L'aristocrazia nera a Palazzo Colonna

L'aristocrazia nera a Palazzo Colonna Un ricevimento ohe chiude un'epoca L'aristocrazia nera a Palazzo Colonna Roma, 18 notte. Bisogna rettificare un errore. La maggior parte dei giornali quotidiani, annunciando il ricevimento che 11 Principe assistente al Soglio, Don Marco Antonio Colonna, ha dato nel suo palazzo dei Santi Apostoli, disse che riapriva per la prima volta i saloni dL quella magnifica dimora che per oltre cinquecento anni ha veduto svolgersi fra le sue pareti la storia di Roma e del mondo. La notizia non è esatta. Cigni anno quella deliziosa signora che è la pirirncipe&sa di Pollano, sposa all'attuale principe e padrona di caia insuperabile, ha aperto 1 suoi salotti a ricevimenti e a balW ohe rimangono fra 1 più sontuosi e 1 più veramente romani della nostra mondanità cosmopolita. Quello di auBsfanno è dunque un ricevimento come tutti gii altri, che nella sua qualità di alto funzionarlo del Vaticano, 11 principe Don Marcantonio ha voluto dare in occasione dei giubileo pontificio. Se poi questo giubileo ha coinciso con aMri avvenimenti di più vasta portata storica, è stato un puro caso fortuito, di quei casi fortuiti onde è piena la cronaca defila Curia di Roma. Ma anche l'errore b spiegabile, perche !1 nome di casa Colonna è di quelli che riempiono ancora la storia, e gH_ annali ohe si possono ritrovare nei l'oro arrWvl — un tentativo lo ha fatto e bene di questi ultimi tempi don Prospero CoJonnft nella Interessante storia delia.sua famiglia che ha pubblicato corredata di molti documenti nuovi — gM annali, dicevo, del loro archivi più che quelli di una casata sia pure nobilissima, sembrano quelli di una dinastia regia. Perchè la 6torIa dei Colonna è la storia dì un millennio, anche a non tener conto della tradizione, vecchia anch'essa di dieci secoli, secondo la quale 1 conti divi Tuscolo primi loro progenitori riunivano in loro le due gente» romane quella Giulia e quella Anlcla onde a buon diritto si potevano proclamare discendenti dd Giulio Cesare e di San BenedettoI Tradizione che secondo il TomasaUl ha molte probabilità di esser vera, perchè è certo che 1 Colonnesl furono con gli Orsini e col Savelli fra 1 rarissimi avanzi di quel patriziato romano che verso la metà del TV secolo abbandonata la vecchia Roma seguirono per spirito d'awéntura e più probabilmente per Ignava airtlglaneria l'Imperatore Costantino a Bisanzio. Onesto 1 Colonna non fecero e furono allora ribelli all'Impero come più tardi dovevano essere ribelli al papato, e ghibellini sempre e sempre In armi per combattere dalle loro casa tirrrite In favor proprio e del proprio diritto. Razza di ferro e di sangue che culminò nel genio marinaresco e miniare del grande Marcantonio vincitore di Lepanto; razza di esteti e di artisti che per mezzo di Martino V — un Colonna anche lui — aprirono porte al Rinascimento in Roma e rozza di umanisti che per mano di Stefano coronarono 11 Petrarca In Campidoglio, e per mano di Vittoria esaltarono la nuova poesìa sotto la specie dalla più bella, della più dotta e della più pura fra le signore magnifiche del magnifico cinquecento. E nel corso del secoli raggiunsero tutte le vette, furono mischiati a tutti 1 drammi della storia. Ed ebbero un pontefice, che fu 11 quinto Martino, e venturi cardinali, e venticinque senatori di Roma e sei viceré di Napoli e di Siedila, e dodici connestablll del regno di Napoli e sette collari del Toson d'oro e un Collere dell'Annunziata. Questo ultimo a Filippo li! Colonna, in occasione del suo matrimonio con Caterina di Savola-Cari guano, figlia di Vittorio Amedeo, re di Sardegna. Per 11 qua! matrimonio 1 Colonna si trovano ad essere Imparentati con la Real Casa d'Italia, come per il matrimonio con una fanciulla del Guzman si trovarono ad esser parenti con la casa Imperiale dt Francia e nipoti di S. M. l'Imperatrice Etrgenla. Mille armi d! storia: e durante questo pentodo ohe sembra quasi un sogno, noi li ritroviamo sempre sulla breccia: ogsri alla testa dplle Fazioni che combattono la pseudo repubblica di Cola di Rienzl: domani col ribelli di Anagni che non esitano a metter le mani su Bonifacio Vili e al seguito del fiordaliso schiaffeggiare quel pontefice che era nemico t di lor gente e di !or parte *. E fono nello prime schiere alla battaglia del Gai-igMo.no n sulle galee vittoriose a quella di Lepanto; combattono in Lombardia contro 1 francesi del Bonaparte e nel Veneto contro gli austriaci d! Francesco Giuseppe con la divisa di Casa Savola, quando per un suddito del papa combattere per l'Italia era ppccato di morte. E finalmente nell'ultima guerra — la grande — 11 ritroviamo tutti sul fronte dal più anziani ai più giovani, pronti ancora una volta a dare il loro grande nome 4(1 una Impresa di gloria. VI 6 — nella cronaca ili questi ultimi anni — un fatto eh--1 ha un contenuto ideale helllR>imn. que=tn: quando l'Imperatore Guglielmo 11 venne l'ultima volta a Roma fu ricevuto alla siamone da Vi:.> gleidsapblvrIedlaEmanuele III re b d'ItaMa e da don Prospero Colonna stodaco datia citta. Ora cinquecento anprima l'Imperatore Arrigo VTI era vnuto a Roma col duca Amedeo di Svola vicario dell'Impero, ricevuto dbtefano Colonna senatore del romanNessun paese di questo mondo — credo — poteva riprodurre a cinqsecoli di distanza, un identico awenmento con gl'identici personaggi E in nessun paese di questo mond—"lo credo — una cosi antica famiglpuò vantarsi di vivere ancora nelle cse ohe furono sue dall'origine. Perdtuta 1 principi romani che abitano ache oggi i loro palazzi sontuosi "ne dvennero proprietari o per acquisti o psuccessioni. Solo 1 Colonna rimangontenacemente asserragliati nel loro plazao di piazza Santi Apostoli, che edificato sulle Terme di Costantino, che per mille anni di seguito ha apeto le sue porte ospitali agli amici scagliate le sue genti tumultuose ai nmici. Fu Martino V, nel 1418, a metterlo valore: quando primo pontefice dopl'esilio di Avignone volile ristabilirsi Roma, e avendo trovato mezzo dirul'episcopio lateranense e Inabitabi11 palazzo del Vaticano, 'lecise di stasene orgogliosamente nelle case delsua gente, che arricchì di marmi prziosi e di eleganti opere settili. Pnel secca successivi fu ingrandito, abellito, traefonnaito finché Nicola Mchettl, nel 1730, gli dette la forma defnitiva che anche oggi conserva. Mquanta bellezza d'arte nel tempi che vevano preceduto quest'itittono restaro. H Fintar!echio ne aveva affrescatle sale é il -Lanfranco vi <«?eva esaltta la Vittoria di Lepanto. Luigi da Mlano aveva intagliato gtl stipiti delsue porte in pieno secolo XV e In pino secolo XVII il gran Lenòtre avevtracciato 1 disegni del suoi giardinche rimangono anche oggi fra i 'psuggestivi di Roma. Ed è fra quelle cse di pura bellezza che passarono volta a volte i grandi personaggi delstoria e le piccole figure della cronacVi furono Francesco Petrarca e SaCario Borromeo, vi dormirono Grllo II e Leone X. Fu 11 che Michelangelo andò a vedere per l'ultima voltdistesa tra 1 candidi fiori mortuari dsuo letto di morte, colei che era stasua amica e sua protettrice, la grandVittoria Colonna. Fu in quelle stanzbellissime che trionfò nella sua eleganza parigina quella Maria Mancini chnon avendo potuto essere regina Francia, seppe divenire principessa rmana e contestabileesa di Napoli. Vtrovò ospitalità magnifica nei 1800 Calo Emanuele IV, re di Sardegna, e cacciato dal suol Stati dai Napoleone; settantotto anni più tardi veniva a paseggiare sotto 1 cipressi del euo giadino romantico, l'ImReratrlce Eugente II Principe Imperiale, cacciati dal loro Stati dal Prussiani di Bismarclt dal deputati della terza Repubblica. Polvere di storia e cenere di coronche avvolge a poco a poco tutte le cose. Ah, se veramente le figure degantichi affreschi potessero nelle notlunari discendere dalle loro pareti rievocarci dolci o terribili storie depassato, come nel Keit di Arrigo Hene, quali strani discorsi e quali profondi ammonimenti di vita e di mortenoi apprenderemmo da quel colloqudi spettri, fra le sale del palazzo belissimo e 1 grandi cipressi secolari debellissimo giardino! Ma oggi è giorno di gloria e la lunnon penetra dalle aKe finestre scintilanti di tutte le luci. Le Vergini dePlnturicchio cosl pallide e diafane e lmatrone del Cavsiier d'Arplno cosl opulents e trionfali, rimangono immobili nel peducci deUe volte o fra 1 riquadri delle pareti, dove i galeotti dMarcantonio combattono la suprembattaglia, e ! bel cavalieri del Pomarancio guardano Imbronciati tutta questa folta variopinta che essi non conoscono o non vogliono riconoscere. Iloro fu un secolo di ferro e la nostrè un'era di velluti... Ma non Importole porte si aprono, entriamo a riverire come si conviene la principessColonnai di Poliano, che in tutta la sugrazia c in tutta la sua cortesia consacra stasera col suoi ospiti uno dei più grandi avvenimenti che possa vantarla s'iora moderna d'Italia e del mondoDiego Angeli.