Il nonno degli asili

Il nonno degli asili Il nonno degli asili gLe vie di una grande città sono spesso una scuola per chi vi cammina osservando. Si impura, prima di, ogni altra cusa, a non andare sono i tramvai o sotto le automobili; ma sovrattutto sono le antiche architetture che raccontano 1 fatti del passato, ijuanao si passa vicino ad una chiesa, ad un palagio vetusto, ad un monumento, bd inoltre ogni via, ogni piazza, colla indicazione della sua larga, vuol ricordare al passante un avvenimento, una figura degni di memoria, e sotto al noma non mancano le date, che si guardano distrattamente, si dimenticano subito, e pur dovrebbero suggerire a desiderio di cercar sui libri, in proposito, qualche notizia di più. Forse la vita moderna è troppo febbrile per concedere soste agli angoli dello strade a scopo di cultura cittadina; ina tuttavia è perlomeno utile saliere a quale fatto o a quale persona si riferisca il nome della via o dslla piazza in cui si abita o per cui si passa quotidianamente, Anche le strade più lontane, periferiche, dove le case non sono ancora addossate runa accanto all'altra, ricordano fatti o figure non privi di curioso interesse, e nelle ore di svago, ut passeggiate dalla méta incerta, giungere fini laggiù può riuscire suggestivo, poiché vi si trova spesso la solitudine tranquilla, la vicinanza immediata dela campagna, e il nome della via non allogato ancora sulla casa che non c'è, ma su una targa, provvisoria di legno affissa con quattro chiodi su di un rozzo palo. Vi è qualcuno — ed io questo qualcuno conosco forse ben da vicino — che ama compiere talora pellegrinaggi periferici di tale specie, ed ha intenzione anzi di fare idealmente da guida a quei torinesi che amino imitarlo, pur rimanendo comodamente a far la siesta su una morbida poltrona leggendo la cronaca cittadina del loro giornale. Non so perchè, ma giorni or sono, svoltando improvvisamente da via Cifrario in una trasversale, fu la figura torinese nobilissima di Carlo Boncompagni di Mombello quella che Darve staccarsi dalla targa indicatrice l«r farsi ricordare un poco. L'scivano i bimbi allegramente dalla scuola elementare non molto lontana al nome di lui dedicata, e sciamavano per l'ampio rione verso le loro case ; qualcuno di essi giunse Ano alla breve via solitaria affacciata sul corso Tassoni, p guardò curiosamente quel viandante originale fermo davanti alla targa come se trovasse fatica a sillabarne la dicitura. Era invece, nell'ora tranquila, nella via solitaria, breve, ignorata, o sforzo della rievocazione: rievocazione serena, candida, semplice di un grande amico dell'infanzia, la cui personalità reale sembrava tornare idealmente per trovarsi ancora fra i bimbi, per parlare ancora ad essi ascoltanti, quasi volessero scorgere con gli occhioni spalancati un po' più di mondo attraverso le parole buone di lui. Carlo Boncompagni di Mombello nacque a Torino nel 130-i ; giovinetto fu col padre a Firenze, e più tardi conseguì in Torino la laurea in legge. A vent'anni era avvocato dei poveri, e fin dal 1838 si affiancò a Camillo di Cavour nella Commissione di Statistica. Con lo slesso Cavour, col conte Alfieri, col cavaliere Sclopis — eminente cenacolo di grandi liberali — chiese a Carlo Alberto di poter ondare a Torino la Società degli Asii ; ed ottenutane l'autorizzazione, si occupò egli stesso perchè gli asili sorgessero nelle varie parti della città, e personalmente vi professò le sue lezioni infantili, sfidando la satira dei giornali umoristici che non lo risparmiò davvero, raffigurandolo in molte caricature veMito da balia, da bambinaia con tanto di carrozzella, di bambole e di fantocci. Ma egli, imperturIwbile, vero papà degli asili di Torino, correva da una parte all'altra della città, ovunque un istituto fosse sorto, e insegnava alle maestre, ai bimbi, a tutti, colla persuasione sacra e profonda di compiere una missione grande e salutare. 11 metodo da proessare nella scuola materna egli'l'aveva appreso in Isvizzera, In Lombardia, in Toscana, visitando gli asili fondati dal padre Girard, da Ferrante Aporti e dal Mayer-, e col fervore dela sua convinzione di apostolo .nel 844 persuase il Re Carlo Alberto a hiamare Ferrante Aporti a Torino per enervi il primo corso di metodo pres o la Regia Università. Così ebbe inizio nella metropoli subalpina il movimento educativo rinnovatore, che ebbe oltre al Boncompagini fra i 6uoi antesignani Camillo di Cavour. Erano quelli anni di pulsane fervore per Torino, e in ogni Iniziativa anche piccola, anche modesta, i sentivano già I prodromi della non ontana èra costituzionale. — Educhiamo fin dagli inizi i nuovi taliani di domani: in tal modo assicureremo anche nell'avvenire t prò gressl della libertà, che altrimenti risulterebbero effimere conquiste di un'ora soltanto. — Così pensava Caro Boncompagni di Mombello, che diffondeva intanto i libri educativi lei Pestalozzi, del Trova e di G. A. Rayneri: nomi tutti sacri all'Infanzia, e che le scuole di Torino ricordano con qualcuno dei loro compartimenti Si cominciava insomma a comprendere nella sua pienezza l'importanza sociale della scuola e In quel febbrile quinquennio di preparazione spirituale che doveva sboccare nella promulgazione dello Statuto, s! posero le basi vere della istruzione pubblica ed obbligatoria. Era stata intanto portata in Torino per opera di Rodolfo Obermann anche l'istruzione ginnastica, e 'di tale novità educativa sentirono tutta la mportanza Camillo di Cavour e Caro Boncompagni, che Introdussero I primi rudimenti di educazione fisica perfino negli asili, di cui si occupa vano 6empre con fervore di apostoli amministrandole la Società. Inoltre propugnarono l'adozione della ginnatica anche per gli altri ordini di cuole, e fin dal 1SM riuscirono col valido aiuto del Comune, ed in ispe;e dei suoi due sindaci marchese Ceare Romagnano di Virle e conte Giueppe Ponte di Pino, a fondare la prima Società Ginnastica torinese, che ì conosce comunemente col nome di Magenta dalla via in cui tuttora ha a sua sede. Instancabile '2 continua era dunque 'attività di Carlo Boncompagni. che nel 184fi collaborò a fissare i caratteri ìell'istruzlone da impartirsi nelle scuole femminili, e nell'ottobre del 848, quasi a coronamento dell'edilizio ' statale moderno impostato colla proclamazione dello Statuto, propost al Re, e fece approvare, la prima Legge Organica sull'istruzione elemen are; la quale rese obbligatorie pei Comuni le scuole, suddividendole in nferiori e superiori. Come primo Miiistro dell'Istruzione del Piemonte co stituzionale, sorvegliò poi l'attuazione del progetto, e specie Torino per e vigili sue cure, raggiunse presto nel campo scolastico elementare quel a solida struttura di cui ancor ogg sente i benefici influssi la nostra struzione primaria. Ma purtroppo la politica, come ave va per il bene della Patria assorbita tutta l'attività di Camillo di Cavour, allontanò dalla scuola anche Carlo Boncompagni di Mombello, che fu successivamente Ministro di Grazia e Giustizia, Presidente della Camera dei Deputati e Ambasciatore del Re a Firenze. Però il Boncompagni sentiva profondamente, qualunque fosse l'alta carica di cui era investito, la nostalgia delle scuole e degli asili torinési, tanto che, appena abbandonata la vita politica nel 1S71 dopo il compimento dell'unità italiana, tomo a presiedere la sua prediletta Società degli Asili, e a frequentare le case dei bimbi con assiduità ili grande maestro e di generoso benefattore. Era ormai vecchio, dall'aspetto venerando, e come prima ne ora stato il papà, ora sembrava davvero il nonno degli asili di Torino. Dei suoi Illustri compagni, jji quali aveva fondato la Società rtPl 1838, non c'era più nessuno, ed egli solo continuava l'opera intrapresa tanti anni prima, e colla mano tremante, colia voce un poco stanca insegnava ancora ai bimbi che lo ascoltavano intenti, cogli occhioni spalancati, sicuri, nello loro intuizione primitiva, che quel vegliardo bianco era un loro grande amico. Mori quarantotto anni or sono, nel 15W0; e la sua figura di educatore rimane idealmente nobilmente viva fra quelle dei numi tutelari dell'istruzione torinese. Luigi Collino. rvc