Non è la guerra, ma "è come alla guerra" di Italo Zingarelli

Non è la guerra, ma "è come alla guerra" Palatinato ribelle Non è la guerra, ma "è come alla guerra" (Dal nostro Inviato) SPEYER, gennaio, ti Lrent' ette da Saarbrucken <:on«tnec a Speyer e a Ludwigshafen appena varcata la frontiera della tiara si riempie, su territorio tedesco occupato, di militari francesi «l'ugni grado. Nei vagoni internazioMi.ll misti, a tre classi, s'incontrano ^oldfili, capitani e generali, e in tanti quanti nemmeno se n'incontrerebliero fra Parigi e Lione. Allo spetta«ulo, un viaggiatore di commercio 1 i-iincoso m'è apparso dubbioso sull'altitudine da assumere: voleva sorridere compiaciuto, e guardava ine italiano, ma l'ha intimidito la tacciti rigida di un tedesco die luiuova di leggere il giornale. « Lei vuole andare a Offenbach e non lia il visto? — ha detto poco dopo al francese un funzionario tedesco di frontiera. Mi duole, ma il visto è Indispensabile, perdio Offenbach non è pio occupata... ». TI borghese dal linsss;iporto non in regola è rimasto perplesso; capita l'ironia di quel .rammarico, ha pagato il visto speciale di frontiera, più caTo del colmine, ed è andato a chiedere a un suo gendarme se noti ci fosse da far amila.. Nulla: Offenbach, nella regione di Francofobe, non è più occupata. Terra liberissima, dunque soggetta alila, piena sovranità tela esca. Nel locomotore che fa la spola fra Rpeyer e Schifferstadt, eravamo in Ire soli viaggiatori di prima: un arciprete bavarese Intento a bisbigliati-b sul breviario aperto, un colonnello francese che guardava nel buio attraverso il finestrino, tratto tratto picchiando a terra col tallone della gamba tesa, e io che osservavo arciprete e colonnello, ragionando che forse il primo pregava per non avere più occasione di compiere il tragitto col secondo. Sono arrivai» tn citta «otto la pioggia. Strade quasi deserte, per le quali ho incontrato presto soldati francesi di ritorno da servizi di sentinella o di pattuglia. Agli angoli delle vie, affianco ai nomi in tedesco, diciture in francese che a suo tempo gl'invasori ordinarono fossero apposte, entro tre giorni, in tutto il Palati-nato: la Schiistersirasse è diventata Rue dea Cordonniers, la Judengasse Ruelle des Juifs. Ma che forse con questo il Palatinato è divantato francese? Mai più. Nel suo libro sulla mentalità tedesca apparso noi 1986, dopo cinque anni di permanenza in Renania, il generale francese Mordacq ha riconosciuto essere oggi la popolazione del Palatinato fedelmente tedesca... Da Mélac a Mordacq. dal maresciallo di campo di Re Sole, che Jan ò il grido « Brtilez le Pal&ttaiat! » al generale della Fronda repubblicana adoperatasi a togliere il Palatinato nlla. Germania anche senza ridurre •in cenere Mannheim ed Heidelberg, corsero oltre due secoli. E per oltre due secali Parigi è rimasta fedele all'idealo irrealizzabile di portare i l'onfìni sul Reno, lasciatole in eredità da Richelieu, oppure di fare ideila Renania, col Palatinato, lo Btnto cuscinetto caro ai partigiani della politica degli slaterelli, dalla Francia ripresa a Versailles. Che Napoleone, assistito da fortuna, abbia voluto tradurre in atto te aspirazioni francesi sul Reno fu testo ben a posto nel suo programma imperiale. Più curioso è il fenomeno dell'attività svolta in tal senso itagli eroi della. Comune. A leggere rhe la Convenzione prima e il Direttorio poi s'affaticarono per galliciztare il Pastinato, ogni concetto di rivoluzione democratica e liberafrice s'offusca. Per analogia, si pensa all'azione bolscevica dell'ultimo decennio nello Afganistan e in Persia, nel Bochara e nel Turkestan, un po' in tutti i paesi confinanti con la Confederazione sovietica. Come i Sanseulottes non rinunziavano al Palfilinato ambito da Richelieu, 1 bolscevichi non avevano, e forse non hanno ancora rinunziato, neppure a Costantinopoli e n.i Dardanelli ambili da Pietro il Grande. La forma stessa dell'odierna occupazione del Palatinato risponde h1 vecchio progetto francese di nnnessinne assoluta, tornato in discussione :t Parigi nel marzo del 1919, assieme all'altro di annessione della Sara: Wilson e l'Inghilterra risposero picche. La delegazione trantese aveva adottato l'identica tattica rhe per la Sara e nel reclamare i ninnili del 1811, sui anali poi furono ricalcati i limili dell'attuale zona d'occupazione, si riferi ad appelli della regione del Quei eh e dei coninni di fmpHingerì e Zweihrùcken, riesnm.atì licerli archivi della rivoluti onc francese. Forse II Palatinato è la zona tedesco in cui più tenacemente si odin Jn Francia. Nel '70, allorché a gento ile»! luogo venne chiesto da francesi perdio mai si battesse contro Napoleone UT, fu risposto, rettificando: *Facc.in.rno la guerra a Luigi XTV...». Spenti sono gl'incendii appiccati dai reggimenti di Mélac, non è »pento l'odio. La cattedrale di Sperer in cui riposano Enrico TU nella 4>ara di piombo sfondata da un cnl•tio di fucile d'un soldato di Mélac i le ossa di Rodolfo d'Absburgo prive del cranio, preso da un altro soldato, rivpla eiusto con le moderne riparazioni il martirio sofferto. Se Llselott* del Pfnlz potesse rinascere, assai dovrebbe dolerle l'avere accettato d'andare in isposa a Monseipmeur. il fratello di Re Sole. Fu lei, la brava tedesca, ad attirare involi ori tari ameni e In sciagura sul paese, poiché — moria lei — Luigi XTV potè accampare diritti di succes sione ereditaria sopra una terra assolutamente non francese. Ma eravamo nell'epoca in cui, quando si parlavi), di terre grondi e piccole, si soleva prescindere dallo spirilo e dalla volontà di chi l'abitasse, epoca in cui terre e città si davano in dote, come oggi le dozzine di calze di seta in corredo. Si ripenso a Llselotte del Palatinato, al 1689 ed al '70, se si è davanti ni duomo riparato u si vede, ad esempio, uscirne una compagnia di ciclisti francesi, che ha lasciato 10 macelline fra il duomo ed una semplice targa, di bronzo, compressa nel suolo da quattro palle di cannone. Dove la larga lentamente prende la patina del tempo, il Kronprinz salutò, nel '70, i partenti per 11 fronte. Dietro a voi, nel palazzo folto al governo locale, sta il coniando francese della piazza: affianco olle garitte delle sentinelle s'ergono pali col biB.ncoTrosso-blii. Che intorno intorno spira odio, i francesi lo sanno: «Come volote die il Palatinato dimentichi il 1922 e il '2,1. mi ha detto uno di essi, intelligente e moderato funzionario, se ancora non è stato capace di dimenticare il 1689?... i.. Il '22 e il '23 furono armi di quotidiano terrore inflitto alla popolazione mediante il movimento separatista. Che quel periodo dovesse venire, lo sL ea.pì già nel gennaio e nel febbraio del '19, quando dalle autorità francési la stampa locale fu costretta a parlare della certezza che i.l Palfitinaio.non avrebbe potuto rimanere con là Germania. I delegati locali disseminati nella provincia (Ludwigshafen ne ebbe, di buoni, altra città furono meno fortunate) per anni fornirono a quotidiani e settimanali articoli francofili abilmente redatti, obbligando a pubblicarli in maniera, da non lasciarne capire l'origine. I giornali si difesero spargendo la voce, oppure panando gli articoli sempre allo stesso posto, o tra filetti, o prima delia pubblicità, affinchè il pubblico comunque li riconoscesse, se non dallo stile, dall'ubicazione. Nel '22, il colonnello Henry sperò d'indurre il redattorecapo d'un giornale di Ludwigshafen a stampare articoli destinati a rammentare gli abusi commessi dallo truppe tedesche, tn Francia noi 1917. I tentativi Ai ottenere la pubblicazione di articoli francoflli, se pur non così diffamatori per la Germania come questi, continuano adesso in altra forma. Ma sulle vicende della, slampa di Renania in regime di occupazione si potrebbe scrivere un grosso- volume. Anzitutto, in virtù dell'ordinanza n. 308 dell'Alta Commissione Interalleata, i giornali sono tenuti a riprodurre gratuitamente le comunicazioni del Comando Supremo. Tn tema di censura di libri e giornali, va premesso il curioso particolare che gli scritti politici di Nitti, a Parigi ospite notoriamente caro al Governo francese, furono qui proibiti e confiscati, sino al 1924, a simigli an za degli scritti di l.Ioyd George. Fino a quando esistè, la censura fu esercitala da ufficiali che si recavano nelle redazioni e che ussolutamente impedivano la vendita di giornali con spazi bianchi, dovendo la loro attività venire dimenticata. Passati i poteri nelle mani dei separatisti, i giornali del Palatinato, i più combattivi, sospesero volontariamente le pubblicazioni, per non subire la censura dei nuovi malfamati padroni. Forse non c'è periodico di Renania die non sia stato proibito per uno, per cinque o per sette mesi. L'anno scorso, la Trierische Landeszeitmng venne ammonita, avendo annunziato che in una città non occupata si sarebbe svolto un convegno di reduci di guerra; il secondo ammonimento implica la sospensione. Quanto agli scrittori, moltissimi hanno preso l'abitudine, tutt'altro che frequente in Germania, di firmare con pseudonimi. Nel Palatinato, i conflitti con le autorità di occupazione provocati do giornali, da borghesi o dai contatti con le autorità bavaresi furono e sono frequenti, a motivo dei tradizionale odio e, ancora più, del forte nucleo di truppe francesi tuttora nella provincia. Malgrado lo spirito locarnista, qui si contano circa sedici soldati stranieri per ogni cento abitanti. Gli accordi di Locamo sono stali'per il Palatinato una mezza rovina, giacché le truppe che si trovavano nella zona di Colonia si sono qui trasferite, facendo crescere quasi di un terzo gli effettivi della guarnigione nemica. In case che da dieci anni ospitano ininterrottamente militari stranieri, la politica locarnista non può essere in onore. Perfino le stazioni di gendarmeria sono stato in certi punti rafforzate: mentre il Governo di Monaco ha diritto di (onere nel Palatinato solo 280 •.'ondarmi, i francesi i quali pur dispongono delle truppe ne tengono 124, più 35 funzionari della Sarete. In Renania la gendarmeria tedesca è minuziosamente contingentata e contingentate sono pure le munizioni di cui possono essere di volta in volta provviste gendarmeria e società sportive: il rifornimento non avviene senza la prova che le vecchie munizioni siano slate sparato e a tale scopo la gendarmeria francese assiste agli esercizi della consorella. Proibito ft anche procedere a concentramenti di forze di polizia ove non si siano interpellate le autorità di occupazione, e si tratti magari di sorprendere uno banda di ladri, o di fare una retata di comunisti. Poche settimane fa. rifiutandosi i contadini di alcune zone del Palatinato di distruggere le vili affetto da peronospora, le autorità bavaresi, avanti di mandare sul luogo gendarmi incaricati d'imporre il rispeltc dell'ordinanza governativa, hnnrio dovuto parlamentare a lun go co! comando militare francese- che non vedeva la necessità della misura. Ma non por questo non desiderato favoreggiamento 1 campagnuoli saranno i primi a dimenticare lo strazio che dello foreste del Palatinato fecero gl'invasori nel '2,'t s nel '24, abbattendo alberi per un milione, o. centomila metri cubi. Quercie secolari, vecchissimi pini, caddero sotto l'accetta dello truppe d'occupazione, che misero a nudo ettari 6u ettari di suolo boschivo. Per le sole foreste demaniali bavaresi, il danno rappresentò la bella cifra di due milioni di marcili oro, a quel tempo assai più di 150 milioni di lire. E' la guerra? No: è come alla guerra. La guerra ò finita nel novembre del 1918. E ciononostante anche qui rimangono tribunali mi1 ilari che citano e condannano a tulio spiano, oggi come nel '22 e nel '?3. come durante il periodo separatista e dopo Locamo. Una statistica di queste condanne la si ha unicamente per il periodo posteriore all'aprilo del 1921, data in cui, sbaragliati i separatisti, l'amminietrazione tedesca potè rimettere piede nel paese. Da allora, si sono pronunzia^ te nel Palatinato 3768 condanne per complessivi 261 anni, due mesi e 14 giorni, senza contare il carcere pre¬ ventivo. Le ammende salirono a 176.550 marchi-oro, più circa 15.000 franchi. Se ne deduca, perciò, che almeno in 3768 famiglie del Palatinato viene covato rancore per !a Francia, lo Stato che con le sue sentinelle agli sbocchi dei ponti sul Reno può a piacere interrompere i rapporti fra Speyer ed Heidelberg, fra Mannheim -,— nor-i occupata — e Ludwigshafen — occupata, - - seli-i bone queste due ultime città in sostanza rappresentino un tutto libico e inscindibile (come lo sono Roma I vecchia e i Prati di Castello), uno Stato che intimò al Municipio di I Ludwigshafen di sloggiare borghesi [ e organizzare case di tolleranza con donne non dei Paesi vincitori e destinate pure alle truppe negre... E" la guerra? No: è cavie alla guerra... E il Vaticano che fra il 1914 e 191S s'adoperò a riconciliare j belligeranti, nal dopo-guerra s'è dovuto adoperare affinchè a Ludwigshafen fossero soppresse cose innominabili. Ancora un castigo colpisce il Palatinato per,, non avere ceduto ai vandalismi di Mélac e alle seduzioni di Mordacq: esso è la zona prescella per le esercitazioni balistiche delle truppe nemiche. Oltre al poligono di Ludwigshafen, si contano dieci campi di tiro, imo dei quali riservato al landò delle bombe. Dalla primavera all'autunno, si spara mensilmente per un paio di settimano e nei giorni di esercitazioni è proibito anche l'accesso ai campi adiacenti. Le colonne d'artiglieria, venendo dalle varie residenze della regione occupata, raggiungono Ludwigshafen a tappe : sul percorso vi sono località, di passaggio obbligalo alle quali tocca di approntare quartieri per le truppe di transito trenta o quaranta volte all'anno. II biglietto d'alloggio frutta 60 pfennige se si dà ricetto a un capitano, 30 se ad un sottufficiale. Per un cavallo, pfennige 10. Ammirevole un popolo dia da. dieci anni, a parte gli sporadici scatti, tollera simile redime e per giunta continuamente dichiara di volerlo tollerare sino alla fine, sino al 1935, so dalla Germania si pretendessero compensi per un aatidpoto ritiro delle, truppe: il borgomastro di Ludwigshafen, dottor Weiss, l'ha' ripetuto in novembre a Norimberga, al Congresso delle città bavaresi. E quando questa occupazione sarà finita, non ne resteranno — dicono i palatini — neppure le traccie, che, nella lingua e nei costumi, le occupazioni dei secoli scorsi innegabilmente lasciarono. Italo Zingarelli.