Giovanni Comisso

Giovanni Comisso PREMIO BAGUTTA Giovanni Comisso « La Batura di scrittore di Giovarmi Comisso è eminentemente senualistica, piena d'istinti, d'animaità, di primitiva forza. Ogni cosa gli non la vede che nella concreta materialità, nel godimento. Al vento dell'Adriatico, anche quando pare he tratti una materia decadente e viziata, non s'allontana mai da uno chietto naturalismo, da una gioiosa d egoistica vittoria del senso ». Così, nche noi, prima d'altri, a propoito delle prose del Comisso, credemmo di notarvi residui e riflessi dannunziani, ma non tali da denunciare una natura di scrittore guasta e ma- iziosa. Altro era il fondo della sua rte;, altre le sue più genuine quaità; altro cotesto sensualismo, per e stesso già fuori dalla letteratura. Dopo D'Annunzio, anche la sensuaità aveva assunto una cifra, un moo d'essere tutto letterario e di maiera: sensualità eroica, riflessa, erebrale. Invece, la concretezza realitica del Comisso, invero formidaile, nata dalla schiettezza del piaere, non era punto raffinata e sotile, com'è raffinata e sottile quella ell'immaginifico D'Annunzio, ma gra & povera, frutto d'immediata ed lementare percezione. Perciò, a proosito di Comisso, se noi possiamo pesso parlare d'istinto sensuale, sbalieremmo attribuendogli anche una antasia sensuale. Anzi, in queste neessarie limitazioni, y'è forse la dimostrazione migliore della fondamentale novità del Comisso: che è uella di riportare la parola fuori alla letteratura. Una riprova di ciò, e a parer notro assai chiara, l'abbiamo in certe pagine ambigue del libro ultimo (1), he Bagutta ha premiato, e sopratutto nell'episodio del mozzo innamorato Nel fatto, nulla di prezioso, i' decadente. Nello scrittore, nulla i soggettivo. Soltanto, l'occhio del linico; la cosa, il caso, che interesano. < Condotta Emma in disparto a dissi di spiegarmi il contegno di uo fratello. E con un estro che avrei etto teatrale, se non avessi conociuto la spontaneità del suo fare, mi portò a prua e lì sempre col sopetto d'essere intesa, mi disse : t Per 'amore di Dio, non ti scoprire con ui, è una cosa tremenda, ma la con- do" a te, egli è geloso, quel figliuolo! Pensa che ha cancellato il tuo nome il mio, che tu hai scritto dentro al uore sul muro del tinello ! ». < Ma gli ti ama? ». e E cornei Bisogna he ti racconti. L'altro viaggio, apena arrivarono, sono venuta a bordo alla notte ho dormito'con lui nella tessa cuccetta. Nel sonno mi sono entita toccare ! Era lui, e pensa che mi diceva: c Che bella figliuola che eil Che bella figliuola che sei ! ». E mi baciava come un uomo e sofriva tanto che mi pareva piangesse. Non ho avuto il coraggio di farmi apire che ero sveglia; mi faceva ena, poveretto ! Ma alla mattina non 0 potevo guardare, mi sentivo di diarlo ». Argomento scabroso e, se volete, antipatico; ma espresso in questo caso con naturale purezza. Pensatelo, invece, nelle mani raffinate e perverse del D'Annunzio della Città morta e del Forse che ti forte die no, o addirittura in quelle loore di Guido da Verona (Colei che non ti deve amare) e di Michele Saponaro (L'altra sorella). Avremo una ensualità fatta di letteratura, moivo di decorazione o di simpatia tuta cerebrale Avremo il peccato che i fa ardore, come urla l'incestuoso avarca Marco Gràtico nella Nave. Nel Comisso, il torbido amore del iovane mozzo è soltanto una cosa. # * * Perciò, specialmente dopo questa pente di mare, non si può parlare, ome fa Fracchia a proposito della prosa di Comisso, di sensualità dannunziana, a E' un visivo, un sensitivo, un sensuale, per dirla con una parola che ha acquistato, grazie D'Annunzio, una cittadinanza nella erminologia della critica letteraria» Non ci pare. Comisso, pur essendo un visivo, è tutto istinto; D'Annunzio tutto cervello. La sensualità del primo non passerà mai, come accade 1 più delle volte nel secondo, dalla cosa alla parola, dalla vita alla let taratura. Diamo uno sguardo alla lingua del Comisso, e più ancora allo stile Scarna, usuale, piena d'idiotismi < corrente, quella; disteso, piano, eie mentare questo. Tra lo scrittore e lo ose uno stacco netto, quasi l'indifferenza. Tutti gli inizi delle prose d Comisso sono in sordina, secchi e sen za fronzoli. Non diversamente gli an tichi cronisti cominciavano le loro storie. Pensate alla cronaca di Dino Compagni, a come il Guicciardini co minciava i libri della sua Istoria d'Italia, e il Segni quelli delle sue Sto rie fiorentine. Pensate alle note di viaggio dec;li antichi viaggiatori ; o a Certe «relazioni» scientifiche del Magalotti e del Pedi. Era gente cotesta per cui lo scrivere era l'immergersi nella realtà. Guardare e riferire, con discrezione e con umore nativo. La fantasia poco contava. Ora, in certo senso, gl'inizi delle pro6e di Comisso Etanno sul piano di una simile neces sita, e mostrano nello scrittore l'as senza d'ogni preoccupazione esterna cioè d'indole letteraria. Ora, cotesto stacco, cotesta impas Eibilità dello scrittore dinanzi alla materia non deve tradirci sino al punto di fare del Comisso un verista di tono moderno. Vogliamo invece Constatare come la natura sensual di questo giovane scrittore si rivolga all6 cose obbiettivamente, e con un abbandono che certo non indica-una malizia letteraria. Là sensualità lo fepinge a vedere le cose nella loro pie tLiti GIOVANNI COMISSO, « Gente di mala», Milano, Fratelli Trerves. issa. L. 13.80.mvsdgttdsdnsmccmcn a n a o o a l a e a n a o nezia concreta, e quindi nel vero poetico, esprimendolo con una ferma aderenza, la quale esclude qualsiasi vizio letterario, e con esso ogni piacere riflesso. «Ammainate le vale tiepide di sole, due marinai scesero nel caicco e ci rimorchiarono fino a poter gettare le funi sui piloni. Da un viale di pini in proseguimento del molo, un giovanotto vestito di bianco veniva lentamente verso di noi. Teneva un fazzoletto stretto attorno alle guancie come avesse male ai denti Ci guardava con una espressione così avvilita come per un male veramente acuto, pure il fazzoletto era messo con tale esagerazione da riescire ridicolo ». Analisi minuta, pronta a cogliere la realtà nei suoi significati più leggieri e sfuggenti, e che rivela nello scrittore una straordinaria facoltà sensitiva, ma che nega in chi la compie ogni gioia che non sia nella realtà stessa. Siamo quindi proprio agli antipodi del D'Annunzio. a0. Certo, qualcosa c'è in Gente di mare che può trarre in inganno. Qualche improvvisa confessione : c col desiderio di piacevoli forme che avevo»; qualche aggettivo che pare esasperato: « rammentammo, per contrasto, certe acque di montagna fredde e dolci, e disprezzammo con parole esagerate e oscene quella locale grossa e salmastra»; qualche similitudine che può sembrare contaminata da un piacere corrotto : « Le acque dei canali sono troppo ferme e non sono limpide. I pensieri più sconsolati vi galleggiano come carogner». Ma, più che intuirla immersa in un clima dannunziano, questa capacità intuì tiva del poeta è necessario vederla come elementare e primitiva, fuori dalle solite cifre. Allora, le immagini e le parole del Comisso ci appari ranno nella loro luce d'ingenuità spirituale. «I suoi occhi, tra i petali biaditi delle palpebre». «Nel camminare coi piedi larghi scalzi hanno tutta l'eleganza delle onde». «Il eie 10 era così nitido come fosse stato sollevato allora da un contatto con le acque». «Una tavola immonda di piatti e di bicchieri». «Mi si fece vi cina tenendo gli occhi sospesi in una chiarezza di fanciullo appena sveglia' to ». « Nell'ombra dei portici altre chinano i loro pensieri su d'un lavoro di bianchi merletti come sopra alla muta apparizione del corpo amato » Le donne aspettano vibranti d'ansia come fronde aggrovigliate dal vento». La serva intanto già aveva alzato 11 volto per guardarmi. Un volto sfi nito e rientrante in se stesso, come un fiore che ormai abbia concesso al le api tutto il suo piacere possibile». Questa saldezza e purità, di vita e di poesia, nascono dalla pronteeza dell'animo a sentire il vero nella Bua più genuina espressione. Se il Comisso volesse sforzare questa sua fondamentale qualità, fi rendere ancor più nuda la sua prosa, cadrebbe ugualmente in un vizio letterario, magari opposto a quello che alcuni in lui hanno creduto di vedere. Sino ad oggi, la sua ricchezza è la semplicità, e il suo modo di sentire quello di un fanciullo curioso e goloso, ma non traviato da filosofie. I perchè non lo interessano ; lo attirano le cose nella loro più elementare materialità. Non cerca di spiegare il mondo, ma, accettandolo supinamente, ne vede con stupore la bellezza. L'artista genuino è sempre un bimbo che quasi inconsciamente sa scoprire il vero. Guardate gli argomenti di Gente di mare. Nulla di romanzesco: un viaggio di mare, un giornale di bordo. La fantasia in queste pagine' dorme. Un bragozzo chioggiotto, marinai, approdi, isole: cose. Null'altro che cose. E un uomo che, dopo d'aver vissuto e guardato, racconta. Non ci meraviglia quindi, nè oi allarma, lo stacco dello scrittore dalla materia: questo suo disinteresse, che quasi pare voglia umiliare il suo io. Anzi in questa mentita sbadatezza, v'è il segno che chi scrive vuol fare opera da artista e non da letterato, e che sa quanto traditrici siano le parole quando da obbiettive diventano soggettive. « Il bottegaio alzò la testa come si fosse liberato da un nodo scorsoio ». « 11 vento era cresciuto e gonfiava completamente le vele messe in croce, che davano al veliero un aspetto di colomba con le ali aperte ». « Scesi e mi parve che ;1 terreno mi si rovesciasse addosso, sentivo ancora le onde sotto ai miei piedi ». « Allora si decide di partire e le vele vengono issate nel silenzio e nel vuoto come quinte d'uno scenario sul palcoscenico d'un teatro, quando non c'è ancora nessuno ». Par poco; ma in questo poco v'è la poesia di Comisso, e con essa la potenza dello scrittore. Naturalmente, tutto ciò si risolve in umanità. Basta una battuta, un aggettivo, preciso e fresco, per creare un tipo, e farlo vivere sulla pagina. E rimase a gustarsi nella bocca, non so quale sapore con una frenesia tale delle labbra, che mi rivelò tutta una mostruosa voracità ». « Allora Luca volle cantare da solo accompagnandosi con le suo dita fortissime che a volto sembravano punte di coltelli e a volte piume leggere ». Basta un inciso per creare un mondo, e per riviverlo poeticamente. Comisso è, per sua fortuna, di questi scrittori, nei quali l'animo classico dà misura e naturalezza, anche quando, come in certo pagine ed episodi del primo libro, egli toccava argomenti ambigui o decadenti. In Gente di mare le avventure sono assai più vicine al suo sangue, diremmo quasi più sue, o meglio aderenti al suo temperamento di scrittore. Del quale però, fuori dal diario, non sappiamo immaginare i possibili sviluppi. Giuseppe Ravegnani. erl

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