Tiflis l'indifferente

Tiflis l'indifferente VIAGGIO XEI. CAUCASO Tiflis l'indifferente -(DAL N08TR0 INVIATO) TIFLIS, novembre. C««enso nella Georgia si hanno i pri- m sMomi ai vn °paese polo meridionale. stargli, se un paio di scarpe costa ce"'° rubli; un povero nomo, il cui e di un poVn impiegalo ferroviario non seppe resistere alla tentazione di metterci a parte del suo bilancio: guadagna novanta rubli al mese, e si chiedeva come possono ba- sguardo era velato dal digiuno come quello del pesoi, avvicinatosi allo sportello del vagone, ci mostrò la sua co"'ic'a " '"'a"d'"« « vello nudo. , £'"vie"C dal n?rd rimane colpUo da "U sfoahi' v"chè ' Mosca dev'essere fc «"^f* *' ^Sait Me di questo genere. Le condizioni del- te vita solU> forse pegoiorit ma u na. |me«e il libero smercio. j -rallJe strada | • ! Del resto, non è di Tifiis che dobbia ,"10 occuparci; non si può saltare a piò la strada che abbiamo percorso \t}nAf Vladikavkas, la strada miti- lare che taglia Caucaso c Georgiae cheJ^ procwò emoslont (urmich; ael plùalto interesse E' la migliore via di tutta la Russia, frequentata da automobili e vetture, incavala fra alte pareti di granito grigio rosa, ora cade in una gola costeggiando il fiume Terek, ora mie sulla eosta dì un verde e cupofura degli uomini è più pudica e il sentimento nazionale, che qui si sviluppa in esuberanza e in ardore, là. ha tulli i caratteri delia riservatezza e dell'orgoglio. Influisce certamente U terrore a mantenere un segreto, di modo che nessuno sembra scontento dei propri dirigenti; ma, per tre quarti, il segreto è tenuto dall'orgoglio nazionale, e questo, mescolato alla paura, forma una specie di religione, che è il nuovo misticismo dei Russi. «£a c'est Paris...» A Tiflis, invece, la fede nei santi raccoglie ancora un gran numero di appassionati, e, ultimamente, successero delle scene curiose quando vennero inviate le guardie rosse per sciogliere una processione religiosa. Si videro i militari -mescolarsi al fedeli, prender parte alla festa e danzare con essi; non mancarono le persone che gridarono al miracolo. Questa città è molto complessa e vivace, più volte distrutta e ricostruita, dominata dagli Unni, dai Persiani, dai Bizantini, dagli Arabi, dai Mongoli, dai Turchi, dal montaanarl dei dintorni e infine dagli Zar, situata sulla grande via commerciale che dall'Europa portava alle indie, non si capisce con precisione cosa sia; gli Armeni vi circolano col loro cappellucci, e dalle vie scure e tortuose del quartiere asiatico, dove le case sono basse, con gallerie e tetti piani, si passa nella città nuova come da un pianeta in un altro, percorrendo vertiginosamente, nel giro di pochi minuti, l'esistenza di parecchie popolazioni. Qui si trovano al crocicchi i metropolitani, che regolano i segnali luminosi, rossi e turchini, sopra un traffico di tramval, macchine, carri trainati dai bovi del Caucaso, gente che gesticola e rassomiglia anche nel fisico ai napoletani. Mentre ti stupisci all'albergo davanti ad uno strano lavabo, che permette l'uso dell'acqua corrente grazie ad una cassetta di zinco, nascosta dietro una lastra di marmo e riempite ogni mattina dal domestico, arrivano dalla finestra le note del più conosciuto ballabile di Montmartre. la canzone di Mistlnguett e dei libertini: *Ca c'est Paris! ». Le vetrine del negozi sono fornite di merci e brillantemente il luminate, ma sembra che lo siano in occasione dell'arrivo di qualcuno, perchè alcuni cartelli in lingua georgiana avvertono : « Queste searpe non sono in vendita ». Avendo appreso il nostro passaggio, voglio sperare che non siano stati l cittadini, in un Umteto di patriottismo, a togliersi le scarpe dai piedi, per andarle ad esporre. La cosa si presenta eome un problema, lo penso che sia giunto in questi giorni uno stok di articoli di prima necessità; non sono state' ancora ordinate le assegnazioni e i tagliandi e non se he per¬ monte e dall'alto di un precipizio s - a i ail - stabilisce nel centro di una sterminatapianura; undici stazioni di posta, rara-mente un villaggio e più spesso qual- e roa e t l- a. a iò so i- he ù titi na ra po l ia lro oee, a o cpo o e i r ; aia, i, nei a lari, rsa a aioi, di ai e ane a a teaist o l n raoon di ai a no n ar¬ che rudero e delle smantellate fortificazioni richiamavano in vita una folla di strane immagini, l'esistenza della regina 'Tamara, degli impetuosi cosacchi, del poeta Lermontov e di Puskin. Le più recenti avventure sono quelle narrate da ììamsun, lo scrittore che su questa strada venne scambiata per uno spione. 10 cercavo di fissare i colori che maggiormente apparivano, almeno questi. In allo volano i falchi, si spezzano gli abeti, brilla la neve; ina vedendo i miei colleglli, col lapis e con la carta in mano, prendere degli appunti, evitando i sobbalzi della macchina, pensavo che essi avessero veduto qualche altra cosa, e ne ero estremamente geloso. La piccola comitiva di quegli uomini di varii paesi passava, coi visi in aria e col taccuini sulle ginocchia, manifestando ognuno il desiderio di non volere occhi competitori nella visione di un paesaggio così pittoresco; e davvero, finché ci furono delle belle montagne, coperte di querce, di pini e di piante selvatiche, o nude e ricche di tossili, con l'antica scuola dei cadetti, la vecchia strada dei cosacchi, dei muri a secco e dei cespugli rossi sopra un vellutato manto verde, e qui le cupole di una chiesa e là un costello; finché si potè vedere da una altezza di 2300 metri la valle del diavolo, nel cui vuoto, sotto di noi, scipolavano i falchi e cadevano le brezze, fu. necessario riconoscere i diversi aspetti del superbo panorama, e il viaggio ci tenne in orgasmo. Poi parve che non ci fosse più niente da ammirare, una voce disse : • Si comincia a discendere »; ognuno se ne stette tranquillo, per i fatti suol, e dopo aver chiuso il taccuino, alcuni chiusero anche gli occhi. 11 Caucaso era finito, si sentiva di essere entrati in una nuova regione, dove i monti sono brulli e deserti; ma, data la posizione ed il clima, portereb bero bene la vegetazione dell'ulivo. Sorse silenziosamente l'odore della poi vere; incontrammo ragazzette a piedi scalzi che vendevano mele e noci; e dei maschietti, col colbak in testa, appena vedevano spuntare la nostra macchina piantavano le mani a terra e, sostenendo sulle braccia il peso del corpo, tnterpetravano un balletto originale e difficile. Questo spettacolo si ripeteva nel pressi dei casolari, completato dalla fugace apparizione di un qualche individuo in caffettano. Stinto e in miserevole stato, l'abito dalle pieghe lunghe fino ai polpacci era tuttora bello ed elegante, ma sembrava fuori luogo, fuori tempo. D'ai tra parte, una certa impressione si provava, poco dopo, imbattendoci in una guardia rossa. Insomma, sarebbe stalo meglio non incontrare nessuno, poiché il caffettano ci rimandava alla semplice divisa del milite rosso, come10 Zar a Lenin, e, volere o no, dovevamo subodorarne che, nel paese che ha dato al partito l'attuale suo capo, c'è del vecchio e del nuovo,- gente che dice di essere nuova ed i vecchia, ce n'è più di quanta si creda, mentre nelle regioni limitrofe a Mosca, settentrionali e centrali, non -4i avvertono differenze di colore e'tff faccia. L'orto balla Passavano intanto carretti trainati da animali che stanno fra il cavallo ed11 bove, agili, cornuti, con gli occhi obliqui, due o tre volte vedemmo qualcuna di queste bestie coricata per terra, le estremità immobilizzate da una stanga di legno, una corda tirata dalle coma alle zampe, e degli uomini, nell'atto di volerla scannare, non facevano altro che ferrare i suol zoccoliPranzammo in un giardino di postasotto un magnifico sole, bevendo il vino dei dintorni; e quando ci rimettemmo in viaggio l'incontro di così fatti animali divenne più frequente. A poco a poco, il colbak di astrakan prendeva, sulla testa dei guidatori, una forma conica, vicina a quella di un'fezUn giovane orso balla davanti una casa, un altro orsacchiotto è alla catena nello spiazzo di un'osteria. Le si acque amare del lago Bazalct sono vi a'cine,- si attraversano valli, e, nel cielo - " Ma a . e u e o n o i i , e , a n e é della iera, sulla nuda altura della rU pva sinistra del fiume Aragva, appare go. tM-!sun monastero del quinto secolo. LM-jsragva confluisce col Koura e li si en-;ntra a Mtskhet, la vecchia capitale dettateGeorgia, città che fu il centro della ci- j bvillà locale, ora lesionata e squallida fcome sotto un bombardamento aereo. : aLa strada ha attraversato una vasta pregione, scendendo dalle montagne pverso TiflU; è una strada in buone,scondizioni,- anche oggi centinaia di a- gricoVori vi sono passati, di ritorno dai vigneti e dai campi di segala. Barbe a pizzo, baffi lunghi e un colorito bruno si volgevano al suono insistente della nostra, tromba, un'intera umanità si scuoteva da una specie di estasi e procedeva di lato, un carro dietro l'altro, come in una. sera di sabato, con. la lentezza e la calma delle vec-\nchie generazioni. Nel buio mescolato dì colori, brillarono infine le luci della centrale idroelettrica del Koura, dove il fiume diventa largo, impantanato e tranquillo. Ci avvicinavamo alla città ed arrivando la trapassammo nel vivo del suo movimento. Fu all'albergo, nello spalancare la finestra della camera, che mi giunse il motivo di . fa c'est Paris ! • dal guale spirava un soffio di vita allegra, diffuso nell'aria dal disco di un grammofono. CORRADO SOFIA. tentM««cacunmlsPolAocnafld

Persone citate: Corrado Sofia, Lenin, Lermontov, Persiani, Puskin, Turchi

Luoghi citati: Europa, Georgia, Mosca, Russia, Tiflis