Almanacchi-Indovini e Barbanera

Almanacchi-Indovini e Barbanera Almanacchi-Indovini e Barbanera a e Cuinineiano a diffondersi i nuovi Barbanera, i calendari delle previsioni pel nuovo anno. Io colleziono da anni questi rozzi Almanacchi. Ne ho qui dunque sul tavolo una mezza dozzina: tulli del presente mese, vario per varietà di coordinate geografiche e di eventi reali. Uno tedesco, uno belga, ,duo olandesi, uno del Regno Unito e anche uno nostro. Sono miserrimi. Vi si sente l'aridità dell'augure fatto ormai cieco dell'occhio divinatorio. I pianeti, le orbite, i vettori, le congiunzioni, gli azimut, i cicli, dicono troppo poco o non dicono niente aU'Àstroinante vaticinalore, che presagisce come il contabile tira una somma, senza passione ne esiro. 1 cannocchiali, sostituendosi alle armille e agli astrolabi, hanno ucciso la fantasia. La quatti invero sta tutta — col suo frèmito e col suo grande anelito — nelle antiche Effemeridi, nei più antichi Lunari, nei Calendari vetusti deli inimitabili Aruspici. Chiaroveggenti superbi!... Eleazar ben Aroch, Zaccaria JaearosM, Alessio Dastoenskv, Geminili Larrabbée. il Barone Cristoforo Upretch, Natii vo:i Vay, Sergio di Mingrelio... Ina stirpe magnifica e solenne d'ispirati e di vali...! Occhi acuti di lince, che abbracciavano l'Avvenite e il Presente, la Fortuna e la Causa... Veri alunni di Delfo! . , E ciascuno diverso, vario, originale, fantastico, onnisciente, sapiente... Il gabinetto di Alessio Dastoenskv... Eleazar ben Aroch si. valeva «lenaallo: SPdflva mauelTrsua vasta'sali ìia e cupa sfinì e a un tempio, ove i bianco non appariva se non Fono." e a e a o st bu di _ me quadrante al muro e il cerchio dello Zodiaco sul pavimento. Complicati disegni simbolici, geroglifici, immagini colossali, occupavano le umpie pareti, le vetrate, le tende tenebrone ilei baldacchini. E il grande gong nell'ombra osculava sospeso a un lungo braccio di bronzo. 11 visionario, assorto dinanzi al tavolo, tutto libila torbida luce della lampada, figgeva rigidi e duri gli occhi, che non davano un palpito, su una. sfera abbagliante di ciTstallo, piena di un'acqua lieve, e chiara tanto che (inusi nel riverbero inazzurrava. A poco a poco quel globo cominciava ad animarsi. Si delineavano sagome, si componevano profili, forme, ligure, ulla convessità luminosa, si moltiplicavano. Agivano. Alessio le riconosceva una per una, le ravvisava, le identificava. E la storia avvenire gli -i svolgeva davanti — precisa, sintetica netta — con la evidenza di un bassorilievo in movimento, d'un'equazione che si risolve. A Ladv Ester Slanhope, nepote di Pitt, il grande premier di Giorgio 111, mostrò, fino dal 1^0", la sua entrata in Damasco — che avvenne sei anni più tardi — alla testa di diciotto cavalieri i quali con lei s'insediarono presso al Palazzo dei Bazar, nella vecchia città musulmana. ...e la Regina di Tadraor L'Avventuriera insiste, ad onta che l'Indovino cominciasse a turbarsi. Ansava forte come un bue al macello. Dal vecchio torace formidabile sibilava l'oscura angoscia. Tutti i muscoli apparivano sul fiero colli", contratto come un fascio di corde. Lady Ester non cede di uiii sol pollice. E allora la nera veste dell'uomo nl>brividi. La cupa fronte si protese. E le convulse mani afferrarono la Sfera magica dove il dramma si rivelò, la tragedia proruppe... — Il Monte Libano, prima, col minuscolo regno fondato dall'Ambiziosa. Gli schiavi barbari, il trono eburneo... Poi l'emiro Bechir, Lamartiue, .Massimiliano di Baviera, Mehemet-All, che la cercano, la visitano, battono alla sua porta, la vogliono perchè dotimi, perchè sirena. Ella tramanda infatti rome un selvaggio sotflo di seduzione. E' la Regina di Tadmor, la dea Lusinga, la Maga. Veste come una Semiramide e una Cleopatra. Fustiga gli uomini, canta le dolci nouba alla luna... E gli amanti ritornano via, senza averle potuto ne meno accostare le labbra a una mano. Ella aspetta! Che cosa? L'Impossibile. E gli anni frattanto precipitano. E il suo viso si incide di ouei solchi che a un tratto le si rivelano: i tristi solchi del tempo. Ma è tardi. Ella è sola. Nè di notte più vede fra stella e stella la scia di qualche sogno che trapassa... NO ode canzoni più salire verso la sua povera tristezza. Buia s'affaccia invece dietro di lei la vecchiaia. E una sorta di delirio la vince. Si fa odio, furore... Ella schiuma ora a terra col gorgoglio frenetico del sangue sullo labbra... Poi, un meriggio spietato e stupefacente di azzurro, di profumi, di vita, ella muore cosi, senza un braccio che la sorregga, nell'assalto epilettico... Diede un gran riso beffardo lady Estcr Stanhopo e lasciò solo il profeta. Ma c'e da credere :he più d'una volta, in seguilo, ella sia -ritornata col pensiero a quel prodigio premonitore e tremendo: ma vano. Che, a malgrado di tutto, divenne — evento dopo evento — realtà. Predestinata, fatale. Alessio Dastoensky ne fu tanto sconvolto, che ogni anno scriveva ne' suoi Almanacchi una frase per molti incomprensibile, e che era una specie di disperato grido del suo atterrimento: «Non cedere al Destino!... Combatti, devi combattere... Vincere! ». Non fu ascoltato La Vita è difattl un'assai chiusa Sfinge... Un seguace dell'Almagesto Eleazar ben Aroch — od secolo Oldrado Hibka — predisse nel 1453 11 viaggio da Difgo Cam compiuto l'anno seguente, insieme col cartografo Martino Behaim, nella regione del Congo. — Eleazar fissava gli oggetti nel suo Studio, e a poco alla volta li vedeva con movimenti lentissimi spostarsi tal loro sito, girare sul proprio asse, f.onclncondo dei calcoli geometrici culle I ine--1 di questi movimenti, e applicandoli poi agli astri, secóndo le riuiirine wW Almagesto, ne desumeva delle figure simboliche, che poi tra- i e o e , i . o — l i a , ) duceva in termini di avvenimenti umani, di vicende storiche. Diego Cam ha lasciato un Comenlario del suo' viaggio — pubblicato nel 1-187 — e Martino liehaim ne ha tracciato il percorso sul celebre globo da lui costruito cinque anni più tardi (1-402), a Norimberga. Eleazar Iwi fatto anche lui tutto ciò. ma prima che il viaggio si realizzasse. Nel suo scritto che s'intitola (tradotto da B»lmondo Nateli in tedesco moderno) Stimmen aus dem lìeieh der Geistar, e pubblicalo fin proprio dall'anno 1183, si legge non solo la esplorazione di Diego Cam. tal quale essa avvenne — ma quell'avventura che è la più impressionante nel corso il! questo itinerario arrischintissimo, e r'ie, abbreviando e tagliando, preferisco tradurre dal negromaiii". Il Congo veduto... in rapimento « Egli si trova adesso — scrive dunque Eleazar — in una inospite terra, dove il sole è rovenza di demòni e lo spazio è un torrido U-mbo dell'Inferno. Coloro che a Diego sembrano uomini sono invero i dannati dalla giustizia di Ely [Dio;... Nudi, abbrividitl da una febbre occulta, succhiati nella profonda vita dagli Spiriti dell'Aria, Il divorano infami e spaventevoli insulti, che inutilmente essi tentano con gli stecchi di canna e con le unghie di scrostare dalla loto orrida pelle saccheggiata. Non hanno pace. Non sanno parlare, ma gridai.: soltanto, simili n tulio ai cani lupi, ai vecchi cani a| Questo wuuvh^onco^nu^ i «?™ rubino» come ,| sangue [Pacae «hll. attorno a- cui si attorcigliano cor" # "Z^XlZT^K "e ,1,ane!( i i i , , o . a , , a o i i , a i a e . a e r e , o l , , o o , e a , e ! i i o e i e a o a , i . , e o , : , l 1 o l i i o , o - che sibilano contro la luce e si anno dono e snodano, slanciandosi tra fusto e fusto, in grovigli di selva impenetrabili', dove la tenebra o fitta e il mistero respira... « Qui Diego Cam vede spettri che si battono l'anca furiosamente... E non possono nò restare né andare... In questa zona la terra non attrae difatti, nella misura che altrove, i pesi e i corpi. 1 corpi toccano appena il suolo, ma non possono puntare i piedi, non hanno presa... Diego Cam già sale... già è sospeso... si dibatte... Con uno sforzo supremo, ecco, egli riesce a fuggire... Ma non è tutto. Là, dove altri dannati si man giano gli uni con gli altri, e quel voc chio è abbattuto da un colpo di pietra nella nuca... (dalla vena che gli zampilla i fanciniii raccolgono in una fo glia il sangue quasi nero e se ne sa zianoj... l'acqua s'impaluda attorno., le mosche a miriadi si addensano come una nubi... là Diego Cam sente ckc la vita gli sfugge — come fugge dal cuore di ognuno — e il cuore nel petto sembra quasi gli. si arresti, e non sappia il polmone più respirare, nè circolare gli umori, muoversi il piede, deglutire la gola... « Diego Cani non sa!... Non saprà mail... Deve tornare. Solo i sinodi e le quadrature astrali gli insegneranno per la mia parola la verità... ». « lì' natura — io so bone — che in quel luogo, per volontà d'Adonag, ogni senso c ogni i iscere dimentichi la sua innata operazione [il suo automatismo funzionale', e cosi cada tutto sotto il dominio della volo-nlà libera —, la quale ignora il romando che deve trasmettere: — e l'uomo ivi muore perchè non conosce, come Eleazar ben Aroch qui sottoscritto conosce, i segreti dello Zollar, della Merciinba e del supremo signore Zoroastro. che dimora immortale nella catena dei Sette Universi Planetari, sopra l'Onda di vita, olire il Settimo Raggio ». C'è una trovata. E la direi penetrante A parte difatti la strana corrispondenza col posteriore racconto dì Diego Cam (il quale descrìsse anche lui quelle zone di scarsa gravità — un suo puro sogno — e questa improvvisa paralisi — altro sogno — degli organi a funzione automatica), l'intuizione del nostro rabbino oroscopico: di quegli organi fra i più vitali sottratti alla sapienza dell'istinto e affidati alla volontà ineitieace per un malvagio schei'-.zo dell'ulteriore: rasenta qua-si l'nllez- za di un pensiero di Edgardo Poe, e sa di raffinatissima infamia schiettamente moderna. Si sente che in fondo all'uomo europeo il Diavolo 6 già umattizzato. Nell'indovino c'è l'ombra matura del tormentatore. Torquemada è giù nato. Uno specialista in incendi von Vay, o « l'Uomo di Cey- Nahl lnn », possedeva una testa fittizia e se la poneva ili lato alla vera, sulla spalla, foggiata con rassomiglianza straordinaria: di cera, dipinta, bruniccio, capelluta e barbuta. Senza, non sapeva predire. Aveva anzi bisogno, oltre a ciò, di un soprabito sovraccarico di galloni: per modo che somigliava, nel suo appartamento newyorkese, fra le • armature viventi», il geko imbalsamato e le torce di resina, un enorme lacchè, quale si vede ancora come campione superstite di carnevale, nei Manicomii, quando i matti santificano il berlingaccio. Costui, di cui danno notizia il Quarteria Journal of Science e V Herald ol Progress della metropoli yankee, era specializzato in Incendi. La Grande Massa di Falizolle, nel Belgio, ardeva fino dal 1S22. Nel 1908, quando si credeva di aver domato l'incendio con una inondazione in grande stile, ridivamparono più formidabili le fiamme II fuoco crepitò un'altra volta come un rogo colossale. E colonne di fumo vorticarono fin sotto il cielo. Ebbene, Nahl von Vay vaticinò la sciagura otto mesi prima, dal gennaio dell'anno stesso {Geodetica III) falmanaccol: 190SS. Il 5 ottobre 1910 una vampa selvaggia distrusse in poche ore il cantiere ut contrazione della XI Avenue e della XXIV no di sette milioni nella Geodetica V tutto questo e annunciato: ineccepibilmente, con linguaggio euclidèo. Sfogliando ancora qualche pagina dello sie-so Almnna'to o Geociclica, non 'crediamo a noi stessi quando leggiamo: «^7 novembre. Al tramonto del sole. Esplosione igni- - - .i ,^"Vfi llain t e mezzo di lire. Il \ vnra. Conflagrazione... Brace, fiamme, fragore, crollo... Girandola meteorica >:nn petardi e bengala. Alte grida di vittime ». E rimaniamo di sale apprendendo che il 27 novembre, esattamente, al tramonto del solo, una intera fabbrica di scatole di carta in Ncwark sì trasformava in bracere mostruoso e quaranta ragazze orribilmente vi perivano dilaniate dalla furia indomabile del fuoco. .lottatore più unico che raro Ma ft niente. C'è ancora dell'altro. Per esempio: Geodetica 17 (filli): Febbraio. Bombardamento assordante nella Baia ili Hudson. Pirotecnica umana» Sembra Tacito, o il Bollettino d'uno stato Maggiore. Ed è iettatura terribile. Che ilT.o febbraio nella Baia di Hudson su un barcone-trasporto esplodono infatti venticique tonnellate di dinamite, proiettando sessantadue persone fino dentro la luna!... Peggio. Sempre Geociclica VI. « Marzo. Ecatombe. Furore vermiglio nel vento di tramontana. Cremazione infernale ». Non si direbbe! Ma il 25 di marzo (1911) son centocinquanta operaie che ardono — è la esalta parola — con lutto 11 laboratorio della Triangle Waisl Co., a Washington Place, carcerate nell'immane vampa che l'aquilone furiosamente riattizza. Si rinuncia a credersi desti. * Non 6 vero! E' un sogno!... ,>. Niente affatto! Ecco qua Adin Ballon che s'incarica di disilluderci, e ci apprende senza preamboli che il sortieto-lacchè aveva già prenunziati altri tre incendi, senza tener conto dei minori: quello del h-alro di Chicago (3o die. lflo:i:. quello del piroscafo Slolntm {1a giugno 1W) e quello terrificante del teatro Hhodps di Boyertown, che conerizzò olire centocinquanta individui. Santo castigo Vollero fargli la pelle... Era troppo. Senonchè ci pensò prima il Destino. Poiché l'i Como di Ceylun », entrato una sera in istato di grazia, vide di nuovo un incendio (l'ultimo I l'ultimo li, ma presente, sebbene lontano. Quello precisamente di Green Street MS giugno l'US), noi quale periva (tanto proprio gli siava sott'occhio a costui, che leggeva tutto ciò negli epicicli degli astri in perturbazione) disperatissima Sara Blackwell, la sua incomparabile amante ventiduenne. 11 catastrofico aecldentista Nahl von Vay urlava quindi di raccapriccio davunti ai telescopi. Lo squassava una convulsione senza nome. Invocava Dio, Satanasso, i Serafini e il suo rivale Sant'Antonio abaie, che protegge dal fuoco. Come non fosse! Sara si contorceva - con la seconda vista il piromanie la raffigurava — dentro il croscio volubile d'una fontana di fiamme che s'avventavano al cielo con le colonne, le lingue, le corna, gli anelli, i razzi, le bombe incendiarie, in un delirio di fumo. Tulio a un tratto — nella visione — crollò un muro, un solfino... E l'aruspice si gettò nel vuoto. Respirarono tutti finalmente, liberati (lall'incubo. Nessuno osò più da quel giorno nominarlo. Solo io... Ma coroggio! Io sono stato un tempo anche pompiere. L'Indovino di Anna Bolena Qualche cosa di 'imile tocco, certo a castigo, il fatidico Germain Larrabbée, che fu il pruno nell'occhio della seconda moglie di re Enrico Vili d'Inghilterra, Anna Bolena. 1 suoi Almanacchi (Annales) sono scritti in latino. Ne riferisce a lungo il dott. Giovanni Zoschau in un suo articolo nella Ileiliner Vossisclic Zeitung (nov. 1897), pieno di belle curiosità. In due parole: Germain Larrabbée antivide con duo anni di anticipo il matrimonio di Anna col pingue monarca, marito di Caterina d'Aragona. Antivide la opposizione del cardinale di VVòlsey, la espulsione ili lui dalla Corte, la sua morie nell'Abbazia di Leicester. E antivide la lotta aperta del re con papa Clemente, che di divorzi non intendeva parlare, la fortuna del compiacovole arcivescovo Cianmer, ed Infine le nozze. Antivide e preannunziò. Ciò clte andava benissimo. Ma un bel giorno antivide anche il supplizio di Tomaso Moro, la infedeltà matrimoniale di Enrico, la minaccia, la decapitazione, la morte della .. improvvisata giovinetta regina. E fu ralPfqisacnpschiuso nella torre di Londra. ...Donde fuggì, col cervello gravemente in disordine, essendo la predetta torre allora l'anticamera del patibolo. «Ci sono occhi dietro la porta!...» Cosi riparò nella nativa Angoulème, dove un'Anaide Henry gli fu larga di dolci cure e di grazie. Ma ecco che il genio della oroscopia lo riassale. Prevede una diserzione di Analde, e la sequestra Non soddisfatto, ne indaga col sistema dei boriili (specchi di berillo denunciatori) il passato. Scopre magagne tradimenti, malefatte, e una vittima: un tal Natalio Renault, morto di crepacuore. Tanto egli s'investe di questo suo disgraziato predecessore, che in trance se lo impersona. Diventa lui. E reclama con truculenza la vendetta, a gran voce. La trance si trasforma in delirio. Germain Larrabbée ora marcia notte e giorno per casa — nudo — col suo ciuffo di Paradiso in testa e una grande spada dt Toledo al fianco, con la quale minaccia. E eli continuo niugge: «Ci sono occhi dietro la porta... ci sono occhi!... ». La donna trema verga a verga: la donna che per lui è un po' adesso anche Anna Bolena. E in un crepuscolo buio, più ossessionato elio mai, egli si ritrova d'un tratto quegli occhi furibondi di contro. Ila un gran balzo. Sguaina la spada e avventa un tremendo fendente contro l'Apparizione... Il fracasso del grande specchio che frana in mille pezzi copre il suo urlo di moribondo, colpiio in gola da un frammento del vetro micidiale, dentro cui stanno ancori quegli òcchi: ma moltiplicati: g:i .occhi stessi di Lai'rabbée che si chiù dono "«desso per sempre all'Avvenire, \ ai presente.. E si chiudono insieme a quegli altri, nel medesimo giorno di quegli altri, paventali sulla mozzata testa che eb-Mbe nomo Anna Bolena. Era il lànfl. corno narra la storia. Aldo Bianco.