Ancora mezzo milione di gioielli scoperti dalla Polizia

Ancora mezzo milione di gioielli scoperti dalla Polizia La maga di Leprignano L'intervento della Sopraintendenza alle Belle Arti •■ Scavi, scoperte e timori LEPRIGNANO, novembre. Una delle prime conseguenze della speciale attività della giovano rabdomante di Porto S. Stefano, di cui vi abbiamo già dato notizia, è stata praticamente quella di mettere in allarme gli Uffici addetti alla sorveglianza e tutela del patrimonio archeologico e delle scoperte del sottosuolo: cioè la Soprintendenza alle Antichità per la provincia di Roma, e la stessa Direzione generale delle Belle Arti. Funzionar] esperti si sono recati d'urgenza sul luogo, allo scopo di constatare de visu e controllare da vicino I opera della scopritrice di tesori. Non è a dire quanto tale non richiesto Intervento sia stato sgradito alla popolazione leprignanese in genere. I signori funzionari si fossero contentati aJineno di stare a vederel Ma nossignori, pur non proponendosi di ostacolare qualsiasi ragionevole indagine, anche per concedere una certa soddisfazione all'opinione pubblica, la Soprintendenza, per ragioni intuitive, ha voluto imporre dei limiti ben definiti alle ricerche, le quali, come si è detto, assumono un carattere eminentemente archeologico! Peggio ancora, mentre la rabdomante, assistita da qualche vecchio « scavino » locale, 6 stata lasciata libera di indicare i punti fruttuosi per lo scavo, la Soprintendenza non ha permesso .che gli assaggi del terreno venissero effettuati altro che da personale di sua assoluta fiducia, sotto la sorveglianza costante di funzionari governativi. Simili ragionevoli provvedimenti rischiano di decurtare i vagheggiati guadagni. • Dovendo fare buon viso a cattivo giuoco, la rabdomante ha indicato tra. le. altre una tomba che essa dichiara intatta. Intrapreso lo scavo, è stato realmente riconosciuto un ipogeo sepolcrale di dimensioni piuttosto considerevoli, ma in gran parte franato e perciò di diffìcile accesso. II lavoro faticoso di scavo procede lentamente, e se ne attendono con ansia i risultati. » La bacchetta magica Intanto nel piccolo comune di Leprignano, come in tutti i villaggi circonvicini, si fa un gran .parlare della ragazza scopritrice di tesori e del metodo da lei tenuto. Dm-ante le sue scorribande per la campagna, la rabdomante va costantemente provveduta di un mncchietto di frammenti di materiale d'ogni genere: coccio, bronzo, ferro, marmo, e di quanto altro si suol trovare nelle antirhe necropoli del territorio capenatp. Collocando al momento buono un frammento dopo l'altro sulla forcella della preziosa bacchetta magica, per via di tentativi, si riesce finalmente a vedere la bacchetta muoversi come per uno spontaneo moto di rotazione; ciò che indica chiaramente la presenza di materiale del tutto affine nel sottosuolo. Il quale, però, consta di banchi compatti di tufo vulcanico, a poca profondita, e non può quindi non rispondere simpaticamente quando vi si cerchi la pietra... tufacea. Si dice poi, che passando in vicinanza del laghetto di Leprignano, la ragazza abbia presentato degli strani fenomeni di paura, sia stata presa da una specie di deliquio e abbia perfino gridato al fuoco... Trattandosi naturalmente di fuoco sotterraneo, i pompieri si sono guardati dall'intervenire. Agli studiosi e dilettanti dì rabdomanzia e di scienze occulte lo studio dell'interessante soggetto e delle altre Bue manifestazioni. Può essere invece di qualche Interesse riandare la genesi o il segreto, di tutto il complesso daffare che in un tranquillo comunello della campagna romana una semplice ragazza, forse soggetta a fenomeni isterici, è riuscita in breve a creare, mettendo in movimento autorità centrali e periferiche e sbrigliando una quantità di fantasie. Un tale segreto non può a meno di risiedere nelle fruttuose campagne archeologiche le quali a più riprese hanno servilo a conferire alla località una certa rinomanza, non uscita però finora dal mondo, numeroso a Poma per quanto sempre relativamente ristretto, degli archeologi e degli antiouari. Ricchezze archeologiche Alcune sale dell'importante Museo Etrusco di Villa Giulia in Roma sono ricolme di oggetti assortiti e di Intiere suppellettili sepolcrali, provenienti appunto dalle necropoli dell'antica Capena presso Leprignano. Si tratta di grandi e di ipiccoli vasi da convito, vasi lisci e vasi graffiti, eleganti e grossolani, tutti di terracotta, quivi rinvenuti come parte Integrante di corredi sepolcrali, secondo il costume etrusco: e insieme alle terracotte ojrgetti in metallo, per lo più di bronzo, armi, fibule, armille, pendagli, oggetti d'ornamento e d'uso corrente, tutta una suppellettile varia, espressione dì un'arte arcaica tìpicamente locale. Non mancano, in mezzo a tanto altro materiale, oggetti in smalto vitreo e in avorio. Scarseggia Invece in maniera disperante l'oro, quasi a conferma del carattere eminentemente provinciale, locale, di une civiltà la quale non risale a meno di venticinque secoli or sono. Anche gli ipogei, per quanto ordinariamente spaziosi, hanno uno sviluppo architettonico assai semplice: composti come sono di una o due camerette sepolcrali scavate nel tufo, con banchine laterali per gli Inumati, e loculi o nicchie per gli oggetti di corredo. Da lunghi anni si e creata, tra il volgo della campagna, la leggenda dell'esistenza dì •una tomba eccezionalmente vasta e particolarmente ricca 'di oggetti preziosi, della la « tomba della Regina ». Per quanto però una vasta estensione di territorio sia stata finora passata al vapilo della ricerca archeologica diretta, nulla di lontanamente simile è ancora venuto fuori. Però non occorre dire ch.-> non appena segnalata la presenza del piano ipogeo dietro le indicazioni della rabdomante, l'Ipogeo è stato subito battezzato come la « tomba della Regina ». Una illusione radicata profondamente può essere suscettibile di dare soddisfazioni intime, pari a quelle della realtà. Anche per coloro che si fanno paladini della chiaroveggenza della ragazza, deve essere bello e confortante il convlncimento che sia possibile conoscere punto per punto la configurazione del sottosuolo con la medesima evidenza con cui Dante vedeva le anime nella ghiaccia <iella Giudecca: ■ come fastuche in retro ». E' una maniera come un'altra per convincersi che la mente Umana non toUera i ferrei limiti del mondo sensibile. NOTIZIARIO^ ITALIANO l»A BIELLA In imminante pericolo di vita è stato trasportato all'ospedale l'operaio Giovanni for«none, di 75 anni, da Sagllano Mtcca, travolto da una automobile nei pressi di Aridomo MIcca. DA FERRARA Un incarnino scoppiato a Pernati» dt Omo nel flettile di certo Ferdinando Limi, ha pio. dotto danni per 50 mila lire. Pure Ì5 mila Jlre di danno ha causato un altro incendio nella proprietà agricola di tale Pllade Campanatl a San Giovanni. OA GENOVA Mnunofato p«r un ammanco di 100.000 lire sottratte alla sede di Genova della Ratllnerla elli minerali' di Fiume, è ricercato dalla pollila 11 cassiere Luigi Faraguna, di 36 aiani. da Fiume. «A NAPOLI A colpi di «curi il contadino Francesco Ctprlani, in seguito a un diverbio lon la movile, ha ucciso in S. Giovanni Rotondo la disgraziata costituendosi poi al carabinieri. Il rocambolesco furto del falso capitano Roma, ì> notte. Il rocambolesco furto perpetrato da un falso capitano del carabinieri e da un non meno falso maresciallo a diitino dell'orefice Menlchini, torna oggi nuovamente alla ribalta della cronaca. La Polizia, dopo laboriose ed abiii indagini, e riuscita a sequestrare, un altro gruppo di preziosi, per il valore di circa mezzo milione; gioielli anch'essi rubati all'orefice romano. La Questura di Ruma dà notizia di questa brillante operazione poliziesca col seguente comunicato: « La Squadra Mobile, proseguendo nelle indagini per addivenire afl'eventuale sequestro degli altri gioielli asportati al gioielliere Ettore Menlchini, in seguito alla rapina consumata a suo danno il 5 marzo u s. da un sedicente capitano dell'Arma del carabinieri, ò riuscita giorni addietro a sequestrare altri gioielli, compendio di tale rapina, per un valore di oltre 400 mila lire. Tra 1 quali è una pariglia di brillatiti del peso di 400 grani. F,' stato arrestato, quale ricettatore, il vigilato speciale Ciotti Mario di Luigi,- di 34 anni, da Roma, abitante in via del l'ellegrino 113 ». 11 l'atto può così essere rievocato. La mattina dei 5 marzo scorsa, verso le ore 10, entravano nel negozio del Menlchini un capitano del carabinieri reali ed un maresciallo della stessa arma, in uniforme. Essi erano discesi da un • taxi », che si era fermato dinanzi alla gioielleria. 11 capitano, mostrando un mandato di cattura al Menichini, dichiarava In arresto l'orefice. Costui rimase allibito; sicuro di avere la coscienza ' tranquilla, si sforzò di fare intendere le sue buone ragioni, senza alcun risultato. Ma 11 capitano rivoltosi al mare sciallo che fino ad allora non aveva aperto bocca e si era tentilo in ili sparte, gli ordinò di perquisire 1 locali e di sequestrare quei gioielli, di cui aveva una precisa distinta. Il povero Menichini, esterrefatto, ha assistito alla perquisizione del suo negozio ed al sequestro di una ingente quantità di gioielli, i quali mano mano venivano riposti in una valigia di cuoio che il maresciallo aveva seco. Compiuta la perquislzloiiu, li capitano ordinò al Menichini di seguirlo a Regina Coeli. Infatti poco ddpo, la macchina si fermava davanti al portone del carcere gtudl/Ta'rio di noma. Il capitano ed il maresciallo, fatto discendere il Menichini. lo conducevano al corno di guardia e all'incaricato del carcere consegnavano l'orefice ed il mandato relativo al suo arresto Firmato il foglio di carcerazione, essi si dileguavano, portando seco la valigetta contenente 1 gioielli. Quando si vide a Regina Coeli, il disgraziato orefice, sicuro di essere vittima di un errore giudiziario, continuò energicamente le proteste finché riusci a destare qualche dubbio a suo favore. Il fatto stesso che il capitano dei carabinieri in persona avesse accompagnato il Menichini al carcero, rappresentava una cosa anormale. Osservato bene il mandato di cattura, si notò che questo mancava di alcuni bolli. Inoltre si rilevò che nel mandato stesso vi era l'ordine della perquisizione e del sequestro degli oggèltl preziosi, esistenti nel negozio; una procedura del tutto nuova. SI addivenne, finalmente, alla persuasione che il povero orefice era stato vittima di un piano diabolico. Il • Menichini, rilasciato, faceva im¬ mediatamente un inventario dei gioielli rubati, e accertava cosi che i due audaci malfattori gli avevano rubato circa due milioni di oggetti preziosi, : tra i quali erano anche alcuni gioielli che 11 Menichini aveva non molto tempo primu acquistato in una vendita fatta dall'ex-re tìoll'Afganlstan. Le indagini, subito iniziate, portarono all'arresto dei vigilati speciali Camilli Ottorino, di 32 anni, e di Del Cavallo Umberto, di 29 anni. Nella consumazione del reato il Camini aveva assunto la falsa qualifica di capitano dei carabinieri reali e il Del Cavallo di maresciallo d'alloggio dell'arma stessa. Nell'abitazione di Del Cavallo vennero rinvenuti sci brillanti, impastati in crema dentifricia e contenuti in una scatoletta della stessa crema. «Le indagini continuarono; e, dopo lunghi appostamenti e pedinamenti di persone sospette, sì riusci a cogliere in flagrante tentalivo di vendita dei gioielli rubati, nell'interno di un albergo, alcuni noti pregiudicati, che vennero tutti tratti In arresto. I funzionari vennero poi a conoscere che un vecchio pregiudicato, già arrestato altre volte come ricettatore, doveva pur sapere qualche cosa sull'ignoto destino dei gioielli. Era costui tale Michele Tomasetti, ed abitava a Borgo Vittorio. Nel quartiere era conosciuto col nomignolo di»«Sultano di Borgo ». II Tomasetti venne tratto in arresto insieme a un altro pregiudicato, tale Conti Raffaele, di 33 anni. A carico dei due, l'autorità giudiziaria aveva emesso mandato di cattura per correità nella rapina, avendo essi partecipato a.1la preparazione del reato. Proseguendo le indagini, i funzionari si recavano in una località indicata dalla moglie del Tomasetti, e, dopo avere scavato nello sterrato che costituisce il pavimento di un,'offleina, alla profondità di circa un metro, rinve¬ nivano un pacchettino avvolto in un giocattolo di gomma, che conteneva brillanti e pietre sciolte e gioielili ancora montati, per O valore di circa mezzo milione. Sembrava ormai che il resto dei gioielli fosse divenuto introvabile. Oggi, invece, una riuscita operazione il alia Polizia ha portato, coinè abbiamo detto, al ricupero di un altro grum'o di essi per il valore di mezzo milione. La Polizia, da tempo, si era messa, a pedinare molti liberati dal carcere, i quali in questi ultimi tempi, avevano avuto a che fare eoi Tomasetti e a controllarne, ora per ora, l'attività. L'indagine venne alla fine coronata da successo. Un amico dal Tomasetti, certo Mario Ciotti, abitante in via del Pellegrino, venne dimesso un mese e mezzo fa da Regina Coeli, dove aveva scontato una pena per un furto, consumato in unione al « Sultano di Borgo ». Il Ciotti, fatto segno a un controllo severissimo, dimostrò, con prove Indubbie, di essere stato incaricato dello smercio della refurtiva. Egli Infatti frequentava orefici, offrendo a tutti, in vendita, dei gioielli di valore rilevante, fra i quali erano i due brillanti del peso di ben 400 grani. Il Cioffl veniva infine arrestato dalla Polizia, che sapeva di trovargli indosso la refurtiva. Tradotto alla Questura Centrale, nelle tasche del pregiudicato vennero trovati i gioielli di cui si tratta. La refurtiva è stata riconosciuta dal Menichini. Il Cioffl nulla, ha voluto dire sul modo con il quale egli era venuto in possesso del gioielli stessi. Egli si è chiuso In un mutismo ostinato, che ha mantenuto anche durante tutti gli Interrogatori subiti. Proseguono le indagini per addivenire al sequestro del resto della refurtiva, che ammonta ancora a oltre mezzo milione. La birra italiana e una Invalida buona e salutare che disciplina il sistemanervosoI* R O O W MS «S I Gli affari edilizi e cinematografici di un torinese truffato a Roma Roma, 22 notte. Un grave processo per truffa a danno di un giovane e ricco signore torinese, si inizierà ij 29 corrente dinanzi alla 30.a Sezione del nostro Tribunale imputati sono il rag. Vincenzo Petroni, nativo di Lecce, residente a Romu; il prof. Azio Cerlini, di Reggio Emilia; l'avv. Gerardo Vignola, di Ebali, e il doli. Firmino Antonucci, nativo di Snbiaro. residente anth'egli a Roma. Parte lesa costituitasi Parte Ciivle. è il signor Alessandro Ducco, domiciliato in Torino in via Colli, 15. I signori Ducco, proprietari dello storico castello di Cortanze, sito nella Provincia di Alessandria, decisero, nell'ottobre 1924, di venderlo. Venuto di ciò a conoscenza il rag. Petrohi, si recò a visitare il castello, avendo cosi agio, secondo quanto si afferma nella denuncia, di conoscere le floride condizioni economiche dei signori Egle e Alessandro Ducco. 1 .rapporti col Pet.ronl continuarono negli anni successivi, avendo egli avuto il mandato di affittare due signorili appartamenti che i Ducco possedevano in una via centrale della capitale. Terreni e belle donnine La truffa che forma oggetto della denuncia si sarebbe però effettuata ned 1927. Il Patroni propose ai signori Ducco di acquistare un terreno sito a Roma nella contrada Monteverde di proprietà della Società industriale terreni e costruzioni di cui era presidente e consigliare delegato il prof. Cerlini. Circuito abilmente dal Petroni e dal suo ispiratore avv. Vignola, Alessandro Ducco, secondo quanto si afferma nella denuncia, si Indusse a versare la somma di L. 360.000. Senonchè 11 Petroni stipulò l'atto di acquisto del terreno non già in favore del Ducco ma 1n favore proprio, dichiarandosi disposto a garantire le 360.000 lire con una prima ipoteca da iscriversi sul fondo. I Ducco facevano buon viso a cattivo gioco, ma l'ipoteca venne iscritta all'ufficio competente solo otto mesi dopo e cioè il 12 ottobre 1927. di guisa che 1 Ducco figurarono non già 1 primi ma i terzi nel ruolo delle Ipoteche. Intanto 1 signori Ducco, essendosi ».~asferiti a Roma, erano continuamente visitati dal Vignola e dal Petroni. Onest'ultlmo si occupava più specialmente di industria cinematografica e, tempre secondo quanto è detto dai denunciami, aveva un apposito ufficio ove capitava il più svariato genere femminile del mondo cinematografico. Alessandro Ducco era ricco e giovane e per il suo debole carattere era adattissimo a divenire uno strumento cieco nelle mani del Petroni e del Vignola. Guidato specialmente da! primo, egli si abbandonò ai piaceri e alle voluttà piti sfrenate divenendo un assiduo dd ritrovi notturni e dei tv barins. La vecchia madre aveva un debole speciale per questo suo figlio, malaticcio fin da bambino, e non aveva perciò la forza di ostacolarlo nei suoi desideri. Frattanto nell'ottobre 1928 un altro affare veniva proposto dal Peironi al Ducco. Egli disse che era In formazione una grande società alla quale facevano capo cospicue personalità. La società avrebbe acquistato il terreno sopra ricordato di Monteverde per circa tre milioni allo scopo di creare una gronde industria cinematografica. Per definire però l'affare era necessario depositare presso la stessa società da porle di esso Petroni lire 120.000 in cambiali. 11 Ducco non esitò a rilasciare e firmare tali effetti di cui poi con abili raggiri gli fu dimostrata > irregolarità, onde egli si indusse a sostituirli con sei cambiali ipotecarie sul castello di Cortanze per eguale ammontare. I primi effetti però, lungi dall'essere restituiti o distrutti, furono messi in circolazione e ciò contrariamente alle precise assicurazioni date al Ducco al momento di carpirgli le cambiali. Con altri raggiri, secondo quanto è detto nella denuncia, gli furono fatte Urinare altre cambi all per circa 600.000 lire. L'arrembaggio alle cassette di sicurezza Ma non finirono qui le macchinazioni di cui l'inesperto Alessandro Ducco afferma di essere rimasto vittima al o;-era del rag. Petroni, dell'avv. Vignola e del prof. Cerlini. Nel settembre 1928 il Petroni, sempre con la promessa di lauti guadagni, indusse abilmente il Ducco a recarsi con luì olle rispettive sedi di Roma e di Torino della Banca Commerciale e a prelevare dalle cassette di sicurezza intestate al Ducco medesimo e alla madre Egle 150.000 lire di Consolidato azioni e titoli vari per l'ammontare' complessivo di 400.000 lire che, a quanto si assicura dall'accusa, passate nelle mani del Petroni finirono cosi come erano finite le altre cospicue somme precedenti. Con decreto di citazione del Procuratore del Re di noma in data 6 luglio ultimo scorso, venivano pertanto rinviati a giudizio del Tribunale il rag. Vincenzo Petroni,. l'avv Gerardo Vignola. il prof. Azio Cerlini eli don Firmino Antonucci. Le ìmputatazióni maggiori riguardano naturalmente il Petroni, il quale deve rispondere di truffa continuata per somme rilevanti, per avere in Torino e in Roma durante gli anni 1927 e 1928, in più volle e con atti esecutivi della medesima risoluzione criminosa in correità col Vignola e col Cerlini, con artifici e raggiri atti a Ingannare e sorprendere la buona fede di Alessandro Ducco e abusando delle di lui passioni e inesperienza, indotto il Due-, co medesimo a versare in più tempii le cospicue somme di cui si è parlato traendone un ingiusto profìtto. Il Vignola e il Cerlini debbono rispondere di correità per aver concorso nelle dette truffe e l'Antonucci di complicità per aver facilitato l'esecuzione dei reati medesimi. Gli imputati sono difesi dall'on. Filippo Ungaro" e dall'aw. Cecchini. 11 Ducco. costituito Parte Civile, e assistito dagli avvocati Maurizio Preve di Torino e Spartaco Manzoni di Roma. Nel corso dell'istruttoria fu spiccato mandalo di cattura contro il rag. Petroni, mandato rimasto finora senza esecuzione data la latitanza dell'imputato. Gli altri tre sono a piede liibero, essendo staio nei loro riguardi spiccato il solo mandato di comparizione. La vicenda giudiziaria si annuncia peraltro assai complessa, essendo essa intimamente collegata con un nitro giudizio pendente dinanzi al magistrato civile e intentato dalla Società Edilizia romana di cui era presidente l'avv. Vignola contro il Ducco e contro il comm. avv. Giovanni Durelli di Torino, patrigno della signora Ducco, giudizio relativo all'acquisto e alla vendita del famoso terreno di Monteverde. Questo secondo giudizio nel quale la Società Edilizia Romana è rappresentala d all'avv. Angelo Ungaro. è rimasto naturalmente sospeso in attesa dell'esito del giudizio penole. Un processo interrotto e due nuovi arresti per la rapina di Cervasca Cune», 22 notte. La notte del 15 settembre si presentava ai Carabinieri di Cervasca tale Giuseppe Massa, il quale dichiarava di essere stato poco prima rapinato del portafogU contenente parecchie centinaia di lire. Il Massa era alquanto alticcio ma 11 mattino seguente, passati i fumi del vino, egli si ripresentava in caserma ribadendo la denunzia ed accusando "di rapina un giovane del luogo, tale Battista Massa detto « Tuju » di prestanza non comune, ma quasi sordo sin dalla nascita. I militi si recavano sul luogo del fatto e realmente riscontravano le traccia di una colluttazione per cui traevano in arresto l'accusato. Costui si difendeva balbettando e dichiarando, attraverso parole e gesti, che egli quella sera non si era trovato su quella strada e che era invece rincasato con due amici, tali Giovanni Massa e Carlo Massa, senza aver preso parte a risse. Più tardi rettificava la sua deposizione e nel corso dell'istnittoria dichiarava che chi aveva preso il denaro al Massa Giuseppe era il cugino Giovanni Massa. Costui, interrogato, escludeva in modo assoluto l'addebito, e cosi il « Tuju » veniva rinviato dinanzi al Tribunale per rispondere di rapina All'udienza fissata per il 31 ottobre si svolgeva una scena, di alta drammaticità. Infatti l'imputato cercava, aiutandosi coi gesti, di scolparsi del reato ascrittogli e ribadiva tenacemente l'accusa contro il Giovanni Massa e il Carlo Massa. Quando il primo del due fu a sua volta interrogato negò di aver preso parte alla rapina, ammettendo soltanto di aver colpito il Giuseppe Massa con un ceffone per precedenti questioni personali, ma l'Imputato insistette ancora violentemente nella sua accusa contro il teste. In' tervenne allora il P. M. chiedendo la ! sospensione del dibattimento e il rinj vio degli atti al giudice istruttore per un supplemento d'istruttoria, domanda j che venne accolta dal Tribunale. Cosi venne fatto e in seguito al supj plemento d'inchiesta il giudice istrutI tore ha spiccato mandato di cattura contro il Giovanni Massa e il Carlo ! Massa per correità col « Tuju » nella rapina ai danni del Giuseppe Massa. 11 mandato di cattura è stato eseguito dagli agenti di P. S. che hanno proceduto all'arresto dei due complici e al loro trasporto da Cervasca a Cuneo, ove sono stati passati alle carceri. L'ex deputato Maiorana rinviato alle Assise Catania, 22 notte. Oggi la Sezione d'Accusa presso il Tribunale di Catania ha emesso la sentenza nen'istruttoria contro 1 coniugi Maiorana e correi rinviando al giudizio della Corte di Assise, l'exdeputato Maiorana, la di lui moglie Sarina Amato, Chiara Vincenza, Zuccarello Attilio, Milano Paolo, Cavallaro Paolo per rispondere di omicidio premeditato per avere in contrada Ognina, verso il 30 giugno 1924, in correità fra loro e col concorso di Sciolti Rosario, Gagliardi Giovanni e Pellegrini Maria, determinato Gagliardi Carmela a cospargere 11 letto e la persona del bimbo di due anni Francesco Amato di liquido infiammabile appiccando quindi U fuoco e causandogli cosi lesioni gravissime che furono causa unica d'ella morte del medesimo avvenuta 11 12 luglio 1924. Come è noto la Gagliardi Carmela, 10 Sciolti, la PeUegrin! e il Gagliardi Giovanni furono già condannati nel maggio 1925 quali esecutori materiali, la prima a 7 anni e gli altri tre all'ergastolo. Gli attuali rinviati a giudizio sono tutti detenuti nelle carceri di Catania ad eccezione deUo Zuccarello il quale 11 22 scorso ottobre, per decorrenza del termini procedurali, è stato scarceralo. Il processo, ove non sorgano istanze per legittima suspicione, si celebrerà alla Corte di Assise di Catania in epoca molto prossima. i Il delitto di S. Ambrogio il sopraluogo della Corte Ieri nel pomeriggio la Corte ha elfetttiiito 11 sopralucigo a Sant'Ambrogio per dar modo ai giurati di rendersi conto della esatta ubicazione del locale nel quale venne consumato il delitto, delle vie di lomunicazione che questo locale presenta con l'alloggio occupato dai coniugi Bruno, della strada, infine, che gli assassini hanno percorsa per giungere dalla casa del Bruno al luogo dove fu seppellito il cadavere della vittime. 11 sopraluogo presentava rarattere di vera e particolare necessità; giacchè soltanto attraverso esperiménti e constatazioni dirette possono venire in chiaro molte questioni — affatto secondarle e irrilevanti — che si allacciano strettamente colla posizione prò. cessttale dei singoli imputati. Col presidente comm. Bobba, il P. G. comm. Raviola, il cancelliere cav. Vittonatto, limino partecipato al sopraluogo l dieci giurati effettivi ed i due supplenti, ed 1 rappresentanti della difesa.: avvocati Baroslo e Luigi Durand per l'imputato Olirteli]; avvocati Feo e Dal Fiume per Franchino; avvocato Quattroccolo per Barale; avvocati Dagasso, Gianotti e Zo per 1 coniugi Bruno. Vi parteciparono, infine, I rappresentanti della Parte Civile, avvocati Bardnnzeaiu e Preve. Per dare schiarimenti intorno agli accertamenti eseguiti durante la prima fase delle Indagini, fu invitato a presenziare il maresciallo dei carabinieri Gallaratti, comandante la stazione di Avigif ana. Il sopraluogo ha avuto inizio colla ricognizione della località dove fu trovala sepolta la povera vittima: si tratta di un prato di proprietà del vice-podestà di Sant'Ambrogio, sig. Pierino Castagno, e sito a circa 500 metri dalla casa del Bruno, dove, come si sat il delitto venne consumato, quindi la Corte ed 1 giurati sono passati nella casa dei Bruno, salendo nella cameretta occupata dalla infelice signora Chlrlo e Che sovrasta direttamente al retrobottega del negozio gestito dalla motrlie del Bruno. Maria Nurisso. La camera nella quale la povera signora trascorse i suoi ultimi giorni e' dove trovò la morte perdano del feroci assassini, è una stanzetta buia ed anglista, che appare oggi — per l'abbandono in cui è stata tenuta in questi due ultimi anni — in condizioni assai miserevoli. Da questa camera — dopo che vennero rilevati I punti precisi in cui erano state riscontrate le macchie di sangue da coloro che procedettero al I primi acrertamenti — la Corte ha fatI to procedere ad esperimenti intesi ad accertare la udibilità dei rumori proI dotti in tale locale per coIoto che si I trovano al piano sottostante. Come si sa, i coniugi Bruno hanno dichiara■ lo di non avere inteso rumori in quel[la notte fatale; nè quelli della lotta i che può essere avvenuta tra la vitt.i, ma e gli assassini, nè quelli prodotti ida costoro quando, più tardi, rltornaIrotto per cancellare le tracce del delitto e per occultare il cadavere della j vittima. Le affermazioni dei Bruno |non vennero ritenute veritiere dall'AeI cusa: quanto meno sembrò strano che i 1 rumori non fossero stati avvertiti i dai due imputati. E questo dubbio 1 prese forma e consistenza di sospetto per avvalorare l'ipotesi della .loro colpevolezza. Ora, gli esperimenti eseguiti alla presenza della Corte, hanno fatto constatare che effettivamente è assai scarsa per coloro che si trovano nel neI gozio e nel retrobottega del Bruno la ; udibilità dei rumori prodotti nel locane soprastante e cioè nella camera già ! occupata dalla povera signora Chirio. Dopo essersi soffermati ancora nella camera occupata dai Bruno ed avere presa visione della topografia di questi locali e delle còmuin inazioni esistenti tra questi e la camera in cui venne commesso il delitto, la Corte è passata nrtla casa abitata dall'imputato Barale, soffermandosi nel locale dove costui aveva celato una parte del titoli carpiti alla vittima. Dalla casa del Barale, la Corte è passata nella casa dell'imputato Curtetti. E qui una scena pietosa si è svolta; 1 genitori dello sciagurato giovane sono accorsi verso i giurati e piangendo li hanno scongiurati di usare pietà verso il loro figliolo, traviato dal Franchino e vittima della malvagità di costui. / • ~ Con la visita alla casa dove abitava il Franchino — e che si trova poco discosta da quella degli altri Imputati — si è conchiuso il sopraluogo, durante 11 quale gli acoertamenti furono diligenti e minuti. Martedì, il processo sarà ripreso neUa sua sede naturale, continuandosi l'escussione dei testi. Epilogo di una aggressione ad una giovane Leyni, 22 notte. Alla Pretura di Cirio si è svolto il processo contro i nove giovanotti di Leyni, presunti aggressori della diciassettenne Amelia Riccardino; del fatto, che risale ai primi giorni di maggio, si sono allora largamente Interessate le cronache. L'epilogo del processo, assai movimentato, è stato coronato dall'assoluzione quasi generale, poiché solo uno dei giovani ha riportato una lieve multa. Gli assolti dall'imputazione di violenza e violazione di domicilio contro la Riccardino, che deve sopportare le spese del processo, sono: Fornas, Camerano G., Gargano C, Benedetto G., Benedicenti F., Magnano A., Regia e Origlia. Le gesta di un violento ohe ha tentato di ueoidere il fratello Asti, 22 notte. E' comparso oggi dinnanzi ai Giurati della nostra Corte di Assise certe/ Domenico lloido fu Alessandro di anni 49, fabbro ferraio, nativo di Rocca d'Arazzo. Egli era imputato del reato di mancato omicidio del fratello lioido Federico. Presiedeva la Corte il Presi dente cav. uff. De Giovanni; sosteneva l'accusa il Sostituto Procuratore del Re cav. Valletti, e fungeva du Cancelliere il cav. Migliavaeca. Il Boido Domenico è una triste figli ra di pregiudicato, condannato illune rose volte per furti e borseggi, e, diversi anni or sono, condannato per omicidio ad alcuni anni di reclusione dai giurati di Alessandria. 11 fatto che lo ha portato dinnanzi alla nostra Corte di Assise risale al 15 Agosto del 1929. Da poco uscito dal carcere dove aveva scontata la condanna per omicidio, e fatto ritorno in Rocca d'Arazzo, venne a lite col frateUo Federico per questioni di interesse, relative ad uria vecchia eredità. Coll'andar del tempo i rapporti fra i due fratelli diventarono sempre più tesi, fino a che la sera del 15 agosto il Boido Domenico, appostatosi dietro una pianta presso un sentiero che il fratello Federico doveva percorrere per fare ritorno u casa, lo aggredì all'improvviso e gli vibrò due coltellate, una al braccio sinistro e l'altra alla gola. Questo secondo colpo, infarto con violenza, produsse una ferita lunga ben diciotto centimetri e profonda due e non fu mortale per il fatto elle il ferito è affetto da anormale rigonfiamento "Barila itola. Il feritore, datosi poscia alla latitanza, veniva tratto in arresto alla stazione ferroviaria di Asti circa un mese dopo. Va notato che anche nel precedente caso, l'omicidio di Alessandria, il Boido Domenico si era servito del coltello e aveva ferito alla gola la sua vittima. Al processo di oggi l'imputato era difeso dall'aw. Grilli; il fratello parte lesa, costituitosi Parte Civile, era assistito dall'aw. Baracco. Il Boido Domenico si è difeso sostenendo di avere ferito 11 fratello per difendersi dalle minacce di costui che gli era andato incontro armato del falcetto, circostanza questa negata dalla parte lesa e non risultata provata. Per spiegare il suo odio per il frateUo, ha rievocato i loro contrasti e le loro questioni di interesse. I giurati hanno ritenuto col loro verdetto il Boido Domenico colpevole del reato di tentato omicidio coll'aggravante della premeditazione. Appena il P. G. ebbe pronunciata la richiesta di pena in anni quindici di reclusione, l'imputato ha avuto uno scatto violento ed ha tentato di ferirsi scagliandosi contro le sbarre. Subito ag-, guantato dai carabinieri è stato tradotto in camera di sicurezza. in esito al verdetto U Presidente ha condannato il Boido a 15 anni, 6 mesi e 4 giorni di reclusione e a 3 anni di vigUanza. La gara tra l'auto e il tranvai Biella, notte. Un pilota d'automobile d'una eccezionale vivacità è comparso stamane, per la decima volta dinanzi all'autorità giudiziaria. II commerciamo Guido Boggio di Mauri- ■ zio, d'anni 23, nato a Cessato e residente i nella nostra città, il 9 agosto scorso, al1 volante di una sua veloce automobile, semi, deva per lo stradale di Torino proprio mentre da Vercelli giungeva 11 tranvai dello 12, III marclilnlsia del trenino che ha la pretesa! Idi congliingcre Biella al capoluogo della' provincia, dava ripetuti scgilali, ma il Bobgio, Imperterrito, portava la sua automobile ! , a cozzare contro la pesante macchina tranviaria. Il cozzo ebbe per conseguenze lo sfasciamento dell'automobile e lievi ammaccature alle lamiere delle locomotiva. Per 11 Roggio, che se l'era cavate con contusioni di poca entità, le conseguenze vennero Icon 11 suo rinvio a giudizio per rispondere di aver fatto sorgere 11 pericolo di un disastro ferroviario. La discussione innanzi al Pretore è stata quanto mal rapida e l'imputato ritenuto colpevole del reato ascrittogli, è stato condannato a 3 mesi di detenzione, 100 lire di multa e 100 di ammenda. CHI BEVE BIRBA CAMPA CENT'ANITE GRADITOIl nuovo radioricevitore TELEFUNKEN 100wa 8 valvole, di cui 8 scherniadi alta frequenza e 2 finali grande potenza in pnsh-puU, • Ptenza di uscita C Watt. • Altoplaute elettrodinamico. • Unico mando. • Mobile di gran lussoTrasformatore per tutte le tesloni. • Attacco per pick-up. IN VENDITA in TUTTO II MONDSIEMENS Soc. ARiparta Mia Radia Sistola TEUFUHHEI Via Lazzaretto, 3 MILANil gioiello- aella costa Azzurra, aperto tutto l'anno, avrà la stagione brillante del mondo. — OPERA (sotto l'alto Patronato di S. A. S il Prinpe di Monaco), Teatro, toiletti, Concerti classici. — TENNIS al CounClub (21 campi). GoW del Monte Agel (aperto tutto l'anno): Golf Mist(nei giardini del Casino). Rallye Europeo d'Automobile. Concorso d'E'.egza. 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