Pio XI ai parroci

Pio XI ai parroci Pio XI ai parroci Roma, 11 notte. Mentre nel palazzo Iateranense si firmava il trattato di conciliazione fra Italia e Vaticano, il Pontefice riceveva a mezzogiorno preciso i predicatori quaresimalisti e i parroci di Roma presentati dal cardinale vicario Pompili, che era accompagnato da mons. Palica vice-gerente di Roma e dal segretario del Vicariato. Il Papa ha rivolto loro un lungo e importantissimo discorso. Udienza storica Dopo aver dato loro il benvenuto cordiale, tanto più cordiale perchè venivano in un'ora così solenne alla vigilia del VII anniversario della sua incoronazione e all'inizio del suo cinquantesimo sacerdotale — due celebrazioni che gli ricordano tutta la misericordia di Dio per una ormai lunga serie di. anni — il Pontefice ha raccomandato nelle predicazioni la lotta contro la inverecondia del vestite. Ha soggiunto che egli intende promuovere e difendere gli adempimenti religiosi e ha annunziato la proclamazione di un motu proprio in risposta e a soddisfazione di quell'utile Congresso ceciliano che si è tenuto recentemente in Roma e alla celebrazione del centenario di Guido da Arezzo, motu proprio che dà opportune prescrizioni per la musica sacra e per il canto gregoriano. Poi il Papa ha soggiunto che questa udienza poteva davvero chiamarsi storica e memorabile non solo per il motivo che essa avveniva alla oigilia del VII anniversario della incoronazione papale, ma perchè proprio in quello stesso giorno, in quello stesso momento, lassù nel Palazzo Laterano, starebbe per dire « la sua casa parrocchiale » (applausi) si sottoscriveva dal suo cardinale Segretario di Stato e dall'ori. Mussolini un Trattato e un Concordato, inteso il primo a riconoscere una vera e propria assoluta sovranità, sovranità che è evidentemente dovuta a chi per ragioni divine, per divino mandato, non può essere suddito di alcun potere temporale e un concordato che immediatamente compiuto, mira a riordinare le condizioni religiose d'Italia per cosi lunga stagione manomesse, sovvertite e devastate. Non entrerà in particolari perchè l'ora e il tempo non glielo permettono e non glielo permettono neppure i dovuti riguardi allo Stato, non essendo ancora il Concordato per tetto e finito. Come è noto alle firme dei plenipotenziari dovranno infatti seguire quelle dei Sovrani. Questo ignorano coloro che aspettano il Papa a benedire urbi et orbi. Il Papa vuole premunirsi contro alcune critiche già affacciate in Italia e all'Estero, non già perchè queste pose debbano i parroci e i predicatori portarle sul pulpito, ma perai chiamati per conferenze o per consigli diano le loro risposte più autorevoli e imparziali. I dubbi e le critiche lo lasciano molto tranquillo, critiche che vengono unicamente a lui, perchè unicamente sua è la responsabilità di quanto è avvenuto e avviene. Non si può dire che la cosa non sia stata per trenta mesi oggetto del suo personale studio, della sua personale meditazione e che non siano stale richieste preghiere luche a moltissime anime buone. Le garanzie « Si è detto che l'accordo — continua il Pontefice — non sarebbe riuscito ad accontentare tutti, ma il Papa ripete con l'Apostolo: « lo poi sono pronto a tutti i flagelli ». Un dubbio venne infatti subito affacciato appena, per mezzo del suo cardinale segretario di Stato, egli convocava il Corpo diplomatico. Si domandava: « Che cosa ha inteso fare il Papa? Chiede un permesso od un previo assenso? Ovvero, procurarsi una garanzia dalle Potenze in favore del nuovo assetto? ». Per lui era un elementare dovere fare previa dichiarazione a persone che presso di lui non portano solo i loro buoni uffici, ma che rappresentano presso la Santa Sede l'amicizia di tante Potenze. Ma poi nè assenso, nè consenso, nè richiesta di garanzie. Per quanto si riferisce alle garanzie, si sa bene che garanzie vere e proprie la Santa Sede non può trovarne che nella giustizia e nella coscienza e nel senso di equità del popolo italiano; ma più che altro nella indefettibile assistenza promessa alla Chiesa ed al Vicario di Cristo, perchè di altre garanzie già si è veduto in altri tempi quale conto se ne possa fare. Orando il potere temporale figurava nelle carte geografiche che cosa hanno fatto le Potenze? Forse neanche lo potevano. Al dubbio: » Che sarà domani?», il Papa risponde con questa semplice parola: a Nulla ». Egli è ancora più tranquillo perchè non lo sa. Sa però che l'avvenire è nelle mani di Dio e tutto accadrà con la permissione di Lui. Ed egli tiene a dichiarare ed a proclamare che qualunque siano le disposizioni della Provvidenza, le seguirà. Gli uni e gli altri « Vi sono poi altri — seguita il Pontefice — che possono dividersi in due categorie: quelli che dicono che il Papa ha chiesto poco, e quelli che dicorU che ha chiesto troppo. Poco in un campo e troppo in un altro. Alcuni, trovato piccolo il territorio e troppo poca la terra sovranamente sua. Ma invece egli può dire che proprio ha voluto domandare poco, il meno possibile e lo ha fatto col proposito meditato per ragioni che gli sembrano buone e gravi. a Prima di tutto ha voluto dimostrare che è il padre die tratta coi figli, quindi vuole rendere la cosa più facile possibile. In secondo luogo ha voluto disarmare tutti gli allarmi e rendere ingiusticabili tutte le recriminazioni nei riguardi della integrità territoriale. Il terzo motivo si è che egli ha voluto mostrare .i modo perentorio che nessuna cupidigia terrena ha mosso il fapa (applausi), ma solo egli è stato mosso dalla coscienza che gli viene da quella sovranità, che è nell'esercizio della sovranità di Dio nel volere soltanto quello che basti co: '.e supposto all'indispensabile sovranità terrena. Così spera che sia chiaro che il Vicario di Cristo : on ha chiesto terra se non quel tanto che era necessario, quel tanto di materiale che era necessario per lo spirituale e si compiace che questa riduzione sia al minimo e che questo medesimo minimo di material? sia spiritualizzato da quel poco di potere e da quella spiritualità a cui questo materiale è destinato. (Applausi). II più grande territorio « E' piccolo questo territorio, — seguita il Papa, — ma Egli sa dire che è il più grande del mondo, quando vi sono un colonnato del Bernini, una cupola del Michelangelo, tesori di scienza nei giardini e nella Biblioteca, tesori d'arte nei Musei e nelle Gallerie, e poi la tomba del Principe degli Apostoli. Non c'è territorio più squisitamente prezioso. Si può tranquillamente rispondere a coloro che dicono due è troppo poco, che vi è il vantaggio che molti non considerano, e che è precisamente quello di non aggiun- gere alle preoccupazioni spirituali quelle, per quanto piccole, materiali. In un altro campo e che è chiamato finanziario, ma che Egli invece chiamerebbe più propriamente economico, si sono fatte, seguita il Pontefice, obbiezioni. Molti si sono lasciati colpire dalla sonorità di certe parole, ma non riflettono al contenuto reale, perchè evidentemente, se si computa e si capitalizza tutto quello che è dovuto al patrimonio di San Pietro, si avrebbe una massa immane, della quale si potrebbe pur fare il conto con gli appositi formulari. La Santa Sede ha il preciso dovere di provvedere agli interessi spirituali ai quali non si può fare a meno senza un altro riflesso, se non con un indennizzo che dia alla S. Sede stessa un'indipendenza economica: Il Papa ha ancora fede nell'opera dei fedeli, perchè per esperienza vede che è la mano di Dio che passa ed elargisce. Però la Provvidenza Divina non può fare a meno di qualunque provvidenza umana. Il Papa ha veduto anche quali oscillazioni la mano di Dio può permettere ed allora non sa che cosa potrebbe avvenire. Molli dimenticano che in qualunque risarcimento evidentemente non si potrà consumare il capitale e si dovrà contentarsi dell'interesse che naturalmente dovrà ridursi. Il Papa ha concluso dicendo che i voleri di Dio sono mirabili. Qualunque cosa avvenga, sempre il Papa vuole rimettersi nelle mani di Dio. Gli ultimi avvenimenti lo dimostrano e si vede in essi come il Signore sa affrettare gli eventi per raggiungere il fine che Dio persegue. Dopo impartita la benedizione apostolica, il Papa ha ammesso al bacio della mano i parroci ed i predicatori quaresimalisti.

Persone citate: Bernini, Mussolini, Palica, Pio Xi, Pompili

Luoghi citati: Arezzo, Italia, Roma