L'arresto di un elegante avventuriero e del fratello suo complice mentre spacciano «traveller's chèques» rubati a Parigi

L'arresto di un elegante avventuriero e del fratello suo complice mentre spacciano «traveller's chèques» rubati a Parigi DA STUDENTE UNIVERSITARIO A LADRO INTERNAZIONALE L'arresto di un elegante avventuriero e del fratello suo complice mentre spacciano «traveller's chèques» rubati a Parigi La Squadra Mobile della nostra Questura alcuni giorni fa era avvertita che due elegantissimi sconosciuti, dall'accento spiccatamente straniero, si recavano presso banche e uffici di can> biavalute per riscuotere o travellerscheques » emessi da una banca americana, e che Inolto di sospetto vi era in tale operazione. L'allarme proveniva alla Squadra Mobile verso le 10 del mattino, e senza perdere tempo il vicecommissario dottor Rampino, presi con sè i marescialli Satragno e Anselmi, montava su un'automobile e si metteva sulle tracce dei ricercati, visitando più di una banca e di un cambiavalute. Ma era solamente verso il mezzogiorno che il funzionario riusciva a scoprire le peste della coppia sospetta. In un ufficio-cambio di via Cernaia si apprendono infatti cose interessanti. Uno degli eleganti sconosciuti si è pre sentato al cambiavalute per il cambio ìin moneta francese di cinque » travel jlcrs-cheques. da dieci dollari ciascu- ;no; ma si e sentito dire che in cassa ,non cera per a momento valuta frati- | cese sufficiente, per cui aveva accet tato l'invito di ripassare un'oretta più leardi, cioè verso mezzogiorno. Questo iveniva appunto a DroDosito per eli veniva appunto a proposito per gli uomini della legge, i quali sono passati nel retrobottega, in attesa dell'elegante straniero. U « fermo > di due stranieri Questi infatti non ha tardato a comparire Saputo che c'era la valuta trancese, ha mostrato il passaporto, per il riconoscimento. Il passaporto era francese, intestato al suddito nord-americano Connor Nitor Oliver, ingegnere, di anni 33, abitante ad Alessandria d'Egitto, in via Chelivezon 18. L'operazione era presto fatta. Il signore firmava i « cheques » e intascava oltre 10 mila franchi. Ma il funzionano, intanto, dai suo nascondiglio constatava come il procedere del signore fosse quanto mai Iguardingo. Inoltre sembrava al dottor Rampino che il suo accento fi francese fosse alquanto voluto e artefatto. Dopo aver dato, per maggiore garanzia, il suo attuale indirizzo — Hotel Columbia, Genova — il signore è uscito salutando cortesemente. Subito dopo sono usciti anche i tre uomini della Questura, che, a una certa distanza, si sono messi a pedinarlo. Il signore conservava ancora quel suo atteggiamento sospettoso e guardingo. Avviatosi, sotto i portici, verso Porta Susa, a un certo punto, all'altezza della Caserma Cernaia. e uscito dai portici, si è portato sull'altro lato di via Cernaia e. dopo un momento di sosta, ha fatto dietro-front, verso piazza Solferino. La manovra era intelligente. Da quel lato della strada passava assai meno gente, ed egli avrebbe facilmente individuato dei pedinatori. Difatti, do a camminare sotto i portici. Presso il monumento a Pietro Mlcca, il signore è passato davanti, senza nemmeno guardarlo, ad un altro signore elegantissimo, che se ne stava o in aria, fumando, costui un che di so- 'senza averne l'aria, ogni tanto si voi taVa ed osservava; ma J tre nemici mon lo perdevano di vista, contmuan- !ff fermo, "col naso iC'era tuttavia in e 'spetto per cui 1 tre pedinatori hanno it^ut0 d'occhio anche lui. All'angolodi corso Siccardi e via Cernaia il primo sconosciuto ha avvicinato un'auto, mobile pubblica ivi di posteggio, ed • ^lama il socondo sconosciuto, a lenti 'passi, con un largo giro si approssi ^p^.^op^ s^nS&K rne parola con lo » cliauffeur». è mon ;taio sulla macchina, l'altro, pronto, vi è salito quasi contemporaneamente. ^anW ^«W2 .franca, entravano in scena funzionari e agenti. ' Lo chauffeur stava mettendo tn moto | Ja macolllnai qua,ndo il dottor Rampi ; i o e i n , e i 2, e no di enhe 1 Per prima cosa, in Questura, negliino ed i suoi uomini, aperti gli sportelli con un colpo deciso, entravano anch'essi, uno di qua e due di là, nella vettura, sedendosi davanti ai due signori. — Fermi, o la va male per voi! — ha intimato il commissario. E quelli sbalorditi per la inattesa apparizione, lo hanno obbedito. — Dove dovevi andare? — ha chiesto il funzionario allo chauffeur. — Al Ristorante del Cambio — è stata la risposta. — Farai una piccola, diversione. Andrai in piazza San Carlo, alla Questura. E così dicendo la mostrato i documenti della sua identità di funzionario di P. S. allo chauffeur, che ha prontamente obbedito. Carte in tavola uffici della squadra mobile, gli arrestati sono stati perquisiti ; ma oltre al danari poco prima incassati nulla di particolare è loro stato rinvenuto Indosso. Poi sono stati interrogati; e alla fine del lungo e movimentato interrogatorio molte e molte cose sono venute in chiaro, squarci di romanzo si sono rivelati, e soprattutto un cumulo di atti di delinquenza, una serie di inuprese contro la proprietà. Sotto gli abiti elengantissimi, dal taglio ricercato e perfetto, sotto l'aspetto signorile e distinto, si nascondevano due emeriti ciurmadori, due ladri e bor- a ^aiuoli internazionali, dalla carriera al ]unRa e movimentata. E sotto l'accen to forestiero si nascondevano, purtrop-£ j po, due italiani. I > delinquenti sono Infatti 1 fratelli Aldo Agazzi fu Francesco, di 32 anni, nato a Bergamo e attualmente residente a Milano, e Giuseppe Agazzi, di 35 a.nni, pure nativo di Bergamo. Ecco il loro... brillantissimo « stato di servizio » : l'Aldo è stato già condannato per truffe, appropriazione indebita, false generalità, falso in documenti, contraffazione di sigilli in atti italiani e svizzeri, passaporto falso, tentato espatrio clandestino, spaccio di cocaina. Il Giuseppe è pure pregiudicato in linea di falsi, ricettazione, contraffazione di biglietti di Stato. Quest'ultimo portava con sè il libretto della vigilanza speciale, di cui è colpito. Sono due tipici esponenti della delinquenza internazionale, e la figura maggiore e più pericolosa è certamente quella dell'Aldo, il secondogenito. 11 passaporto francese di cui ora s; serviva e che naturalmente è risultato falso, reca i timbri di diverse Nazioni, da cui appare eh" esli in questi ultimi tempi ha viaggiato mezza Europa. Si a a , a i , CdluratinostclacusmsIoznazdtuaè stabilito, tri» l'altro che nel 1924 iirdue fratelli sono stati implicati neUe ìbprodezze della famosa band- J1 *"—.iT, a a , - i - o o d i K i . 2 i o Munerati, e perciò condannati dalia Magistratura milanese. Un racconto poliziesco Circa l'ultimo reato per cui sono stati arrestati, l'Aldo, il più scaltro ed abile dei due, ha fatto al dottor Rampino un mirabolante racconto, allo scopo di diminuire la responsabilità sua e del frauello. — A Milano, ove attualmente abito — egli ha detto — giorni fa ho incontrato un amico straniero, un olandese che avevo conosciuto In occasione di certe imprese compiute insieme-, un ladro internazionale, insomma, della mia altezza. Costui mi ha consegnato 40 travellers-chéques di emissione americana perchè 11 riscuotessi, offrendomi in compenso una certa percentuale del ricavato. Egli mi ha anche consegnato il passaporto falso intestato a Connor, che mi è ora stato sequestrato. Di più, mi ha Impartito un lungo insegnamento di... calligrafia. Mi spiego. I chèques portano in alto la firma di Connor, ed io, per riscuoterli, dovevo firmare in basso con lo stesso nome, che naturalmente avrebbe dovuto riuscire identico al primo. Sotto la guida dell'olandese, per cinque o sei giorni mi sono esercitato a fare la firma del Connor, e quando, dopo una specie di esame, l'olandese ha ritenuto che fossi alla altezza della situazione, mi ha dato il via, autorizzandomi a compiere l'impresa. ■ Allora siamo venuti tutti e tre a Torino, io, mio fratello, e l'olandese, viaggiando sul treno in tre scompartimenti diversi, ma tutti in prima classe. A Torino l'olandese mi indicava man mano i luoghi dove io potevo fare l'operazione. La faccenda marciava a gonfie vele. Già avevo cambiato e riscosso 35 chèques quando, proprio agli ultimi cinque, mi sono lasciato cogliere come un novellino dalla signoria vostra... Il commissario gli ha osservato che non credeva all'esistenza dell'olandese, e allora il lestofante, coll'accento più sincero del mondo, ha detto che proprio fra poco, al mezzo tocco, aveva con lui appuntamento al ristorante, ove appunto intendeva dirigersi col « taxi » all'atto del suo arresto. Pur senza troppa convinzione, il dottor Rampino si è recato all'esercizio indicato per rintracciare l'olandese, ma sono stati passi sprecati. Evidentemente l'olandese non è che un'inven zione del furbo lestofante, e lo proverebbe l'insieme delle circostanze ve nute a cognizione della polizia in sefruito alla sua abile e laboriosa indagine. Gli chèques di N. 0. Connor I < travellers-cheques » in questione, in numero di 40, sono stati emessi dalla American Express Company, a favore di N. O. Connor, per un im porto di quattromila dollari. Questo Connor è un suddito della Repubblica stellata, il quale si è recato in Europa con la sua signora. Il l.o giugno scorso, in un albergo di Parigi, egli veniva derubato degli € cheques » nonché di oggetti preziosi di grande valore, subendo un danno di alcune centinaia di migliaia di lire. Alla banda ladresca che ha operato il furto appartenevano certamente i due Agazzi. II funzionario ha fatto a questo proposito un'interessante constatazione. La Urina autentica del Connor sugli • cheques • è illeggibile, nel senso che può essere diversamente interpretata. Il passaporto falso reca pertanto nome iIe cognome del Connor con tutta esat aggdLSo a — i , i a hddesaccznzclpczsasBtavezpsatèvnSPGPtadPSGbdBgGcBtsspslssiètacnai e o o o e - a p- i •„ezza. Ciò significa che chi ha falsificato il passaporto sapeva della firma Connor, in quanto conosceva la persona Connor: cioè, il passaporto è opera degli stessi ladri, che sapevano di rubare al Connor. In altre parole, i ladri hanno lasciato passare del tempo, perchè l'eco del furto fosse cessata, e, non bastando questo, si sono recati in uno Stato diverso, cioè in Italia, per riscuotere con più facilità la somma. Sono ladri, come si vede, certamente scaltri e fini; ma con tutto cift, sono caduti nella rete. E' risultato che l'Aldo Agazzi In questi giorni era riuscito a farsi scambiare dieci « cheques » da cento dollari ciascuno presso una Banca di via Alfieri, e cinque presso un cambiavalute che ha ufficio in yia Palazzo di pcpmnstqocvlvapatUrnntsGBM e i Città. Ma anche presso altri uffici egli deve aver riscosse altre somme. L'indagi-e della squadra mobile ha lumeggiata, seppure non ancora interamente, la vita "e le gesta di questo tipico delinquente che risponde al nome di Aldo Agazzi. Egli proviene da ottima famiglia, ed ha compiuto buoni studi. Ha frequentato a Bergamo i corsi liceali, quind' a Torino, presso cdftFla nostra Università, ha iniziato t j scorsi di legge, interrompendoli però adi tuun certo punto, perchè preso dalla esmania della vita avventurosa e dalla ssete del danaro. i aOra abitava a Milano, in via Tal- dIone 7, ma conduceva vita ritirata, an-!dzi nascosta A Milano, evidentemente, ; nnon si riteneva troppo sicuro; e forse I rattraversava un periodc di crisi flnan- Inziaria, il che uon gli permetteva di adarsi alla vita dispendiosa ed awen- vturosa che egli predilige. La polizia di Milano n subito stata avvertita da quella di Torino dell'ar- ! ,iresto qui compiuto, e senza indugio ìe ìba operato una perquisizione in vlajs.iTniWvru. 7 sr-.n,, etmi «m^cfrMt „„ i Ca apparecchio di proiezione cinematografica ed una costosa macchina fotografica, che si ritengono compendio di furto. L'bl dl di dll CliItTc

Persone citate: Agazzi, Aldo Agazzi, Anselmi, Connor Nitor Oliver, Giuseppe Agazzi, Munerati, Satragno