Uno scrittore contemplativo

Uno scrittore contemplativo Uno scrittore contemplativo La bibliografia di Cesare Angelini, scrittore o critico cattolico, è tanto povera quanto, sostanziosa: quattro libretti che, stampati quasi alla macchia, presso tipografie provinciali e presso editori d'eccezione, noti soltanto agli uomini di lettere, superano di poco le cinquecento pagine. Tuttavia, o 11 lettura provveduto, o Il dono del Manzoni, o i Commenti alle cose, o queste ultime Testimonianze cattoliche (1) rappresentano lo sforzo di chi nella compiutezza dell'arte vede, o vuol vedere, sopratutto una quistioue d'anima. E cosi almeno dovrebbe essere per quanti credono sia l'arte un raggio di Dio che dal cielo, come l'Angelini attesta, scende ; c, naturalmente,. Dio scende come vuole : tra i lampi del Sinai o tra le ninnananne di Betlemme. Dramma o idillio, è sempre manifestazione della Divinità. In fatti, in quel Discorso con l'anima mia, che apre, a simiglianzà d'una confessione teoretica, il libro suo primo, l'Angelini, non nascondendo cotesta sua preoccupazione romantica, riconosce che « l'arte dunque, nasce fuor dalle formule, ma dentro l'anima ; ne sarà mai artistica quella pagina dove non canti la campana jdella tua passione ». In altre parole, ! ciò clic più conta nell'arte è la so- stanza, specialmente poi se questa ! s'identifica con la fede. iAltrettanto naturale è che l'An- gelini creda che i poeti ci siano man- dati da « quel io medesimo che man- da i Santi, a ornamento del mondo e!a nostra perpetua consolazione ». Messici su questa strada, possiamo addirittura risalire al concetto dantesco, per cui la teologia e la poesia quasi una cosa si posson dire; anzi, come vuole un critico francese mo- derno: il Maritain, essere la poesia niente altro che teologia. Senonchè. l'Angelini nel -programma d'una'gri vista letteraria cattolica conclu-|de che « l'arte accostata alla vita, è certo realista la sua parte, ma non sfacciata e verista. L'arte non è Ivelise, la prostituta: l'arte è Lucia, la donna che ci viene incontro in tremorjd'anima e di sensi, avendo in sè un secreto da custodire come tra i petali - d'un giglio: il secreto della vita »; c ancora: o ma-noi vogliamo essere sinceri fino al fondo e dire, come a questa conclusione ci portin non solo le preoccupazioni moralistiche, ma il nostri stessi convincimenti estetici: jtrattandosi che lar pulitezza morale ejla specchiatezza del linguaggio, molto ,conferiscono alla stabilità dei risili- tati artistici I nostri pudori morali'scaturiscono adunque legittimamente dalle nostre estetiche » ; altrove giunge ad affermazioni, le quali couten- gouo una paleso contradizione: « noi!non siamo gente così sprovveduta di jbuon gusto e d'arguzia da non ca pire.che l'arte non vuole etichette di sorta: essa poli è nè cattolica, nè frotestante, nè israelita; l'arte èiArte, da nominare, se mai, • con tanto di maiuscola e basta ». Ciò, con chiara evidenza, mette acqua sul fuoco. Se così non» fosso, Angelini correrebbe il grave pericolo di ripetere oggi, dopo Croce, le ingiustizie del Tommaseo, o quelle più antiche del Rosmini, applicando all'arte contemporanea a il vero » e « il buono » della precettistisca romantica, o- addirittura cambiare la critica in un quaresimalismo alla Visconti. Ma Angelini è troppo scrittore di gusto per chiudersi del tutto nella prigione d'una critica morale. Anzi, lo sue preferenze, ieri e oggi, si volgono a scrittori, magari pieni di peccati veniali, ma ottimi come appassionati cultori della domestica lingua: Pauzini, Albertazzi, Soffici, Baldini, Linati. A questi aggiungete Verga, Marradi, Moretti, Papini, D'Amico, la Negri, Gallarati-Scotti, Novaro, Anile, Paolieri, Salvadori. Certamente, l'estetismo lo irrita; e i <r nostri stupefatti frammentisi : anime d'argento, lucide e fredde, come l'acque nei fossi in fin d'autunno » lo lasciano indifferente. Manzoniano fervente e convinto, egli al di là delle parole cerca l'umanità, la vita: consolazione ed elevazione. Ma, goloso d'ogni stile perfetto, sensibile d'ogni minuzia e d'ogni raffinatezza, sa cogliere, come nel saggio sopra Linati, anche quelle figurazioni di paese, le quali sono chiuse proprio nei limiti d'una poesia frammentaria. Anzi, di codesta golosità è pieno anche il modo della sua critica; più ieri però che oggi ; più nel Lettore provveduto che in queste Testimonianze cattoliche, le quali appaiono maggiormente riposate e ferme. Perchè, se il suo temperamento idilliaco, quasi viziato da un sentimentalismo canoro, fa ottima prova nella pagina creativa {Commenti alle cose), riesce talvolta lezioso nella espressione critica. E gli esempi sono facili : * Cecchi spargeva le sue qualità d'artista in certi studi irti e sfrascanti come cespugli di marruche »; « Linati macinava pazientemente i colori per tingere poi di carminio i pomelli d'alcune sue creature terrestri » ; « il periodo vale una settimana di sole »; « così nascevano le laudi e i madrigali zuccherosi, come i fichi con la gocciola, che mi vien voglia di leccarmi il dito » ; o Orazio, d'inverno, è carne da fagiano, e quelle sue odicine ti riappaion piene come un ovo e salubri come quaglie arrostite con «lauro ». Ora, cotesto espressioni criticamente non hanno significato; o soltanto quello, fallito, d'una critica d'intenzioni estetiche. Ma, per meglio comprendere queste zone morte della critica dell'Angelini, bisogna non dimenticare le Bue qualità di scrittore in proprio, cioè d'un fervoroso cristiano, squisitamente romantico, il quale tramuta tutte le cose del mondo: campi, sta¬ ti) Cesare Angelini, Testimonianze cattoliche. — Artigianelli, Pavia, 1929, lire 5, sccvtrivn1cddarTtsMTtpocnpndgSEsclsm , o e o a i i o a e a jza e leggiadria, poiché quel lume ! chiaro e giocondo, di cui s'illumina il nostro trecento e quattrocento, ri ! splende morbidamente in molte del ile pagine dell'Angelini. Dalle quali è palese i] temperamento dello scrit toro, e quello anche del critico: e, più ancora, la sua gratitudine a ogni e!cosa e creatura di Dio, e come ini- gioni, fiori e cieli in dorati doni del Signore. Perciò, pittore di estasi, scrittore contemplativo, il quale, dinanzi all'arto, si fa d'essa idolatra. Ed è naturalo allora che la critica sia « un amore rivelato » e la nostra tradizione « quasi come un testamento ricevuto dai santi n. Ora, veduto in questa luce, sia che commenti musicalmente cotesto cose del mondo, sia che annoti quei pochi libri, che gli son buoni e fraterni, pare egli viva e scriva in istato di grazia, tanta ò la luce felice, che circola, come un costante e vivido riflesso di contentezza interiore, tra riga e riga delle sue caste scritture. In lui, la poesia appare umile e pacato atto religioso, o, meglio ancora, lo specchiarsi di un'anima in festa nel purissimo cielo di Cristo. A questo proposito, una quartina di un delicato cantore antico, il Cavalcanti, sembra fatta apposta per indicare le qualità dell'arte dell'Angelini : Arta serena quand'appar l'albore. E bianca neve scendere senza venti. 'Rivera d'acqua e prato d'ogni flore. Oro, argento, azzurro "n ornamenti... Non a caso abbiamo voluto ricordare il Cavalcanti, e la sua gentilez-mensa, diremmo quasi sensoria, sia la sua fresca gioia alla lettura di quei poeti, che gli lasciano sulla bocca come un sapore di pane casalingo. Se non pensassimo così, cioè se non si spiegasse il tono e i 'modi dellaa sua critica con la umile grazia del suo romanticismo, non sapremmo ac'gettare certe interpretazioni, condi|de sì ma leggermente melate: a stai attento a quel che ti dico: possedere un Virgilio, e averlo sempre a portata di mano, 6 come possedere un podcretto a solatìo, atto a grano e a jvino, a olio e a legna da ardere e ad altri piacevoli frutti, sicché non hai - da andare in piazza a fare la spesa ». Possono essere debolezze di scrit tore, uso a soffrire sulla propria pa gina sino a che non appaia tersa e compiuta, ma anche, portate in un l saggio critico, posato come dovrebbe jessere, possono meglio ritenersi majnierate ricercatezze. E' ben vero però ,che l'arte dell'Angelini c soprattutto gentilezza e leggiadria — le ore del 'tramonto hanno il colore d'un'ala di colomba, la sera cade come una viola.passa, il campo ha un dolce a-, spetto di divina santità, la provvi!danza sparge i fiori per le strade a jconsolazione dei poveri, l'Ottobre è un battiloro finissimo, le rondanino tornano a casa dal cielo .dove son state a trovar la Madonna — ed ha di danza; pare che nasca da fragili motivi musicali, e si traduca in parole aeree, come certi distici virgiliani. E che in aria di classicità splendano eoteste scritture dell'Angelini, nonostante il fondo sentimentalistico, non c'è dubbio alcuno ; .basterebbe a provarlo il nitore dell'eloquio, e il gusto a certe raffinatezze di costrutti sintattici, e certi mattutini splendori di parole, tolte dal Poliziano, dal Petrarca, e più. ancora dai minori del dolce stil novo. *,. ilente movenze Si potrebbe anche vedere nell'Angelini una natura d'esteta, uno spirito fermo alla bellezza pura e vuota, e adorante l'incanto della forma perfetta. Ma, a questo punto, il teoreta corregge l'umanista, il manzoniano raffrena il letterato ammiratore del Bartoli;'e nasce ajlora V Antidannunziana, l'apologia del Tommaseo e la limitazione del Carducci : 0 certi stridenti contrasti tra il critico di una critica estetica e il critico d'una critica morale. Ad esempio: <c in D'Annunzio dove le parole non passando nella luce d'una umana coscienza non tarderanno a corrompersi in insipido sale »; e ciò può essere vero. Senonchè la critica dell'Angelini a sarebbe così spassionata e così poco settaria da non negare nemmeno che in un libro di Da Verona, ci sia più arte (musica, luce, stile) che non in molti volumi di cattolici che voglion essere, a ogni costo, scrittori » ; cosa altrettanto vera e coraggiosa, ma che non può trovare sede in una testimonianza rigidamente cattolica. Più a posto, l'Angelini, noi lo troviamo allorché parla del suo Manzoni, o di scrittori cattolici nuovi, per 1 quali non possono esistere equivoci. Altrove, l'acutezza delle sue indagini s'altera, o per lo meno gli è di peso la sua candida innocenza, ancjje se, come dicemmo, l'arte c miracolo al di là del bene e del male. Tuttavia, da noi, non c'è critico cattolico elio abbia il gusto e l'amorosità dell'Angelini." Dopo // dono del Manzoni, ecco alcuno pagine sul Tommaseo, che sono perfette d'acutezza e, di verità. E notazioni, appunti, ' scoperte sul Manzoni sono in ogni pagina. Dovremmo dire che, più che sopra alcuni moderni, l'attenzione dell'Angelini dovrebbe fermarsi sopra santi c poeti antichi ; e darci, a nostra gioia, quegli altri libri: « 21 dono del l'etrarcat, ali dono di Virgilio » e « Il dono di Gesù, nostro Signore » che da tempo ci promette. E non soltanto per la squisitezza del suo temperamento, ma proprio perchè la parola cattolico non ha per l'Angelini i significati dell'ultime stagioni: he politici alla Daudet nè mistici alla Maurras. Giuseppe Ravegnani.

Luoghi citati: Betlemme, Marradi, Pavia, Verona