Quindici secoli di pensiero umano

Quindici secoli di pensiero umano n centenario di Montecassino Quindici secoli di pensiero umano L'« Osservatore Romano » commenando una circolare della S. Sede in ui si esortavano i vescovi italiani a onservare con religioso ossequio quel icco patrimonio di pergamene e carte, oHi, diplomi, privilegi e codici che, reziosissimo retaggio, costituiscono il iù solido fondamento del sapere e la estimonianza più fulgida delle benemerenze culturali dei religiosi, scrivea: « La circolare richiama alla nostra mente le inapprezzabili benemerenze, uasi universalmente ignote e dimenicate di quelle umili e pazienti figure i monaci « amanuensi », cui dobbiamo n massima parte la conservazione el. pensiero attraverso i secoli ». In gni biblioteca si dovrebbe erigere una arga riconoscente all'umile monaco manuense o per dir meglio alla umie grande schiera di monaci la cui ersonalità si perde nel buio del pasato, dimenticata e non superata, ma a cui opera fu assai più utile all'umaità e alla civiltà di quello che non ia stato la scoperta di una miniera 'oro o di argento. Le biblioteche degli antichi erano cotituite esclusivamente di pergamene, ibri manoscritti, di lavori in calligraa. Prima dell'invenzione della stama, i monaci, pervasi dalla passione rdente di tramandare al posteri nella ua integrità e luminosità il pensiero mano erano i veri dominatori della ultura intellettuale, e a Ioto solo speta il merito di aver moltipicato i co ici antichi, solo attraverso i email po è giungere a noi il patrimonio soli issimo della sapienza e del valore ell'umanità passata. Gloriose biblioteche Montecassino, sin dalle sue primisime origini ebbe una biblioteca. San Benedetto, spirito pratico che alla reliione e alla preghiera univa con indisolubili vincoli il lavoro che è elevaione e conforto, al principio del capiolo 48 della regola dice: — L'ozio è il emico dell'anima, od i frati in talune re debbono occupare! in lavoro maeriale, in alcune altre in lezioni di inc. La Icctln divina era la letlura delle pere somme che gli amanuensi tracrivevano con paziente costanza e con mirabile diligenza nello Scrlptortum on lo stasso fervole col quale compivano giornalmente il dovere preci può della vita monastica: la lode di vtna. Ed è cosi alto il ruolo che la trascrizione e la lettura dei codici occupavano presso gli antichi frati che il munificente abate Desiderio che fu poi il Papa Vittore IN, tra i primi suoi progetti di restauro e-di'-aibbellirnenTo dell'abbazia attuò la costruzione di un ampio ed austero edifizio per la Biblioteca {Chron. Cass., ili, ii); i piu notti monaci del secolo convenivano lassù: gli amanuensi copiavano 1 codici, le Istituzioni e le Novelle del Corpus Jvris, opere di Cicerone, di Orazio, di Virgilio, di Ovidio, di Seneca e gran quantità di altri libri sneri e profani, sui quali la mano del monaco disegnava delle meravigliose miniature che tutt'ora si conservano con una freschezza di tinte e con una perfezione di disegno davvero mirabile. Le più celebri badie benedettine conservano con inalterato amore le loro biblioteche ed i loro archivi: Montecassino, Subiaco, Camaldoli, Monteoliveto, Vallombroaa, Einsielden in Svizzera, Fulda e Beuron in Germania. Cluny e Solesmes in Francia. Le biblioteche monastiche sono, insomma, le antesignane della bella battaglia che' si combatte per la conservazione integrale del nostro patrimonio artistico, storico e letterario. Nè bisogna dimenticare che quando da tutti si guardava con diffidenza alla invenzione della stampa che rivoluzionò il mondo, i monaci benedettini nel 1591 accolsero a Subiaco Selrwelnhein e Pennaritz, coi quali Impiantarono uno dei primissimi torchi tipografici. Gli amanuensi cassinesi A Montecassino esistono attualmente tre biblioteche tulle in ottima efficienza in di pendente l'una dall'altra, e l'Archivio famoso. Dando una rapida scorsa alle statistiche formulate nei riguardi delle opere conservate intatte solo per opera degli amanuensi cassinesi si deduce senz'altro che altissima e degna della più profonda considerazione è la ininterrotta opeira di lavoro dei monaci benedettini che a Montecassino più che altrove, formarono cenacolo di artisti e di letterati, tramandando dall'uno all'altro amanuense umile, come nelle lampadeforle degli Elleni, il codice, il diploma o il privilegio da trascriversi, che era poi nel suo significato trascendente e nella sua essenza letteraria e storica, ardente fiaccola di civiltà, di dottrina e di sapienza. L'opera « De lingua Latina » di Varrone è il più antico scritto di grammatica giunto tqnfino a noi, fu conservato, unico esem- piare a Montecassino, all'epoca del- rab?teJ P^'f1"'0^ ci.°* n?'la seconda metà del se.olo decimoprimo. Le Historiae e gli Annales di Tacito, le Metamorfosi e l'A6Ìno d'oro di Apuleio, il trattato De metris Horaitianis di Servio, gli Scholia della tragedia Thlestes di L. Vario, il trattato di Frontino De acquaeductlbus urbis Rorn.ae, l'orazione di Cicerone ' Pro-Cluentio, il manoscritto più ini.p'ortante per il testo dei dialoghi di Seneca come pure per quello del Somnium Scipionis nel Raspubblica di Cicerone, e per quello dei Fasti di Ovidio, del De Legibus, De natura Deorum di Cicerone, il più antico codice dell'opera JotAnnis seu de bcllis libicis di Corippo, sono tutte opere clie non avremmo affatto o incompletamente, e in testo avariato o sostituito se non fossero esistite le luminose figure dei padri cassinesi intenti a scrivere Inclinata cervice i palinsesti e le paleografie, preoccupati di non fare altro che opera degna e glorificante il Signore, come dice l'illustre Leone Ostiense definito dal Lowe The prince of Tieneventan scrìbes. Passando alia letteratura cristiana nei primi secoli, ci accorgiamo che i meriti dei Benedettini cassinesi aumentano sempre più. Ad essi dobbiamo la conservazione del De Mysteriis di Ilario, del trat; tato di S. Gerolamo contro Origene, ì testi delle opere più eminenti di S. Agostino, di S. Cipriano, di S. Ambrogio, il più antico regesto papale, quello di Giovanni VIII, il più antico testo del decreto di Graziano, la Summnla statntorum floridorum. Veneciarum del Doge Andrea Dandolo, le pergamene dei primi periodi volgari italiani riportati da tutti i testi storici delle letterature nostre, i quali sono del 960, ciò che prova che a quel tempo i volgare era usato come lingua parlata ed eccezionalmente, scritte anche per uso commerciale e per passaggi di proprietà, come attestano le parole pronunziate in presenza di due testimoni da un contadino ad un notaio: « Saoua l<elle tèrre per Icelli fini qui abe de scripto per trenta armi 11 possette in parte sancii Benedirti ». Gli avvenimenti più avventurosi, ci vili e militari di M secoli hanno di spersi qua e là, ira archivi, biblioteche e raccolte private, molti codici di Montecassino, che nella ricorrenza centenaria dovrebbero essere inviati da chi li possiede, in alto di doverosa restituzione, aliai illustre Abbazia che nelle tenebre del medioevo, negli albori della Rinascenza, nell'imificazio ne del Begno fu centro palpitante ed immortale di Italianità, fedele nellamillenaria tradizione al suo fondatore cne Roma imperiale ripeteva l'aii,., e spvera grandezza, L'tl<lc " _ _ s*