In attesa di Debora e Jaèle al Regio

In attesa di Debora e Jaèle al Regio In attesa di Debora e Jaèle al Regio Il libretto di Ildebrando Pizzetti Come è stato annuncialo, sarà,rap-,inolila u Slìliu amiuiu.ia.iu, >ai;i lajj-tpresentata domani sera Debora e Jaele, |l'opera di Ildebrando Pizzetti, che, pre-1 sentala nel dicembre del 1922 alla Sca-1la, direttore Toscanini, fu replicata con maggior successo l'anno seguente cantata dalle signore Casazza e Thess e dal tenore Dolci, gli stessi interpreti che la faranno conoscere a Torino, direttore il Capuana. In seguito Debora c Jaèle fu eseguita fuori d'Italia; recentemente otteneva clamoroso successo ad Amburgo. A coloro che vogliono essere minuziosamente informati dell'opera, della sua genesi e della sua forma è da consigliare la guida di G. M. Gatti, edita a Milano. Caddeo, 1922. Ecco un largo sunto del libretto, che lo 6tesso compositore scrisse, rinnovando a suo piacimento un episodio del libro dei Giudici. Atto primo All'annunzio clic Debora si mostrerebbe al popolo, princìpi, pastori e cittadini sono accorsi a Kedesh, hanno trascorso la notte in attesa del sole » della parola della profetessa. Nella piazza molta folla 6 riunita, gente stanca, intristita, di cui l'anima è tarilo aperta a Improvvise speranze quanto pronta a subite depressioni e viltà. Se fra quegli uomini un folle getti un grido di terrore, e narri, allucinato, una visione di fiamme c di orrore, di sterminio o di morte, eccoli gemere e piangere. Sd uno rammenta di quanta grazia, di quanta forza, di (pianta gioia sia datrice ai sofferenti la parola della profetessa, eccoli fiduciosi. Ogni voce, ogni grido li fa baliare, palpitare. Ora, di lontano, viene un vociare: una donna denunzia con alte grida un delitto, commesso sui suoi bambini, invoca vendetta; altre donne, seguendola inorridite, scongiurano Iddio d'aver pietà dei loro figli; un uomo incita alla riscossa, altri uomini raccolgono il grido di guerra; ;l tumulto s'avvicina. Nella piazza i vecchi sono prosi da terrore; il folle vaneggia nuovamente di stermini! e di incendi; si invoca Nabì, il principe, che è pavido; si invoca l'invisibile Deboia. La folla vociferante è giunta, ha invaso la piazza. 11 giovine Azriel rimprovera il principe pusillanime. Attendere la salvezza da una donna? E che fa Barak, il capo dell'esercito? dove sono i capi ? Non hanno occhi nè' cuore, per il popolo I Nuova, intensa emozione reca alla folla la donna che ha annunziato di lontano un nuovo delitto: essa è Mara, che geme ed urla come una bestia ferita; suo marito trafitto da dieci colpi di lancia, i suoi figliuoli... Non può narrare !a ioro fine, può solo gridare vendetta, atroce vendetta. Ma poiché ii principe Nabi, sooteinlo la propria inettitudine, sta per invocare da D:o luce alle sue decisioni, esce dalla folla Hever, e subdolamente tenta raffrenare lo sdegno della folla, insinuando perplessità e dubbi. Hever dice di soffrire quanto gli altri: anch'egli è figliuolo di Israele. Ma t. pur necessario raccomandare saggezza, prudenza ai ìgiovani impazienti di guerra^ I suoi '~ ammonimenti sono approvati dai vecchi, respinti dai giovani. Azri^I smaschera Hever o lo denunzia al popolo: egli ha commerci con i nemici; la sua tenda c aperta ai Cananei, sua moglie riceve doni da Sisera, anzi è la concubina di Sisera... Hever non sa scolparsi; una donna gli urla: « Grida che e falso ! » Hever tace. Azriel rinnova l'accusa, ed in più afferma che Hever e sua moglie scannarono il loro figliuolo sull'altare. Hever non sa scolparsi. E la donna sconosciuta, che aveva urlato, s'avanza, si svela: è Jaele, la moglie di Hever. « A morto tutti e due » — uria la folla esasperato. Jaele riesce ad imporre silenzio; fiera, sdegnosa, giura clic non fu la concubina di Sisera, che non uccise j| oglio. Fu Hev^r elio bruciò il bambino. Invoca Debora che tutto sa. Ma la folla non vuole udirla: tutu le rimproverano di noti aver ucciso Sisara mentre ora nel suo letto. Prevale po! la voce di Azriel: i Debora li giudichi ». La profetessa, elio già e-ra apparsa, inosservata, sulla soglia della casa di Barak, ed aveva tutto veduto ed udito, scendp ora nella piazzo, fra il popolo che l'accoglie in ginocchio, le ind:ea Jaele traditrice, invoca punizione. « Lasciatela! ». Impone Debora. E parla al popolo severamente, ascoltata con devozione. Ella ricorda le parole pronunziate dal Signor--1 sul Giordano, quando ordinò di seguire le sue leggi, di non odorare dèi stranieri, e promisi- benedizione e pace, ma nilnaccin altresì ai fedifraghi maledizione e morte, ip ogr'a fli solfo, fuoco e cenere febbri e lebbra... La vision-' degli orrori minacciati sommuove l'anima della folla. Implacabile, continua la profetessa: « Avete stretto B^ean^jiQ.i^tot^ay^^.,^obiciau niitoui.» , ...... . — . . - nerato con le loro donne, servito ì i-oro iddi, spezzato mi patto ». w°v°™°™ serpeggia nella folla, che, genuuessa, invoca aiuto e salvezza. Debora ora solleva gli amimi, li esalta. Ella stessa implorò grazia dal Signore; con fervide parole intercedette pel popolo umiliato; chiose un segno, faceaidosi garante che il popolo avrebbe ripreso le armi e combattuto i nemici. Squillarono allora le trombo d'oro ed il Signore parlò a Debora, e l'invitò a chiamare il popolo a n'accolta, a lanciarlo contro il nemico. « Sisera cadrà ed una donna potrà stringergli ai polsi le catene e calcargli li suo piede sulla nuca ». A tali parole eccitatrici, il popolo sorge, gridando all'armi. Ma ora è Barak, il condottiero degli eserciti, che giudica troppo rischiosa l'impresa, confrontando le forze opposte, giudicando quelle nemiche strapotenti. 1 giovani lo interrompono, esaltando il proprio valore. Debcra lo accusa di aver paura» « No — risponde il capo degli eserciti —; fa che sisera esca dalle rocche, ed io garantisco la vittoria. Ma chi lo indurrà adiisarre? ». Nell'ardore del ipopolo inebriato dalla visione della guerra santa, tra la saggezza di Barak e la divinazione di Debora, la donna, Jaele, fa emergere la sua persona carnale, offrendo se stessa al sacrificio, la sua ibe'Jlezza alla concupiscenza del re nemico, accomunando, forse, nella sua fantasia, in un alto solo l'orrore del tradimento alle anelate crioie di un amore inconfessabile. Ma tutto è misterioso in questa offerta di Jaele. Forse, è misterioso per lei stessa quel che essa dice, quel cJlie si propone, quel che tenta. Essa si lancia nell'avventura con ardimento e con ebbrietà, come eroina e come donna: quale forza, in lei. dominerà? Con un breve grido ella invoca da Debora la missione audace. « Taci! », le impone la profetessa. Debora ordina a Barak di radunare gli uomini, di marciare, di salire sul Tabor, di aspettare là gli eserciti di .Sisera. * Piomba su di essi, ed annientali ». Ma poiché Barak ebbe poca fede, sarà punito. Altre mani cattureranno Sisera. Il ipopolo, cantando canzoni di guerra, .sfolla la piazza, preceduto dai capi. Ora Debora affida a Jaele il compito: andrà da .Sisera p farà che esca dalle mura. « E tu .puoi farlo e lo farai ». Ma o 'bone che non vada sola; condurrà con sè Mara, la donna cui furono strappati marito e figli; avrà compagna chi le rammenterà, con le sue. piaghe aperte, che il Dio della vendetta chiama. Atto secondo Su', fluire di un banchetto, cui han partecipato col re numerosi principi e capitani, giunge Hever; condotto alla presenza del re, annunzia che il popolo di Israele si prepara alla guerra, comunica il piano dell'esercito israelita. Sisera lia repugnanza del traditore, gli fa dare una somma ma lo fa imprigionare. Ora Sisera getta il grido gioioso della guerra, ordina danze di gioia, fa distribuire il miglior vino. Al suo caipo d'esercito, Talinai, trasmette il suo piano: tre giorni di marcia, sconfiggere il nemico, ripassare il Chiscion prima che ingrossi. Con i capitani e con le guardie Sisera brinda alla guerra ed aliti vittoria. Le danzatrici stanno per iniziare le loro flgurazioni, quando uno schiavo annunzia a.Sisera una straniera. Essa ha detto: « Sisera mi conosce; digli clie /porto ai polsi due serpenti con gli occhi di rubi.no ». Sisera sussulta, si guarda intorno smarrito, getta via la sua coppa. Sisera congeda tutti, fa avanzare Jaele; Mara resta in dis parte. Commosso, Sisera rammenta a Jaele una lontana leggenda: quando'l'eroe dove affrontare la prova suprema, gli dèi « pongon dinanzi a lui il maggior bene che invano egli abbia in vita desialo per l'ultima rinunzia., la morte e me l'annunzi? rispondere. Jaele ricorda a Sisera dit¬ touddouapmsccoaegcEdtanstvoe JalaMvconchSpnsegpipdtunugdbdpaJhlaligdolanedrJo(plossstpJpndcmlvonardb«rcmnssddvumgmPrecedi tu GAnzi f.Hhle.Alina vota quanU egli sirecò nella lnda di lei, le disse: Ce una !am-!„j paila accesa in una stanza segreta del- ; dla mia reggia, elio attende chi la spenga per riaccenderne una più alla e India. Sarai tu l'attesa? ». F. Jaele rispose allora: « Quando ciò che io stililo male ini sembri hencj ». Jaele attese, di giorno in giorno, la punizione dello atrocità di Sisera. Ma esse si so no moltipllcate e Iddio non è mai intervenuto. Dunque, Jaoie ò ora convinta che quel che credeva male è bene... Ed ó venuta ella stessa per servirlo e piacergli, poiché è il più forte ed il più degno. Ed è venuta a dargli in mano un 'branco di ribelli del suo popolo... Ad un gesto di orrore di Sisera. Jaele non s' arrosta, anzi «arra, mentendo, quale sarebbe ii piano dei ribelli, poche centinaia d'uomini. Sisera quasi non l'ode, dimentico pure della guerra, riaffascinato dalla bellezza di lei. Talmai ritorna in quel momento, e reca qsldsamdlsldctscegal ^» n^s^^vtìaTètt*r*8#en" to, Jaele, vinta, dice : « Ed ora fammi uccidere». Sisera, perdutamente preso di lei: «Non t'uccido, ma ti prendo Fulmineamente la donna wae una piccola spada, sta per lanciarsi, si arresta, vacilla, cade in ginocchio, piangendo convulsamente. Commosso, ma calmo, Sisera con gravi parole scende nel cuore di Jaele : ella non 1 ha colpito perchè ha sentito che in lui avrebbe ucciso la sua slessa vita. Ora egli è contento. Finalmente la donna che egli aveva tanto atteso ò giunta. Egli le dico la sua penosa attesa, la dolcezza dell'incontro; ora le stanze da tanto tempo destinate alla regina stanno per avere l'ospite, ed il suo ardore sta per calmarsi deliziosamente. Egli vorrebbe condurla nelle stanze segrete e deliziose. Certo la seduzione è forte: Jaele sa appena gemere qualche parola; tenta appena qualche resistenza. Ma forse nel punto in cui essa sarebbe vinta, s'ode una triste nenia. Mara, la compagna che aspetta, ricanta la ninna-nanna che cullava i suoi bambini che le furon tolti... Jaele è atterrita. Si stacca da Sisera, balbetta, invoca pietà, lotta con se stessa: decide: tornerà alla sua tenda... « Non posso essere che tua se il Dio tremendo vo glia che tu sia vincitore del mio popolo, tu mi ritroverai... ». Sisera la prende fra le braccia ed essa si abbandona, tremante. Non sa più nulla ; è tuia misera donna. Alfine, si stacca, se ne va, smarrita. Atto terzo L'esercito di Sisera ò stato sconfitto; una mischia furibonda: i numi rosseggiavano. 11 cielo rovesciava torrenti d'acqua e scagliava fulmini. Sisera — barra Mara a Jaele, mentre rifà la tenda e rinsalda i pinoli scossi dalla tempesta — si salvò a nuoto. Verrà Sisera alla tenda di Jaele? „Mara ó congedata, Jaele aspetta Ed ecco il re fuggiasco. ha -nelle vesti e nelle carni l segni della lotta, della fuga. Spossato ed avvilito, confessa alla donna, la sua vergognosa fuga. I suoi lottarono da prodi ed avrebbero vinto. 11 cielo fu più ostile dei nemici. Egli aveva agognato la vittoria per coronarla regina; vinto, non volle morire, ma rivederla ancora, e si salvò per lei. Ora che l'ha riveduta, andrà, non importa dove. Amorosamente Jaele lo soccorre, lo disseta, Jo trattiene, non lo Jascierà andare. (Mara appare uri istanle. li vede, scompare). Re o mendico, che importa? Elia lo ama: resti nella tenda, vi trascorra, sicuro, la notte; all'alba fuggiranno insieme. Lo bacia, lo seduce. Debole, smarrito. Sisero si abbandona a lei. Entrano nella tenda. Avvertita da Mara, Debora fi giunta presso la tenda. Ne esce guardinga Jaele, per scrutare intorno, scorge la profetessa. Le parole di Debora risuonano d'ironia. « C è chi veglia e lo difende! — stride Jaele. — L'na donna che può guardarti in faccia e non tremare ». Jaele invoca poi pietà per colui che non è più re, ma un misero viandante: che importa se muoia qui o lontano? implacabile Debora sostiene ohe Sisei'd è nemico e deve essere annientato. Audacemente Jaele interroga Debora: <■ Tu, che non hai pietà del dolore degli uomini, sei certa tu di ben comprendere la volontà di Dio? ». « Sì, sono certa », afferma Debora. E rientra rapidamente nella selva, lanciando un grido d'i richiamo agli uomini appostati. Rispondono, di lontano, le voci. Jaele si guarda attorno, smarrita. I.e grida incalzano, più prossime. Un pinolo, un martello, abbandonati da Mara presso la tenda, le cadono sotto gli occhi. Essa li fissa, sipaventata meditando. E ripete tra sè le ultim" parole di Sisera: « Non destarmi più... ». Con uno scatto, dopo lunga, tormentosa indecisione, raccatta martello e piuolo ed entra nella tenda. vicini; GII inseguitori sono vicini; la turba enirà -nello spiazzo davanti alla fpnda Appare J;i"lo, fiera, pallida, si forma lascia aperta la tenda, sorreggalo „nn dei teli. I! corpo di Sisera? Pren delMo, là dentro ». S'odono"! . .e voci di quel') che han trovato Sisera nella, positura in cui il mortalo colpo di Ja<--*e lo aveva colto. « Hai udito la voce del Signore'/ », interroga Debora. Le risponde Jaele: « Non- del tuo Dio. d'un altro, che non conosci ». Il cadaveri» è trascinato via; gli uo mini lo seguono cantando un tripù diante Alleluia, in onore del signore lodando Debora e Jaele. Debora apre il solenne corteo funebre e con e*so s'al lontana. Jaele ricanta le dolci parole dette da Sisera quand' egli immaginò che sua madre l'attendesse dopo la vittoria. Scoppia in pianto e si abbatte singhiozzando. Il pazzo, Jesser l'a'lu' clnato, ripete: ..Alleluia! Alleluia'» e ride; ma la risata si muta in sin ghiozzo; corre a Jaele, ie si inginocchia accanto, prende uri iembo della vesto lo bacia... ' Fdzcilpqsqtmtmprzptislnecsvspdslslttllscasgdsstsrcrsbcmn

Luoghi citati: Amburgo, India, Israele, Italia, Jaele, Mara, Milano, Torino