Il miracolo di Niemi

Il miracolo di Niemi Sulle orme di Roma eterna Il miracolo di Niemi j sogno dell'Alberti 6 ormai presso clie compililo. L'occhio blu dei colli Albani si va restringendo e cerchiando di bianco, come se intorno alla pupilla si venisse formando la sclerotica. Dal 20 di ottobre le pompe funzionano Ininterrottamente togliendo al Lago di Nomi una media di 1000 litri d acqua al fiecondo. lì le aeque, convoglialo nel cunicolo romano riattato e rafforzato vanno al mare, lasciando affiorare a poco a poco le meraviglie del passato. Dall'ottobre ad oggi il pelo dell'acqua si è abbassato di 2 metri (> 71 centimetri; bisognerà arrivare ad un abbassamento di m. 5,90, dopo di che la poppaN della prima nave di Caligola apparirà agli sguardi stupefatti dei nuovi romani. Si calcola dunque che in primavera il miracolo sarà compiuto. I primi ritrovamenti Intanto l'attesa non ò monotona. Ogni giorno reca la sua sorpresa più 0 meno Importante, più o meno prevista dagli archeologi. Già si stupì dinanzi all'apparizione di vari ordini ili gradinate torno torno al Lago, che dimostrarono immediatamente come lo specchio d'acqua dovesse essere teatro di ludi nautici fastosi e mirabolanti. • Oggi i romani accorrono a vedere l'ultima sorpresa: l'apparizione di un porticciuolo inaspettato che scombussola tutte le congetture ed entusiasma 1 profani che, se Dio vuole, non hanno tante fisime por la testa e sono felicissimi di accogliere senza discussioni tutti i doni che. il Lago offre. Si è infatti rivelata, affiorando dulie acque dtcrescenti in ritmo sia pur lento ma costante, una costruzione in grossi parallelepipedi di pietra lunga più di 100 metri e che poggia su di una gettata di calcestruzzo. Tutto ciò si è trovato a destra e a sinistra della cosidetta « Spiaggia del Romito », ma quel che più stupisce ò che da tale costruzione, si stacca ad angolo retto un diverticolo che si avanza verso il lago e strapiomba nello acque che in quel punto del lago sono profondissime. Si tratta infine di una lunga btin- „,.< . , _ ~~ ..„_ lchina dr. cu si parte un vero e pro-fprio molo proteso nel lago, che dà a credere che questo fosse l'approdo delle navi di Caligola, una delle quali almeno doveva avere in questo stesso punto la sua ubicazione. A tale approdo d'altra parte si dovrebbe coliegare la strada clip oggi si Svolge in mulattiera dall'uscita <li Genzano per Velletri sino al pendio della riva sul lago, proprio nei pressi della banchina. Era dunque questa la via imperiale per cui Caligola veniva da Homa ai suoi svaghi pseudomarini ? E, in tal caso, come mai le navi non son più al loro posto d'origine? Ma lasciamo queste preoccupazioni agli archeologi ; tanto il popolo si ferma ad ammirare a bocca aperta senza pensare a troppe cose. Molto, invece, ci pensarono, in tutti i tempi, uomini di fede e capi. L'immane impresa I mezzi moderni hanno permesso finalmente di riscattare le famose navi; si pensi die si tratta di ridurre la superficie del Lago da 1.719.000 mq. a 908.000, di ridurre ia massa d'acqua di 31 milioni di metri cubi, lasciando nel Lago soltanto 7 milioni di metri cubi d'acqua, di ridare all'agricoltura ben 811.000 mq. di terreno! Concepire soltanto un'impresa del genere in passato sarebbe stato da folli. Pure i precursori ci furono, e furono molli. Le. navi, dette di Tiberio, mentre son di Caligola, come risulta sicuramente da varie iscrizioni e dalla data cui si attribuiscono, il 37-43 lell'èra cristiana, attrassero in ogni terfipo la attenzione degli storici e degli studiosi. Il tesoro di ninfei, di sacelli, di t ri ci i ii i i e di cose preziose che la leggenda attribuisce loro fu sempre mota delle aspirazioni di uomini arditi o lungimiranti. II primo tentativo di rimettere o gala le navi fu compiuto da Leon Battista Alberti che n'ebbe incarico dal Cardinal Colonna nel l-HC. Egli fece attaccare alla prua, alla poppa ed ai fianchi delle navi, da marinai palombari genovesi certi uncini di ferro legati con lunghe funi ad alcune machine rudimentali, poste su grandi botti vuote è con essi cercò di sollevare le navi intere. Ma il legno a contatto con l'acqua s'infradiciò e il lalauiego si schiantò mentre agli uncini rimanevano attaccati pezzi di transenne e di ornati di bronzo. Ouesta impresa fallita non fece che attizzare desideri d'intorno alle navi e nuovi tentativi si susseguirono a traverso i tempi. Al XVI secolo risale uno dei più importanti tra essi: l'architetto bolognese Francesco De Marchi riuscì approssimativamente a misurare le navi; questi risultati furono quindi perfezionati nel 1827 dal cavalier Annesto Fiisconl. Nell'ultimo venticinquennio del secolo scorso archeologi e scrittori non fecero che discutere delle navi e si formularono le più varie teoria al riguardo. Fra gli altri Oreste Unggi nel 1S79 negava la loro esistenza, assicurando che esse non erano altro che resti di una villa di Giulio Cesare prima costrutta e poi demolita. La scoperta di Vittorio Borghi Finalmente Vittorio Borghi nel 1895 riusci a trarre da! Lago degli oggetti di bronzo di squisita fattura e cosi si restaurò la fede nella bellezza e nel valore delle navi. Al 1897 risale uno dei più orgànici progetti di recupero ed esso 6 dovuto a Costantino Maes, il quale stabili anzi tutto questi dati: la prima nave è lunga 00 metri e larsa 20, si trova con la poppa a metri 5 30 di profondità ed e reclinata con la prua a meni 12 di profondità distando metri 20 dalla riva; la seconda è lunga m. 71. larga 24, dista dalla riva 50 metri ed ha la poppa a 16 metri di profondità e la prua inclinata verso 11 ceiiiro sino a 22 metri; le navi distano fra loro 200 metri. In prima è tutta interrato meno il bordo, mentre la seironda •'• libera lateralmente per ben \iU';y;„v,{ f!in„0 A dire del Maes il i^ luvi in quel tempo do- vera costare 300.000 lire I Nel 1901 poi si ebbe ancora un progetto di Emilio Giuria, e qualche anno dopo il Colonnello Cianetti tentò persino di scoprire le navi con un aerostato sospeso sulle acque. Importantissimi sono gli studi coni pimi dall'ing. Malfatti ira il 18!)5 « il 1896; essi anzi hanno carattere doti nitivo e sono serviti come base esseri ziale per gli accertamenti necessari ni tentativo estremo che ó in via di felice realizzazione. U valore delle navi Veramente enorme e il valore che deve essere dato al ricupero delle navi se si pensa quid che esse possono documentare intorno all'arte dell'Impero dei Giuli! e dei Claudii. E' l'epoca d'oro della romanità che risorge fra noi con due maraviglie del suoi artefici cesari! e non è dubbio che sarà fornito agli intenditori uno spettacolo di impareggiabili dovizie. L'ing. Mengarèlll, regio ispettore degli scavi, si è recentemente espresso circa il valore delle navi in termini che non ammettono ulteriori dubbi. Egli ha dichiarato che !a parie di maggiore importanza artistica delle navi deve essere quella superiore, dove nra.no i sontuosi editici creati dal fasto Imperiale. Comùnque anche il resto potrà essere cosi ricco di interesse archeologico e riserbare cosi grandi sorprese da compensate ad usura i sacrifici compiuti per ricuperarlo. Sulla seconda nave, secondo ii Mengarelli, devono esistere pavimenti di mosaico e di marmo di inestimabile pregio, tegole di rame e bronzi bellissimi. Ciò risulta dagli accerta linci j Minutili uioucilliciu lt » ' fdei CoI!i Alb(uUi sllipRfa ti e inebetiti menti compiuti dal Borghi; ma e in-dubitalo clic la secondu nave essen-do stata meno investigata della prima deve essere rimasta presso che intatta. Tutti questi sono gli elementi cne da secoli hanno fatto sognare scienziati e profani sul mistero del Lago di Nemi. Mistero che è però alla vigilia di essere svelato e che si trasforma in miracolo di bellezza e di romanità. Bello sarà vedere nell'estate prossima i barbari discendere, per le pendici da tante maraviglie. Saliti dai fastigi di Roma. doll'Appia Via, questi signori stranieri sempre a caccia di sensazioni potranno rivivere con la loro anima impastata di Moiusen e di Gregorovius uno dei più raffinati periodi della grandezza imperiale e scenderanno a', piano più ebbri che mai di vino dei Castelli Romani. Ma allora vorremo vedere Sa faccia che farà un qualunque eminente ingegnere idraulico d'oltr'alpe dinanzi alla maraviglia del cunicolo che dui Lago di Numi attraversa la collina dell'Aricelo. Roma, Roma, il leir.po passa e la citta di tutti i Fati apparii sempre più la Maestra di tutte le civiltà. G. V. Sampieri.

Luoghi citati: Nemi, Nomi, Roma, Velletri