La difesa di Elsa Zanini nell'arringa dell'on. Farinacci

La difesa di Elsa Zanini nell'arringa dell'on. Farinacci La difesa di Elsa Zanini nell'arringa dell'on. Farinacci gRoma, 30, notte. ■ Uno straordinario ' pubblico ancor più numeroso del solito, nel quale si notano molte eleganti signore, assiste stamane al processo Sequi-Zanini, richiamato dall'attesa arringa dell'on. Farinacci. Appena aperta l'udienza alle ore 10, ha subito la parola il difensore di Elsa Zanini, on. Farinacci. ■ L'avv. Fabrizi — egli dice — iniziando il suo dire, ha voluto porgere il suo saluto al Tribunale. Io porgo il mio ringraziamento al presidente, al valorosi giudici e al P. M. che hanno condotto con sagacia, diligenza e serenità il dibattimento. C'è una questione che va subito affrontata, la questione morale e psicologica che è al fondo di questa causa: se le mie parole saranno talvolta severe anche verso coloro che non sono venuti qui a deporre, alo è dovuto al giusto risentimento di chi ha seguito l'istruttoria con coscienza ed ha cercato in un primo tempo di porre una barriera a quello ctie si stava organizzando dal Sequd e da coloro che gli tenevano mano. Non farò sfoggio di eloquenza, ma assolverò il mio compito fino in fondo, perchè quella che sarà la sentenza e che noi accetteremo con assoluta serenità, non possa suonare rimorso per la nostra coscienza di difensori. « Nel maggiio scorso io ricevevo una lettera di Elsa Zanini, quando già l'istruttoria era avanzata. La sua causa mi appassionò subito. « Vidi una ouestione di giustizia e non esitai a farla mia. Elsa Zanini mi domandava aiuto. Si trovava di fronte ad avvocati forti e agguerriti, aveva per avversario un uomo che era capace di tutto, pur di raggiungere i suoi fini. Elsa Zanini non aveva che un avvocato, mentre l'altro, il Sequi, poteva far pervenire al giudice istruttore una memoria a firma di ben H persone. Vidi subito cose che mi colpirono in modo singolare. Nel gabinetto del giudice istruttore si succedevano e spadroneggiavano testi compiacenti, quali l'aw, Ascenzi, l'avvocato Viola, il signor Recalbuto. Un commissario interessato «Ci fu un magistrato, il sig. Gifuni. che si dette cura di assicurare il giudice istruttore che le chiavi in mano lei Sequi le aveva viste proprio lui. Queste affermazioni furono sufficienti a tar spiccare mandato di cattura. C'è sialo un maresciallo di P. S. che in un attimo si è convinto della simulazione dei famosi fissati bollati, sulla quale il Tribunale discute, ahimè, da tre mesi e in base a questa convinzione si procedette senz'altro all'arresto di Mario Zanini. Da chi furono compiute le indagini? Da un commissario di P. S. che aveva prima di allora una modesta camera in Trastevere, dove pagava cento lire al mese ed oggi è alloggiato in un appartamento degli stabili di via Pò, dove, a quanto risulta dai contratti, egli, che ha uno stipendio mensile di 1200 lire, pagherebbe di pigione SCO lire. E dopo ciò si è avuto il coraggio di parlare qui di una banda di malviventi, che mirava a depredare il Sequi, banda capitanata nientemeno che da Elsa Zanini ! Ma sul serio si sono dimenticate perfino le risultanze del processo? Si è dimenticato l'operato dei commensali abituali di casa Sequi, che l'amico avv. Romualdi ha definito con troppa indulgenza 1 Proci delia situazione? Di quell'ineffabile avvocato Viola, trasformatosi in poliziotto-dilettante, che non esita a dire che la causa si sarebbe risolta anche a colpi di rivoltella T La disinvoltura di un teste » Di quel teste Recalbuto, che il Pubblico Ministero ha trattato come meritava, il quale, nella sua qua liià di emerito maestro di scherma di i>ii... casa Sequi, si è sentito autorizzato a firmare un atto notorio, in cui sono"affermate con la più olimpica serenità cose che egli — e lo ha dimostrato il processo — ignorava del tutto? Ma è possibile che, a causa finita, il P. M. possa rimanere indifferente dinanzi alle dichiarazioni rese nel dibattimento dagli altri firmatari dei famose aito notorio, i quali hanno dovuto finire per ammettere di aver firmato unicamente basandosi su quello che diceva il Sequi e non su quello che loro risultava di scienza propria? Quell'atto notorio è un documento di tale enormità, che basterebbe da solo a qualificare tutto l'operato del Sequi. « Con queste ed altre prove del genere Elsa Zanini è stata inviata a giudizio per rispondere dii furto. Gli avversari hanno detto che noi 6iamo fuggiti e che abbiamo dovuto ripiegare su posizioni arretrate. In realtà chi è fuggito dinanzi alila barriera costituita dalla proprietà delle azioni, è stata proprio la difesa del Sequi, che si è aggrappata alla tesi del furto come all'unica tavola di salvezza, saltando a pie pari tutti gli ostacoli che potevano csesr» e sono insormontabili. Secondo '.a lesi difensiva, il Sequi era proprietario dl tutto; la Zanini di niente. L'uomo che aveva distribuito denaro a destra ed a sinistra, nulla avrebbe dato alla donna che è stata con lui tredici anni e che è la madre dei suoi figli. Si sono dimenticati fra l'altro i milioni che il Sequi ha perduto per il giuoco e per le altre speculazioni, ma c'è un argomento sul quale la difesa ha giuncato con qualche abilità, oer impressionare almeno l'opinione pubblica. Da 85 lire al mese a milionario Come mai — si è detto — la Zanini, che nulla aveva, pretende oggi di rivendicare la proprietà di ben trenta miiioni? Potrei rispondere dicendo che anche il Sequi venti anni fa era un modesto impiegato a 8f> lire al mese ed oggi, per suprema ironia, mentre la Zanini, proprietaria delle azioni, non ha un centesimo e viene accusata di aver rubato trenta milioni, in realtà chi ha i milioni è il Sequi; poiché gli immobili sono in via Po e chi dispone di essi è lui, chi iniasca i fitti è lui e non altri. Se qui c'è un ladro di milioni, ini sembra che nella sua identificazione non si possa equivocare ». Dopo qu.iichtì minuto di riposo l'oliFarinacci si sofferma a lumeggiare la figura iti Fisa Zanini, la quale è stata trai leggi a tu dagli ?tes«i testi addotti dalla parte avversaria. « Non la cortigiana, non l'avventuriera, non la ladra, non la donna avida di denaro a di lusso, ma la madre la cui un'ca preoccupazione è stala ed è quella di provvedere alla sorte dei suoi figli; questa è Elsa Zanini, quale appare da'.ie stesse risultanze processuali. Chi è per compenso Giuseppe Sequi? Si è sbandierato il suo patriottismo dimen ticando che solo l'interesse e il tornacento hanno guidato tutte le sue a^ zionj. Egli ha simulato costantemente anche quando, col famoso compro messo, prometteva alla Zanini quei tre milioni che la donna accettava non a titolo di tacitazlone de! suoi diritti, ma unicamente perché essi garantivamo l'avvenire dei figli. Falsificatore di passaporti, frodatore dei fischi inglese e italiano, egli pensò anche a sostituì re con altri i suoi figli. Quest'ultimo atto che gli avversari hanno creduto di poter nobilitare, rientrava invece rit>Ilo macchinazioni del Sequi, per di staisi della donna e dei figli. Ecco perchè io l'ho denunziato al Procura ncaccttle r i e . e l o i , e tore del Re compiendo il mio dovereprima che di avvocato, di cittadinoL'uomo die simula ogni atto della suvita, simula anche in frode alla leggi bilanci della sua Società, e cosmentre dai registri risulta che il valore degli immobili è di sei milionegli viene qui a rivendicarne trentaTutto ciò non è serio e molto meno serio servirsene come arma contro lZanini •. L'oratore affronta la polemica coP. M. nella questione del furto e dell'appropriazione indebita, per sostenere la prima tesi. La compiacente dattilografa « Il P. M. — egli dice — ha dovuto distinguere l'operato della Zanini a seconda di quand'essa era in possesso delie chiavi delle cassette di sicurezza e di quando le chiavi furono rubateda Senni Olii ll"«ri«iPnltore della oubera. sequi. qui il sosienuoie uena J>u°blica accusa non può affermare che ititolo del possesso derivava alla Zanini dalla sua detenzione delle chiavi o non piuttosto dall'intestazione delle casse al suo nome. Noi sosteniamo che il Sequi non ha mai avuto in sumani le chiavi, ma sta di fatto che sla Zanini ha potuto far scassinare lcassette senza incorrere in alcun reato, vuol dire che il titolo del suo pos sesso non era dubbio. Diversamentbisognerebbe procedere anche contro quelli che hanno eseguito lo scassinamene. » Gli avversari — continua l'on. Farinacci — si sono appoggiati come ad un argomento formidabile su la velina che il Sequi avrebbe sequestrato presso il tavolo di una corqpmcente (vedete come sono riguardoso!) bella dattilografa. Ma quella velina altro non è se non un volgarissimo trucco escogitato con ingenuità dal Sequi. perchin esrva si consiglia il detenuto Mario Zanini di dire una cosa che aveva detto, che cioè, proprietaria delle azioni era la sorella. C'è di più. Nessuna testimonianza confuta la tesi sostenuta dal P. M. chu cioè le azioni furono dalla Zanini portate via dalle cassette il 5 aprile. Tutto invece dimostra chle azioni erano state messe precedentemente in salvo dalla signora. Quindi la tesi del furto non trova alcun plausibile sostegno nè in linea di fatto nè in linea di diritto. Orbene, il Tribunale quando avrà superato come nososteniamo la questione del furto, avrà anche risolto la causa». Sull'appropriazione indebita Alla ripresa pomeridiana, l'on. Farinacci, continuando la sua arringadice die nella logica delle cose avrebbe voluto che proprio il pubblico ministero, dinanzi alie pro\e schiacciante inconfutabili emerse dal processoavesse chiesta l'assoluzione della Zanini per non aver commesso alcun reato. • Comunque assai a torto, eglcontinua, gli avversali immaginanoun nostro ripiegamento sull'art. 2 decodice di procedura penale, relativoalla improceaihilità dell'azione nel caso che il tribunale accetti la tesi dell'appropriazione indenta. Ma 6iamo insede penale come giustamente ha rilevato lo stesso pubblico ministeroperchè in sede civile dinanzi alla esistenza di fissati bollati — è sempre lo stesso Pubblico Ministero che parla — non si sa. come 11 Sequi avrebbe potuto dimostrare la proprietà delle azioni« Che cosa potrebbe fare allora il Tribunale, proceduralmente, dato che leipotesi dell'art. 2 ricorrono evidenti — domanda l'on. Farinacci. — Nientei-altro che assolvere Elsa Zanini, lascuindo impregiudicata l'azione civilePotrei fermarmi qui nella mia arrinrrà. Ma noi diciamo che la Zanini nonha commesso nessun reato perchè eralegittima proprietaria delie azioni. « Io dica, signori del Tribunale, che una condanna di costei sarebbe un de»u,?l-e for7^' ,GlL avversari cantanovittoria e già i Proci hanno prepara™»i E0 di tr.onfo per il loro si?fnJL ito-«' <niade ?I*ran0 ,dl ag>w£2f£ &,,™IIP-a- deslgna,«- Ma treiSf^nn^.^ocent/i invocherebbero quei7i^r-;vl«SSS?ei-d*!?aJS2 mamma flafn^JEEPSÀ ™ rlwK^;. * ■ S^ì?invocazione non potrebbe non giunger^noiVweWhliXffi ti se ciascuno di noi ha compiuto interamente il suo dovere ». La proprietà delle azioni Dopo qualche minuto di riposo l'onFarinaccì affronta la.""quésUone" dellaproprietà delle azioni. L'oratore sostiene che il furto dei gioielli fu inscenato dal Sequi unicamente nella speranza di venire in possesso di tutti documenti comprovanti il diritto d■proprietà della Zanini. .11 PubblicoMinistero, continua l'oratore, ha voluto fare un po' il padre nobile negando a.la Zanini la proprietà della maggioranza delle azioni e riconoscendole solo il diritto e 2480 azioni, la proprietà delle quali è apparsa a lui evidentePer le altre azioni si è parlato di negozi giuridici simulati fatti per eva¬dfirp « flcrr, p il él-„i _ YT ^SaWi.lW.^ harnai intestato le azioni alla madre, al fratello o alla sorella anziché alla Zanini? Non era un modo anche quello per evadere il fisco? E perchè ammettere una sola delle donazioni e non le altre che erano intese a garantire l'avvenire dei figli? ». a Assolvete » - A questi e a molti altri interrogativi analoghi, non si può rispondere che.accogliendo, per vero, quanto la Za-nini ha continuamente detto in difesa. li"0. dl l€Sa umanità. Per questo io ?rsPl1i8ro .Questa eventualità con tutte"'' del suo diritto. « Signori del Tribunale lo ho finitoVoi. ne sono certo, assolverete Elsa Zanini riconoscendo a lei il diritto diproprietà. Mi nella peggiore delle ipotesi dovrete emettere l'assoluzione. Seanche voi doveste ritenere costei colbarriera dell'art. J elio non potrete su-pevole di appropriazione indebita, an che allora non potreste pronunziare una sentenza di condanna perchè c'è labarriera dell'art. J che non potrete superare. Io ho molta fiducia in voi, si gnori del Tribunale, che avete se gulto con coscienza il dibattimento. Si è parlato di perdono, quasi che qualcuno avesse chiesto qui perdono. Voi invece restituiretp al suol bimbi Elsa Zanini. Per essi ella ha sofferto, per essi ella ha affrontato questo indicibile martirio. Noi ci affidiamo pienamente a vai, signori del Tribunale, non invocando pietà o clemenza ma sicuri che voi compirete un atto di coraggiosa giustizia». Al termine della sua serrata ed efficace arringa, l'on Farinacci è vivamente complimentato dai colleghi. Domani parlerà l'avv. prof. Rocco. A it d'