La Reggia del buon gusto

La Reggia del buon gusto La Reggia del buon gusto I restauri al palazzo della Farnesina - Agostino Chigi e il pranzo dei dodici Cardinali La (avola di Galatea e nno strano biglietto da visita di Michelangelo -• Secolare splendore ROMA, dicembre, laBisognava che alla vice presidenza-ddell'Accademia d'Italia fosse chiamato un artista come Aristide sartorio, perchè la lunga questione dei restauri alla Farnesina potesse essere risolta. Che molte manomissioni e molti rifacimenti fossero stati fatti alle sue architetture e al suoi affreschi nel corso dei secoli, si sapeva e* si sapeva anche che molti giudizi errati erano stati commessi in proposito. Ma quando nel | terremoto del 1915, alcune lesioni mimlsi gtm—tdl: "acciose richiesero una più minuziosa s! tf^^^t' tZT\T"T»~CV\hme la maggior parte delle pitture e-| rano state malamente restaurate e arbitrariamente rifatte In epoche diverse. Federico Hermanln, che di quella 'prima inchiesta fu Incaricato, avjvertl gli errori commessi e pro¬ appassionò della''cosa e con quella e- prima e dopo df lui il Toesca, affer- ^^J in proprietà dell'Accademia. pose 1 ripari. Dopo di lui Antonio Mufloz — nominato soprintenden hertrln ohe irli è nrnnrla mise marnivi*?f^L«£f SlTJil i dai restauri. Se non-che Adolfo Venturi t n™E„Snt T^n "iMn^n^Lr^h ^PdallHermanln e dal- Munqz erano ipo-1 a a i e i i e n i e d a è è o , o e d e i e, i csi pensò ad adattarla — diciamo pure [cosi - al suo nuovo uso e fu dato ,incarico a-non so bene chi di farne ■una cosa moderna con quel gusto um- berttnò di cui tajiS^esemni^hannolsS »™.rt™lmi „m3 fin» to* VJfnnnS^SnS Ila ^2ti r,!,ò z/.a noma, yueuo cne ne wcnw si può fancora vedere: paramenti d1 peaiclu. (bronzi pseudoromani, faci da ultimo atto deU'.4fd<i e tutto quell'armamen- stario di cattivo gusto che nella mas- asieda solidità dei materiali e nelle mdorature luccicanti e nelle felpe e nci|lvelluti credeva veramente cne «sie-|npdesse 11 buon gusto e lo stile. Il banchiere senese Triste cosa in un edificio che del, buon gusio e dello stile era stata la ! £OReggia! Le origini di questo palazzet -I tto ftituniecenteisen sono note l-.rii stato .to cinquecentesco sono note. Era stato costmito fra ili 1509 e 11 1511, sullo rive del Tevere, nel luogo dove un giorno sl stendevano 1 giardini di tìeta, per conto di quell'Agostino Chigi, banchiere senese, che per il fasto deila sua vita e la larghezza delle sue donazioni era stato detto u Magnifico. Architetto ne sarebbe stato Baldassarre Peruzzi, se bene il Geymuller e H Burckhardt vogliano vedere 11 ^enio di Raffaello anche nell'ordinamento architettonico. Il quale ordinamento ,? senza dubbio mirabilissimo, per disposizione topografica e per utilizzazione degli spazi ohe in area ristretta anno t/rarre tutto il vantaggio possibile e far comparir grande quello chi? in verità è abbastanza mediocre. E' impossibile, dato il numero limitato di sale, di gallerie e di stanze, dlsporle in due piand più giudiziosamente di quanto è stato fatto. Per un'abile disposizione, la loggia centralo serba, con gli avancorpi delle due ali laterali, un'armonia che qualunque aggiunta di portici esterni avrebbe turbato. Disgraziatamente questa loggia \ sVdslMgfncscnrQlrmccRlaperta e, direi quasi a^rea, è stata chiusa nei secoli posteriori, sia pi:r utilizzare un ambiente assai vasto, sia per preservare gli affreschi. Se non che la chiusura è stata fatta gof. fanie-nte, alzando mura, chiudendo gli archi e nascondendo le esili balaustre i cui pilastrini — rimessi in luce nei saggi recenti, conservano ancora tutta la grazia e* la snellezza quattrocentesca. * Agostino Chigi era senese: appar teneva cioè, a quella stirpe di cui mcmIttD* dÌCeVa T^,e„rrSffta„,,n0ndOile piu vana, non eccettuando ne meno - ta francese. Ma in questo caso la sua a vanitasi trasformava in un altissimAa vanni da Udine e Giulio Romano sentimento d'arte. Egli volle che incla rass po, Itimi tisti piombo e . Baldassarre Peruzzi, Gio- il - Sodoma e Raffaello. E fu veramente t-Iil trionfo dal paganesimo in piena -1"orna cattolica, la rinascita degli Uei.i la pochi metirl dalla grande Basilica 1192-deve ffl Vicario di Cristo stendeva sulIItamondo il suo dominio universale. Nel la ciltà di Leone X, mentre già da settentrione cominciavano a sentirsi i brontolìi della informa, poteva sorgere un palazzo intieramente dedicato aJla bellezza ant'iea e sulle»cui mura i più grandi pittori del secolo — si potrebbe anche aggiungere di tutti i secoli — tracciavano le figure degli De! dell'Olimpo senza che un so lo simlmlo, un solo accenno al cri stianesimo vincitore" ne venisse a tur V\h*T'1 rora'°«ia- | seAcrastia mtefuspsolachseaffovi*" — > ««"«-«o*»" "<=' ■ dellJ sua villa - sl «ra al 19 agosto; se t roj,Ja m m|te hD„ aìutiM "«-Hi.ironoli che facevano coron Pontefice. Ognuno di essi aveva un dr1 ben dodici cardi-icosrona olio stesso 'vaj coi gentiluomini come coi letterati! idi [a S(|a (Xlsa era (ma corte ■ ouelln., ,orte t Qj , h , lrasform<,.v<l S ■ \ rp„„la <=nnprt>fi oii«1p nnehi pr a Tf.W superba quale pocbi prlsov,ranl d EuroPa avrebbero potuto ;ca Vantare pili beila. Qui, in una stan-;m za- » ulvln0 Ra«aello avevadiplntola d favola dj Galatea; qui, in un salone, ,ce (;inv.ln battista Bazzi detto 11 Sodoma ch „ „ f rjVjV,,re le noz7.e dj Ales--p simdro 0 dj R()ssana Per dar maggiori lu anipiezza a una sala_ Baldassarre Po-1fe mzzj aveva alfrescato sulle pareti tut-lm|la ,|na scric arcnitetture che sem-lst|nran0 .aprire le mura su l'infinito. E e poi Sebastiano del Piombo illustra in'sc, ! £jovalmj dl nove soggetti le « metamorfosi » dl Ovidio, e Giulio Romano svolge eiela favola dl Psiche, e 'ehriatda Udine traccia-gli elegan- ] mI t, groltescni deaie voite e deÌ pHastrl. p ... °. . _ . . ■ t"a \ se la testa che vi sl vede. Molto più prò Vi è anche, in una lunetta, una gran- sode testa virile, tracciata col carbone'tesul muro ancora fresco d'intonaco, trla quale viene senz'altro attribuita a^ioMichelangelo. Secondo la leggenda, il isugronde fiorentino essendosi recato ai cefar visita, a Sebastiano del Piombo e pnon avendolo trovato, avrebbe trac-Usaciato sul muro quella testa come un'avsuo » biglietto da visita», biglietto riche parve tanto meraviglioso sì che ijnessuno osò cancellarlo e la lunettajprini'iise tal quale si vede anche oggi.!pQuanto di vero può esservi in questa soleggenda ò difficile dire. 1.1 Tifi lai avraccoise per il primo, e dopo di lui |comolti scrittori l'accolsero come arti- azcolo di fede. Ma con più raziocinio pcritico il Cavalcasene fa osservare che difficile accettarla, anche perchè Sebastiano del Piombo aveva finito di lavorare alla Farnesina prima che Raffaeilo vi cominciasse la sua Galatea. e che non è possibile ammette- r , e . i e abilmente sS t-^ta di ™ !J!seguc>^olio stesso Sebastiano, che In quegli,-'' uni .appunto - c si sa come egli se- nle varie tendenze dei pili gran- fiisti del tempo suo - era tuttofi monumento innalzato alla gloria ilei prirp eiin MKu. incoiar, in hi«nm uni<chdaielle lunette laterali, solo perchè mol- ti anni dopo Michelangelo vi traceias-i™io .^.„ „, „i.-.„.n_ibbabilmentfi dell ai di'artisti del tempo.suo ~ 'era "tutto I preso dalla gloria michelangiolesca, detrchraSpettacolo unico al mondo Questi gli affresebl della Farnesina, che formano un insieme unico al omondo e che trasformano il palazzet-|dIto di Via dPlla l.ongara nel più puro jBseOiln Rinn^enz« ,,aliana- n;^r:^laV1-: eso niente, nel volgere, dei secoli, nuell'e--. a dinoto ebbe a subire vari trapassi di IAiroprietà. Fu comprato nel 1580 dal gcardinale Farnese e all'estinguersi «Il [~- ndeoomniisso al duca di Ripalda, il l quale lo tenue fino a! 1«Kl alino ili cui e liiori. Uopo mi po' di abbandono, 11 a principe Ludovico Chigi l'acquistù per .isua abitazione e qui rimase fino al lon 926, anno in cui lo cedette al Governo taliano che pensò di destinarlo come nsfede magnifica della organizzanda Accademia d'Italia Come si può capire facilmente, du ante tutti questi trapassi e tutti que ti adattamenti diversi, l'edificio ebbe subire varie deformazioni. La pri- ma fu di chiudere la loggia a Pian erreno, murandone pli archi In cui urono aperte finestre grossolane con portelli dipinti a grotteschi più grosolani ancora e col nascondere le baaustre a pilastrini di pietra serena, | he davano all'edificio una leggerezza enza pari. Poi, p^-r rinfrescare gli ffreschi si penso di nascondere ij ondi sotto un'uniforme tinta azzurra lli"Vr~ : _ i7!„„i™„v,t„ embravano intagliate. Finalmente -iome-.ss tutto ciò non bastasse, tro dranti le porte ome -se tutto ciò non bastasse, tro vando che 1 marmi preziosi Inqua Ij .1 1- _..-«.. A„nnn An«;c44 nM erano caristli afri-Iapparivano; di felpe più innominabili ancora. I Divenuto vice-presidente Aristide Sartorio e rimasto per la malattia del presidente Tittoni alla testa dell'Ae- presidente i moni, ai a lesia qe» ac cademia, pensò subito di mettere mano ai restauri. L'ostacolo più gran- de era quello degli affreschi, che si di-1 cevn da taluni essere gli originali, an- che nei fondi azzurri. Munito di pieni poteri in proposito, egli chiamò l'il- lustre restauratore Azzurri-Paperi e fece comi molto strlcciatura azzurra, fatta a tempera e senza arte. eadd.> oi primi tocchi, scoprendo l'affresco primitivo. In po- restauratore Azzurri-Paperi e „r,i^'tnrn i invnH vnn r-i vniip jminciare i ia\on i voiie a s.'oprire la vern.i : i impia itura azzurra, fatta a tempera eh giorni e belle visioni raffaelliche ritrovarono la loro luce e la loro atmosfera. In taluni casi furono vera- mento una rivelnzione Cosi per esem-1pio nel soffitto della sala della Psiche' "1"•'" "Isoffitto che rappresenta un arazzo eso contro il cielo, si potè vedere la trama della tessitura che logicamente o differenziava dalle lunette ove si supponevano scene vere. E cosi, In certe figure — una Cerere, per esempio, in cui lo spiche erano state mozsate dal poco abile imbianchino eh* aveva steso la. sua mano d'azzurro — ritrovarono tutta la loro eleganza d1 jnea e tutta la. compitezza del dlsepno originale. Questi restauri, se pure restauri si vogliono chiamare. sonn già compiuti: solo, con molta avvedutezza il Sartorio ha voluto tacolare una lunetta con l'antico fondo azzurro perchè i critici e gl'increduli possano confrontare e persuadersi / restauri potir. ma «I trattava di tr.irite.rp dniipi« ..fi h..! .ii^f,lt,f„,,^ f >^: *>» grandi lampadari, non più ' 'v11™ ma «»' ,^a *er.ra- «arjrtwgieninno una magi.mca tazza di onice, fi ? he la decorazione di questa legfa terrena sarà veramente perfetta pareti le Jute che le disonoravano erimettere in onore gli scomparti ar-chitettonici h chiaroscuro deUa deco-dazione antica. Questo ha permesso , b u , brutte lainpilde dl ™™5 al ™ nre ™ state nie^rdi re bronzo cne vi erano state messe di reMdegna del luogo. E la loggia stessa riroverà la leggerezza primitiva perchè si abbatteranno i muri, si riapriranno gli archi, si rimetteranno in ondosi - P" preservare gli affreschi, di cniudere le aperture con semplici Bgtra d| ve(r0_ lm,e fl, (]n o g lmì-senza sostegni visibili; sl che la luce eseriore e il verde 'de garaino!e d , , , potranno nenetrare Ibfr^J°nte Vn'-lie per i pavimentg. ritorTia àn'antico dove » nnceihnJnnceil-i. li. ~ Vi^tn'nnn'B^Pnn" in nrnnn"'tntf "dalpirtistn senese, mentre neìla loggia terrena e. stato incaricato Ar- naldo Biasini di eseguirne il disegno. DIEGO ANGELI.

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