Napoleone e l'aeronautica

Napoleone e l'aeronautica Napoleone e l'aeronautica Ti 17 dicembre del 1804, all'alba, sul bieflo dielMa campagna romana, si vide tai» aerostato in gran pavese, sfolgorante di colori e di luci, dirigersi, come per volontà divina, verso la Città Eterna. I pochi spettatori, stupiti, seguirono teon gli occhi attoniti e l'animo sospeso, 11 volo del superbo palone misterioso che, raggiunto il cielo di Roma, sorvolò, bassissimo, il Vaticano e la Basilica di San Pietro, allontanandosi poi verso la Sabina. L'aerostato andò a posarsi sulle rive Sei Lago di Bracciano, nel territorio di Anguditlara: ma, dm-auto la discesa, aveva già. toccato terra per più volte e s'era impigliato, strisciando sulla via Cassda, sui retiti dolla « Tomba di Nerone ». Un colpo di vento liberò l'aerosiato daMa tomba noromia.na, ma su questa si era infranta la corona di cristallo che adornava il superbo pallone. Sotto quella corona era scritto, a lettere d'oro: « Parligli - 25 brumaio, Anno XIII Incoronazione dall'Imperatore Napoleone da S. S. Pio VII ». Era il pallone che Gairnerin, il 16 dicembre del 1804, alle undici di sera, aveva lanciato dalla piazza di Notre Dame di Parigi festante, tra le acclamazioni di tutto un popolo in delirio, per annunciare al inondo la incoronazione del nuovo Imperatore di Trancia: Napoleone. Onesta magnifica mongolfiera, tutta adorna di drappi, recava in basso una aquila di superba tellina, che reggeva una corona imperiale illuminata da tremila vetri colorati. Si racconta, al riguaic , i he quando Napoleone venne a ce renza della cosa, ne rimanesse profondamente turbato, poiché, superstizioso com'era, il fatto che la sua corona imperiale fosse andata od infrangersi sulla tomba '^el famoso Imperatore, là cui triste, fine è ben nota, gli era apparso come un cattivo presagio. L'avvenimento della caduta del pai Jone napoleonico figura in molti documenti ed alcuni scrittori ne hanno parlato e riferito, più o meno con storica verità. II Tornaletti nella sua opera : « Iti Campagna romana antica, mcdiocvale e moderna », 'riferendosi all'episodio dell'aerostato di Napoleone, aggiunge questo particolare: « Irli uomini della Casa Torlonia an darono a prendere l'aerostato; ma sic come il terreno era ri! Anguilln.ra, ne derivò una causa tra -Don Giovanni Torlonia e il Duca di Mondragone, la quale fini con W sequestro risei pallone per ordine di Pio VII. Difatti, questo curioso oggetto si conserva ancora in modo assai scomposto, nella Foreria del Vaticano ». E nella Foreria del Vaticano rimii.se realmente fino a pochi anni fa, abban donato e dimenticato. Nel 1904, fu ita venuto casualmente nell'angolo di un magazzino, dopo esattamente un secolo di oblio. Il pallone fu posto in apposita cassa, dove tuttora s-l trova: ma i danni cau 6atigli dal tempo e dall'incuria degli uomini, sono notevoli: di tutto l'apparecchio non rimane che ii solo involu ero Interno e la rete, squarciati e cor rosi anch'essi in più punti. Dell'antica bellezza e ricchezza non v'è più nulla Resta, però con esso il più antico cimelio aeronautico che si possegga. Arthur Levy, nel suo bel libro: Afa poleon intime, dice che Napoleone, per il pregiudizio della sua corona impe riale infrantasi sulla tomba imperiale di Barba di rame, non volle più sentir parlare di aeronautica, nè in guerra, ne in pace. Tale affermazione non corrisponde del tutto alla verità. CI piace perciò ristabilirla. Anche perchè, oggi, in pieno trionfo aeronau tico, è per lo meno molto interessante conoscere .l'opinione del Grande Córso su di una invenzione che furoreggiava durante la sua studiosa e pensosa gio vinezza. Il 10 brumaio dell'anno III (1794) come risulta da un documento pubblicato dalla Lega Aerea Nazionale nel 1812 — il Comitato di Salute Pubblica della Francia, in seguito alle ottime prove date dagli aerostati, stabiliva la creazione di una Scuola Nazionale di Aeronatucia a Meudon. L'ordine diceva: «Il Comilato di Sa hite Pubblica, considerando che il servizio degli aerostieri esige delle conoscenze tecniche ed 'una pratica specialissima, occorre preparare con degli studi e degli esercizi adatti gli uomini che vi sono assegnati, per assicurare cosi questo servizio, onde sfruttarne le risorse, sia presso gli eserciti, ove l'esperienza ha già constatato la sua utilità, sia per r.applicazione che si può fare di quetsa nuova arte per gli studi 6iilla configurazione del terreno, per le carte topografiche e per le mappe catastali ». C'è in queslo ordine una cosi chiara visione dell'alta e varia utilità dell'aeronavigazione che non può non stupire ed è degno altresì di nota il modo preciso col quale quel Comitato sanculotto prese a cuore le sorti dell'aeronautica. E cosi il 2 aprile del 1794 venne formata la prima Compagnia degli Aerostieri, agli ordini del fisico Capitano CouteUe, che ebbe il titolo dì « Direttore delle Esperienze aeronautiche ». 11 30 aprile dello stesso anno la Compagnia ebbe l'ordine di recarsi a Maubeuge, allora assediala dagli Austriaci. E qui è molto interessante, in vero, sentire come il Barone di Beaucamip, che faceva parte degli aerostieri, ci descrive un episodio occorsogli a Wurtzburg. a II capitano mi disse, dandomi un ordine, che avevano portato in quel momento: «Ecco la richiesta di un rapporto da fare. Monta presto e fallo ». Balzai nella navicella, buttai la bandiera di partenza ed eccomi partito come una freccia lanciata dal più robusto degli arcieri. Fin dal primo momento vidi il pericolo, perchè dal modo con cui salivo, compresi che i miei uomini erano dominati dall'enorme forza ascensionale che mi trasportava. Sentivo lo scricchiolare delle corde di ascensione, come udivo gli scricchiolii della rete, le cui maglie si rompevano. E pensavo che non avevo alcun mezzo jier disperdere il gaz; da lungo tempo niella valvola non ci eravamo più serviti; se una delle corde sì rompeva, il Blobo di taffetà si sarebbe elevato e perduto nelle nubi, mentre rete, navicella e uomo, che ero poi io, sarebbero caduti nel campo aerostatico. La situazione non era piacevole. Mi mantenevo calmo, ma continuavo a salire senza che si notasse un rallentamento Capivo però dalle scosse che dal basso facevano tutto il possibiile per salvarmi. In quella specie di agonia, giunsi r i ò e e 1 , i a a o o i e a duecento te6e e mi accori': che i'1 peso dalle corde rendeva il movimento ascensionale meno accelerato. Diedi il segnale di arresto e fu con vera soddisfazione che constatai che il paMone si fermava, «espirai e guardai attorno. Clio ammirevole spettacolo.! Il mio oc; chio correva 6U imo spazio di più di venti leghe sul maestoso fiume che scorreva ai miei piedi, l'armata au siriaca si ritirava, disputando il terreno a quella francese, le ultime colonne della quale stavano varcando il fiume,; alla mia sinistra notai alcune scaramuccie di avamposti, mentre una batterla nemica cercava ritardare il passaggio del nostri battaglioni. Lo spettacolo era per me solo, che in quel momento mi libravo nell'aria come l'aquila. Redassi il mio rapporto tranquillamente, poi ordinai la discesa che non avvenne senza scosse. Ma giunsi a terra. Tutti i miei compagni mi accolsero come un redivivo ; ciascuno mi fè vedere il palmo della mano sanguinante e lacerato dallo sfregamento delle corde. E mi narrarono che per non lasciar sfuggire il pallone metà degli uomini si lasciava sollevare per aria fino a che l'altra metà non fosse anch'essa sicura di poter essere elevata a sua volta, il che spiega le continue scosse e lo sericoli iolamento di cui ho parlato ». In seguito a queste ottime prove date dagli aerostati e per l'entusiasmo che per essi aveva 11 Generale Jourdan fu creata una « seconda compagnia di aerostieri ». Quindi con uii decreto ancora del Comitato di salute Pubblica, una di esse veniva assegnata alla armata di Sambre-et-Meuse, ed a Charleroy, Fleurus, Maubeuge e Manhlielm, forniva, con le sue ascensioni, brillanti informazioni agli eserciti In campo. La cosa piacque anche perchè lo segnalazioni avevano pregiio in quanto che esse risultavano esatte pur nei termi n,i, per cui il Direttorio, un anno dopo, ordinava che alla Scuola Aeronautica di Meudon venissero comandati anche gli ufficiali della Scuola di Geografia. Gourdan, il quale, sempre e dovun que, dichiarava di apprezzare l'utilità dei palloni, li adoprò — manovrati dagli allievi del Conte — frequentemente durante la campagna del Reno. Ma a lui successe Via sfolgorando tra t perigli. Lampo di giovinezza, fioche sublime il quale, fedele al suo assioma che: « la reflexion doit preparer et la fondre executer » non vide nel nuovo strumentò che l'impaccio per le sue fulminee mosse e senza tanti compii inenti, nè per la nuova invenzione, e neppure per l'ortografia, scriveva al Ministero della Guerra il 13 Fruttidoro del V anno, (3 settembre 1796) da Wetz lar, dove era arrivato con ottomila prigionieri e trenta cannoni tolti al nemico 4 giorni dopo il passaggio del Reno avendo percorso in cosi breve tempo 140 Km. e vinto in tre battaglie e in cinque combattimenti a Neuwied, Ukerath, Altenkirken,"* Diedorf e a Welzlar stesso: « Io vi informo, cittadino ministro, che presso l'armata del Reno esiste una compagnia di aerostieri che è assolutamente inutile; forse e'ssa potreb he utilmente servire nella diciasettesima divisione militare, é in vicinanza della capitale e del telegrafo potreb be fare delle osservazioni utilissime al bene pubblico. Io mi permetto perciò di consigliarvi di diminuire l'Armate di questa compagnia; la quale non può essere che di solo caricò all'Armata stessa ». Fu questo un gran colpo per l'aeronautica poiché la scuola parve non avesse più ragione d'essere in quanto non si voleva servisse ai generali; ed infatti, un anno e mezzo dopo, essa venne sciolti, come pure furono disciolte le due compagnie di aerostieri napoleonici. Ma, due anni dopo, il capitano CouteUe, un vero apostolo dell'aeronautica, pregò Napoleone di condurre seco nella spedizione in Egitto una compagnia di aerostieri. Il generale acconsenti e dispose che gli aerostieri s'imbarcassero senz'altro a Tolone e si recassero direttamente in Egitto. Ma, disgraziatamente, il piroscafo che portava il pallone fu catturato e colato a picco dagli inglesi, ad Aboukfr, nella notte del ì agosto del 1798. Allora ^Napoleone, preso com'era dalla fretta di terminare presto la campagna d'Egitto per intraprendere quella di Siria, non si occupò di ricostituire una nuova coni pagnia di aerostieri. Ma egli aveva fiducia nel volo urna no, credeva neh" aeronautica. Ne £' fede quella che fu la sua insegna: l'Aquila! Dal 1804 al 1813, dalle prime ansie e dalle prime fortune all'ultima sventura dell'epopea napoleonica, l'aquila fu l'emblema della Francia ». Ad Austerìltz, Jena, a Wagram, tra gli entusiasmi e i deliri delle vittorie, le aquile spiegarono sui vessilli di un popolo l'impeto delle loro ali, al cui cospetto l'Europa tutta restò attonita e pavida. L'Europa aveva creduto che quelle fossero le aquile romane risorte, e, come esse, invincibili e dominatrici. Ma la triste vicenda di ogni cosa umana, ancora una volta, nel tempo ne arrestava il volo meravigliq.so : Waterloo I E cosi la meteora napoleonica che aveva risollevata l'insegna alata dalla miseria in cui l'aveva precipitata la rivoluzione, l'aveva nuovamente inabissata in una rovina forse più grande della precedente. Ed anche le aquile, quelle aquile che avevano palpitato, non soltanto sui vessilli di guerra, ma che avevano conquistato con gli altri simboli del classicismo tutte le arti, dalla poesia all'architettura, che avevano spiegato il loro volo sul fasto di ogni sala, su tutti i motivi ornamentali, su tutti gli arredi, su tutti gli oggetti della vita quotidiana, foggiate in legno, in marmo, in bronzo, in oro, tessute sul broccati e dipinte sulle porcellane preziose, che avevano reso, osse sole, tutta l'anima di un periodo storico di magnificenza e di epiche audacie, col tramonto della fortuna del Grande Còrso, scomparvero e ridivennero anch'esse un muto documento del passato. C. Prepositi.

Persone citate: Arthur Levy, Barba, Giovanni Torlonia, Jourdan, Nerone, Pio Vii, Resta, Torlonia