La nuova sfida dell'India all'Inghilterra
La nuova sfida dell'India all'InghilterraLa nuova sfida dell'India all'Inghilterra « Non siamo venuti qui come mendicanti » «Voi non potrete uccidere 320 milioni di uomini» La Conferenza panindiana sta compiendo un lavoro lemo sì, ina di immensa importanza. Qui a Londra, al momento presente, si stanno pretidcmdo posizioni nette di fronte ai futura. La Conferenza, quale ne sarà resilo, sani stala in ot'tii caso la più potente palestra ili propaganda della causa indiana eiie mai lo stesso nazionalismo ganghista avrebbe potuto nuguror.-.i. Iv forre penoso ma onesto riconoscerò che le Potenze europeo non hanno saputo da deconni In qua mettete innanzi nei loro con sessi e in consessi internuzionalì oratori cosi provetti ed e-loquenti, uomini di cosi alta intelligenza e di cosi raffinata cultura come quelli che l'India è riuscita ad inviare a Londra 1 discorsi pronunciati in questi gior- ni dai delegati de.-l Inda inglese e cl.ii _lvari sovrani degli Slati indi pende saranno forse un giorno citati come modello non di vuota arte oratoria, ma di rigorosa eloquente e polente enunciazione di idee, di programmi e di aspirazioni. La l'orza che anima questi oratori è il patriottismo che unisco i principi ai borghesi, che conferisco alla parola degli unì e degli altri un tono solenne e profetico. I Principi e i rappresentanti popolari Dalle dichiarazioni fatte In questi giorni -scaturisce in modo incontestabile l'identità di vedute dei sovrani d'egli Stati autonomi e dei rappresentatiti delle diver.se comunità etniche e religiose dell'India inglese sull'avvenire prossimo dell'India. U una rapida riforma sulla base del federalismo o una insurrezione, dinanzi alla quale iraniano i delegati indiani presieduti da Ago Khan e quelli presieduti dal maragià di Patiala. £' forse, in l'ondo, qnesio timore che spinge i maragià "a tendere la mimo per lu prima volta nella storia indiana ai rappresentanti della borghesia e dell'artigianato dell'India inglese. 1 sovrani degli Suiti non solo hanno rinunciato al loro atteggiamento abituale di sprezzante indifferenza di fronte al rumoreggiare dei ma-icontento e della campagna gandbista. ma anzi accennano qui piano piano a porsi allo testa del patriottismo indiano ed anche della forma di nazionalismo sotto il quale esso ora si manifesta agli occhi del mondo. I maragià pensano all'avvenire e prendono qui posizione per il caso in cui la Conferenza debba concludersi con un fallimento. Dopo le dichiarazioni fatte dal maragià di Casemir, da quello di Patiala e da altri sovrani degli Stati, sarà difficile, se non impossibile, al 10 massa indiB.na di accusare i sovrani di avere qui a Londra contribuiio al crollo delle aspirazioni dell'India intera. 1 Principi sanno che se domani dovessero realizzarsi le catastrofiche previsioni fatile ieri dal delegato mussulmano laikar. la lotta in India si svolgerebbe, se non altro in una prima fase, tra il nazionalismo ed i sovrani degli Stati autonomi. Le frontiere sono rimaste fin qui invio late, non per il timore della forza armato, ma per il rispetto delle tra dizioni. Sennonché, queste ultime stanno crollando sotto ì colpi di mar tello del Congresso e del malcontento generale regnante in India. Oggi il dottor Moonje, un eminente leader indù, Ila dichiarato in piena seduta, rispóndendo alle parole piuttosto minacciose pronunciate ieri da lord Peel: « Non tornerà mai più il tempo In cui una- semplice dimostrazione di forza tostavo per fare piegare la testa a tutto il popolo indiano ». « La vacca indiana » Lord l'eel aveva detto ieri che gli inglesi non sono degli stranieri in India, ma sono gli artefici del benessere e dello sviluppo culturale eJ economico del paese, ed aveva poi dichiarato che gli inglesi non monopolizzano alcuna posizione in India. « Non esistono colà monopoli — aveva assicurato il rappresentante della tendenza conservatrice in seno alla Delegazione inglese — nè lesali ne costituzionali, né citi altro genere, salvo il monopolio ottenuto dall'abilità e dall'energìa e da! successo commerciale ». 11 dottor Moonje ha oggi replicato a Pei'!, dicendo che i servizi resi dall'Inghilterra all'Inditi sono quelli resi da un contadino alla sua vacca: « 11 contadino dedica alia sua vacca attenzione, cut a e anche amore — ha detto l'oratore — per essere sicuro di poter mungere regolarmente ogni- mattina la quantità di latte di cui ha ibisogno per la sua colazione ■■>. Circa poi l'asserita eguaglianza esistente in India fra inglesi e indiani, 11 dott. Moonje ha ribattuto gli argomenti di lord Peel, chiedendogli: « Esistono cittadini indiani nei servizi pubblici del paeseV Esistono indiani nei servizi medici e sanitari.' Pino a dieci anni or sono, nessun indiano poteva, perfino, occupare cariche di ufficiale nell'Esercito del proprio paese ». L'oratore ha quindi affrontato il problema centrale del regime futuro dell'India: « Il popolo inglese pensa e forse ! funzionari inglesi lo pensano pure che pssì possano schiacciare il movimento nazionalista e demoralizzare ii popolo indiano, llssi credono di poter faro scomparire tutti i malanni cori uno st'ogi-'io di forza. Questa speranza ò vana. Noi non siamo venuti qui mmgCLondra, 19, notte. | u' lgrlcMlaqpszuisalipcdmdilssstdS,, me mendicanti .Sarebbe .bene .-he voi STShI tmfnion:».0|Ì! la paura o i sospetti vi indurranno a non fare questo gesto, ebbene, debbo dirvi liu da ora che in questo caso noi non ci accontenteremo che di un regime a completa re-mons,-ihiliia del go verno indiano. L'India desidera sentirsi come in casa propria nell'impero. Voglio essere nel mio paese libero come lo è un inglese in Inghilterra, un canadese nel Canada, un aus'ra- liano in Australia. Il movimento nazionalista ?i diffonde in tutta l'India. Uomini e donne scendono in lizza e [vanno anche in prigione. L'India vuole _ na (Mt0 l'oratore — ma stiamo svi lappando iti tutti noi la. volontà di dptohdfdar\morire.. Voi non potrete uccidere 3'M,milioni di uomini ». «La volontà di morire» | Ha. preso quindi la parola il mara- ; già di l'aliala, alto cancelliere delìaìCamera dei Principi Indiani, il quale,,' un regime di Dominion e vedremo se l'Inghilterra avrà il coraggio di negarlo » . L'eccitazione suscitata, nell'atmosfera conferenziale da queste parole inliiimmdte del dott. Moonje è stala' ancora accresciuta dalle dichiarazioni di Matidana Moliarned Mi, fondatore della lega mussulmana panindiana, il quale ha detto: « Sono venuto qui con un solo scopo, e non voglio tornare nel mio paese se non recandogli la libertà, sienza di questa, non potrò tornare in un paese schiavo. Preferisco morire in una contrada straniera e a voi spellerà scavare qui la mia fossa ». Terminando l'oratore ha fatto un accenno alquanto minaccioso alle velleità di alcuni nazionalisti inglesi di impiantare un largo movimento repressivo in india. " \on abbiamo la forza di uccidere alvo nella forma più misurata, ha l'illudilo gli argomenti dei delegali inda. « Non nascondo — egli ha cominciato col dire — il mio convincimento che la connessione fra il mio Paese e l'impero britannico è stata designata dalla provvidenza per il bone dell'umanità intera. Se, come spero, l'India rimarrà entro l'Impero britannico in qualità di membro eguale in (Ugnila allo altre nazioni dell'Impero, ne scaturirà tale una libera e volontaria coopernzione fra Oriente e Occidente come il mondo non ha mal conosciuto ». Il maragià ha affermato che l'avvenire dell'India è nell'organizzazione federale che egli ha definito rnsì: «Per federazione intendiamo una tsistemazione in base alla quale, men- tre_ rindlal_britaiini('a_animjnlstra\affari che la concernono esclusivamente, .mentre l'India degli Stati cura e amministra i propri affari e la Colono adempie a quelle funzioni che le sono riservate, quest'ultima, l'India britannica e l'Inditi degli Stati si uniscono in un sistema che provvede al comune controllo di quegli a.ffan che imeressano nello stesso tempo le due sezioni dell'India ». R. P.
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