Giuseppe Vernazza

Giuseppe Vernazza Un erudito piemontese Giuseppe Vernazza Una tomba obliata del vecchio cimitero torinese di San Pietro la Vincoli, volgarmente conosciuto col nome di Sor» Pè d'lf col, conserva 1 resti di Giuseppe Vernazza, erudito piemontese, nato in Alba 11 10 gennaio 1745 e morto in Torino il 13 maggio 1822 Di lui nella Biblioteca Beale si conservano oltre cento grossi volumi miscellanei In cui è raccolto un enorme e prezioso materiale documentarlo riguardante la storia, l'arte, il costume del nostro Piemonte. E' una miniera inesauribile di notizie, ricca di migliaia e migliala di appunti raccolti in organici manoscritti o appena fissati su piccoli fogli di carta volanti. Giuseppe Vernazza era un instancabile raccoglitore, che tutto voleva conservare, tutto aver presente, tutto tener pronto per eventuali futuri lavori, c!ie spesso cominciò e non sempre naturalmente potè portare a termine. Pare di vederlo ancora nel suo studio ingombro di Libri e di vecchie carte, intento febbrilmente senza posa alla lettura di qualche manoscritto Quasi indecifrabile, ansioso In ogni ora della sua vita di ritrovare la notizia curiosa, il documento rivelatore per sollevare sempre nuovi veli 6ul passato oscuro e suggestivo. Cominciò giovanissimo la sua opera erudita, e dopo I primi &tudii delle discipline filosofiche e letterarie compiute nella natia Alba, 6i addottorò In (diritto canonico e civile presso l'Università di Torino. Alio studio della giurisprudenza preferì ben presto però quello dei classici; ma pure dovette, per ragioni di famiglia, adattarsi alla burocrazia. Nell'anno 1766 fu presentato al ministro Boglno, che subito lo prese tn grazia e lo raccomandò al Re Carlo Emanuele III. Co6l entrò nella segreteria del Ministero deiLla Guerra, ma tutti i momenti fll libertà dedicò alle lettere ed alla storia. Amava le biblioteche, gli archivi e le conversazioni delle persone colte, con cui si trovava ogni sera facendosi apprezzare per il vivido ingegno e la già vasta cultura. Frequentò 11 ministro Boglno, l'avv. gen. Peyreltl. 11 ministro degli Esteri Viry. IL conte Bella Bocca, il Napione, Il Magnocavallo precursore di Vittorio Alfieri; ma sovrattutto suo maestro vero fu Melchiorre Rangone di Montelupo, archeologo, cultore di numismatica e di araldica, paziente indagatore di genealogie. Il Rangone, obliato e pur profondo studioso del Settecento, iniziò il suo giovane allievo alle ricerche metodiche del passato, e lo avviò per una strada che era in quei tempi a Torino, per dire il vero, assai solitaria e dissueta. Gli amici coetanei, abituati a vivere con gaiezza nel pre6Pnte — che era assai galante, incipriato e giocondo, che amava le morbidezze leziose del cicisbeismo e i lepidi susurri dello spirito cortigiano, — presero presto in giro il Vernazza per le sue manie polverone, per il suo amore alle cose vecchie, mentre tante giovani ve ne erano da amare con sufficiente facilità; ma il giovane albesano, cocciuto ed entusiasta, continuò a studiare senza Incertezze, e pr«?:o pubblicò nel 1769 un Ragionamento sugli studi di diritto pubblico, una Lettura agli amatori delle belle, arti, una versione rit Seneca, e molte preziose, ignorate notizie sull'introduzione dell'arte della slampi In Piemonte e sui primi libri impressi nelle nostre più antiche tipografie. Si guadagnò cosi anche l'amicizia di G. B. TJodonl. principe degli stampatori, e suscitò la sorpresa più grande in quanti avevano dimostrato molto scetticismo circa le ricerche da lui intraprese. Studiò poi gli archivi e le antichità di Alba, fece riesumare la salma dell'umanista Vida, colà sepolto, ed iniziò gli scavi nell'antico alveo fluviale del Tanaro. scoprendovi l'ara di marmo di Caio Cornelio Germano, cimelio romano di altissima Importanza Col maturare degli anni cresceva intanto la prodigiosa attività rlevocatrlce del Vernazza, che alutò il Tiranoschl nella compilazione della sua storia letteraria, annotò, perfezionandolo, il sillabo o catalogo degli scrittori piemontesi del monaco cistercense Rossottl, pubblicò la cronaca monferrina di Benvenuto San Giorgio, riesumò i poemi latini del Cerrato detto 11 Vir gilio piemontese, e diede alla luce le curiose memorie di Perinotto Dupin, primo cronista della Casa di Savola. Sono queste soltanto una minima parte delle opere del Vernazza, tutte quante originali, profonde. esclusivamente Intese a rivelare alcunché di ignorato e di interessante. I,a vita del cancelliere vescovo Bomagnano, ignota a tutti, fu pure da lui dettata; e cosi le figure piemontesi del Porro, del Fontana, dell'Amasio, del Vlgnola, de] Lascarls, del cronista Pier Gloffredo, di Bartolomeo Crlstini curioso matematico e bibliotecario di Carlo Emanuele I, d) Macrino d'Alba e di cento altri, dall'oblio del secoli tornarono In luce per opera esclusiva e paziente di Giuseppe Vernazza. Instancabile sempre per ogni Iniziativa culturale diventò uno del promotori della Società privata Istituita fin dai 1757 da Lagrande, Saluzzo e Cigna, e trasformata poi nel 1788 In Accademia Reale delle Scienze; prestò la sua opera per la Società di Agricoltura, e sovrattutto si occupo dell'Accademia di pittura e scultura sorta in Torino pure nel 17S2. sotto gli auspici di Re Vittorio Amedeo III. Intanto fra le febbrili occupazioni che parevano tulio assorbirlo, 11 Vernnzza aveva trovato tempo nel 1777 anche di prender moglie, e di tale avvenimento si conserva un curioso sonetto niiu'urale scrino, chissà perchè, in dialetto veneziano da un piemontese puro sangue- Michele Antonio Gazano ri' Alha 11 sonetto loda 11 giudizio ,,nMo «°mprp In tulle Ip cose dal V-rn<i7zn. non esclusa quella del matrimonio, ed approva la scelta fatta dal l'illustre compaesano della nobll damigella Giacinta Fanssone. Co se Irata de zente che ha ttuóià Za «e sa che u fa tempre tuta ben; Perche da la letura ah'a impara 'A cognoscer tto maio mondo apien. Ma 11 matto mondo del sonetto matrimoniale riservava folate di pazzia travolgente anche al Piemonte, sul quale si scatenò nel 1798 11 turbine rivoluzionario In piazza Castello viene piantato l'albero della libertà e 11 Re Carlo Emanuele IV rinunzia alla corona e prende la dolorosa via dell'esilio. Giuseppe Vernazza, fedele al suo Sovrano, povero perchè coll'arrivo del francesi ha perduto ogni Impiego a gli osme ntemvaricipteroGdEdtamconasusoMpmtonlulasaPlenredfaqscl'dntasmvDDtaslugmcsprscafdpvslfissbsdctstpci gpssdgmtzmgoInBsbvldsbdrcntemnfIm-gR4MoIcpl■tzvn.1g«stlvoncz«d(LSdsghnFdlmddZdcR1cncs_p2FdG—slnt studi storici non lo hanno davvero prima arricchito, lascia 11 Piemonte e peregrina' attraverso l'Italia: a Parma visita l'amico Bodoni; va a Roma, a Napoli, ed a Gaeta è fatto prigioniero dai rivoluzionari. Liberato, ossequia il suo Re esule a Castellammare; riprende la via del Piemonte e si ferma, ignorato da tutti, nella natia Alba, presso la famiglia. Sentendosi però In pericolo parte tristemente anche da Alba e a piedi, trovandosi -enza mezzi, si avvia a Torino. Viene arrestato alle porte della città perchè privo di passaporto, e passa dolorosi giorni in carcere. Interviene in suo favore 11 conte Prospero Balbo, e, coll'avvento napoleonico, Giuseppe Vernazza ottiene la nomina di bibliotecario presso l'Università. Era il piccolo porto raggiunto, la modesta laboriosa serenità riconquistata; ma il 1815, allo studioso fedelissimo dei Savoia, doveva concedere ancora la gioia della restaurazione monarchica. E negli ultimi setta anni di sua vita Giuseppe Vernazza fu professore di storia alla nuova Accademia Militare, bibliotecario e consigliere privato del principe Carlo Alberto, amministratore civico, arbitro riconosciuto della cultura e dell'arte subalpina nel Regno ricostituito di Sardegna. Vecchio, onorato da tutti, in piena luce di gloria, nel 1822 morì, e una folla d'ammiratori ne accompagnò la salma 6ino al piccolo cimitero di San Pietro in Vincoli, dove nell'oblìo delle tombe abbandonate, fra marmi anneriti e iscrizioni scolorate, riposa serenamenle Torino di un secolo fa. Luigi Collino