Un centro internazionale di studi

Un centro internazionale di studi Il centenario dell'Istituto Archeologico germanico Un centro internazionale di studi Il prossimo 21 Aprile, giorno in cui on le classiche Feste « Palilie » -cade a ricorrenza del Natale di Roma, promette di essere celebrato a Bei-lino, presso una parte almeno della classe ntellettuale, con una solennità maggiore di quella che si avrà nella stessa apitale d'Italia. Si tratta, a dir vero, di una circostanza straordinaria, compiendosi appunto.in quel giorno i ceno anni precisi dalla fondazione del primo Istiiuto archeologico internazionale in Roma. La Germania come iniziatrice di una fra le più grandi imprese scientifiche del mondo moderno, ioè iil recupero del mondo antico, l'Ialia come la nazione più interessata n un'impresa di tal genere, e come quel paese ospitale che non soltanto ffri il terreno più idoneo all'impresa, ma che quella stessa ispirò e a quella diede generosamente, com'essa sola poeva dare, menti elette e preziosa maeria prima, possono in tale occasione e, ne. nome augusto della scienza, darsi la mano da una pane all'altra dele Alpi, facendo tacere ogni consideraione estranea a questa circostanza du doveroso omaggio reciproco. Olì auspici di Pio VII Sotio gli auspici di Hapa Pio Vllisi inaugurava in Roma, u 21 Apriie 821, la Pontificia Accademia Romana di Archeologia, ti suolo di Roma non ontava infatti meno di quello dalle ittà vesuviane, valorizzale dalla borbonica Accademia Ercolanese, e lo scopo che la Pontificia Accademia 6i proponeva, era quello di illustrare tutte e scoperte e le antichità appunto di Roma. Scientificamente il concetto era grande e angusto nei medesimo tem-. po, fiacche il territorio di Roma non poteva, neanche dal punto di vista arheologico, far dimenticare il vasto uolo della penisola. Nel periodo tra il 1820 e il 1830 le ntensificate scoperte archeologiche, segnalate da un angolo all'altro della penisola, dalla Sicilia all'antica Etruia, mostravano apertamente, a quanti non avessero l'animo diversamente occupato, la necessità urgerne di una organizzazione la quale realizzasse nel ampo scientifico quella concezione unitaria del territorio italiano, quale sarebbe stata ancora follia bandire soto qualunque altra forma. Un ristretto gruppo di intellettuali, Cristiano Bunsen, ambasciatore prussiano a Roma, nonché grecista e orientalista fra i primi, Augusto Kestner, quarto figlio della a Lotte » di Goethe e inviato speciale dell'Hannover, Edoardo Gerhard, o scultore danese Thorwaldsen, l'itaiano abate Carlo Fea, furono 1 cinque che animati da un programma comune di studi classici e di ricerche archeologiche, tennero nel Natale di Roma del 1829 la prima seduta del nuovo Istituto di Corrispondenza Archeologica in quel Palazzo Caffarelli che, recentemente demolito sul Campidoglio, fu per lunghi anni sede ufficiale dell'Ambasciata di Prussia, orima, e di quella di Germania poi. Nel'anno precedente 1828 era stato a Roma il principe ereditario Federico di Prussia, e il Gerhard, che fu la vera anima della scientifica istituzione, aveva tratto profitto da quelita visita per sollecitare la realizzazione del suo piano. Ricostruite cosi le origini dell'Istituo, diventa quasi impossibile r-iandadare i progressi aeltla scienza archeoogica in Italia per tutto il secolo scorso, senza far capo a quello. Presto venne costituita sul Campidoglio una Biblioteca archeologica, 6i tenne ro sedute accademiche, si promossero viaggi, esplorazioni e scavi, si iniziò a pubblicazione di periodici come il Bollettino e gli /Innati dell'Istituto, dove si dava esteso conto della vita del'Associ azione, nonché delle maggiori scoperte archeologiche, con annesse avole illustrative in-folio: 1 Monumenti Inediti. Una circostanza con cui non si volle già lusingare l'amor proprio degli Italiani, ma si credette sòdo di accentuare il carattere internazionale dell'Istituto, fu quella per cui utti gli aiti ufficiali vennero stampati In italiano. 11 principe di Mettermeli Con la fondazione di sezioni in Franoia, in Germania e in Inghilterra, e oon la nomina a membri dell'Istituo dei più apprezzati fra gli studiosi specialmente italiani, dai sammarinese Borghesi al milanese Labus. al boognese Cannoni, al celebre cardinale Angelo Mai, si vide l'Istituto di Corrispondenza Archeologica metterei decisamente alla testa delia produzione e dell'organizzazione scientifica. Gli avvenimenti che contrassegnarono i primi decenni di vita interna dell'Istituo, hanno valore aneddotico. Vale però la pena di ricordare come per una sopravvenuta tensione di rapporti tra a Curia pontificia e la Prussia, fu nominato nel 1841 a Presidente dell'Istituto, per cattivarsene la preziosa benevolenza, lo stesso onnipotente pwn cipe di Mettermeli. L'Istituto si assun se quindi anche una missione precisa mente didattica: quella di avviare ai o studio dell'archeologia i migliori giovani laureati dehe Università tedesche; i cui nomi vanno oggi tra i eia sici di quella scienza, e non ce ne meravigliamo troppo dacché molti di essi ebbero nel loro soggiorno romano maestri e guide come Teodoro Moninisen e G. B. De Rorsi. Sorlo quasi per iniziativa privami con sovvenzioni privale, l'Istituto ebbe presto bisogno di sollecitare sussidi governativi, che forniti da Berli no, vennero di volta in volta aumen ati, finché da saltuari che erano, si mutarono in una dotazione fissa votata dal Parlamento prussiano. Que verno di Berlino nell'Istituto. I nuovi statuti, redatto all'indomani della wt-oria di; Sédan. sanzionarono il carat- tere tedesco dellistituzione, fissandone la sede ufflciaae a Berlino, la sede scientifica a Roma. Poco tempo dopo, nel 1874, l'Istituto, insignito dell'augusto nome di . Imperiale Istituto Archeologico Germanico », viene provvisto di una propria sede decorosa con la costruzione della nota palazzina presso la Rupe Tarpea, mentre alla sede di Roma si aggiunge con identiche finalità la succursale greca dell'Istituto in Atene. La diplomazia germanica lavora... A partire dal 1886, con la nuova organizzazione scientifica dell'Istituto, viene stabilito che tutte le relative pubblicazioni siano fatte in tedesco. La « longa manus » della diplomazia germanico-prussiana riusciva cosi a impadronirsi dell'archeologia, per monopolizzare, a fini ideali e pratici (basti pensare alla produzione editorialel) una parte cospicua del sapere europeo. Appartengono alla storta di ieri 1 rapporti diplomatici tra Italia e Germania dal 1870 al 1914. Ma non altrettanto note nei particolari sono le vice.nde della cultura classica italiana per Io stesso periodo. L' « Istituto Ger- "^"1^ sostitnitosl con tanta disin voltura all'Istituto (internazionale) di Corrispondenza Archeologica, con la serietà indiscutibile della sua organizzazione, con il lustro dei nomi che lo rappresentavano, con l'innegabile abilità nel solleticare le vanità paesane, riuscì ad imporsi a tutta l'intellettualità romana e Italiana. Senza il crisma dell'Istituto Germanico non era quasi lecito in Italia coltivare gli studi classici, e in parttcolar modo l'archeologia. Con un atto di ardire che ai tempi nostri non si riesce a valutare abbastanza, un Direttore arenerale delle Antichità, Felice Barnabei, nel 1876 fondava, con l'aiuto della R. Accademia dei Lincei, il primo periodo ufficiale di archeologia esclusivamente italiano, le ■ Notizie degli Scavi ». Ma ciò non valse ancora a riscattare l'Italia scientìfica dalla servitù straniera. La Biblioteca dell'Istituto Germanico, arricchita, fra l'altro, di un cospicuo dono dello stesso imperatore Napoleone HI alla vigilia della guerra franco-tedesca, era l'iinica del genere a Roma. Senza ricorrere a quella non vi era speranza di poter compiere in Italia alcuno studio esauriente di materia classica. Le stesse Biblioteche governative della Capitale, scarse di mezzi e d'iniziative, indirizzavano a quella volta. Ma il carattere dell'Istituto rispecchiò sempre più, specie negli anni precedenti la grande guerra europea, il contegno tracotante della diplomazia tedesca in Italia. Ve n'era abbastanza per desiderare un radicale mutamento di cose. Non più stranieri In casa propria E il mutamento venne, in forma piuttosto catastrofica. Venne nel 1915, dapprima con la chiusura a scadenza indefinita dell'Istituto, successivamente con lo sfratto definitivo dell'Ambasciata tedesca e di quell'appendice di essa che era l'Istituto Germanico, dal Campidoglio. Lentamente dopo Vittorio Veneto e Versailles, e dopo tratta tire diplomatiche laboriose, l'Istituto, con annessa Biblioteca, riapriva in via Sardegna, nei quanieri Ludovisi, I suoi battenti al solito pubblico internazionale. Ma l'Italia di Vittorio Ve neto non era più quella del 1914. L'idea di una grande Biblioteca e di un Istituto similare italiano, vagheggiata lungamente come sogno, si fece stra da. La Biblioteca della Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti forni il primo importante nucleo di libri, i locali rurono trovati in quel maraviglioso Palazzo Venezia che la nostra guerra era valsa finalmente a riscatta re dall'usurpazione austriaca; a capo della patriottica iniziativa fu posto, e tuttora felicemente si trova, un illustre uomo che per lunghi anni era stato Direttore Generale alle Antichità e alle Belle Arti: Corrado Ricci. Nacque cosi il R. Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte. Il Governo fascista, profondamente compreso degli importanti fini nazionali dell'Istituto, largì mezzi finanzia rii con una generosità Insperata, ov viando al modo di fronteggiare le più costose esigenze scientifiche. Gli studiosi italiani respirarono. SI poteva finalmente andare a Roma a studiare, senza bisogno di sentirsi stranieri in casa propria. Oggi l'Istituto r.prmanico di via Sardegna, specialmente in seguito all'illuminata direzione del compianto Walter Amelung. che tanto si adoperò a riannodare gli interrntti rapporti tra studiosi italiani e tedeschi, é un buon fratello dell'Istituto italiano di Piazza Venezia. Ben venga dunque 11 21 aprile 1920 con la celebrazione centenaria de] primo istituto scientifico internazionale fondato in Roma con il contributo morale e materiale di italiani I Per quella data si daranno convegno a Rerlino dotti di tutte le nazioni del mondo fra cui non mancheranno Italiani per tener alto, nelle scientifiche adunanze del Congresso archeoloalco che si terrà in quell'occasione, il prestigio nazionale. L'Italia del resto è grata a quanti si adoperano a far note le sue memorie e le sue benemerenze millenarie nel prnsresso della rivolta mialunque sia l'idioma in cui 11 dolce nome d'Italia risuonl. Ma già da temno 11 nosTo paese, conscio della sua forza e della prvtenza insita nella =airente organizzazione delle sue virtù e dei cuoi mezzi, fa quanto orrnrrp nerrh's discendendo le Alpi, eli stranieri non trovino soltanto da riesumare elorie dlmeut! rate, ma ahtvano anche a fermare lo sniardo ammirato sulla sua onera quo- | ""^ in tutt' ' rnmp' ™r»™™ lper- r ff A R A' Mi 1 / UOnreao DenaineiU.