Un cliente

Un cliente Un cliente Dopo aver dato un'occhiata ai! fanali che s'erauo accesi tra l'ovatta Bporca della nebbia, aveva lasciato! ricader le tendine ed era tornato a ilaBprofondarsi nella sua poltrona, ac- peavallando decisamente le gambe, i acon un colpo secco, che pareva l'è-jcpilogo d'una sua arringa d'assise. | cPassò più d'un'ora, sul lieve battito jbDgpsdella pendola, sul lento cadere, in una coppa, delja_cenere di tre sigarette, sul lenti, volgersi delle eroechianti pagine d'un grosso fascicolo, o Se le cause diffìcili non me le studio al pomeriggio della domenica...». Troppo da fare, troppo lavoro. Eva assai soddisfattow Da poro aveva j cambiato la sua automobile coni zuu'altra più potente; da un me.-.e | caveva assunto un altro sost ituto. j sGuardava quei fascicoli dalle copertine coloralo ohe erano sparsi un po' dappertutto, sullo scrittoio, sui la voli ni. tra vasetti di fiori e statuine ; nella luco smorzata del gran lampadario gli pareva, da quei fascicoli, d'intender delle voci sommesse; s'era alzato di nuovo, ■pas-sej'Kiaiido a lenti passi, altero guardandosi quelle copertine azzurre, turchine, arancione, sulle quali, con una matita sanguigna, nervosamente,' aveva vergato un cognome con di fianco un» nota, a Figlioli » diceva sovente, confidente e benevolo, ai suoi sostituti « non scrivete mai con cura il nome d'un cliente su di una copertina; altrimenti, al vedere certi caratteri in stampatello, clienti e colleglli crederanno che abbiate ben poco da fare ». E s'era acceso un'altra sigaretta, mentre il suo occhio, amorosamente, scivolava di copertina in copertina, Ferrari Uberto, furto con scasso, Morra Giuseppe, omicidio pren.iditato. Finita quella rassegna, che, di solito, a suo conforto, si concedeva nei rari momenti di riposo, tornò a ingolfarsi in quel bilancio che doveva celare delle varianti artificiose che lui, avvocato di (parte civile per conto di una gran banca, avrebbe dovuto scoprire; le sentiva, quelle varianti, imboscate e subdole, camuffate e disperse; gli i'acevan ricordare quelle dei bilanci d'un banchiere fallito che, un anno prima, era riuBcito a far assolvere per insufficienza di prove; la « chiave » doveva esser la stessa'. E, mentre continuava (a rimuginarsi «Portafogli, quattro milioni; riserva, due; immobili, sette », buttando delle gran boccate di fumo verso il soffitto, la fronte incupita da una ruga che di solito chiamava « travaglio intcriore », si fece udire il suono bleso e lontano idei campanello nel vestibolo. Pensò al più giovane dei suoi sostituti che avesse, al solito, dimenticato qual sscrvposddEvPtdpcmnlizudenfnedcrntgVsdulcosa in istudio; e s'alzò atteggiando \mil volto a quel cipiglio assente e sde-l^gnoso che era più efficace .di qual eiasf discorso. Stava sulla soglia un contadino, con sotto braccio un ombrello, a Ah, caro figliolo, che momento, questo, per venire da me ! Nemmeno alla domenica! Sto studiando, studiando». Il caro figliolo era sulla cinquantina, un fazzoletto attorno al collo, dei pantaloni di fustagno, una lunga giacca che gli serviva da soprabito; lo guance terree, olivastre, senza misericordia raspate dal rasoio; e stava a guardarsi l'avvocato senza muoversi, attendendo che quello esclamazioni e quel gesticolìo si placassero, corno si guarda un attore nel suo camerino. Intanto l'altro pensava che, quel viso, doveva già averlo veduto ; doveva essere, quel nome, su una dello tante sue copertine; ma valla a pescare, in un pomeriggio di domenica, 6enza sostituti, senza segretario. Pensò al modo più spiccio di congedarlo senz'altro; ma ricordandosi di un altro suo prin.bipio «I contadini, dopo tutto, sono bncora i clienti migliori, forse forse i soli che credano ancora nell'opera ^dell'avvocato », dopo essersi sincerato Con un «Si tratta di una faccenda lunga fi che l'altro non gli avrebbe rubato più di dieci minuti, continuando a ripetere «Ho da studiare, Ida studiale una causa, roba di milioni», accese tutte le luci del corridoio, della biblioteca, dello studio; 1B con un ampio gesto costrinse Eosso (Giovanni fu Antonio a passare per primo. • Subito gli diceva che stesse tranquillo, che la causa seguiva il suo torso, che stava preparando un memoriale; intanto aveva segnato sull'agenda a 14 dicembre domenica conf. pomeridiana in ist. Rosso Giovanni»; e l'altro s'andava dimenando sulla seggiola, agitando le labbra, come chi voglia parlare e non ci riesca. Allora lo guardò benevolo, accendendosi un'altra sigaretta; pose un foglietto di carta sugante, con cura, nell'agenda; si buttò all'iudietro; e fissando con ostentazione la pendola: — Avanti, che c'è di nuovo? — Eccola, vede, signor avvocato, a me mi rincresce, io non vorrei... Ma non ho.nessuna causa, io. — O santoddio, con tutto questo daffare, l'avevo per un momento... Un altro Rosso, un altro Rosso Giovanni. Lei vorrebbe iniziare una causa? Venga domani. Lo sa, però che qui si fa soltanto del penale? — Ma io, domani... — Tutti così, questi benedetti figlioli ! Partono dal paese, vengono in città, vanno dall'avvocato, senza avvisare, senza farsi vivi, e noi, sempre", si dev'essere a loro disposizione. E so non m'avesse trovato? E' domenica, oggi. E' una cosa di cinquo minuti Ci tenevo a venire. — Aveva avuto come un indugio, poi un sorriso furbesco. — Sono uscito mercoledì. Un altro, un altro disgraziato Come fare, a ricordarsene ? Forse l'aveva difeso tre, quattro, cinque anni prima; e quello, non appena lifcero^ eccolo tornare dall'avvocato, glfuidcdcgAqrsllisAddpcgdcvmczt—TDmtodcpdtddr pur ringraziarlo. E gonfiando il petto si diceva ancora una volta che, la sua, era proprio una missione, i — Ilo fatto dieci mesi. ! — Tribunale? — l giurati. ! — Corto d'Assise, dieci mesi? Ah, ila grazia. Mi compiaccio, mi com piaccio davvero. Bisogna lavorare, i adesso, tornare a casa, sereni, come jchi non debba più niente a nessuno, | come chi abbia pagato un suo de jbfto... — Non ho mica avuto la grazia. Diciatto anni. Omicidio. Guarda un po', era riuscito a svignarsela. Per farsi riacciuiTare dopò tre giorni. — Non si ricorda del Merlo Agostino? j L'avocato stette d'un tratto seni za respiro. S'era, in un attimo, ri | cordato di ogni cosa. Il Merlo era j stato trovato ucciso nel fienilo della sua cascina: niente indizi, niente sospetti ; poi un esile filo, qualche coincidenza, molte - supposizioni; i parenti avevano voluto un grande avvocato, per la parte civile; arrestato per degli altri indizi quel tale che ora gli era tornato dinanzi, era riuscito, con un'arringa che era stata' definita un capolavoro, a farlo condannare a diciott'anni di reclusione. E quello, ora, era evaso per lui, per vendicarsi ; e aveva aspettato un po¬ meriggio di domenica per trovarlo solo in istudio, per essere sicuro del colpo. Gli occhiali gli si erano appannati. Fece macchinalmente per avvicinarsi al telefono, ma quello aveva posato il gomito sullo scrittoio, sul filo azzurro e rugoso; quella mossa, poi, sarebbe stata irreparabile, l'avrebbe fatto precipitare nelle sue a criminose risoluzioni». Non aveva mai voluto avere una rivoltella, troppo esperto com'era dell'animo umano e. dei suoi ciechi, fatali trasporti : come un medico che non voglia in casa veleni; e si trovava a fissare un piccolo tagliacarte che con la rivoltella o il coltellaccio che l'altro doveva di certo avere con sè, nascosto da quella palandrana, non poteva non essere che uno stuzzicadenti per quel tremendo appetito. Rivide in un attimo i suoi trent'anni di lavqro, i suoi trionfi, le sue celebri arringhe; sarebbe finito, tutto, così. E già sentiva un atterrito compianto di so, della sua vita, pensando ai titoli dei giornali del mattino, ai colleghi, che tutti avrebbero voluto, in quel processo clamoroso, rivendicarne la memoria,sostituto, che si sarebbe vista piombare fra capo e collo, da un momento all'altro, quella fortuna. Aveva la fronte gelata, le ginocchia gli tremavano. L'altro, scostato un lembole glorie — all'Uberti, il suo primo° ' della sua giacca, violento, improvviso : — Volevo mostrarci la carta. — E frugava, senza guardarlo, sempre con la mano nascosta. — .Che carta !... — urlò con voce strozzata, brandendo il piedestallo d'una statuina. . Ma ora gli porgeva un foglio gualcito, sormontato da un cubitale » Corte di Cassazione ». — L'hanno trovato, il vero assas-1sino. E io ci volevo soltanto mostrare!la carta. Mia moglie non voleva, mia!figlia nemmeno; ma almeno una do-l■ i_» i J*„ ,.i i memea, che tanto non s. lavora, la- sciatemi andare, lo ci voglio mo- strare la carta. La mia soddisfazione.è tutta lì. Io ci voglio soltanto mo-istrare la carta Se l'era ripresa, l'aveva appoggiata alle labbra ; poi s'era ficcato in capo il cappello, con un lungo sguardo per quei mobili intarsiati rendersi una sigaretta; s'avvide che le dita gli tremavano, nel sorreggere il cerino; ma già pensava che quel per quei fiori per quelle statuine; e sera avviato verso il vestibolo, L'avvocato, premuroso, lo seguiva, a due passi di distanza; quando gli;ebbe richiuso alle spalle il battente, ebbe" un lungo respiro ; fece per ac- .processo, un processo importante, si sarebbe presto dovuto rifare. jMARIO CROMO.

Persone citate: Ferrari Uberto, Merlo Agostino, Morra Giuseppe, Uberti