Problemi del disarmo

Problemi del disarmo Problemi del disarmo L'argomento non è di quelli che si possono considerare esauriti con Io sciogliersi della Commissione che V-ba trattato. Al contrariò, esso viene proprio ora dinnanzi (il Tribunale della pubblica opinione sotto fonila di un progetto di convenzione completo e definitivo por la Commissiono compilatrice, s'intende, che per i Governi il progetto non ò altro che una base di discussione, li' quindi giunto il tempo ili prendere questo progetto in attento esame, non per discuterne astrattamente le forinole, fatica ormai sorpassata, ma per inquadro rie nel problema nazionale col preciso scopo ili determinare il consenso della coscienza nazionale e, di conseguenza, portare, a conoscenza dell'estero tale consenso. Poiché non v'è da farsi illusióni: nei non pochi mesi, che intercederanno tra oggi ed il giorno della convocazione dello. Conferenza generale, molle manovre più o meno in buona fede, in direzioni talora opposte e perciò non facilmente spiegabili, saranno certamente tentate; un'idea approssimata sulla loro quantità ed intensità .si può avere applicando la. re-i gola del tre semplice albi Conferenza, navale di Londra. La contromanovra più semplice ed efficace sarà sempre quella da tempo adottato, •dal Governo fascista: avere idee chiare ed esporle con piena scliiet4ezza. Dell'aspetto politico dei risultati •ottenuti dalla Commissione preparatoria ha trattato l'altro giorno su queste medesime colonne il Signorotti e non vi ritorno sopra Dirò!piuttosto dell' aspetto formale o procedurale in quanto esso influirà notevolmente sulla preparazione e sull'andamento stesso dei lavori della Conferenza generale. Ricordiamo anzitutto che quello della riduzione degli armamenti fu sin dal nascere «Iella Società delle Nazioni, tjd è tuttora, il problema centrale di essa; che per cinque anni si tentarono varie vie inutilmente sino a quella, assai ingenua, d'affidarlo ■ad una Commissione composta di membri ageiiitli soltanto in nome personale; che l'assemblea del 10?."i tagliò cono e decise la convocazione d'una Conferenza generale per la limitazione e Ja riduzione dogli armamenti e creò una Commissione preparatoria di delta Conferenza. Questa. Commissione preparò lili progetto di convenzione, che però apparve dopo una prima lettura cosi pieno di riserve riguardanti i punti fondamentali, che la Commissione decise di non più riunirsi fiiio u quando i Governi non si ì'ossero messi d'accordo sul punti controversi. Avendo nel Inghilterra c Stati Uniti ceduto su alcuni di questi, la Commissione tornò a riunirsi o procedette alla seconda lettura, nell'aprile-maggio del '?'J e nel novembre-dicembre del '30. Logicamente la seconda, lettura avrebbe dovuto rappresentare un affinamento del progetto nel senso della riduzione dello divergenze, deb" accostamento delle tesi. Accadde invece tutto il contrario e le divergenze si manifestarono anche su punti, pei quali nella prima lettura era stato raggiunto l'accordo". La ragione ne è semplice, il problema del disarmo non è astratto, non è un sistema filosofico; gli elementi di esso non sono statici, ma squisitamente dinamici e perciò mutevoli, Se negli anni '24 e 'io l'atmosfera politica del mondo era abbastanza serena e consentiva un tal quale ottimismo nei riguardi d'una pacificazione degli animi, presupposto fondamentale della riduzione degli armamenti, grosse "nubi sorsero di poi qua e là. D'onde paure, allarmi, intransigenze, corsa ai ripari contro pericoli re;>li o supposti, nervosismo insomma, cioè proprio il contrario di quanto occorre per trattare di disarmo. Di più, a mano a. mano che s'approfondivano i cingoli elementi del problema, si era fatalmente tratti a precisare le necessità nazionali dei singoli. Di più, ancora, si acuivano i vari nazionalismi, dichiarando alcuni la netta avversione ai vincoli posti dagli ultimi Trattati di pace e provocando l'irrigidimento negativo di altri- Ne venne cosi un progetto tutto costellato ili riserve (e riserve vuol dire rifiuto d'accettazione), taluna delle quali gravissime e, per di più, indebolito da' numerose votazioni,- dove indarno si cerca una Maggioranza ed una minoranzastabili ed omogenee:press a poco ti trovano invece fluttuazioni di voti da un campo all'altro ed :i*teusioni, di cui non è facile comprenderò il movente ed il significato e che talvolta, per la loro somma, rcnidiono senza peso il veto di un'esigua maggioranza. Dato tutto questo, che valore ha il progetto? Indipendentemente dai giudizi, che si possono dare sui va-ri punti e che sono diversi a seconda degli interessi in gioco, si può dire che il valore complessivo è assai scarso. E ciò senza disconoscere che la Commissione, nel quinquennale diffìcile e non sempre gradevole lavoro, ha fatto quanto poteva. Ma di fronte ad intransigenze, che da ogni parte sorgevano, td a meno di rinunciare al mandato ricevuto, non poteva far altro. Però i poverni responsabili, ai quali è ora rimessa la partita, si trovano in presenza di una situazione tutt'altro che semplice. Il Consiglio della S. N. dovrà in gennaio decidere sulla convocazione della Conferenza generale e sulla data della convocazione slessa. Ora, di non convocarla non è neppure da pensare. Ma i; canone fondamentale che, per la riuscita d'una Conferenza internazionale, è necessaria, una preparazione quanto più possibile completa, cioè tale che non sussistano più divergenze gl'avi. F. se queste divergenze non è slato possibile appianare in sede di Commissione preparatoria, dove i contatti erano quotidiani, come sperare di dirimerle per via diplomatica? Ne è da pensare ad imposizioni, che la difesa nazionale è quanto di pili ge¬ loso e delicato uno Stato indipendente possegga. Questo per quanto riflette i principi! informatori del disarmo. Ma esiste un altro punto non meno importante e difficile; la fissazione delle cifre. Se la. cosa ha presentalo tante difficoltà quando s'è trattato di navi, cioè d''elementi precisamente valutabili, quali e quante non ne presenterà la fissazione di cifre per elementi, la cui entità 6 funzione d'altri elementi non misurabili e spesso variabili nel tempo? Ad esempio, te frontiere, l'attrezzamento industriale, le materie prime? Veramente, la soluzione potrebbe esser trovata nella formola dell'art. 8 del Patto: «Riduzione degli armamenti nazionali al minimo compatibile colla sicurezza na¬ zionale... e tenendo conto della situazione geografica e delle condizioni speciali di ciascun Stato, secondo le decisioni dei singoli Governi ». Si dovrebbero cioè accettare le cifre ragionate presentate da ciascun Governo. Ma allora, nella presente inquietudine europea, non si avrà certamente riduzione alcuna e, di più, data In via per cui si sono avviate talune Potenze, si verrebbe ìi cristallizzare (per dieci anni secondo il Patto) lo squilibrio di armamenti oggi esistente. E' ben chiaro che a tale cristallizzazione si tende dagli Stati più fortemente armati, i quali anzi intensificano Io sviluppo degli arma, menti così da presrmtare alla Conferenza la situazione limite. Essi vogliono, cioè, la « limitazione » e non la « riduzione », mentre questa ultima è l'obbiettivo preciso fissato dal Patto ed è ciò a cui aspirano i popoli per veder diminuito il carico delle spese militari. Non sarebbe rigorosamente esatto dire che il sostenere la riduzione piuttosto che la limitazione sia l'indice sicuro di un attaccamento maggiore alla pace; certo è però una prova tangibile di buona volontà e della assenza delio spirito d'o.vventura. E la riduzione consente pure di correggere certi squilibrii di forze oggi esistenti e che costituiscono forse il principale ostacolo per una migliore convivenza in questa travagliata Europa. E l'Italia è fiera di aver sempre sostenuto la tesi di giuste ed oculate riduzioni. Gen. GIOVANNI MARIETTI. Guerra di tariffe doganali tra Ungheria e Cecoslovacchia Vienna, 15 notte. A Praga aono fallite deflnitivaihento lo trattative che si svolgevano da sabato per la conclusione di un ac- cordo commerciale provvisorio tra Ce-]costo vacchia e Ungheria.. Fallite le trattative e scaduto aJla mezzanotte di oggi il trattato di commercio a tariffe convenzionali, si entra in un periodo di guerra commerciale perchè le tariffe autonome che entrano in vigore costituiscono una. reciproca proibizione del commercio tra i due Paesl. Specialmente colpite sono ra-| gricoltura ungherese e l'industria ce- co*'ovacca coslovacca La roit.ni a si deve )>aiiicolarme.ntc al fatto che i partiti agrari In Cecoslovacchia, i quali, come ò noto, sono fortissimi, non ne vollero sapere di accogliere le domande d'ella delegazione ungherese. (

Persone citate: Giovanni Marietti