Parodie

Parodie Parodie «Cortigiana di Satana!». Cobi, nel fitto di una delle sue più violente polemiche, Martin Lutero, uomo ■chivo di ogni pudore eufemistico, definì una volta la ragione cogitante. I rappresentanti minori della insurrezione riformata che, a mezzo il secolo decimosesto, mandava irrimediabilmente in pezzi l'unità cristiana in Europa, non si espressero mai al riguardo più benignamente. (La diffidenza astiosa di tutti costoro al cospetto delle virtù raziocinative dell'uomo non rispondeva solamente al bisogno di battere in breccia, screditandola e irridendola, la tradizione ecclesiastica dello scolasticismo: scaturiva spontaneamente da un intuito vigoroso delle forze extradialettiche, che muovono e disciplinano i movimenti religiosi. Se v'è zona infatti della vita spirituale e della cultura, ad esplorare la quale le capacità nudamente cerebrali sono di dubbio soccorso, se non proprio di insormontabile impaccio, è la zona ohe si stende intorno al fatto centrale della umana religiosità. Per procedere su di essa senza pericolo mortale di affondare o di smarrirsi, occorre qualcosa di completamente diverso dall'attitudine astrattamente riflessiva, dalla sottigliezza deduttiva, in una parola da quello che c stato, da un'anima esasperatamente religiosa, battezzato per «spirito geometrico». Occorre più tosto una abnorme sensibilità all'impalpabile, un singolare fiuto dell'invisibile, una raffinata possibilità di reazione allo stimolo sollecitante di realtà lontane nello spazio e nel tempo, il cui dominio ò il Mistero, e il cui presupposto è l'Assoluto. Nutrita 'di aspettative indistinte e di reminiscenze crepuscolari, di residui atavici piovuti dai millenni e di presentimenti oscuri di beatitudini duramente contese, la sensazione della numinosità religiosa sprizza dalle .virtù meno consapevoli e meno chiare dello spirito umano. Si direbbe che faccia appello alle proprietà femminili, anziché a quelle maschili dell'essere umano. Sta di fatto che dovunque; nel passato o nel presente, si è andato delineando un rivoluzionario trapasso nel flusso delle religioni costituite (anche le reazioni dall'andatura antireligiosa sono religiose, perchè Lucifero non è che la contraffazione di Dio), la donna è assurta immediatamente ed automaticamente ad inconsuete e decisive mansioni di efficienza e di controllo sociale. Sicché nulla di più goffo e di più sterile dei cona-ti pseudo-religiosi, che traggono l'abbrivo da formularioni avidamente teoretiche, spoglie di ogni passione e da ogni fremito di umana speranza. Specialmente se per ignoranza o per impotenza, sde gnino i contatti salutari con quelle anonime energie primigenie della razzi, della °'consuetud ine, del bisogno,, .collettivo, cui solamente spetta, specre sul terreno religioso, di diritto, il successo. Ecco. Nella storia della spiritualità italiana moderna esiste un problema di cui a pena oggi, in virtù di circostanze, quasi del tutto esteriori, si profila possibile la soluzione. Ed il problema è questo. Perchè l'uragano immenso della Riforma fece sentire così fiaccamente i suoi echi in Italia é che cosa mai diede al nostro ecclesiasticismo del secolo decimosesto, così profondamente vulnerato dalle sue tare morali, la ca pacità di reagire con tanta stupenda fioritura di organizzazioni ascetiche e con tanto vigile irrobustimento della disciplina? Como mai uomini come Paolo Sarpi, in rotta con Poma e aperti a tutte le correnti della religiosità riformata, si rifiutarono, come Erasmo, di romperla anche con la tradizione dell'esperienza cattolica, per aderire al' messaggio della giustificazione per fede? Oggi che l'individualismo pulviscolare che la Riforma, nelle sue molteplici correnti, si portava in grembo, ha raggiunto le sue estreme applicazioni, così nelle forme concettuali del soggettivismo idealistico, com'è nel frazionamento anarchico delle conventicole, pullulato di su una inarrestabile forza centrifuga, possiamo con sicurezza rispondere. La nostra tradizione deve la sua superba continuità al non aver mai dimenticato, nelle ore della depressione e del repentaglio, che la religiosità umana è un fatto sociale e che anteporre valori circoscritti alla visione universale della salvezza umana nel Regno della» luce e della giustizia, equivale ad offendere e a violare le : esigenze più vitali della consapevolezza associata del Sacro. Per questo oggi, a quattro secoli dalla insurrezione di LuterOj il cattolicismo, forse per la prima volta, si leva, come un'ossessione e come un incubo, dinanzi alla coscienza protestante. E l'ansia inquieta per il recupero di genuini e concreti valori strettamente ecclesiastici turba e muove in profondità tutto le denominazioni extracattoliche. A questi chiari di luna, mentre le vecchie barriere confessionali, logorate e sbiadite, sembrano dovunque abbassarsi, sotto lo stimolo di un comune proposito di difesa. C'è.qualcuno in Italia che parla, anacronisticamente, di « nuovo protestantesimo't. In Germania, dove le controversie religiose hanno racchiuso sempre qualcosa di universalmente significativo ^ normativo, cattolici e protestanti spiano premurosamente tutte le occasioni, che consentano loro di guardarsi in viso, e "Si scambiarsi sorrisi pieni di incoraggiante amorevolezza. E' di ieri la celebrarione quattro volte centenaria della Dieta di Augusta, salutata da un borgomastro cattolico, con parole dalle quali è completamente esulata ; _ - C ,•-.„„!„ /l>„„,U_oogni acredine confessionale (l'ombra'del cardinale Contarini né avrà tra-patito di soddisfazione!). Ed è di ier quel convegno interdenominazionale nel quale, i due gesuiti più in vista della Germania cattolica, il padre Pzriswara e il p. Pribilla, hanno audacemente fatto dichiarazione che vogliono apprestare il terreno della intesa fra luteranesimo o ortodossia, proprio sul tema più scottante: la concezione teologica della grazia. Giuseppe Gangalé o ignora o trascura l'antefatto. E con una disinvoltura ammirevole pei candore, affigge alla porta della sua casa editrice le Tesi del nuovo protestantesimo (Roma, Doxa). Non sono 95 e non tradiscono, ahimè!, ka forma secca e schematica di quelle con "le quali il professore Martin Lutero si offrì a discutere, in un ognissanti memorando, la teoria e la pratica del regime indulgenziale, e di rimbalzo tutto il sistema sacramentale della chiesa romana. Sono quattro sole, invece, ma in compenso toccano, attraverso una cinquantina di smilze ed esangui paginette, tutto lo scibile, e qualcosa di più: la metafisica, l'etica, l'economia, l'estetica. Ma la curia può dormire i suoi sonni tranquilli. Alle quattro tesi non seguirà alcun Appello alla nobiltà... italia¬ na: non seguirà, tanto meno, alcuna guerra di contadini. Non so ne pure se seguirà il commovimento di una sola coscienza credente o di un solo evangelico in buona fede. Tanto sono astruse e irreali le considerazioni teologiche snocciolate dal Gangalé, tanto sono gelidamente cerebrali lo sue elucubrazioni ! Si può mmaginare alcunché di più paradossalmente fatuo e "grottesco che asserire, con spavalda sicurezza, « l'estraneità del catolicismo alla dialettica del cristianesimo»? (p. 36). No, non sono davvero queste le a unzioni » che potranno « spiantar Milano». Se nello sparuto manipolo dogli evangelici italiani ve ne fosse qualcuno capace di spiare in cielo i sintomi indicatori di un compito tempestivo, dovrebbe chiedere alla propri» esperienza di riformato sommerso in una marea cattolica, i dati capaci di offrire all'evangelismo la tavola di salvezza nel suo imminente e immediabile naufragio. Gangale ha la pretesa di accomunarsi a Barth, a Gogarten, a Tillich. Ma «ti teologi della crisi» in Germania, oggi, muovono disperatamente verso la riconquista del tesoro eccle» siologico dilapidato a cuor leggero, dal movimento insurrezionale del secolo d> cimosesto. La stessa loro intransigenza nel proclamarsi protestanti nasconde malamente un'inquietudine nostalgica dell'assolutismo teoretico e disciplinare di Koma. L'ultima parola di Carlo Barth non è stata una stesa di mano ai cattolici e alla loro tradizione? Parlare di «nuovo protestantesimo» mentre le denominazioni cristiane sono in tutto il mondo percosse da un solo miraggio, quello di una «nuova cattolicità», significa fraintendere, in maniera più tosto grossolana, i segni eloquenti del s,tempo. Significa non avere occhi e iorecchi per avvertire lo scotimento S4 j„ti 4-..„,v;„; • .• gigantesco della trathzione cristiana, !che sente imminente l'ora della sua più furiosa distretta e si leva, unanime, per la resistenza. Aila quale potrà nuocere soltanto una certa mancanza di fiducia negli incrollabili alleati su cui il Cristianesimo sa di poter sempre ciecamente contare : l'amore, il dolore, il rimorso, la morte... GIULIO DOLCI.

Persone citate: Barth, Contarini, Gangale, Giuseppe Gangalé, Martin Lutero, Paolo Sarpi, Poma, Tillich

Luoghi citati: Como, Doxa, Europa, Germania, Italia, Milano, Roma