L'ultimo eroe della libertà côrsa commemorato a Roma

L'ultimo eroe della libertà côrsa commemorato a Roma L'ultimo eroe della libertà côrsa commemorato a Roma Pasquale Paoli Nel ritratto di Pasquale Paoli ohe Hipinse Riccardo Cosway, risalta, force volutamente messa in rilievo dall'artista., la austera maestà dell'aspetto, la fronte altissima, luminosa per la bianchezza e por la cornice di capelli chiari, lo sopracciglia chiuse, ma non istrionescamente aggrottate, l'occhio acuto, indagatore, le nobili linee del naso robusto ma non volgare, della bocca appena sorridente, d-.-.ìì-a. mar.oella e del mento forti e quasi duri; una figura superiore ma * una serenità per nulla distaccata <lalle cose terrene. i Vita davvero singoiare, quella dell'eroe nazionale còrso, e ben degna di serii studi, ed anche, forse, di qualche biografia romancée all'uso del nostri giorni: uomo discusso e combattuto in vita, ma anche circondalo. <5a moltissimi, di onore e di venerazione e considerato, non a torto, uno degli uomini più rappresentativi del suo secolo. Già la sua famiglia, l'ambiente in cui crebbe, doveva disporlo ad una esistenza fattiva ed inquieta. Suo padre, Giacinto Paoli, era stato uno dei maggiori agitatori nella lotta contro Genova, uno dei sostenitori dell'avventura stupefacente di quel Teodoro Neuhof, Re di molta buona volontà ma di pochi mezzi e di poca autorità, e, poi, uno dei delusi da quella breve o sfortunata monarchia. Dopo una vita di lotto, Giacinto Paoli, forse avvilito, stanco di una esistenza travagliata, si arrese ai francesi e ne ebbe, per sè e per i suoi, il passaporto che lo avviò oli'esilio. Ritorno in Corsica Qualche viaggio e molli 6tudi completarono la cultura di Pasquale Paoli, ufficiale nel Reggimento Reale Farnese, di guarnigione a Siracusa; ma la sua carriera militare nell'esercito napoletano non doveva portarlo molto innanzi. Avuta la prima nomina nel 1719, nel 1753 già maturavano gli eventi che dovevano rendere necessario il suo ritorno in patria. Il 3 ottobre di quell'anno il capo generale dei Còrsi, Giovan Pietro Gaffori, il quale ordinava 11 Governo e le forze isolane contro i Genovesi, fu pugnalato in un'insidia orditagli dal commissario genovese dell'Isola. Dopo un periodo provvisorio di ripiego, il generalato fu offerto a Clemente Paoli, fratello'maggiore di Pasquale, che, in quegli anni aveva fortemente operaio per la lotta di indipendenza; ma costui, sapendo di essere soltanto adatto per il mestiere delle armi, declinò l'offerta, e forse egli stesso designò il fratello minore. Allora, poco più che trentenne, Pa, squale Paoli rispose subito all'appello dei suoi isolani. Il vecchio padre, ormai diffidente e scettico, non mancò di cercare di dissuaderlo dall'impresa che a lui aveva fruttate tante amarezze: ma Paoli con molta fermezza si schermi dalle insistenze e dal quietismo del padre, opponendo, atte sue obbi.e^pn;},,+la,^nola degradante della vita di presìdio cui era costretto, la epetìaàisà" di "gàfingere a grandi cose, osando e tentando, il dovere di non dimenticare le tradizioni patriottiche e combattive della famiglia. Appena decisa la sua partenza, egli si preparò appassionatamente alle future responsabilità di Governo con studi tecnici, giuridici e politici di vario genere: al 29 aprile 1755 sbarcò finalmente in Corsica. Aveva con sè pochissimo denaro, un po' di suppellettile domestica quasi povera, un modesto corredo personale, fatto con voluto disprezzo d'ogni lusso. Dopo una breve permanenza nell'Isola, che permise di riprendere relazioni interrotte e di studiare sul luogo qualche problema del futuro Governo, nell'assemblea dei notabili riunita a S. Antonio della Casablanca fu proclamato « Capo generale della nazione », con poteri illimitati salvo che per le » materie di Stato », cioè per gli affari politici di maggior importanza, limitazione, questa, assai grave, ma a lui, schivo da ogni forma di assolutismo ed imbevuto delle idee apprese negli studi napoletani, abbastanza accetta e gradita. Cosi, col mese di luglio di quell'anno, 61 iniziò il governo di colui che doveva segnare, in seguito, una cosi protonda, benché sfortunata, impronta nella storia del suo paese. Azione di governo e di guerra ' Semplice di costumi, amò circondarsi di apparenze quasi povere: capo di una nazione priva di risorse, pgli comprendeva che non era certo col lusso e col fasto che poteva ottenere prestigio. La sua abitazione, nella casa paterna, era poverissima: un lettecelo da campo e pochi rozzi mobili nelle sue stanze, posate di legno alla sua mensa. Il suo ufficio; la sua residènza di Corte erano adatti per un modesto Impiegato: ed «impiego» egli 6tesso soleva chiamare il suo «generalato», che equivaleva ad un trono od alla presidenza d'una repubblica. Ogni spesa inutile voleva che fosse per lui cancellata: lo stesso corpo di guardia di 24 uomini gli sembrò superfluo, e lo sostituì con una muta di mastini. Una cosa 60la voleva in abbondanza, chiedeva, invocava: la carta. Ogni sua lettera, ogni suo rapporto invoca il dono di qualche risma di carta. Voleva averne a profusione, per poter fissare i suoi pensieri, precisare 1 suoi ordini, scrivere le sue lunghissime lettere: era 11 suo unico lusso, ed il suo povero regno non glie io poteva mantenere. Si preoccupava di abolire ogni distanza fra sè ed i suoi conterranei. Amava viaggiare per il paese, avvicinare le persone, discorrere con loro famlgliarmente: in un paese in cui l'unico sistema di giustizia era la vendetta privata, riusci a rialzare il prestigio dei tribunali, ottenendo cosi che l cittadini si rivolgessero alla giustizie statale anziché ricorrerò a quella più spiccia e più pericolosa, cioè la legge del taglione applicata dai privali slessi. L'uso della vendetta fu represso anche contro parenti dei Paoli slesso, ma sempre con apparenze bonarie e paterne, benché con rigore e severità, con cura scrupolosa di evitare di assumere la maschera del tiranno. Cercò di eliminare la fazioni regionali, risalenti al Medioevo: e quando gli abitanti del paese d'Oltremontl, con a capo Antonio Colonna, si -ribellarono a lui, Cismontano, egli con molta abilità, senza violenze, riuscì ad attrarre a sè, offrendo cariche altissime e vistose, il condottiero della sommossa ed i suoi collaboratori. Genova, del resto, fomentava contro di lui discordie e tumulti, e si ebbero anche episodi sanguinosi; i rapporti con la Chiesa furono talvolta difficili; 10 stesso ordinamento Interno del paese diede luogo a gravi imbarazzi. Ma 11 Paoli, attìngendo dai suoi studi storici e giuridici, dalla conoscenza del paese e, sopratutto, dal più profondo e realistico buon senso, con uno spirito politico accorto e lungimirante, riuscì a dare leggi e riforme all'isola in modo da avvicinarsi notevolmente all'instaurazione di un solido ordinamento statale. Nel piccolo territorio del suo Stato, spezzato da montagne e da vallate corte e profonde, vi erano differenze e discordie profondissime fra provincia ì provincia. Egli, col suo ordinamento bicamerale riuscì a contemperare lo spirito di campanile con l'unità fondamentale dello Stato. Pontenaovo La sua opera instancabile ed onestissima doveva però infrangersi contro 11 tradimento e la congiura. Dal 1760 egli fu, si può dire, costantemente sul piede di guerra: sovente colpito alle spalle da sollevazioni di connazionali, potè ottenere qualche notevole successo occupando l'isola di Capraia, ma però si lasciò sorprendere da avvenimenti contro i quali non poteva fare nulla, cioè la vendita dell'isola da parte dei genovesi ai francesi, col trattato di Versailles. I francesi la pagarono 2 milioni di lire da versarsi in dieci anni: e col 15 maggio 1768 ai Còrsi, che avevano innalzata la loro bandiera dalla testa di moro bendato sulle loro città e sulle numerose navi costruite per impulso di Paoli, fu imposto di sostituire quella bandiera con quella del nuovo padrone, il Re di Francia. La rivolta corsa, a quella notizia, dapprima dtvertì 1 francesi, che credevano facile di lottare contro ■ ce$ pausati armés de fustls de chasse sans baionette, habtlléf en bruti » : ma alle prime ostilità capirono che la pacificazione non sarebbe stata tanto facile. Tuttavia Paoli fin da principio intuì che nella guerra nazionale che si iniziava, mancava il vero capo militare, un Sampiero da Bastelica; egli stesso non si riconosceva il temperamento del condottiero, sentendosi qual'era, cioè sopratutto uomo di governo e di leggi. La mancanza di capi e di mezzi, dopo circa due anni di lotte, portò la Corsica a Pontenuovo: cioè alla sconfitta da cui non si rialzò più. Dopo il disastro, Paoli ed i suol si avviarono all'esilio. Tornò, e tornò apparentemente trionfante, ed egli stesso si illuse. Ma era finita. Ogni ritorno non sarebbe stato che fittizio, e poco duraturo. La sua stella era tramontata a Pontenuovo, e con essa quella della libertà Còrsa. Questo l'eroe nazionale dell'isola vicina e battagliera: di lui ci dà una compiuta ed informatissima biografia L. Ravenna, con un volumetto utile ed assai prezioso pubblicato di recente (« Pasquale Paoli » nella Collezione « Le Vite » dell'editore Le Monnier Firenze) : uomo semplice e forte, privo di puerili ambizioni e di meschine debolezze, temperamento di politico e di demiurgo, fu grande per la saggezza di capo e per la eroica fede nel suo paese. La sorte gli negò ogni coronamento non doloroso e triste a tanta attività: ma oggi ritorna, per i suoi compatrioti e per noi, come una delle figure più caratteristiche e grandi della storia ai quella gente mediterranea. Mano Attilio Levi.