Il fiore sull'abisso

Il fiore sull'abisso Il fiore sull'abisso Quando si riesce a vederla tutta, d abbracciarla con lo sguardo per hilometri e chilometri non si direbe una immensa città ; ma un canro. Una terribile malattia di case, i palazzi, di binari di strade estesa on in profondità ; ma in superficie ttorno al fiume che è come un'arte-a imprigionata e faticosamente fiot- ante. Gli uomini vi formicolano non iii grandi delle termiti che hanno ostruito il loro bigio palazzo. Visto a vicino ogni particolare è sporco e maccioso: poi, quel limaccioso e uello sporco, moltiplicati infinite olte, creano il colossale o magari il ello. Così mi accadde di provare poco poco il fascino della metropoli ov'ero andato, giovane, per scopi di ura storia letteraria. Mi interes¬ ava di studiarvi il soggiorno del Fo- colo, dal tempo del villino Digamma lla morte. Abitavo nei dintorni del British Museum una buarding-house tranuilla e silenziosa come un bèguiar/e; il giorno frugavo nelle vecchie arte e nei polverosi documenti (ma n quegli archivi dov'erano conser-ati non c'era un filo di polvere): la era, dopo pranzo, me ne andavo in n tube rombante e scintillante fino quartiere di Whitechapel ; per eser più sicuro e meno osservato in uella città di miserabili d'ogni raza, nelle vie fosche dei cinesi e nelle ie taciturne degli ebrei, lasciavo a asa il colletto, il cappello duro, il ortafoglio e i pregiudizi della buoa società. Ero diventato un assiduo requentatore (un aficionado, comesi efiniscono in Spagna gli ammiratori ntusiasti e instancabili delle corride) elle gare di boxe. E poiché, vent'ani fa, quello sport era in Italia assoutamente sconosciuto mi pareva di ssere un c precursore ». Mi affasciava sopra tutto il luogo di quei rirovi atletici; un'ampia tettoia cirondata da uno steccato di legno che ra stata, fino a pochi anni innanzi, ede di un macello (e rivendita) di arne equina. L'enorme cattedrale di hisa si gremiva, intorno a un rozzo alco, di una folla così equivoca, che o ero sicuro di trovarmi in mezzo lla feccia dell'umanità. (Sui vent'ani l'idea di bazzicare tra veri ladri atentati filibustieri e autentici scas-natoti è molto apprezzata dai gio-ani di buona famiglia). E a quel- epoca era un segno di distinzione ei Granduchi russi. Allo spettacolo ntervenivano persone di ogni età: on donne, e i ragazzi, rammento, ta vano appollaiati su scale a pioli arrampicati alle colonne di soste- no. Dall'armatura in ferro della tet-oia pendevano spettrali lampade oetilene che sussultavano e frigge-ano. Le proteste del pubblico si acendevano se le lampade minacciaano di spegnersi. « Oh ! oh ! luce uce! Queste son botte da orbi. Acendi, accendi I John smetti di fare tirchio e modernizza il tuo stabilimento I ». Raramente quella folla grigia, inisa d'ombre nere dalla terribile luce i abbandonava agli applausi: più requentemente agli insulti. I maches non finivano, si sapeva, che in n modo: K.O. L'entusiasmo si moliplicava quando due spettatori si rovocavano e sfidavano, buttavano ia le giacche si spogliavano fino lla cintola e salivano sul palco a pichiarsi i pugni più sodi e più regolamentari del mondo. Lo spettacolo era un po' grottesco n po' crudele; ma lo sguardo degli pettatori e dei lottatori era soltanto rudele. Mansueti mi parvero i geti di un signore che, una sera, mi restò il programma dello spettacolo. l suo nome era impronunciabile e ertamente falso; ma l'aspetto molto erio e per bene, accresciuto dai uanti di filo grigio, dalle uose, dal appello duro, l'unico in quella maea di berretti. Qualche sera dopo vendo ben analizzato il mio tituante inglese egli si decise a rivolermi la parola in italiano ; un coretto italiano come si parla in levane. Era infatti nativo di Patrasso, arlava sei lingue con accenti aprossimativi e ostentava un passaporto americano e la sigaretta dove utti mancavano delle « carte di rionoscimento » e fumavano la pipa o masticavano tabacco. Posso dire di non averlo mai conosciuto e nemmeno visto bene in viso: sentivo però l suo fascino indurmi in una specie i inorzia che mi consigliava ad appoggiare la sua opinione e seguire le ue proposte. Finché una sera, dopo o spettacolo di boxe, passando daanti a una taverna: Bull, il toro, gli mi invitò a entrare. L'odore di apstain di asfalto e di cantina caatteristico dell'umidore notturno rimase fuori della porta a vetri colla nsegna luminosa che raffigurava un oro, giallo e pezzato come una tigre. Dentro prevalevano le emanazioni delle pipe, dei bicchierini d'assenzio, dell' a Irish stew » e degli < Eggs and bacon ». I miei avventurosi sogni giovanili non avevano mai immaginato tanto colore d'ambiente ». Tre cinesi auna tavola ; quattro russi studenti rivoluzionari ad un'altra, due rumeni con la fisarmonica e col violino: al tue persone senza caratteristiche. Ma ognuno di quegli uomini viveva, anche lì, nel proprio continente e guardava davanti a sè sulla tavola come gli emigranti fissano l'oceano II a signore per bene » sedette con me ad un tavolino: — Due punch, ordinò. Io fui, in fondo, stupito che nessuno lì dentro si volgesse a osservarci e che un taverniere guercio e zoppo ci servisse senza esigere subito il pagamento delle consumazioni come se il nostro aspetto esteriore gli desse scarso affidamento. Ma io ero evidentemente un novellino: il mio compagno sorrideva corrugava la fronte e si trovava benissimo. Cominciò anzi a parlarmi di cose vaghe adoperando vocaboli e sintassi di tutte le lingue e sempre due espressioni: « per esempio i, « per mia esperienza i. Non era volgare ne signorile: l'ini- pasto di due razze gli aveva lasciato caratteristiche contrastanti: una le mascelle solide dell'azzannatore, l'ai¬tra una bocca sottile e menzognera quasi senza labbra. Non riuscendo a vedergli le mani e gli occhi il suo ritratto era incompleto: quando si tolse trli occhiali e i guanti si palesò. Quelle sue armi sgusciarono simili aicannoni e alle mitragliatrioi di unsa ck-house; improvvise e minacciose. Tutto quel ricordo è confuso dall'ombra: ne emergono gli occhi grigi pareva che lo sguardo, uscendo- ne, toccasse gli oggetti o addirittura li movesse. Ora batte nei vetri, — mi dicevo — ecco, scosta le tendine verdi, afferra i battenti! Le mani lunghe e snelle erano immateriali e leggere, senza contorni, ricreate da ogni movimento. Le carte da gioco, fra le sue dita parevan foglie secche dominate da un mulinello di vento: inarrestabili, sempre lì lì per cadere, Senza che egli lo avesse richiesto gli avevan messo innanzi coi bicchieri del punch un mazzo di carte. Cominciò a sbalordirmi coi più difficili giochi di prestigio — « scelga una carta. Eccola. Tagli, mi dica che carta ha pensato, ora gliela faccio trovare presso l'asso di cuori. Ecco. La carta non è più qui; è in quest'altro mazzo. Attento, veda di seguire le mie mani. Mescolate, tagliate. Ancora una volta. Vi leggo le carte una ad una, così; sì, così; prima di voltarle sul banco. Pronti. Seguitemi. Asso di picche, re di cuori ecc... Per esempio, basta segnare il dorso delle carte con un po' di fosforo: se tenete gli occhiali scuri le vedete. Se avete una bella destrezza con l'unghia potete incidere leggermente il margine e riconoscere le carte una ad una. Io con la sensibilità delle dita e niente altro, leggo l'impressione della stampa ». Bevve il punch d'un fiato: riprese — Esercizio: bisogna vivere come un cieco tutto un anno sempre acuendo a fior di pelle l'impercettibile fi nezza naturale del tatto. Non è una specie d'inganno; è un'abilità che ri chiede ogni sorta di cure come un allenamento del corpo o dello spirito, E calzar sempre i guanti giorno e notte, per conservare lì sotto quella specie di visibilità acuta. Per esent pio: asso di quadri? Mescolate. Voi là : asso di quadri : — Questo vuol dire ricchezza, professione. Sapete che cosa pagherebbero questo brevetto? Se si potessero brevettare le for-ze della natura sarei tutto patent, Carte? Prego: volete che riuniamo tutti gli assi, tutti i re, tutte le dame? Rapidità, rapidità... Si dondolava sulla seggiola facendo perno sulle sue gambe posteriori. Le carte si movevano c da sole » ; erano animate da una forza interiore, quasi da una volontà cosciente come ali o zampe o creste di animali. Erano percorse da un fluido che le faceva scivolare trattenendole e vietando loro di cadere: Egli esercitava sui rettangoli di cartoncino « quel comando a distanza » che è un problema attuale della meccanica. Chiese allo zoppo se qualcuno fosse venuto a cercarlo. — No: non ancora. Dopo un momento < qualcuno» aperse la porta, entrò: gli sguardi dei miei vicini si alzarono dalla loro meditante immobilità. E venne a sedere tra noi una ragazza vestita molto sobriamente di nero, con un cappellino piumato e un sottile colletto di celluloide che la serrava alla gola. Non portava guanti, e le sue mani, ora le guardavo con molta curiosità, apparivano arrossate dal gelo. — Sei venuta sola? La mamma ti ha accompagnata fin qui? Invece di rispondere, si volse verso di me. — Buona sera, signore. I suoi abiti erano leggermente u-midi, emanavano l'odore del sottosuolo di Londra, caratteristico delle persone che si servono attualmente dell'under-ground per andare da un capo all'altro della metropoli; e qualcosa di quelle luci di naufragio, di quelle velocità furibonde era intorno a lei, simile all'aureola spettrale delle acque profonde che oscilla sul pallore degli annegati. Si fece portare due uova al piatto 6 mangiò con molto appetito; lo sue mani tremavano quando afferravano la bottiglia. — Hai preso la tua lezione di piano? La ragazza rise ironicamente,; voleva farmi intendere che quelle domande erano a fuori di posto ». Allora il signore « per bene » parve annoiarsi e mise sulla tavola uno scellino; venne il taverniere e battè una o due volte la moneta sul pavi-1 mento prima di rendergli il resto. — Accompagnateci. E uscimmo Veramente non sapevo come staccarmi da loro, uè orizzontarmi nel labirinto dei dock» dove eravamo andati a finire. La ragazza non mi guardava, come se non esistessi ; ci precedeva, anzi, con l'andatura spavalda di una gran dama. Il fiume era invisibile, luccicava sotto i fanali rossi e verdi delle navi e soffiava nelle bocche delle chiaviche. Gli arcani si "profilavano, ritti su una gamba sola, come giganteschi tram pulini pronti a tuffarsi. Avvicinandomi ogni tanto alla ragazza le rivolgevo domande timide da collegiale, come se avessi corteggiato una buona signorina, di quelleche portavano la treccia giù per le spalle e la blouse alla marinara. Lo chiedevo do' suoi giuochi, de' suoi studi, -su si trovava bene nella capi tale. Ella mi rispondeva a monosillabi varianti di significato solo perchè erano diverse le risate che li ac- compagnavano. A un certo punto, iseccata, e per mostrarmi la sua « classe », chiese al padre una siga-1retta e l'access, e la luce improvvisa1dei fiammifero, accentuò l'espressione triste del suo volto. Tristi gatti, lugubri fischi, loschi figuri, attraversavano la mia notte ; non si vedevano stelle ; i lumi avevano un'aureola opalina. Pensavo alla figliola del Foscolo, a quella Floriana, galleggiante come un tpave nella misteriosa metropoli dell'ottocento, e finita in un'ondata forse così. Ammutolimmo e riprendemmo il cammino. Io che ero sempre vissuto nelle città italiane provinciali, che avevo fatto le più grandi baldorie nella suburra candida e claustrale di Pavia, non avevo idea di quel che potesse essere il sobborgo, il vero sobborgo di una città mondiale. Non ero riuscito a immaginarlo: ò impossibile immaginarlo, come il campo di battaglia o il mare. C'erano tante cupe vie, tante tristi anime, tante limacciose schiavi- tò dietro le quinte sfolgoranti diBond Str., di Regeni Str., di Picca-dilly Circus, di Trafalgar Sq. Perfi- ino i cani, i cavalli di quei quartieri erano di una razza miserabile e ab-1bietta. Le fronde, le pianticelle nate1 nei cortili di cemento armato sbarra-l e vano le foglioline inumidite e ave-vano la lucentezza e la rigidità diun metallo. I grandi parchi nongiungevano alle tacite piazze col lo-ro respiro vegetale, e col volo dei passerotti e delle foglie morte. Odore di petrolio, di petrolio, d'asfalto, di tabacco e di gas. In quelle estreme vie, sull'orlo del-la miseria e del delitto, i fanali, lelampade delle botteghe e delle inse-gne, le lucerne dei bara erano anco-ra a gas. Noi ricordiamo appena il tempo della nostra giovinezza, prima delle |reticclle incandescenti, quando le se-a - re e le notti erano illuminate a gas.Le città in quella luce oscillante ap-parivano livide e spaventate. I ge-sti, le parole d'odio e di amore ave-vano una patina particolare nei tri-sti riflessi delle fiammelle sibilanti Pareva che attraverso i tubi di piombo salissero alle nostre vie, alle nostre camere, le bestemmie della miniera donde il carbone coke, per di- |sperazione degli uomini, era cavato, j Caratteristica luce artificiale di 'un'epoca terribilmente ingiusta, la luce dell'ultimo quarto del secolo: ai suoi baleni e nel suo caratteristi- co odore gli anarchici avevano orga-jnizzato gli attentati, i diplomatici ' preparato la guerra, i profeti letto i proclami delle rivoluzioni, | La città brumosa e fangosa, dietro :la quale camminavamo a notte alta, era illuminata a gas. Quando giungemmo a Tower Bridge vedemmo le torri filare in una nebbia fumosa, ritte come due (Parche colossali sopra i viventi. L'a mico avventò minaccioso il suo pu 'gno verso quell'apparizione; ma il 1 gesto affondò nella bruma come un proiettile in un bersaglio elastico. II suono della cita, l'acqua, l'aria erano di una sola inconsistenza ir- jreale e sognata. Feci per afferrare una mano della ragazza; ella si ! schermì, e per poco, nell'impeto, non cadde; la sorressi ; mi ringraziò; ;aveva incespicato in una pietra spor;gente del lastricato, — Ti sei fatta male! — chiese il signore per bene sopraggiungendo. — No, niente. Ho le scarpe strette. — Avete combinato per ritrovarvi domani ? fpgi j dòmi. — Domani, alle quattro, a a : - -juang, «jajja, Messa; ella attese il i jmomento in cui un furgone trai- Marble Arch. Camminavamo ora innanzi, pari pari, come due fidanzati che ritor- o o , r n e l n a - e i , ; l . i nato fragorosamente al galoppo da quattro cavalli ci rasentò e mi disse: — Non ci venite, per amor di Dio, non ci venite. E nient'altro. Su quelle parole ci lasciammo: ero giunto alla stazione della ferrovia sotterranea. La mia notte era più buia di quella stessa di Londra. Non ho più conosciuto una donna così buona e così disinteressata. Che cosa spingeva la ragazza a mettermi sull'avviso, a salvarmi ? Nessun legame mi univa a lei ed ella mi spingeva con una mano verso la riva, restando sola a dibattersi nei flutti. Mi voleva aiutare così, per un lusso del suo spirito, forse per una compassione non disgiunta dal disprezzo. Naturalmente, l'indomani, alle tre e mezzo, ero a Marble Arch per rivederla, for» soltanto per sapere. A vent'anni il mistero vi attira e la curiosità è il più grande stimolo dell'amore. Raffaele Calzini.

Persone citate: Eggs, Floriana, Fo, Foscolo, Mansueti, Marble, Marble Arch, Raffaele Calzini, Tagli, Tower Bridge

Luoghi citati: Italia, Londra, Pavia, Spagna