione, le case che sono pudicamente dipinte in rosa, le strade che sono soffici di tre dita di polvere dalle tonalità calde del tappeto orientale, faro che non esagera in altezza, le fortificazioni che nascondono nello spessore dei muri la rotonda brutalità, del cannone. Gli indigeni marciano in pantofole, 1 forestieri che son tutti inglesi non parlano che raramente e a bassa voce, e perfino ile seggiole che in origino dovevano essere come tutte le altre, sotto le continue carezze del sole, poco a poco, languidamente hanno piegate le loro quattro gambe, si sono inginocchiate, si sono allungate e son diventate tutto a... sdraio. Il Mediterraneo davanti ad un tale spettacolo terreste si è incantato e, come preso dalla silenziosa magia, ha rovesciato le creste delle sue onde nelle profondità marine, ha inguainato le sue liquide lame parallele e si 6 disteso sotto al sole perchè lo tempestasse di squame e di medaglie d'oro. Le dolci canzoni e II vino di Alicante I sessantuno apparecchi italiani si son cacciati in quel nido dalle pareti di vetro, quasi voluttuosamente e poi, maestosi, hauno chiuso fra le loro ali ancora frementi di volo, la nave spagnuola Dedalo e 1 tredici idrovolanti dell'amica, ospitale nazione. Giorgio Sand ha detto di quest'isola, prodigiosamente pittorica, fantastica, che essa è « la verde Svizzera sotto il cielo di Calabria, con la solennità e il silenzio d'oriente ». Olivi e palme, folte selve di pini millenari, distese di vigneti e cereali, montagne ariose e denudate si fondano nel quadro generaile in cui la flora alpina e quella mediterranea in blz zarra armonia, si allacciano nell'intimità fragranti dei giardini e si sciolgono in profumi e trascolorano nelle conche selvaggie. La vita medioevale che si manifesta con le salde tradizioni di nobiltà, la distinzione delle classi e dei casat', che seguita a proiettarsi attraverso al secoli sull'eternità dei cieli sereni con le sagome severe dei castelli, si innesta senza uno scricchiolio sulla vita moderna alla quale partecipa una borghesia laboriosa che cammina in automobile, che lavora nenie officine, che si riposa nelle ville sontuose, e giuoca al tennis e al poker e viaggia il mondo sulle carrozze Pulmann e sui transatlantici di lusso. I romani, i fenrici hanno goduta la umida frescura delle grotte di Artù e di Drach, gii inglesi si godono ora il paradiso terrestre dell'arcipelago mediterraneo in sontuosissimi alberghi e guariscono il loro sistema nervoso al contatto della popolazione affabile, ospitale, composta, ciie lia dimenticato ormai di discendete direi- e tenibili lan- inTficnT?*!ai "bellicosi clatori di Homi» n. Le sterline hanno sostituito le antiche monete che son finite nei musei con le squisite siatuette di fama mondiale rinvenute nella ramosa grotta di l-.s Cuyeram. nell'isola di Iviza. Annidile è nato, o quanto pare, da- una famiglia di Cartaginesi, nell'isola di Gottejera e il commercio florentissimo di Maiorca non cominciò a declinare die quando Colombo, Pizssarro e Cortes ne portarono gli emporii a Siviglia e a Cadice, Le elicli .lei sessantuno Idrovolanti di Italo Balbo, scendendo nel cielo di Pollenza, hanno sciabolato per un attimo dentro lo spessore dei secoli sollevandone la polvere d'oro... I novemlla abitanti di Pollenza erano sulla spiaggia ad attenderli, e quando da mille metri le macchine alate piombarono sui mare, un urlo 11 accolse cosi fragoroso, cosi entusiastico che anche gli inglesi si sollevarono dalle poltrone a sdraio e, stirandosi sulle caviglie i pantaloni di flanella bianca, presero la strada del porto. II nome di Italo Balbo e di De Pinedo correvano già su tutte le bocche, e il sottosegretario e 11 generale erano già diventati popolari prima che essi comparissero sul molo. Noi giornalisti sfilammo dopo gli ufficiali, recando sulle spalle le nostre valigie. I magnifici alberghi di Pollenza e rano ormai occupati, occupati da alcu ni giorni prima dell'arrivo della Brigata Aerea. Le camere erano state fissate telegraficamente da signori spa¬ glinoli curiosi di assistere al grandioso! spettacolo, e una folla immensa che non aveva più trovalo posto, aveva'passala la notte delia vigilie dentro lei automohili, sotto a tendo improvvisaUjo all'adiacclo... Al mattino, i fuochi dei bivacchi brillavano ancóra nella foi-es;a e sulle colline circostanti. Attorno ad ogni fiamma o ad ogni pennacchio di fumo c'era la cadenza di una canzone. Le ore notturne dovevano essere st-a1te trascorse assai allegramente; l'aria tiepida e profumata, il vino di Alican te, la blanda cantilena del mare ripagarono certamente del sacrificio del sonno le comitive che dall'interno dell'isola ne avevano raggiunta la costa. Contro la bufera Italo Balbo e De Pinedo percorsero trionfalmente la strada che costeggia il mare e molti fiori e sorrisi volarono e sbocciarono nell'aria al loro passaggio. La musica del paese composta da giovani figli di p»scatori, si pose in testa al corteo degli ufficiali e intonò la Marcia Beale; noi ci sparpagliammo negli alberghi rigurgitanti in cerca di una camera, di un letto, di un sottoscala o di un semplice pagliericcio per passarvi le due o tre ore di riposo che il generale De Pinedo avrebbe avuto la cortesia di concederci in quella seconda notte. Sotto al sole rutilante, sul mare intensamente azzurro le belle ali della Brigata Aerea italiana, si stendevano come in posizione di riposo ed ognuna spiegava alla brezza leggera la fiamma tricolore della nostra Patria. La folla enorme, impressionante, che seguitava a giungere dall'interno dell'isola. s'era fennata davanti alla barriera bianca, acciecante della strada, allargandosi nella foresta fresca d'ombra e profumata di resina, Gli ospiti degli albergai abbandonarono quella notte le loro camere per cederle, con un atto di squisita cortesia, agli aviatori italiani. L'alba è arrivata di colpo a rimescolare ponpora e oro nello specchio del mare; tre colpi di pistola sparati dalla nave sulla quale cTa stato ospitato il sottosegretario Italo Balbo hanno dato il segnale della partenza. Aviatori e motoristi avevano. In cinque ore di febbrile lavoro, rifornito le macchine di benzina. Una dopo l'altra le eliche cominciarono a descrivere aloni di luce e di aria vertiginosa attorno al muso affusolato dei sessantuno idrovolanti. La fiumana di gente che s'era rifugiata nella foresta ha straripato sulla strada mentre le ali d'Italia si arrampicavano velocemente nel cielo. L'arcipelago delle Baleari, a poco a poco, rimpicciolì lontano, e 6i sprofondò e disparve nel mare come uno smeraldo inghiottito avidamente dallo spumeggiante Mediterraneo. Davanti a noi, l'orizzonte, l'infinito. Nella calma altissima dei cieli passò la voce rapida e secca della radio: « Accelerale perchè una tempesta di venti vi aspetta sulle coste della Spagna... ». E gli aviatori filarono con spavalda e sicura velocità contro la bufera. Ernesto Quadrone.