L'Armata aerea

L'Armata aerea L'Armata aerea Un'altra tappa nelila marcii a dell'armata del cieflo verso i suoi più alti d«stani, è stata compiuta. 'La mente del Capo, usa a penetrare profondamente nelil'ossouiza dei fatti ed a vedere giusto negli sviluppi futuri detlc nuove forze latenti, col decreto-legge dell XX marzo 1923 che diede unità organica ed amministrativa alle forzo aeree, troncò, allora, l'incertezza delle monti tecniche e politiche, aggirantisi, indecise, nel gran turbinìo dalle discussioni e dei giudizi sollevati dalla grande guerra. Ma un così importante organismo non poteva nascerò perfetto ed armato, come Minerva dal cervello dii Giove : esso doveva, npilla sua formazione, naturalmente e largamente risentire gli influssi potenti delle due forze armate preesistenti dlie fino allora avevano assicurato alla patria l'unità e la difesa e, infine, la definitiva •vittoria nel lungo e tragico dueilo contro la secolare nemica. Nella guerra mondiate, l'aeroplano era stato un semplice mezzo bellico come il draken, carne ili cannone, come la tank: con maggiori attitudini ad osservare, con maggiore raggio d'azione, con più grande potenza distruttiva e demoralizzante è ve.ro, ma pur sempre con azione ristretta, circoscritta che se poteva essere stata di grande aiuto alle operazioni dell'esercito e della marina, non aveva mai, di per 6e stessa, radicalmente modificato situazioni, nò determinato definitivi collassi. Il ramo dell'aviazione che sul nostro fronte aveva avuto più largo sviluppo era state quello più tipicamente ausiliario: la ricognizione. La caccia era venuta subito dopo, ma più come mezzo di difesa contro la esplorazione nemica che come mezzo di difesa contro le offese dall'alto che, specialmente sul nostro fronte, non avevano avuto eccessiva intensità. Ad ogni modo l'offesa aerea, per ragioni tecniche, non era stata portata oltre la zona di guerra se non rare volte, ed in quelite rare volte, i risultati che se ne erano utlcnuli non erano mai stali di grande importanza. Era dunque naturale pensare, noi subito dopo guerra, che anche nei conflitti futuri l'aviazione non avrebbo avuto che un ruolo secondario di fronte all'azione preponderante degli altri due organismi militari, ed era ancora più naturale clic ciò pensassero anche qu'ellli che allora reggevano le redini deflil'aviazlone italiana .che, istintivamente, per la loro stessa mentalità permeata di teorie e di principi! consacrati nelle scuole militari e di una visione classica della difesa nazionale, tentennavano nel dare piena esecuzione all'indirizzo nuovo così chiaramente fissato dal Duco con la creazione dell'arma aerea. Essi, pur avendo a cuore le sorti della nuova arma, dubitavano di togliere delìnitivamente dalle mani dell'esercito e dalia marina un mezzo di guerra che tendeva a diventare sempre più perfetto e sempre più potente, e che, per ciò stesso, assumeva valore preponderante fra i mezzi bellici. L'ordinamento del 1925 risentiva l'effetto di questa prudenza e, se vogliamo, di questa ingiustificata sfiducia verso la nascente armata del cielo. Ma tale stato di cose non rispondeva più ne alla più recente dottrina in fatto di guerra aerea, nò alla nuova organizzazione della difesa nazionale che si era maturala, specialmente dopo la creazione dejk> Stato Maggiore Generale. Con la creazione di questo ente dirigente e coordinatore, dovevano cadere naturalmente le apprensioni dell'esercito e della marina che temevano di rimanere senza l'appoggio dell'aviazione nei momenti in cui più le operazioni terrestri e navali ne avessero sentito il bisogno; e,, d'altra parte, era chiaro che un'aviazione divisa fra esercito, marina e aeronautica non poteva avere quella consistenza, quella unità d'intenti, quella potenza che può solo essere data dall'unione in un solo organismo di tutte lo forze. Si sarebbero avute tre aviazioni, differentemente indirizzate, differentemente addestrate e ciascuna debole ed incapace di far fronte ai formidabili problemi della guerra aerea futura, anche nel campo ristretto in cai ogni organismo militare si sarebbe riservato d'impiegarle. Queste ragioni, che pur sembrano di un'evidenza lapalissiana, non fu però facile farle accettare da tutti; le resistenze che si incontrarono neirapplicazione del concetto integrale del Duce, smussato dall'ordinamento del 1925, furono molte e tenaci e salo un'indomita energia ed uria travolgente passione poterono averne ragione e portare al disegno di logge approvato oggi dalla Camera, disegno che dà veramente preciso contorno all'indirizzo del 1923. fll nuovo ordinamento mira ad avere tutte le forze aereo di difesa e di offesa riunite in un fascio indistruttibile che forma l'Armala Aerea. Il pericolo che quest'Armata debba essere solo adoperata in un genere di guerra, cioè nella guerra contro nazione, intendendo con ciò ■l'insieme delle oliere' contro obbiettivi situati nell'interno della nazione nemica al di là dei limiti dei teatri delle operazioni terrestri e navali, non esiste più, poiché le sue operazioni saranno strettamente coordinate a quelle dolile altre due forze armate dal Capo di Stalo -Maggiore Generale o da chi prenderà il suo altissimo posto durante •a guerra; si avrà al contrario l'immenso vantaggio di poter lanciare nel campo terrestre o marittimo od aereo avversario, a seconda delle contingenze, tutte ,le forze aeree nazionali, invece che una sola aliquota di esse. Restano assegnate all'esercito ed alla marina squadriglie per l'esplorazione e per l'osservazione; è ovvio spiegare come esse debbano essere esclusivamente impiegate dalle unità terrestri e marittime cui verranno assegnate. Col progresso tecnico dei mezzi bellici, con il raggio d'azione delle moderno artiglierie, con la rapidità dei mezzi di trasporto e con la mole raggiunta dngli escreiti e dalle flotte- moderne, i mezzi terrestri di esplorazione e di osservazione hanno assoluta necessità di essere integrati dal mezzo aereo che solo può penetrare ed esplorare nell'interno del dispositivo nemico, osservare i tiri a grandi distanze e sventare sorpre¬ se ed agguati invisibili dai mezzi di superfìcie. 11 dirigibile scompare dal novero dei mezzi aerei di guerra. Già altre volte, su questo giornale, abbiamo accennalo a tale argomento. La larga autonomia raggiunta dagli aeroplani e la loro possibilità di carico, hanno, ormai, annullati i vantaggi che il dirigibile presentava in loro confronto. Il dirigibile potrà, forse, avere ancora sviluppo come pacifico mezzo di trasporto commerciale, ma come mezzo bellico il suo tramonto era già avvenuto da un pezzo; ora è ufficialmente consacrato. Accanto all'Armata aerea metropolitana, sta l'aviazione coloniale che, per lo. sue caratteristiche d'impiego e di organizzazione, dovrà formare oggetto di provvedimenti particolari. Il territorio nazionale, col nuovo ordinamento; viene diviso in quattro zone peninsulari e nei duo Comandi aeroi territoriali della Sardegna e della Sicilia. La ragione della costituzione di questi due Comandi, oltre che da ragioni di analogia all'ordinamento del R. Esercito, dipende dall'importanza clic le due isole verranno ad assumere nel quadro generale della guerra aerea; importanza analoga a quella recentemente riconosciuta, in Francia, alila ter^a grande isola m odi terranea : la Corsica. E' stato formato, accanto ai preesistenti, un nuovo ruolo: il rvolo\ servizi. Sarà composto da Ufficiali aviatori che per incidenti o menomale condizioni fisiche non saranno più idonei al volo. Già da tempo ora sentita la necessità di liberare gli Ufficiali aero-naviganti dai gravosi compiti dai servizi, por lasciare loro quelli più importanti e delicati dell'impiego dei mezzi di volo. Ma il nuovo provvedimento, oltre ad essere un atto di saggia amministrazione poiché sfrutta ancora giovani energie e competenze specifiche, ò un atto di giustizia verso gli Ufficiali aviatori che nel servizio di volo danno alla Patria quanto àgli altri militari e cittadini si richiede solo in guerra: la salute. Il nuovo ordinamento rappresenta veramente una tappa importantissima nell'evoluzione della nostra aviazione militare. PIETRO PINNA.

Persone citate: Duce, Minerva, Pietro Pinna

Luoghi citati: Corsica, Francia, Sardegna, Sicilia