Saldatura tributaria

Saldatura tributaria Saldatura tributaria Un recente comunicato del Governo ci ha dato confortanti notizie della situazione del Bilancio anche durante l'esercizio 1U28-21). Tutti i cittadini se ne debbono rallegrare : specialmente i contribuenti. Questi infatti — mentre da un lato sopportano una pressione tributaria con una abnegazione per cui non vogliamo ripetere una qualifica già in voga nel passato, e che quindi non diciamo « eroica » — devono esser particolarmente lieti di veder preannunziato un maggiore avanzo nel bilancio dello Stato. Questo significa che non verranno richiesti loro maggiori sacrilici e che anzi la politica iniziata dal Governo verso una progressiva diminuzione delle aliquote continua salda s forte nel suo programma attraverso anche la lotta contro le evasioni. Per questo lato, nessun Paese ha dovuto e saputo risolvere in un termine relativamente breve tanti e così complessi problemi finanziari : assicurare prima e mantenere poi il pareggio nel bilancio, rivalutare e stabilizzare poi la lira, ridurre nel medesimo tempo le aliquote delle imposte, Problemi contrastantesi gli unì con gli altri: poiché la rivalutatane monetaria — necessaria per una larga visione delle fortune economiche nazionali — ha ripercussioni inevitabili sul bilancio dello Stato, incidendo sulle entrate senza far diminuire contemporaneamente in eguale proporzione le spese. Ora l'Italia ha avuto la forza, la capacità e l'abilità di rivalutare la moneta, in pari tempo assicurando il pareggio nel bilancio dello Stato, rid.ucerido le aliquote di parecchie Imposte, abolendone addirittura alenne, e vedendo senza timore diminuire e quasi ecomparire il gettito (li quelle straordinarie e di guerra. La saldatura tra. la finanza postbellica e quella normale rappresenta anzi uno dei capitoli più interessanti della storia finanziaria nostra di quest'ultimo quinquennio e costituisce la soluzione di uno dei problemi che maggiormente potevano preoccuparci. Aboliti il contributo per i Mutilati, il centesimo di guerra, e l'imposta del 15 % sui titoli al portatore, rimanevano due cespiti derivanti da circostanze intimamente connesse con lo guerra: quello relativo ai sopraprofitti di guerra ed agli aumenti di patrimonio e l'imposta sul patrimonio. Ora doveva prevedersi che il primo dovesse diminuire fino ad esaurirsi coli'esaurirsi della materia imponibile e che la seconda dovesse 6iibire una notevole diminuzione di gettito sia per l'avvenuta intensificffzlorre dei ristiate-net-primi anni di esistenza del tributo, sia per il finire col 31 dicembre del 1928 del periodo decennale previsto per il pagamento dell'imposta sui patrimoni prevalentemente mobiliari. Per avere una idea esatla di quanto abbiamo rappresentalo sino ad ora per il nostro bilancio queste due fonti di tributi basta citare le cifre dei loro gettiti: Da questo prospetto si vede che le due imposte derivanti dai profitti di guerra dopo aver raggiunto nel 1S>2U21 quasi i due miliardi ed aver dato un gettito complessivo di dieoi miliardi, sono diventate ormai cosa trascurabile, facendo scomparire un notevole introito per il bilancio. La imposta sul patrimonio rappresenta un cespite meno incostante: ma es6a pure è destinata a diminuire per le ragioni sopra indicate. Ed infatti nel preventivo del corrente esercizio essa figura per 70(1 milioni, contro una previsione di 900 milioni ed una entrata effettiva di 817 milioni nell'esercizio 1027-28. Il movimento di regressione continuerà certamente, e se nel decennio prossimo essa rappresenterà pur sempre una cifra notevole di entrate, ciò non toglie che anche della sua diminuzione la amministrazione abbia dovuto tener conto. Ora la cosa confortante nell'andamento della finanza italiana è questa: che nonostante la successiva riduzione di queste entrate straordinarie — che appartengono al capitolo dei tributi diretti —'il totale degli introiti derivanti dalle imposte dirette non è diminuito nel suo ammontare complessivo. Infatti il gettito relativo da poco più di un miliardo ha raggiunto i 4 miliardi nel 1920-21, ha superato i cinque e mezzo nel 1923-21, si è poco distanziato dai 6 nel 1925-26, li ha superati di 116 milioni nel 1926-2-7 per discendere a 5.736 milioni nel 1927-28. Il che indica, che, mentre da un •lato si abolivano imposte che erano Contrarie ad ogni buona norma di finanza come quella del centesimo #i guerra o che contrastavano con le concessioni adottate dal Fascismo, come quella 6ui dividendi {residuo della deprecata nominatività obbligatoria dei titoli) dall'altro i cespiti creati dalla finanza bellica venivano ineluttabilmente riducendosi, il bilancio trovava, nelle entrate normali, sufficienti elementi di compensazione. Infatti nel complessivo gettito delle imposte dirette, quelle permanenti nel 1920-21 rappresentavano una percentuale del 31,74, mentre il 68.26 era costituito dalle imposte transitorie; nel 192728 e nel 1928-29 i rapporti sono completamente invertiti, poiché il 77,52 per cento nel primo esercizio e I' 82,18 nella previsione del secondo sono costituiti dall'entrata dei trjbuti permanenti. Ora il merito — se così si può dire — spetta completamente allo sviluppo dell'imposta di R. M. Infatti dalle altre due imposte dirette, quella 6ui fondi rustici che aveva fruttato 82 milioni di lire-oro nel 1913-14, ha dato nel 1927-28 un gettito di 114 milioni di lire-carta e a sua volta l'imposta fabbricati che dava, nel 1913-14, 113 milioni di lireoro, ne ha dati 232 nel 1927-28 con una diminuzione sugli esercizi precedenti in conseguenza del R. Decreto 12 agosto 1927, n. 1463, che ha ridotto del 25 % la prima per gli esercizi finanziari dal 1927-28 al 192930, e che ha dettato una diversa valutazione degli imponibili per la seconda. Invece l'imposta di R. M. ha percorso un cammino continuamente e rapidamente ascendente: il suo gettito era di 346 milioni nel 1913-14: ha prodotto più di dieci volte tanto nel 1925-26, un totale di oltre 3 miliardi e mezzo. Ma non si è fermata lì : nel 1926-27 è arrivata a 4158 milioni e nel 1927-28 a 4017 milioni. A parte quindi i redditi derivanti dall' imposta sui celibi, preventivati pel 1928-29 in lire 50 milioni, e quelli che si attendono in lire 210 milioni dall'imposta complementare, è all'imposta di R. M. che si è dovuta la saldatura ormai avvenuta fra il nostro sistema fiscale di guerra e quello normale. A mettere maggiormente in evidenza l'elasticità del tributo ed insieme il cammino percorso nella ricerca della materia imponibile, bisogna ricordare che il gettito suo aumentava nonostante che le aliquote diminuissero in virtù dei provvedimenti De Stefani. Questi infatti stabilivano una serie di riduzioni scalari che è opportuno richiamare alla memoria e che risultano dalla tabella seguente: Cale- Aliquote Aliquote gorie massime oppile, dal 1°-1-2S dal 1°-1-27 dal 1«-1-J0 tino al 192S A S5-S88 % £1 % 122 % 90 % n 90.0SM % 18 % 10 % l'i «V, CI 18.801% 10°; 14% 12;% Ci 12.834% 12% 11 10% D 11.070% 10% 0% 8% Ognuna di queste diminuzioni cagiona, secondo i calcoli della Direzione Generale delle Imposte, una perdita' superiore ai 250 milioni annui. Ora se nonostante ciò il gettito dell'imposta di R. M. è ondato aumentando, questo è dovuto al fatto che è andata pure continuamente aumentando la materia imponibile, cioè la quantità di redditi soggetti all'imposta, L'aumento corrisponde allo sviluppo veramente considerevole degli accertamenti per cui i redditi iscritti agli effetti dell'imposta, di R. M. sonò saliti da 6 miliardi nel 1922 a più di 18 miliardi e mezzo nel 1927. Se si considera che il valore della lira, era nel 1927 su per giù uguale a quello del 1922 si può agevolmente dedurre il cammino percorso. Molto interessante è anche la diversa misura dell'incremento subito dalle varie categorie di redditi rQl periodo 1922-1927: Cai. A Cai. B Cat. C Cat. D Totale 1922 6OT.R 270J.-2 1480,7 lCtìfi.O 6009,7 1927 16W1.3 10.OW.5 4272,2 2051.1 1S.C50.3 Aum, 142 % 281 % 187 % 100 % Di conseguenza, la categoria B (redditi industriali e commerciali) che rappresentava nel 1922 il 46,5 % dei redditi inscritti, è arrivata a rappresentarne nel 1927 il 57,1, mentre le altre categorie passavano, la categoria A (redditi di capitale puro) da 1111,6 al 9 %, la categoria C (red-, diti di lavoro puro: professionisti,: impiegati privati) dal 24,9 al 22,9 %| p la categ. D (impiegati pubblici) dal 17 alni %. Ora col 1° gennaio entra in vigore la nuova riduzione di aliquote: è evidente che ad essa deve corrispondere un aumento di redditi accertati, se non si vuol esporre il bilancio a perdite che si devono evitare. E' questa la preoccupazione maggiore che ha condotto all' intensificazione della, campagna contro coloro che si sottraggono al loro dovere tributario. Certamente margini di accertamento per nuovi redditi si possono trovare ancora. Nonostante l'attività e lo zelo dei funzionari della Finanza, cittadini che sfuggono completamente al pagamento dell'imposte dirette vi sono: vi sono anche accertamenti inferiori al reale. Ma man mano che si procede verso il limite marginale diventa tanto più difficile l'opera della Finanza per non superare la reale capacità contributiva del Paese. Perciò l'obbligo della denunzia spontanea ed esatta da parte dei possessori di redditi, quella specie di coscrizione tributaria, che la nuova legge prescrive, ò stata una necessità per completare la nostra saldatura fiscale. Gino Olivetti Circa 88 mila operai lavorano in opere pubbliche Roma, 8 notte. E' oisoiio il Bollettino statistico del Ministero dei Lavori Pubblici e dell'Azienda autonoma statate della strada che pubblica cifre e dati assai eloquenti sullo sviluppo delle opere pubbliche in tutta Italia. Un dato assai interessante offrono le cifro che si riferiscono alla occupazione operaia. Si rileva che nei lavori gestiti direttamente dallo Stato vengono occupati giornalmente 6347ti operai e in quelli di altri enti, società o privati per concessione dello Stato e con sussidio dello Staio stesso gli operai sono 2-1684. Dallo stesso Bollettino sì rileva che le spese ordinarie e straordinarie disposte dallo Stato per opere pubbliche nel mese di ottobre sono le seguenti: Italia settentrionale S4.655.467; Italia centrale 20.544.521,91; Italia meridionale e insuline 29.220.183,41. A questo, cifre si devono aggiungere 7.360.000 lire non ripartite fra le ire grandi zone di divisione. Un totale perciò di lire 81.780.172. Imposto sul sovrnproCtti e sugli aumenti di patrimonio (in milioni di Ijrt) «81B-17 100 1917-18 4.W iai8-10 T.l-.' 1910-20 IO.'- «9K0-J1 VM-l 1021-W I7(ill 102S-V.3 1S2J-I4 ClU 192.1-25 48.1 1925-26 H2 1921-27 S35 1927-28 HO Imposta sul patrimonio (In milioni di lire) 3-'* 731 OH WO 833 9'JÌ 10I<1 Ftt e-i7

Persone citate: De Stefani, Gino Olivetti

Luoghi citati: Cai, Italia, Roma