Le gesta degli uomini dell'abisso

Le gesta degli uomini dell'abisso LA TRAGEDIA PELL'« ARTIGLIO » Le gesta degli uomini dell'abisso I! mare non ha ancora restituito le altre vittime ! Le Palaia de Belle Ile, 11 notte. I volli di questi rudi e semplici marinai s>ono ancora velali di dolore e di tristezza per la tragedia dell'Artiglio. Se pure a tutti non erano vote le gesta leggendarie della, nave e del suo equipaggio, tuttavia tutti sapevano come la vita di questa gente italiana fosse un ardimento senza confini, una continua sfida alla morte; e per questo alle onoranze funebri rese a Gianni e a Franceschi è intervenuto tutto il popolo marinaro della regione. Soltanto le salme di questi due ardimentosi sono state — come sapete — recuperate finora e composte nella bara. Gli altri dieci compagni sono ancora preda inerte dell'Oceano, e forse non saranno mai più restituiti. L'abisso che essi avevano tante volte violato e scrutalo si è rinserrato sopra di essi, inesorabilmente. II compianto dei superstiti Grande è il pianto dei compagni superstiti e di quelli del Rostro, la nave gemella dell'Artiglio; e nei discorsi di tutte le ore si rievocano quelle care figure e se ne rammemorano le gesta; gesta note a tutto il mondo che le apprese allora quasi con un senso di incredulità, tanto parevano straordinarie. Ora lo specchio d'acqua dove è avvenuta la tremenda esplosione è tornato tranquillo. La corrente ha portato lontano qualche rottame, e le onde si inseguono nel loro stesso eterno gioco e i pescatori tornano a calare le loro reti Ma il ricordo dell'esplosione è presente e vivissimo in tutti: e lutti, ancor oggi, raccontano come è avvenuta la catastrofe. Lo scoppio — dicono — fu cosi potente da esser avvertito persino a diecine di chilometri di distanza, perfino nella Vandea. Sembrò che dal mare fosse scaturito un enorme terribile vulcano, che vomitasse acqua e fuoco. La colonna di acqua che si innalzò nel cielo e dalla quale, come un fuscello, venne lanciato in su l'Artiglio mts«rot;a circa trecento metri Poi più. nulla alcuni marinai spauriti corsero sulla spiaggia e scrutarono il mare: sulle onde nereggiavano alcune figure di uomini, e intanto il Rostro a tulio vapore accorreva sul luogo. Soltanto sette uomini venivano raccolti vivi; e poco dopo sulla coperta venivano ' distese pietosamente le salme di Franceschi e di Gianni. Dicono ancora gli scampati: — Vivessimo mill'anni, mai scorde remmo! Dicono alcuni marinai bretoni: — Gianni, Franceschi e Bargellini erano i più grandi palombari del mondo, e l'equipaggio dell'Artiglio era il più ardimentoso equipaggio del mondo. — Bargellini — ci racconta un superstite dell'Artiglio — aveva poco più di vent'anni quando indossò per la prima volta lo scafandro : rie aveva ora ventisette, ma sembrava un ragazzo, e noi lo chiamavamo il « bambino ». Un bambino agile come uno scoiattolo, flessuoso come uno squalo, coraggioso come i suoi compagni più anziani. Venne da Viareggio a Genova dove, per le sue avventure e per le sue gesta di più grande stile lo attendevano quattro piroscafi '■ l'Artiglio, il Rostro, il Raffio e l'Arpione. Quattro nomi con le unghia. « Il primo lavoro di una certa importanza, diretto e in parie compiuto dal capo-palombaro Gianni, fu il ricupero del carico del vapore inglese Washington, affondato nel Mediterraneo, davanti a Camogli. Dai fianchi della nave furono estratte 500 tonn. di rame, seimila tonnellate di acciaio, quattro locamo- II . tive complete e seicento vagoni {materiale, che era americano, cir „nrrnni „,77e nostre strade ter \cola ormal . e noslre s|raae jer irate. Per un simile mastodontico la 'iwo occorsero tre anni». | _ n » Tre uomini « Esistono — come sapete — degli •uffici a Londra, a Parigi e a Barcellona che hanno l'incarico di tenere al corrente e di aggiornare il lugubre registro dei naufragi. Gli ingegneri che vi sono preposti sono come dei veri direttori di questi vasti ci7iiiteri dei quali ne conoscono i più profondi viali subacquei, la vegetazione ondeggiante che li circonda, i banchi di corallo e le roccie che li tornano come favolosi monumenti e tutte le tombe dei quali sono disseminati. «Attualmente, ottocento carcasse di velieri, di vapori e dì transatlantici son segnate da una croce nera sulle carte marinare che ornano le pareli ili quegli uffici. « Vennero dopo — continua il marinaio — le altre imprese favolose per Bargellini, per Gianni e per Franceschi e per noi tutti dell'Artiglio. Venne l'impresa per il recupero dell'Elisabethville; tulti i giornali del mondo ne parlarono e pareva non ci volesse credere nessuno. PqcddGaurpasleSldmmltsntsodzldEsriEgcvdcp(I r . Poi vennero altre imprese e infine quella dell'ligypt. a Niente di più terrìbile — mi di' ceva Gianni — quando ritornava dalle sue esplorazioni negli abissi — della visione di una nave moria —» Gianni, era tanto grosso e forte che appoggiandosi sulle mie spalle con. una sola mano mi faceva traballare. « Una nave sommersa — mi ri» peleva — ha qualcosa di umano che agghiaccia il sangue. Quando discenda in fondo al mare e vedo per. la prima volta la nave che debbo esplorare mi senio stringere il cuo* re e lo spavento è assai grande. Su coperta scivolano i pesci a centinaia che entrano e escono dall'apertura della stiva e da quelle), delle scale, silenziosi e diafani come fantasmi. Le porte sbattono come se qualcuno le richiudesse frettolosamente per scivolare, non veduto, lungo i corridoi deserti sui quali sono dislesi i tappeti che piedi umani hanno calcalo. Tutto è in ordine,tutto è a posto. La vita di bordo sembra soltanto sospesa come nelle ore notturne. La campana del -ponte di comando, ad ogni muover d'onda, suona cupamente in quel silerezio trasparente... e sono preso dall'affannosa paura di veder sorgere davanti a me l'ufficiale di guardia. E' addirittura terrificante il trovarsi improvvisamente di fronte ad uno specchio. La figura che si vede riflessa e che avanza a misura che io avanzo, non ha ir.Ha di. umano. E' un mostro contornalo di azzurro e di bollicine d'argento che mi sta a guardare dal suo pallido quadro, con gli enormi occhi di. cristallo. Più volte io ho piantato il mio uncino dentro a quei terribili specchi e ho avuto in quegli attimi l'impressiona che un mutilato, disperato d'aver, perdute le mani, lacerasse davanti a me il suo corpo da idropico... a Poi ritornava tranquillo e ri* prendeva la sua fatica, allegro » sempre sorridente. Franceschi era ancor più allegro e aveva una strana mania: quella di visitare, appena sceso in mare, la cucina e la cambusa della nave morta. Prinui ancora di iniziare qualunque lavoro, Franceschi si immergeva nello, tromba delle scale, attraversava quatto quatto i corridoi, sorvolava come un fantasma la sala da pranzo e si inoltrava nella dispensa, di dove naturalmente ne estraeva tutto quello che di ghiotto gli veniva fatto di trovare. Bargellini, invece, il « bambino », valicava di colpo la soglie delle cabine, vi si installava e vi faceva il « signore » pur rabbrividendo. ci E gli altri, tutti, erano buoni e, bravi e coraggiosi ». Questi sono gli uomini ora scomparsi. Marinai italiani — gente rude e sincera, diritta come una lama — che hanno reso onore alla nostra bandiera. ' A. M, Il lutto viareggìno Nelle case degli scomparsi Viareggio, 11 notte. Sulla darsena e sul mare di Viareg» gio, grava ancora la desolata tristezza, provocata dalla fine tragica dell'» Artiglio », che ha trascinato con se un manipolo di uomini tra 1 più rappresentativi della nostra razza mari» tiara Quattro sono 1 figli che Viareg. gio ha perduto: Alberto Gianni, Arisfl. (Oc Franceschi, Alberto Bargellini e IJRomualdo Cortopassi. i Nella casa del più giovane scomparso. Alberto Bargellini, non si pianga più. Ogni tanto si sente un singhiozzo, ulti senza lacrime: è la mamma, è il padre, i parenti, la moglie. Nella stessa cosa un vagito infantile ci restituisce all'improvviso il sapore della vita: è Alberta, una creatura di meno di due mesi, l'unica che non può comprendere tra tutte le persona che passano e ripassano dentro e dinanzi alla sua casa bianca. Il .vecchio Bargellini, con gli occhi sbarrati, cerchiati d'ombra, mi mostra un mucchio di rettangoli di carta gialla: « Sono i telegrammi » dice. Poi scompare dentro il vano buio di una porta, quasi come un fantasma. Leggo il telegramma di s. E. Italo Balbo, quello della famiglia Dal Moiin, I parenti dell'aviatore perito nel Garda manifestano una nobile e dolorosa fraternità nel lutto; e commuove il ricordo che il perduto di oggi fu il ricuperatore della salma del perduto di ieri. E tantissimi sono gli altri telegrammi giunti - da tutta l'Italia, da personalità e da sconosciuti. Tutti si sono stretti intorno ai parenti degli scomparsi. Alberto Gianni: si parla ovunque dt lui, si rievoca la sua bontà di Ercole fanciullo, la sua semplicità e modestia. 11 nome di Alberto Gianni rimarrà legato, non solo alle più audaci imprese subacquee, ma anche alla tecnica degli apparecchi di immersione. Egli doveva 1 suoi successi non solo al suo coraggio ed alla sua forza, ma anche ad un intuito accoppiato ad una profonda conoscenza tecnica Fu il primo a usare la fiamma ossidrica sott'acqua. Nel 1925 presentò un veniale complesso progetto per il recupero delle navi romane affondato da secoli nel Lago di Nemi: e, con il plauso dei competenti, ebbe l'ambitissimo compiacimento del Duce. Per lui questo ricordo era forse il più bello della sua vita; quello che gli dava l'enorme forza di volontà necessaria a superare le difficoltà e 1 pericoli colali negli abissi dei mari. Di Aristide Franceschi, che ricorda» va nel suo fisico il' gigante la possanza di Giovanni Rai vidi, rimarrà' perpetuo il ricordo del mio franco sorriso. For«e anello nel lavoro, egli sorrideva, felice di compiere una mis» sione.

Luoghi citati: Barcellona, Camogli, Genova, Italia, Londra, Nemi, Parigi, Viareggio, Washington