I trattati segreti

I trattati segreti I trattati segreti Violenta reazione della stampa parigina alle rivelazioni olandesi Storia d'un processo verbale a a , a o Parigi, 28, nòtte Il redattore in capo dell'Utrechlsche Dagblat, Rjtter, ha dichiarato ad un redattore dell'Haag sch e Courant, recatosi ad intervistarlo, che i documenti pubblicati il 24 febbraio sul presunto Trattato militare segreto franco-belga vennero estratti dal processo verbale dì una riunione di periti militari tenuta tempo addietro a Bruxelles. Questa notizia produce a Parigi un effetto singolare. Da un lato viene utilizzata dalla stampa per proclamare che il quotidiano olandese batte in ritirata e confessa di avere commesso un falso. Dall'altro provoca nella stessa stampa una recrudescenza di collere per l'incidente sorto. Aspro linguaggio contro IT Governo dell'AJa « L'affare, montato A&lVlìtrechtschc Dagblad — scrive 11 Journal des Oébals assume delle proporzioni che toccano lo scandalo. Ci domandiamo sè 10 stesso Governo olandese non sia stato indotto in errore da qualche agente in servizio di informazione, desideroso di farsi valere e pagato dalle due partì. Il documento pubblicato dal Dagblad contiene tanti e così manifesti errori che il Governo olandese non doveva prenderlo sul serio, neppure un solo istante. Ad ogni modo, prima di chiedere spiegazioni ai Governi messi in causa, avrebbe dovuto lare una inchiesta approfondita sulle origini della (pubblicazione e prendere le 6ànsiioni previste dalle leggi. E' impossibile che la legislazione neerlandesè non contenga disposizioni die colpiscano l'usò di falsi di natura tale da turbare le relazioni dello Stato con altre Potenze. A Parigi la Legazione dei Paesi Bassi ha prudentemente redatto la inopportuna domanda che era incaricata di fare, pregando il Quai d'Orsai/ di aiutarla con chiarimenti a dissipare l'emozione prodotta dalla pretesa rivelazione. Ma i passi precipitosi prescritti dal Ministro degli Esteri dei Paesi Bassi rimangono sempre difficilmente spiegabili. La manovra di cui 11 Dagblad è l'autore o il complice, ha per oggetto simultaneamente di turbare i i-apporti dell'Olanda e dèi Belgio e di ravvolgere nel discredito la politica della Francia e dell'Inghilterra. La premura con la quale certi giornali, come la Gazzetta di Colonia e il Vorwaerts, si sono scagliati sulla falsa notizia per reclamare la soppresione degli accordi militari difensivi è si gnifteativa. Noi non vogliamo ravvicinarla alla asprezza del signor Schacht nel voler ridurre gli obblighi della Germania nelle discussioni del Comitato degli esperti. Ma dobbiamo trarre da questo incidente due conclusioni: firmatari di Locamo e in generale membri della Società delle Nazioni non possono prendere troppe precauzioni per garantire materialmente la pace contro imprese di demolizione dei trattati. Inoltre 1 creditori del lìcich debbono vegliare in questo mo mento con particolare cura a mettere l'esecuzione del nuovo -regolamento delle riparazioni al riparo da sorprese. In quanto all'affare del Dagblad, esso avrà delle conseguenze: llaltro ieri Varid'efveiae ha trattato pubblicamente di mentitori, di calunniatori e di perturbatori della pace i suoi autori e i suoi inspiratori. Ministro degli Esteri e delegato della Società delle Nazioni nel 1927, all'epoca cioè in cui sarebbe stata conclusa la pretesa convenzione militare; egli sa quello che deve fare. Oggi il redattore capo del Dagblad afferma che i documenti pubblicati, senza essere uria convenzione formale, sono un processo verbale di una riunione di esperti militari tenuta a Bruxelles. Si insinua d'altra parte che il Governo olandese, intorniato ve rosimilmente da « Jh formatori.», si crede sicuro della autenticità delle informazioni. Bisógna fare la luce 6ulla faccenda... ». Un raffronto... storico E l'Action Francàisè aggiunge: « La storia dèlio pseuìlo trattato militare segreto franco-belga, anzi franco-anglo-belga, ricorda molto quella della pretèsa convenzione Harnardiston colla quale la Germania ha tentato in passato di legittimare l'invasione del Belgio. E' ancora più assurdo oggi che prima del 1914 accusare la Francia, l'Inghilterra e il Belgio di preparare la guerra. Ma l'assurdità, anche evidente, non ha mai nulla impedito nè ha ostacolato nessuno. E' dalla Germania dunque che l'affare del falso trattato è venuta questa volta? A dispetto dell'apparente nesso logico esistente tra le due reazioni parigine all'intervista dell'Hangsche Courunt ci pare che esse implichino una contraddizione diffìcilmente spiegabile. Se la conclusione da ricavare dalle dichiarazioni fatte dal direttore dell'fitrrechttche Dagblat al giornale dell'Aja è che il testo della convenzione divulgato domenica scorsa manca di ogni valore e costituisce una volgare invenzione, non si vede perchè i giornali parigini, e tra gli altri il Journal des Dcbats, aspettino proprio oggi a scrivere « che occorre fare la luce sulla cosa e cacciare il naso dei falsari nelle loro porcherie ». Esiste tra quel preteso sciogliersi in pioggia di un nembo gravido di saette 6 questo raddoppiare di tuoni una sconcordanza palese. Se non ci fossimo imposta nella circostanza la più estrema moderazione di giudizi, saremmo quasi tentali di vedere nell'odierna collera a ritardamento del circoli parigini la caratteristica reazione psicologica dell'aggredito che, sentendosi ormai a! sicuro, perchè l'aggressore ha confessato di non avere in tasca una rivoltella ma un semplice sfollagente, si dà ad alzare la voce per coprirlo di contumelie, e più l'alza quanto più ri prende respiro. Ma è poi vero, come asserisce la stampa parigina, che le dichiarazio ni del direttore dell'Utrechtsche Dagblat importino che il pallone olari dese sia bello e sgonfiato? Con tutto il migliore desiderio di accordare alle osservazioni franco-anglo-belghe il valore più assoluto, non ci sembra, francamente, che tale interpretazione sia esatta. La versione del signor Ritter, s'econdo cui il testo divulgato doM'Utrechtsche Dagblat sarebbe 6fàto estratto dal verbale di una riunione di delegati militari, rendendo meno inverosimile la sostanza delle stipulazioni indicate e giustificando le lacune e le inesattezze che vengdho loro rimproverate, aggrava, ài contrario, anziché dissiparla, la portata della rivelazione. Un trattato lo si sottrae difficilmente da una cassaforte o da una tasca, ma un verbale di seduta non à impossibile che le indiscrezioni di un segretàrio o di una dattilografa lo portino a conoscenza dei terzi. Il verbale ha d'altronde sul trattato tutt'altra superiorità, che può essere autentico anche quando quest'ulti rho, per una ragione o per l'altra, sia sfato abbandonato prima di sot coscriverlo, e può quindi servire dì traccia anche per negoziati che le parti, ad un certo momento, abbiano preferito interrompere, ma che, non per questo, cessano di avere avuto luogo. Le spiegazioni fornite dal direttore delW ir echlscli e Dagblal non metterebbero esse, in sostanza, d'accordo coloro che negano l'esistènza della convenzione militare segreta ftrencoanglo-belga e coloro che insistono nel dichiararla autèntica? Un colloquio tra Briand e l'Ambasciatore di Germania Sia come si voglia, ed astenendoci, per parte nostra, dall'addentrarci pfer il momento più oltre in una polemica che ci sembra Incurabilmente oscura e profondamente incresciosa, ci limiteremo a notare che, in un colloquio svoltosi oggi al Quai d'Orsay, anche l'Ambasciatore di Germania, von Hoelsch — recatosi da Briand per intrattenersi seco sui prossimo Consiglio ginevrino e sulla questione delle minoranze etniche a cui Stresemarin vedrebbe volentieri abbinata, almeno in conversazioni ufficiose, quella dell'evacuazione renana — si occupò delle rivelazioni del quotidiano di Utrecht, esprimendo al Ministro degli Esteri il proprio turbamento in proposito. Briand calmò lè apprensioni del rappresentante del Reich, rinnovando le dichiarazioni fatte ieri da Berthelot al primo consigliere della Legazione olandese, e l'incidente può quindi, anche dà questo lato, considerarsi esaurito. In quanto al Ministro degli Esteri olandese, non è senza interesse rilevare il rimprovero mossogli da Jacques Bainville sulla Liberté, di essersi, in questa circostanza, mostrato infedele al vangelo ginevrino, di cui pure era sempre slato, prima di ora, fervido e autorevole' assertore: « Il Ministro degli Esteri neerlandesè, dimenticando lo spirito che spira a Ginevra, non ha tenuto conto delle ripercussioni che la sua attività diplomatica avrebl>e prodotto ». Non crede il nostro amico Bainville che l'atteggiamento diffidente ed t passi diplomatici che ne sono stati la conseguenza potrebbero essere stati dettati al Ministro degli Esteri olandese, per l'appunto, dalla sincerità del suo attaccamento alla causa della pace ed agli impegni ginevrini? C. P.

Persone citate: Bainville, Berthelot, Briand, Jacques Bainville, Ritter, Schacht