Una burla al fronte

Una burla al fronte Una burla al fronte Sulla fine del '16 la guerra dormicchiava alle falde dell'altopiano dei Sette Comuni. Erano ancora ben lontane le giornatacce di Caporetto e le gaie cittadine della pianura veneta, ancorché accogliessero armati d'ogni genere, continuavano a filare in pace la loro vita campestre e sonnolenta. Alle mense degli ufficiali c'era sempre io zabaglione coi savoiardi e alla sera si giocava a carte o si sonava la chitarra. La guerra pareva avviata a morire per inanizione. Era quindi naturale ohe gli ufficiali pensassero a riempire quelle giornate stagnanti con qualche divertimento che non li lasciasse morir di noia, e appena trovatone uno vi s'aggrappassero disperatamente. Per fortuna, nelle guarnigioni di quella piccola e graziosa città di retrovia rincantucciata ai piedi d'una catena di montagne brulle e solitarie, uno ne venne in luce, di nuovo genere, che fece poi bellamente le spese di tutti. Esso si presentava impersonato nella figura di un giovine sottotenente del Genio Telegrafisti, da poco al fronte, il quale senza essere propriamente uno squilibrato, era affetto da manie particolari di grandezze. Questo giovine divenne presto la burla generale dell'ufficialità del luogo, 6 tutti si gettarono su di lui con l'avidità di chi ha finalmente trovato l'antidoto all'uggia e allo sbadiglio. Portava il nome d'un casato aristocratico napolitano e, quasi per jronia, ai chiamava Pier Damiano. Pier Damiano era un tipo alto, allampanato con dei grossi occhiali so pra un gran naso adunco e un viso Btretto e piatto, ma pieno d'una burbanza singolare. Aveva sempre un berretto goffissimo in testa che visto da un lato insieme al profilo del suo .viso gioppmesco formava già di per té una caricatura. Camminava impettito e superbo, e diceva di aver parenti ed amici in tutte le corti alleate d'Europa. Poiché questa era la specialità di Pier Damiano. — Abbiamo sentito, abbiamo sentito, Pier Damiano, che Ee Giorgio 'd'Inghilterra ti ha insignito di una medaglia al merito. — Avete dunque sentito la granfie notizia? Piccolezze, piccolezze. Ma i suoi occhi sfavillavano di passione ed egli si metteva a narrare la faccenda di una medaglia todinatrmompenistprlì atepifobiinaldfocilainalsesudmpplasaAmpMptiinssetapahpd_trml'dteal merito ricevuta ' quella mattina si!nst| cachpiziriscudstessa dell'Alto Comando Inglese, Jc-cc. ©co. Oppure : — Lo sappiamo, briccone, che te!vIn intendi con la figliola dello Zar sula mtencti con la ngnoia aeuo ^nr icadi tutte le Russie: che ti scrive lun¬ ghe lettere d'amore, e che presto sarete fidanzati. Pier Damiano per un po' negava, si schermiva, ma insomma, alla fine lasciava comprendere che le.cose erano a buona cottura. Bùffissimo. In quelle vuote e sfaccendate gior¬ nate di guerra la notizia di questo cbel tomo si era diffusa rapidamente pnella piccola città e tutti i Comandi chfecero a gara ad accaparrarselo. Un tetipo così divertente! Ma in special gniodo Pier Damiano era chiamato a rallegrare le mense di compagnia, a sera, nell'ora delle matte e libere ai¬ rigEplegrie: e dove poi tutti, sempre con:tequel suo motivo delle sue fantasio- nse relazioni con Re o con Principi adel sangue, lo aizzavano a sballarle i epiù grosse che mai e se lo godevano aun mondo. I comandanti di campa- h* vuxuauuuuui ul .tjgma se lo facevano sedere alla de-; nstra come a consanguineo di Re si. (iconviene, e badavano che il suo bic- 'gchiere fosse sempre pieno. Lodato, jmeccarezzato e desiderato da tutti, I mPier Damiano passava trionfalmen- t+-> Ai m«,„=« ;„ „„„„„ „™„ „„ Jt„v_\cte di mensa in mensa come un giullare inconsapevole, seminando la ripata ed il buon umore. Si era arrivati perfino (quando si dice la crudeltà dei burlatori) ad inventare delle onorificenze da da! p! cinsi-j mignirlo: delle medaglie grosse come j gpatate, delle croci che pesavano mez-;dio chilo. Bastava che provenissero,u■j„ i„i,„ u !.• ,. P*""^" ~ Uda qualche Re, che egli, fiero e gra-\Mve, se le appuntava sul petto. rEra, insomma, un maniaco diver-lslente, e perciò era anche scusabile ! vche, appunto in omaggio al bonu- jejnore che destava, gli Alti Comandi 'plo lasciassero circolare per qualche |Wtempo. I Ma la cosa non durò a lungo 0lc. ,- „ ,„ , « „ D .iGmeglio, a dirla qui, duro fino ad una sera in cui alcuni colleglli fece-!dro a Iicr Damiano una burla ma- 'ndornaie ed atroce che lo mise, perdcosì dire, fuori di combattimento, j tMa quella sera fu davvero glorio- Fea per Pier Damiano. rQuantunque la città fosse in quer P, u i * i i ~ . ^ ltempo ben lontana dal trovarsi sot- sto il tiro ctei cannoni nemici i prò- cprietari delle ville e dei palazzi se sn'erano andati tutti verso il sud e j nelle loro belle cabe si erano acquar-! ptierati Comandi di reparti di fante- sria. del Genio o di Contro-aerei: tra ri nuali regnava la più schietta ardmlia. Orbene un mattino a t^V^costoro perviene una curiosa comu- ^nicazione in cui si pregavano «gli|zufficiali di codesto reparto» ad in- !iter venire per la sera stessa, verso le [bnove, ad una solenne cerimonia che pavrebbe avuto luogo in una villa Kpresso la città (che si nominava)^oP„de onorare ,1 fidanzamento di uni^prode ufhciale del Gemo con la fi-t£glia del Ke del Siam di passaggio fdalla città e venuto a visitare il no- Btro fronte. Hi capi subito a chi si Gnurava e tutti gli ufficiali subalterni ;tsi prepararono a passare una serata1 Gallegra alle spalle del povero Pier LDamiano. | fQuella sera all'ora stabilita essi | raggiunsero il luogo designato. Era-'"do'una cinquautina fra tenenti e-esottotenenti, m alta tenuta, e ani-|vpiati dalla oiù matta voglia di di yertirsi. Essi furono ricevuti dagli ^Idrici» (coloro che avevano archì- rvi tettata la burla) in un magnifico salone sfarzosamente ilhiminato, che aveva un piano a coda nel fondo e torno torno allo pareti un bel giro di specchiere e di ritratti d'antenati. Pier Damiano naturalmente vi si trovava già tutto ripicchiato, impomatato e raggiante a ricevere gli omaggi dei colleghi e le felicitazioni pel grande evento del suo matrimonio e sorrideva beato e distribuiva strette di mano un po' a tutti con principesca degnazione... Quando, di lì a non molto, annunciato da una aMarcia Nuziale» che un giovine tenente s'era messo a strimpellare al piano, si vide entrare dalla porta di fondo un ometto piccolo, di pelo bianco, dal viso color mattone e che indossava uno stiffelius lungo fino al calcagno. Esso veniva avanti dando il braccio ad una fanciulla dalle forme piuttosto muscolose ed atticciate, e ricoperta da un gran velo. Vedere allora Pier Damiano! Con la furia dell'uomo che non sta più in sè dalla gioia si precipitò incontro alla coppia regale, inchinò e strinse la mano al padre siamese, baciò su ambe le gote la figliola, profondendosi in mille confuse parole d'omaggio e di tenerezza: ed infine le porse il braccio e continuò con lei, pomposamente, la marcia attraverso la sala. Gli astanti si sbellicavano dalle risa mentre facevano ala al passaggio dzgvnctPsnrtcmldDtrflcrfptmttdndrcl e della coppia grottesca. Ma l'infatuazione del festeggiato e il suo sussiego erano così grandi, eh' egli non vedeva più nulla, non s'accorgeva di nulla. Solenne nel passo, dinoccolato, col berretto sullo ventiquattro o butte le medaglie schierate sul potto, Pier Damiano evoluzionava por la sala tra gli omaggi dei colleglli, chinandosi di tanto in tanto a dir paroline alla sua fidanzata che scutrettolando e sguittondo gli rispondeva con dei miagolii gatteschi e delle moine, una più buffa e ridicola dell'altra. Poi dopo un lepido discorso d'uno degli «Idrici» i due sedettero e Pier Damiano pregò la sua compagna di togliersi il velo affinchè egli potesse rimirare in pieno le sue incantevoli fattezze. Ella sì oppose, fece un po' la ritrosa, ma alfine" si decise, e di colpo strappatosi via e velo e parrucca scoperse la testa ridente e paffuta di un giovine tenente degli alpini. Qui le risate raggiunsero un pathos veramente omerico. Pier Damiano da prima intontito, sbalordito, contemplò a bocca aperta quella testa di collega che emergeva fuori da un viluppo di truccature femminili, contemplò quell'immenso crollo della sua illusione, poi, preso da una rabbia convulsa scattò e fece per precipitarsi su di lui. Ma l'altro, che ss l'aspettava, balzato improvvisamente n piedi, con atto d'autorità, lo mise su l'attenti. E tutti a ridere ancora. Lo cose erano a questo punto quando uno spaventoso tuono scoppiò sulla città. —• Gli aeroplani ! Gli aeroplani ! La burla fu troncata come per incanto e tutti si aquattarono giù, aspettando. Poi la luce si spense, e nella tragica oscurità che no seguì, colpi ancora, colpi qua e là, vicini e lontani si udirono squarciare sinistramente il silenzio della notte. Era la prima volta che il nemico veniva a gittar bombe sulla città, dai suoi aeroplani crociati ! Pier Damiano fu abbandonato al suo destino come un inutile trastullo, e il Re del Siam con la sua regale figliola, raggiunto alla bell'e meglio un vestibolo, si tolsero i loro abiti carnovaleschi e indossarono rapidamente le loro divise. — Ci siamo, ci siamo... La guerra ormai riprendeva ogni cosa nella sua feroce realtà. Gli ufficiali ad uno ad uno uscirono e ciascuno riprese poi, taciturno, la via del suo reparto. La notte era splendida. La luna bassa su l'orizzonte radeva con la sua luce obliqua i colmigni dei palazzi e sopTa la città si stirava, attraverso l'aria, una gran nube oleosa e nera, indizio di qualche incendio di carburanti. DARLO LIMATI,

Luoghi citati: Caporetto, Europa, Iicr Damiano, Inghilterra