L'avventura giudiziaria dell'illusionista

L'avventura giudiziaria dell'illusionista L'avventura giudiziaria dell'illusionista Condannato, per oltraggio, a 400 lire di multa e scarcerato , p gg,glttimare per questi l'arresto dell'illu sionista e da legittimare, più tardi, per parte dell'autorità giudiziaria, l'è* evaziune di due distinte accuse di ol¬ ii • re del divertimento • (cosi amava defluirsi Mister Lakenar sui manifesti destinati a richiamare le folle al suospettacoli di illusionismo) ha procurato ieri ai suoi amici fedeli ed agli habiluùs delle aule giudiziarie un intero pomeriggio di autentico divertimento. Xa conclusione dell'avventura giudiziaria toccata all'» uomo enigma »a Mister Lekenar o per essere più esattl e aderenti alla realtà, a Riccardo Passaglia fu Eugenio, uentatreenne, da S. Margherita Ligure, ha costituito in effetti un Intermezzo allegro e spassoso. 1 fatti sono noti. Mister lekenar agiva la sera del 9 dicembre al Teatro Balbo, producendosi in esperimenti vari che egli classificava così: «saggi di illusionismo ». Ad un certo punto, uno spettatore al quale non era sfuggito il carattere diciamo così, artificioso di quegli esperimenti, insorse, gridando ad ulta voce al trucco. Mister Lakenar lo rimbeccò vivacemente e per dimostrargli elio era capace di qualcosa di più, si accinse a... confezionare un trucco maggiore. Collocò un giovane animoso e volenteroso sugli schienali di due sedie, poi si sedette sopra al tapino figurando cosi di aver ridotto ii soggetto in Istato di catalessi. Ma 11 commissario di servizio in teatro, dott. Benedetto Tomosino, che già poco prima era intervenuto per ammonire l'illusionista, sbucò un'altra volta di dietro alle quinte ed Intimò ft Mister Lakenar di smetterla. Oltraggio e minacce Quale fu l'accoglienza latta dall'illusionista al funzionario'/ La sentiremo fra poco, dalla voce dei testi. Ad ogni modo le espressioni che egli rivolse al funzionarlo furono tali da le- raggio a carico di Riccardo Passaglia Egli fu incolpato in primo luogo di avere pubblicamente offeso il decoro del commissario di P. S. Tomasino, in sua presenza ed a causa delle sue funzioni, apostrofandolo in teatro con la frase « Lei se no vada perchè ne capisce niente»; poscia fu incolpato di avere consumato lo stesso reato, ma nella forma più grave, prevista dall'articolo lt)5 del C. P., « minacciando nei ocali della questura lo stesso funzionario con l'afferlargli che se la sarebbe legata al dito e glie la avrebbe fatta pagare ». Detenuto da quella stessa sera del fatto, mister Lakenar comparve ieri al cospetto dei giudici. Egli piglia posto sul banco quando se rie è. appena andata sotlo il fardello di una condanna una falseuse d'anacs. Disinvolto e sor¬ ----- .-- -..^ —c » col quale si era presentato al pubblico n quella sera fatale e volge nostalgici ed accorati sguardi al giovanile pubblico che gremisce la tribuna e gli alri spazi dell'aula. Frammisti agli habitucs di queste aule, sono . numerosi studenti: coloro appunto che coadiuvarono con estrosa e gioconda volonterosità' l'uomo enigma nei suol esperimenti o saggi illusionistici. Mister Lakenar e- difeso dagli avv. Farinelli e Barosio. Presiede il cav. Zanotti; P. M. 11 cav. Martelli, cancelliere il cav. Beggnalo. Richiamate le immutazioni e richiamati, ahimè!, i preredenti penali dell'Imputato (egli fu condannato, seppure In età assai giovanile, tre volte per furto), il Presidene passa all'interrogatorio: « Signori giudici, signori giurati... » — Sapete ora quali sono le imputazioni che vi si fanno, Difendetevi. Coa avete da dire? — Signori giudici, signori giurati — sordisce con tono magniloquente, che press'a poco 11 tono solito dell'imbonitore, il » re del divertimento ». Ma 'avv. Barosio lo esorta a non far stog¬ gio ili eloquenza. A far sfoggio di olo uenza — e assai valorosamente — penseranno 1 patroni. lmp. : — Prima di entrare a parlare egli episodi che hanno provocato il mio arresto, vorrei offrire delle sjile- pazionl intorno alle tre condanne che o riportato negli anni della adole tenza... Lasciate andare — lo interrompe l Presidente — quelle condanne non anno luogo alla recidiva per il reato i cui dovete rispondere oggi. lmp. : — La sera dell'8 dicembre laorai al Teatro Balbo. Lo spettacolo ra andato bene,.. \vv. Farinelli: — Fu il giorno dopo he si chiuse moie. lmp.: — ...quando un signore mi nterruppe chiedendomi delle spiegaioni. E mister Lakenar prosegue esponeno il suo • credo > e le sue possibilità rtistiche. Si apprende così che egli on faceva dell'Ipnotismo in senso reae e scientifico, ma dell'Illusionismo. Vale a dire parodiava gli ipnotizzatori, iovandosi di pseudo-soggetti che già onosceva e che lo coadiuvavano con ale perfezione da dare al pubblico l'ilusione della realtà ipnotica. Per melio mascherare il trucco e l'illusione, gli si avvicinava ai soggetti tenendo ra le mani qualche oggetto cabalìstio, una boccetta, una bacchetta argenea, ecc. : ma ciò non era che una conorrente per la dissimulazione appaente del trucco. Orbene, dopo Io spetatore che aveva interrotto furono aluni studenti a richiedere delle spieazioni. Egli li convocò per il pomeiggio del giorno dopo all'albergo dove lloggiava. In quella riunione fu fatto ell'ipnotismo sul serio. Alla fine donò ad essi alcuni biglietti per lo spettaolo che avrebbe avuto luogo alla sera. E tutti coloro che avevano partecipato gli esperimenti in privato »1 trovaono la sera in teatro. La prima parte ello spettacolo si svolse ordinatamenperfettamente. Il putiferio in teatro — Al momento di passare alla seonda parte — continua l'Imputato — i presentò in palcoscenico un signore he io conoscevo già da Varazze. Feci ol suo aiuto qualche esperimento, uando di dietro alle quinte sbucò il ommissariò osservandomi: «Badi che uesto è ipnotismo ». Poiché so perfetamente che esperimenti di ipnotismo on no posso fare, perchè me lo vieta a ienjo di P. S. e polche effettivamene io non facevo, come non ho mal atto, in teatro, dell'ipnotismo, risposi: No, cavaliere, questo non è ipnotimo ». E si andò avanti. Ma ad un erto momento uno spettatore insorse: Siete tutti d'accordo», lo, clic ho empre 11 sorriso sulle labbra quando ono sul palcoscenico, gli risposi ceando: «Qui sopra slamo in tre. Non manca' che lei per completar? il quaretto ». Ma l'altro continuò a protestae e ad inveire. E allora si svolse un ialogo concitato tra me e lui. Io l'aveo perfettamente riconosciuto: era uno i quelli a cui io avevo donato il bilietto per lo spettacolo, certo Cacciamalli. Gli dissi perciò che mi sembraa poco gentile il suo modo di fare. ntanto Intesi una voce dal palcosceico: « La finisca. Io sospendo lo spetacolo ». Mi trassi indietro. Ma non poevo per altro lasciare -le cose a quel unto. Il pubblico voleva una soddisfa• me, Allora presi un giovanotto che era vicino e dissi: «Con questo „.rp-eito farò un esperimento più difll'" "• Ma sottolineai tuttavia che anhe questo esperimento era uno schero. Collocai cosi il giovanotto su due s a i i i a , o a n o i i , , e i ò i o e - sedie e lo misi In uno stato rigido. Il pubblico applaudi, ma di dietro a me intesi una voco : « Questo ft un esperimento di catalessi. La dichiaro in arresto ». Senza voltarmi, perchè dovevo badare al soggetto ed al pubblico, risposi : « Ma lei non ne capisce. Mi lasci lavorare; io soddisfo il pubblico ». Pres. : — Queste parole vi furono dette dal commissarioT — Credo, perchè so che si trovava dietro le quinte. Ma lo posso giurare di non averlo visto. Sul palcoscenico c'erano trenta o quaranta persone. Diedi quella risposta senza badare e d'altra parte non avevo affatto l'intenzione di offendere il funzionarlo. Chi, come me, calca da dieci anni i palcoscenici, ha molto rispetto per i funzionari di polizia, i quali tante volte ci cavano dagli Impicci. Pres. : — Cosicché sostenete di non avere neppure visto e riconosciuto 11 commissarioT — Ma non lo conosco neppure adesso. Quella sera l'ho visto por due minuti soltanto. Non si è trattenuto con me : non so perchè non abbia desiderio di parlare con me. Pres. : — Veniamo al secondo episodio. In Questura avete ancora oltraggiato Il funzionario facendogli delle minacce. — Quando fui portato in Questura mi misi a parlare con alcuni agenti elio mi compassionavano, lo esposi loro le mie difese morali, e, rilevando il fatto che il mio disturbatore era rimasto libero mentre io oro stato portato dentro, esclamai: o Questa cosa bisogna che me la leghi al dito ». In quell'attimo sopraggiunse il commissario, il quale mi annunciò che mi avrebbe trattenuto. Allora, pensando alla rovina che mi derivava, soggiunsi: « Andrò dal Prefetto, dal Questore e mi farò pagare-le spese ». Posso giurare sul mio onore e sui miei bambini cho io non ho detto altro e che non intendevo oltraggiare. «Quando si sorride non si minaccia» Pres.: — Non lo avete minacciato dicendogli che gliela avreste fatta pagare? — Io ho l'abitudine di sorridere. Quando sì sorride non si minaccia. Avv. Barosio: — L'imputato aveva qualche ragione particolare in quella sera por essere turbato ed agitato? L'imputato risponde senza sottintesi. Quella sera — lui che beffava il pubblico — era stato beffato dal pubblico. Dapprima alcuni spettatori, attraverso la... trasmissione del pensiero, lo avevano obbligato a ripetere per infinite volte questo esercizio: svitare le lampadine elettriche della ribalta, cosicché l'illusionista aveva Unito collo scottarsi le mani (e mister Lakenar fa vedere al Tribunale le scottature non ancora guarite) ; poscia il iiortouhcse 10 aveva fischiato e vituperato. Mister Lakenar siede ed è introdotto 11 commissario dott. Benedetto Tomasino, il quale rievoca i fasti nd i nefasti di quella sera fatale. Dapprincipio diffidò l'illusionista ad attenersi alle prescrizioni della licenza, ià qualo inibiva gli esperimenti di ipnotismo. Poi, quando la canea suscitata dalle Interruzioni di uno spettatore — lo studente e capitano marittimo Felice Cacclamali! — si scatenò nel teatro, cosi ila dividere il pubblico in due fazioni, egli Intervenne ancora per ammonire il Lakenar a tenere un contegno pi fi corretto e riguardoso verso gli spettatori. Fu allora che l'illusionista lo apostrofò con le parole: « Se ne vada. Lei rion capisce niente ». In Questura, mister Lakenar rincarò la dose: «Lei si ricorderà di me per tutta la vita. Gliela farò pagare », esclamò all'indirizzo del teste ed alla presenza di altri funzionari. Viene ora alla pedana uno del compiacenti soggetti che si prestavano per gli esperimenti dell'illusionista: Alberto Palazzolo, un giovane studente dal modi disinvolti ma distinti. Un goliardo, per dirla in una parola. Avv, Barosio: — 11 teste è quello che si prestò per l'esperimento di catalessi. Pres. : — Allora non saprà nulla di quanto è accaduto. Avv. Barosio: — Ma ora non è più in catalessi. Teste: — Non lo sono più adesso come non lo ero nemmeno allora (risa). < Non Ita mai provato ? » Ed il giovane spiega che per procurare a sè ed agli spettatori un po' di ilarità era salito sul palcoscenico per qualche saggio di illusionismo. Quando uno degli spettatori protestò, fu prescelto da Lakenar per l'esperimento di catalessi. Pres.: — In che consìste questo esperimento? 11 teste lo spiega con una fresca ingenuità: — Coris.ste nel collocarsi sopra due sedie e nello stare duro duro... (ilarità vivissima). — Poi, con un candore che accentua l'iìlarilà del pubbliCo, il teste aggiunge rivolto verso il Presidente : — Lei non ha mal provato? — Non it-j mai provato a non proverò mai — lo assicura bonariamente il Presidente. 11 giovane racconta poi di avere uJ ito perfettamente le parole rivolte dal funzionario a mister Lakenar: « Questo esperimento è vietato. Lei non lo può fare », e la risposta data dall'illusionista: « MI'lasci stare. Lei non ne capisce niente ». L'intervento del ccm missarlo si ebbe appunto quando fu Iniziato l'esperimento di catalessi. In questura il teste intese poi l'illusioni sta esclamare che avrebbe messo hi moto le sue conoscenze per farsi pa gare i danni di quella serata. liti altro studente, Cario Loinello, allorché declina le proprie generalità ed è richiesto della professione che e sercita, dichiara solennemente: Autodidatta. Fu tra coloro che salirono sul palcoscenico per gli espirmenti Trovandosi egli vicino ai palchetto di proscenio, il commissario Tomasino 10 interpello: « Ma siete lutti d'accordo? ». Per non smascherare le batterie, 11 teste rispose negativamente. E fu forse un errore, perche a commissario si convinse che facessero sul serio davvero. Ultimo teste, Adriano Celoria (tra i vari soggetti egli era uno dei piti preziosi ed applaudili: eseguiva fra l'altro una gustosissima parodia di Antonio Gandusio) racconta d'avere inteso il conmiissarni doti. Tomasino esclamare mentre si dirigeva sul palcoscenico: «Sapevo che questa sera andava a finire • usi ». E il teste non intese che quest'i perchè dovette poi lasciare il teatro per recarsi alla stazione. Altri cento testimoni ! Pres. al teste: — E allora, se non ha sentito altro, vada Avv. Barosio: — Ma abbiamo altri cento testimoni che hanno sentito. Se vuole che li facciamo stilare... Ma l'ora è tarda e la causa orinai è Istruita. Prende a parlare il p. M, il quale sostiene che l'intervento del commissario Tomasino tu legittimo e doveroso: legittimo l'arresto dell'imputato: perfetto, nella sua obbiettività, il reato, o meglio i due reati commessi dal Passaglia, per ii quale richiede la pena di 4 mesi di reclusione e di 140 lire di multa. -- Il fatto ha una particolare gravità — concludo il P. M. — per II luogo in cui fu commesso, Non si potrà qu'ndi dire che ad una eccessiva severità siano intorniate le mie richieste. — Un'altra illusione — esclama l'aw Farinelli, mentre l'aw. Barosio, pren- dendo per primo la parola In difesa dell'imputato, esordisce vibratamente: « Né quattro mesi, né quattro giorni, perchè In linea giuridica il reato di oltraggio non sussiste ». E l'oratore lo dimostra con abbondanza di argomentazioni che hanno riguardo alle obbiettivo condizioni di fatto. Ma anche da un punio di vista più piano, semplice, umano, le parole dell'illusionista non possono considerarsi come integranti 11 reato di oltraggio. L'aw. Barosio chiede cosi l'assolutoria del suo difeso. Una brillante ed efficace sintesi delle argomentazioni difensive fa infine l'aw. Farinelli ed il Tribunale pronuncia la sentenza: Riccardo Passaglia è ritenuto colpevole, anziché dei reati di oltraggio e di oltraggio con minacela, di un unico reato di oltraggio semplice continualo ed è condannato a 400 lire di multa ed alle spese. Un applausi che il Presidente tosto reprime, scoppia tra il pubblico alla lettura della sentenza. Ma l'applauso si rinnova, fervido e nutrito, all'indirizzo dei difensori allorché lascin-io l'aula per procedere alle formalità che dovranno in serata portare alla scarcerazione dell'» uomo enigma », del « re del divertimento ». F. A.

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