Palmira, cuore del deserto

Palmira, cuore del deserto LETTERE DALLA SIRIA Palmira, cuore del deserto PALMIR/\, dicembre I prodotti dell'India giunsero a Roma nel primi secoli dell'ira cristiana, ter via di terra, passando per Palmite: tutto il commercio con l'Oriente si svolgeva allora attraverso il deserto di Stria. Poi crebbero le repubbliche marinare e oli scagni di Genova trovarono più conveniente far giungere le merci per mare, a Suez, tramenarle a 'dorso di mulo ad Alessandria e imbarcarle definitivamente su navi dirette in Italia. Ma quando i primi grandi vascelli Inglesi ed olandesi. riuscirono a doppiare ti Capo di Buona Speranza. U commercio dell'Estremo Oriente st diresse per altre vie e l'Italia 'cessò di essere il grande emporio del le spezlerle; Genova, Pisa e Venezia 'decaddero. Le cose cambiarono ancora in seguito all'apertura del canale di Suez e le nostre flotte poterono nuovamente varcare i mari In condizioni di assoluta parità con le marine concorrenti. Caduto l'Impero ottomano, insediatasi l'Inghilterra oltre Eufrate, ec'co risorgere, per uno di Quei rhe-rsi dei quali è ricca la storia, l'amica ideu della via diretta alle Indie, per la Palestina, l'trak e la Persia, attraverso il deserto. I Edificata da Salomone? Palmiro è il cuore del deserto. 1 francesi hanno (alto di Beruttl una capitale, di Damasco una capitale, di Suelda una capitale, di Tripoli una cavitale, di Aleppo un'altra capitale: la Siria sotto mandalo francese è diventata il paese delle capitali; una sola città è stata dimenìi ila, Palmira, attorno alla quale si muove una popolazione strana, battagliera. Incoercibile, ribelle ad ogni censimento, una popolazione che ama odia e si moltiplica sotto il diretto ed esclusivo controllo di Allah. I francesi hanno fallo a Damasco quello che essi chiamano il fronte di mare e considerano la città dei 'califfi come una riazsaforte costiera: lodano U deserto e si tengono alla 'costa. Gli inglesi, nello spartire le terre hanno fatto cosi: si sono tenuti soltanto il petrolio ed hanno lasciato alla Francia tutto ti deserto. 1 francesi lo hanno accettato in passivo. Palmiro è Ver loro uno sporco villaggio. E per gli altri? Gli ebrei la chiamarono Tadmor, gli 'Arabi Tadmur o Tatmur, vale a dire 'Città delle Palme. E' curioso osservare come i nomi delle città e le loro traduzioni in altre lingue si ripetano a 'distanza di tempo e di luogo: abbiamo ima Palmira in Italia e specialmente in Basilicata, ed una negli stati Unt- II d'America; esiste una Palma in Spagna, sul Guadalquivir, che fu chiamala 'anch'essa dagli arabi Tadmir; eststono Palme, Palmares. Las Palmas, Palmire, Palm Beaches e Palmerstoa In tutto il mondo ed il più curioso st e che 'in esse talvolta, di palme, non trovereste neppur l'ombra parsimoniosa; i fondatori di città, come gli scopritori 'di terre hanno sempre l'espressione audace e la realti si diverte a smentirli. Oggi le palme non sono certamente 'avelie che più colpiscono l'occhio del viaggiatore, a Palmira, ma giova credere che nei tempi antichi il nome sia scaturito dalla strozza riarsa di qualche camelVere fuorvialo, dopo miglia 'e miglia di deserto. Tra Tadmor e Palmiro — i francesi usano indifferènteìmente l'uno e l'altro nome — i mehartstt hanno scelto quello romano, più dolce, e noi faremo come loro. Le sue origini sono remotissime e st verdona: secondo la Bibbia essa fu \'edificata da Salomone, ma è molto più probabile eh- un piccolo villaggio est 'etesse già, nella breve oasi in altura addossata al Gebel, villaggio eretto forse da nomadi in via di pentimento o 'da q-iatchc 'razione di tribù stai ca di 'camminare, al tempo delle grandi mi'orazioni; e che il biblico re l'abbia sol'.jnto ingrandita, in riconoscimento 'dell'i sua importanza come caravan"serraglio, elevandola al rango di città. 'Certo il suo antichissimo fondatore deve essere stato le mille miglia lontano 'dal supporre che un giorno il risultato della sua fatica sarebbe diventato fallerò di gesta immortali. Situata com'era all'Incrocio delle carovaniere che dalla costa del Gran Mare del Sole che tramonta raggiungevano la Mesopotamta. l'altipiano dell'Iran e l'Indo, Tadmor dovette ben presto acquistare una importanza eccezionale per i traffici ed i mercanti della razza autoctona, o italioti o greci o egizi che dai porti di Tripoli e di Tiro s'avviavano al Tigri 'dovettero credere davvero che la città 'sorgesse per incanto o tosse stala edi flcata in una notte, per suggerimento 'divino dal più saggio tra i patriarchi; nessuna città, certo, fu mai salutata al suo apparire sull'orizzonte come lo fu. In cento Idiomi, Palmira, città delle palme e del buon ristoro. Chiave dell'antico Oriente Ter Boma e per gli egiziani del primi secoli della nostra ira, Palmira fu la chiave dell'Oriente e la ragione dell'appoggio costantemente concesso dai mercanti d'Alessandria d'Egitto — ove pure esisteva un fortissimo partito filo-romano — a Zenobia di Palmira, per la creazione d'un impero che unisse in organi-imo politico lutto l'Oriente, risiede appunto nella questione delle tariffe doganali Oggi Palmira è tornata quello che- era prima di Salomone, un miserabile villaggio, ma sarebbe grave torto credere che tutto, proprio tutto il passato sta morto. La Storia ci dice che Firmo, ricco mercante egiziano, cospirò contro Roma trascinandosi dietro l'Impero palmireno : oggi ancora il bandolo della matassa st trova In una residenza di sogno, a Geslreh, sulle rvùe del Nilo, nel sontuoso palarzo di un altro ricco mercante ambizioso di corone come Firmo. Nulia di nuovo sotto il sole, disse molli secoli fa il biblico fondatore di Palmira e le ragioni degli intrighi, se non sono oggi identiche a Quelle di allora, sono molto simili, l francesi sostengono di aver ricevuto a mandato sulla Siria come doveroso ri 'conoscimento della loro opera secolare, ma astrazlon fatta delle crociale, gesto idi fede la cui paternità spetta al Trono di San Pietro con la partecipazione di cavalieri francesi, italiani e tedeschi ed al quali potremmo contrapporre l'opera diuturna, instancabtte 'delle nostre galere per la difesa della Croce, all'lnfuort d'una certa protezione spesso platonica, concessa dalla Francia attraverso le cancellerie ad„cinua comunità cristiana aaarar, w'alle t^ prescindere dalla influenza intelleiVale esercitata in una ristretta cerehia di „ente snob attraverso l'opera veramente mirabile dei suoi missionari, la Francia non è meno estranea jaiia gt/gjiM Siria dl auaaio la stana o a a a i i a a i a , i i a a o è r i e e a o e - a o e i i . e l a a ù t gli Stati Vnill d'America, i quali han no pure invaso con i loro catecumeni i paesi più inospitali prodigando assistenza non soltanto al fluii di quei quattro intellettuali cari al Quai d'Orsag, ma al discredati, alla ponere g<we, a quelli che una buona parola detta a tempo può definitivamente 'strappare al malel II torlo della Francia è slato sempre di credere che la Sirta gravitasse attorno a quei pochi maroniti inasslmilati ed inassimllabili ed oggi ne paga il Ho. Oggi, dopo nove anni di mandato, i francesi si sono finalmente accorti che la Siria è un paese musulmano, che è un controsenso volervi instaurare una politica cristiana e che non si difendi: la Croce attirando su di essa nuovi rigurgiti d'odiò. Ed hanno trasportato la capitale da lierulti a Damasco. Domani, forse si accorgeranno, dopo avere speso altri miliardi e versato altro sangue, che Palmira esercita, nel congegno, una funzione indispensabile, come quel minuscolo pe zo della mitragliatrice che nel gergo di guerra chiamavamo Cadorna. Porse, tagliata fuori com'è dai percorsi ut fidali, Palmira sarebbe ancora oggi di riscoprire, se non l'avessero già riscoperta gli inglesi da un pezzo. Nel 1678, alcuni mercanti britannici di Aleppo, incuriositi dai racconti dei bc duini che parlavano con insistenza di una città antichissima, cuore del de serto, decisero di organizzarvi una spedizione.- scnpnchè, assalttt dai predoni, poterono a stento raggiungere le proprie case. Non ritentarono la prova ed era cosi diffusa la credenza che Paimira esistesse soltanto nella fantasia degli scrittori che quando nel 1691 si sparse improvvisamente la notizia che alcuni animosi avevano finalmente scoperto nel deserto una città perduta, gli increduli e gli scettici furono legione. Come avrebbero potuto sorgere palazzi e templi in una pianura asso- lievi e vedute ritratte con scrupolosa cura da un altro inglese, il Dawkins: Palmira fu mèta allora di pellegrinaggi letterari e spedizioni scientifiche alle quali si deve se i ruderi palmireni sono oramai riconosciuti e classificali con l'aiuto dei testi classici. Il - soggiorno, specialmente in questa stagione, non è del più incantevoli. Gli ufficiali meharlstl sono, tra le cose di questa valle di lacrime, una delle più simpatiche e st fanno in quattro, ma l'impiego del proprio tempo non cessa per questo di essere un problema grave. In mancanza di meglio, gettiamo uno squardo al ruderi. Esula forse la vita dai sepolcri al punto che si debbano trascurare? Forse un giorno, quando l'Eufrate cesserà di versare invano l'enorme volume delle sue acque al mare — 51» milioni « 400 mila metri cubi ogni ventiquattro ore a regime normale — ed uno sbarramento, a monte di Meskené. olire all'acqua necessarla per l'irrigazione fornirà alla Siria una stazione elettrica di 50.000 HP., forse quel giorno, scomparse le carogne dalle piste, blondeggieranno le messi, le strade avranno preso il posto delle carovaniere e la vecchia Palmira, restituita all'ammirazione degli uomini, diverrà, da lutti i punti di vista, un u \ottimo soggiorno. Utopia? No. il deser- lutamentc riarsa, fuori dalle grandi Itncc di comunicazione tra umanità e umanità, a cento miglia dal più vi- cino corso d tequa? Svanì ogni dubbio nel 1753, quando Roberto word ite- pubblicato a Londra una serie di ri- ù o i a o . o o e e a d i i à o ; a o u i e , e a a , a a l o e , a l a , o e e a a d' lo di Siria non è come il Sahara sabbia ribelle, ma terra disseccata nei secoli dalla mancanza di acqua, e se dob biamo credere agli ingegneri ed agli agronomi che sono stati sul posto, se dobbiamo credere agli industriali che si sono presentati col denaro alla mano per iniziare i lavori e che sono stati respinti perchi non francesi, tutte le speranze sono legittime. Cimitero di giganti Questo è quanto afferma l'ingegneria: per l'archeologo, i ruderi di Paimira possono dividersi in due grandi categorie-. la prima è formata da avanii antichissimi anteriori alla conquista romana. Lasciati nel più assolu- lo ^^.n^^^^J^%ria, coperti dì erbaccie, di sabbia e ai fango che li sottraggono alla curiosità del viaggiatore, essi forniranno ma-turiate preziosissimo il giorno in cui\si dovrà cercare tra le pietre di Paimira, come s'è fatto a Pompei, la documentazione che lo storico spesso chiede invano alle carte. La seconda serie di monumenti, quella che mostra l'influenza delle civiltà greca e latina, apparitene ai tre secoli che precedettero Diocleziano. Strana città Palmtraì Le civiltà più diverse vi si fusero come in un crogiuolo! Le costumanze più disparale vi trovarono pacifica accoglienza e accanto al monumento classico oggi il segno del barbaro autoctono rimane ancora. Non eststono paiole per espri mere la meraviglia che si prova quan-\do improvvisamente ci si ergono da vanti agli occhi le paurose torti quadrale, nella gola del Gebel, bizzarri «epqlcitll, cripte che il piccone ha violalo, rivelando mummie simili a Quelle d'Egilio. Da lontano, Palmira si presenta come un cimitelo di giganti o come una foresta senza fogliame: le sue colonne bianchissime sniia capitelli — gli arabi, i turchi e. In tempi recentissimi, i tedeschi hanno letteralmente saccheggi'alo queste rovine e t capitelli, forse perchè contenenti metallo, hanno più d'ogni altra cosa eccitalo la cupidigia del nuovissimi vandali — conferisce al paesaggio un'espressione di tristezza infinita Vi sono colonne di tredici metri d'alltzza e di uno e trenta di diametro, d'ordine corinzio tranne quelle del Tempio del Sole che sono Ioniche Le iscrizioni sono greche, paimitene, ebraiche e latine: alcune bilingui. Sino ni secolo decimotlavo le epigrafi palmirene rimasero indecifrai.-ill e si deve ad un italiano, il teologo riminese Antonio Agostino Giorgi, dell'ordine degli agostiniani, che riuscì — quando il francese Barthelemy ebbe lasciata ogni speranza — a ricostruirne l'alfabeto e la grammatica, se esse non sono più un mistero. Ma Palmira ne cela ben altri, di misteri, di tutti i generi. Chi se ne preoccupa? , Ieri un velivolo militare, volando a tassa quota ha lasciato cadere a cin- quanta metri dal Tempio di Dioclez'a- >no' un pacco dl corrispondenza. Le no- a a a a posto: e domani st ricomincerà a vt- vere, come prima, nella più assoluta e bentn Innornn-a di auel che tacciano oeota ignoranza ai quei cne racciano dicano o pensino coloro che non si oc-ctfpano di noi, poveri palmireni. Màmjùl Manfano Escard..

Persone citate: Aleppo, Antonio Agostino Giorgi, Barthelemy, Boma, Cadorna, Dawkins, Palmas, Palme