Le opere e le attività che rimangono

Le opere e le attività che rimangono LE « BONIFICHE FERRARESI» Le opere e le attività che rimangono Ferrara, 4 notte, Dalla visione di quello che è statodivorato, lnghiotuio dal crollo, risa-llanio alla visione di Quello che so-pravvlve, non solo come entità eco-nomica, concreta, patrimoniale su cuiDan da fondarsi i diritti dei creditori,ma come_ent.ità che non può essereavulsa dal patrimonio economico eproduttivo della nazione. Il complessodelle proprietà fondiarie della « Boni fiche » comprende due tra 1 più vasti, suggestivi ed organicamente attrezzati tenimentl agrìcoli d'Italia: quello di Jolanda di Savoia e quello di Mèsola. A' questi due latifondi fanno corona molte altre proprietà minori, disseminate in questa ed. in altra regioni; e che costituiscono il patrimonio delle società controllate. Il complesso della proprietà Enumeriamole, tenendo per base le Indicazioni contenute nello • stato estimativo delle attività » che i dirigenti della società dissestata hanno rimesso al Tribunale colla domanda di concordato. Il patrimonio fondiario della « Bonifiche ■ è costituito dal lenimento Jolunda di Savoia, cui si dà (secondo il criterio che abbiamo già ricordato e cioè in linea del tutto prudenziale) un valore di 50 milioni; datenimento della Mésola, valutato a 51 milioni, e da quelli denominati ■ Valle Trebba e Ponti » e » Valle Isola e Minori • situati nel Comuni di Cornacchie e Lago Santo. Mentre il tenimento di Jolanda di Savoia fa parte dell'antico latifondo di 22 mila ettari che la società acquisti all'epoca della sua fondazione é che venne trasformando si via via mediante un'opera metodi ca ed intensa di bonificazione idratili ca ed agraria, il tenimento di Mésola appartiene alla « Bonifiche » dal 1919 ed 1 tenimenti di Valle Trebba e Ponte Valle Isola e Minori sono in possesso della società solo da poco più di un anno. Fu questo l'ultimo grande affare concluso dalia • Bonifiche • nello scorcio della sua esistenza, e fu senza dubbio uno dei più vantaggiosi, se si ha riguardo all'avvenire sicuro delle valli nelle quali sono state intrapresi e vanno progredendo imponenti lavori di bonifica idraulica ed, in parte, anche di bonifica agraria. Ma la conclusione dell'affare non fu priva di remore e di difficoltà. La « Bonifiche » aveva assunto in enfiteusi, dal Comuni di Comac-chio e Lago Santo, le due proprietà e si era stabilito che la stipulazione dell'atto relativo sarebbe seguita per entrambe, cumulativamente. Senonchè, ultimato l'esame della documentazione, si scoprì che sulle valli di proprietà del Comune di Lago Santo gravava già un'enfiteusi in quanto, un antico diritto,feudale, riconosceva ad un signore di Portomaggiore — il cav. Chierici — la facoltà di i decimare » su tutte le terre emerse ed emergende. L'atto non si potè cosi stipulare e fu rinviato a quando 11 Comune di Lago Santo avesse affrancato quel preteso diritto di decima o ne avesse dimostrata l'insussistenzaMa 11 ritardo avrebbe avuto ripercus sionl gravissime: di qui discussioni e liti che richiamarono anche l'intervento 'del Ministero dell'Interno, il qualmandò a Ferrara un alto funzionario per derimere la vertenza. Infine, tra iComune di Lago Santo e U cav. chierici fu raggiunto un accordo in base aquale 11 diritto di decima vantato da quest'ultimo fu affrancato. La « Bonifiche » entrava cosi in possesso delle valli, alle quali si attribuiscono oraper parte della società che le comprende tra le sue attività patrimonialiquesta valutazione: Valle Trebba Ponti 6 milion" e mezzo; Valle Isola e Minori, 4 milioni. I beni della « Ica » •upervalutatì? Numericamente maggiori, ma economicamente di una importanza molto minore, sono le proprietà fondiarie che la • Impresa conduzioni agricole »r«Ica», la Società creata da Gino Lisi per le speculazioni di carattere immobiliare, ma asservita invece, sin dall'inizio, al folle giuoco delle sutravolgenti manovre di carattere finanziarlo, inserisce tra le proprie attività fondiarie. La maggiore delle novproprietà comprese nell'elenco rassegnato al Tribunale, è situata in Toscana ed è denominata Santa Caterina. Essa viene valutata a 14 milioni; le altre sono cosi valutate: tenuta •Mlrabelloi (Ferrara) 5 milioni e mez so; tenuta--Cipressaia. (Toscana) 3 mlioni; .tenuta « Tainarlsara » (Ferra ra) 478.000; tenuta « Cava.Ua.ra > in Co mune di Ostelletto, 387.000; tenuta Torre Giulia (Toscana) 3 milioni; tenuta Sant'Agata (Bologna) 1.900.000; tenuta S. Lorenzo (Bologna) 1.500.000; tenut«Cà Tron» (Treviso) 9,200.000 lire A queste proprietà vanno aggiuntquelle delie altre Società controllate che non sono indicete dettagliatamente. La • Società Apostolico Orsini Du cas » (Saod) avrebbe delle attività immobiliari per 12 milioni di lire; la « Società Immobiliare aretina « (Siaper 400.000, e la « Società agricola conimarciale industriale delle BonifichFerraresi » (Sacl) per 100.000. Nessuna attività immobiliare offre Invece la « Società vallicoltura industria nazio naie Comacchio » (Vinci) la quale, in effetto, non aveva riservata che la ge stione relativa all'affittanza delle vallda pesca del Comune di ComacchioSono esorbitanti queste valutazioni date dal dirigenti delia « Bonifiche > alle singole proprietà? La domanda è oggai perito. Ma certo 6 che se 1 bendella < Bonifiche • hanno avuto in ogni jLempo ed in ogni occasione una valu «azione che in effetto non si doveva scostare dal vero. 1 beni della • Ica » vennero invece supervaiutati, appunto per creare quella artificiosa costruzione che consentiva a questa Società di accollarsi, nella piti vasta ed impensata misura, le perdite personali di Gino Lisi, e di riversarle poi, mediante il gioco contabile della cointeressenza e della interdipendenza sociali, nella gestione della • Bonifiche Ferraresi ». Una visione suggestiva b*' a * v£ w-tamente le attività immobiliari della"%£J$i 'o ,»nJ! H ptun'incognita — quelle delle altre Socista oontroiiate contanopoco o nullaIn questa fantastica ridda di millon — tatto l'Interesse di chi si fa a considerare la consistenza patrimonialdell'azienda dissestata si ritiene sudue grandi tenimenti di Jolanda dSavoia e di Mésola. Non esitiamo a premettere che la visione offerta da questi due vastissimi tenimenti è superba, suggestiva, inobliabile. 11 tecnico potrà elaborare quella oscura confusa intuizione che ha primamen le il profano; potrà considerare, va gliare, circoscrivere le cose nella loro portata, ma la scusatone che ricava U profano, l'ignaro di agricoltura e di opere di bonifica, attraversando que- »te distese di terre, osservando le opere che vi sono state create, rimane avvincente, incancellabile. Si pensa, nel considerare quanto è stato fatto quanto ò stato creato, al diabolico maleficio che ha consentito, ai costruttori di queste opere, di distruggere poi vastamente, senza pietà, i risultati economici e morali delie loro realizzazioni. il lenimento Jolanda di Savoia si stende su una superficie di circa 10 mila ettari ed è diviso in 5 grandi reparti (Venezie, Ghernrdi, Torbe, Ambrogio, Cesta) che si suddividono a loro volta in 26 tenute. L'opera di colonizzazione svoltavi dalle • Bonifiche » porto alla creazione di un nuovo comune. Quest'aggregato, staccato dal comune di Copparo nel 1903, fu denominato dapprima o Le Venezie »; in seguito, nel 1911, dopo la visita fattavi da S. M. 11 He, fu chiamato Jolanda di Savoia. Il tenimento comprende quindi tutto il comune di Jolanda. Tutti gli edifìci pubblici ila chiesa, le scuole, l'asilo, l'ufficio postale e telegrafico, il teatro, i villini per il medico, il veterinario, la caserma per i carabinieri, ecc.) sono stati eretti e sono di proprietà delle • Bonifiche » le quali hanno dotui> ancora 11 paese degli impianti di illuminazione elettrica, del servizio teleferico e dell'acqua potabile. 11 problema dell'acqua, che era uno dei più assillanti non solo per la zona della bonifica ma anche per Mitri comuni della provincia di Ferrara, fu risolto portandola a Jolanda con una presa d'acqua dal Po e con uno stabilimento che la solleva, la sterilizza e la distribuisce mediante una rete di tubazione dell'estensione di oltre 24 chilometri. Evoluzione produttiva Ma le meraviglie e la serietà costruttrice e realizzatrice degli iniziatori di quest'opera cosi vasta e imponente di redenzione agricola ed umana, non sono manifeste tanto in quello che è stato fatto per dar vita e veste decorosa al comune, quanto in quello che è stato compiuto per la trasformazione e la valorizzazione della distesa di terra — un tempo acqultri nosa ed incolta — che si stende tutto intorno all'aggregato umano, socialeOggi lo stato culturale del lenimento ha raggiunto il grado di stabilità deterreni del Ferrarese: con un terzo deterreno disponibile investito ad erbaisi è portato la cultura dei cereali ad oltre 31HK) ettari, della canapa a 1500 ettari, dell3 bietola a 1600 ettari. Un altro migliaio di ettari e riservato al le culture speciali delle arachidi, dericino, del tabacco e delie patate. E le medie dei raccolti sono salite ad altezze notevoli: 40 q.li di frumento12 q.li di canapa, 15 q.li di tabacco e 500 q.li di bietola per ettaro. A questo processo di evoluzione produttiva si è accompagnata una vasta attività ediflcatrice. Si sono costruite case, magazzini, tettole, capanni; ssono dotate le tenute di 150 corti ru rali, di cui la più parte provviste dstalle e fienili. Infine si è dato vita ad un'iniziativa industriale, lo zuccheri flcio, sorto sei anni or sono, per cura ri' una Società che, costituita sotto t-.-r--.ia della «Bonifiche» è però di stinta da questa. Lo stabilimento dà lavoro a centinaia dì persone e ali menta un'altra industria del tenimento, quello dell'allevamento del bestiame. L'approvlgionamento di una grande stalla, capace di oltre 200 capdi bestiame, si basa infatti in modo prevalente sulla diretta utilizzaziondelle «polpe» provenienti dallo zuccherificio. E la dotazione di bestiamdell'azienda è costituita da óltre 450capi bovini e da centinaia di equinioi relativi stalloni per la riproduzionindustriale del cavallo e del mujo. La storia di Mésola Se 11 tenimento di Jolanda di Savola appare come un esemplare di organizzazione agricola moderna, nella sua ordinata, austera, uniforme distesaredenta e riattivata, il tenimento dMésola c.1voffre invece una visione di versa e schiettamente agreste: una vi sione varia, fresca, piacevole, in cuzone folte ed intricate '■orna Toreste si alternano a specchi ti acqua lnflnl ti, a pianori ordinati e pc-Ulnatl comgiardini dalla mano dell'uomo. Il te nimento d! Mèsola abbraccia una superficie di 15.000 ettari e presenta le più ricche e vaste possibilità di realizzazione. E' su questo immenso tenimento che l'Istituto di S. Paolo dTorino ha ottenuto l'iscrizione dell'ipoteca per 11 mutuo fondiario accordato alla « Bonifiche ». E polche stratta di prima ipoteca, che escludogni altro privilegio o gravame, chiaro come l'Istituto torinese sia stato vigile nella conclusione dell'operazione cosi da escludere, in ogni casol'alea di una perdita. Se le vicende del tenimento hanno una storia relativamente breve per la Società delle « Bonifiche », esse hanno però una storia, travagliata ed anti ca, che ci fa rimontare nei secoli. Mésola fu scelta come ritrovo autunnale della Corte, da Alfonso II, l'ultimo deDuchi di Ferrara, allorché fu compie tata la bonifica estense delle valli ferraresi. Cosi gli estensi, dopo avere dato a Ferrara 1 magnifici palazzi che oggi ricordano i suol fastigi, diedero alla Mésola il magnifico castello che ancora sorge al centro del tenimentoe che iniziato nel 1578 fu portalo a termine cinque anni dopo. L'opera costò 708.000 scudi, oltre le opere comandate di uomini e d1 trasporti, e fu cantato dal Tasso, allorché liberato dal nosocomio, H poeta fu Invitato a seguire la Corte quando si trasferì al castelloLo storico castello fu spettatore deifi fine della gloria d'Este. Rimasto di proprietà della famiglia estense sino al 1758, venne poi ceduto all'imperatore d'Austria, come acconto sulla dote assegnata a Beatrice d'Este, duches- sa di Massa e Carrara, promessa spo-« Ferdinando. Aglio dell'Impera- tore. Sotto l'amministrazione dell'Ali- «*ia. Mèsola ebbe un periodo di fio|rtdez»a Ma nne=to Derlodn non rtnrrt tf^no al .78? in un'anno ti et sti-ltó fu recinto, per 900.000 scudi, al Pontefice l"o VI, che lo perdeva però 3 anni dopo, allorché entravano In Italia 1p truppe delia Repubblica francese, a- comando di Napoleone. Dai vigneti alle riserve di caccia Nel 1815 11 rastello ritornava di prò prietà del Pontefice, che lo conferiva, insieme con altri possedimenti in a,^'„co. "1,n<1ustJ,a11 Piu diverse sono "' dote alla Cassa d'ammortamento del debito pubblico, dalla quale veniva infine ceduto all'Istituto di S. Spirito di Roma. Ed è da questo Istituto che la « Bonifiche Ferraresi • ha rilevato, ne! 1919, u vastissimo tenimento. La ampia distesa è situata tra due rami del Po: il Po di Goro ed 11 Po di Voano. A sud confina col mare Adriatico (Sacca di Goro) Le colture piti varie si alternano e le applicazioni state tentate con successo e con rea lizzazioni quasi immediate. La feracità della terra è notevole, e Mésola produce, col tabacco, la canapa, l cereali, il vino cosidetto del Bosco, ottenuto dalle viti di Borgogna, che vi furono importate da Menata di Francia. Mèsola offre vaste distese di boschi, con pini, querele, pioppi, cem, ecc., e nel quali oltre alla fauna spontanea locale è stato posslbiie impiantare speciali allevamenti di cervi, nonché daini, bovini ed equini allo stato brado. Un'abbondante dotazione di fagiani, lepri, volpi, starne, beccacele, fanno di questa distesa boscosa una delle più ricche e suggestive riserve di caccia d'Italia. Le valli da peica Per quasi una metà della sua estensione, il tenimento di Mèsola è costituii o da valli salse da pesca. In che consistono queste valli da pesca, le quali rappresentano una delle più notevoli attività dell'azienda, in virtù del cespite di guadagno, copioso sicuro e costante che offrono, conviene qui accennare. Le valli furono costituite da tratti di spiaggia manna che vennero divisi dal mare colla forma zione delle dune in prossimità della foce del fiumi. Queste dune, che sor Bevano poco lungi dal lido per effetto del sedimento.delle torbide nelle piene del fiumi e dei torrenti, sono lunghe zone di terra sabbiosa, che si dispongono in linea quasi parallela alla spiaggia. Gli spazi compresi tra una duna e l'altra si racchiusero con ar ginl. Invece si aprirono attraverso le dune dei canali di montata, per 1 qua li il pesce potesse, In una determina ta epoca dell'anno, salire e potesse ibacino racchiuso risentire 11 beneficio delle alte e basse maree, che è il fenomeno sul quale si basa tutto il meeoanismo della piscicultura lagunare Attraverso il canale escavato si co struirono poi le chiaviche a guisa di ponti, muniti di robuste saracinesche, che si sollevano nell'epoca in cui 11 pesce risale, togliendo Invece ogni comunicazione tra la laguna racchiusa ed il mare quando sono abbassate. L'opera, cosi congegnata, fu compleata con arginature nei luogin ove le dune erano depresse e con la escavazione di canali interni per riunire tra di loro gli specchi d'acqua più profondi. Verso una valorizzazione sicura La fecondazione di una valle (ma molto si è fatto anche in questo campo con 1 criteri della più rigorosa e vantaggiosa razionalità) è data dall'istinto dei pesce di salire le correnti dell'acqua meno salate in primavera; il raccolto, dall'istinto del pesce di ritornare al mare nell'autunno. Questo istinto si seconda in primavera con lo scarico delle acque interne della valle verso il mare; In autunno con la immissione delle acque del mare nella valle. Impianti complessi e varli hanno consentito l'applicazione di quest'industria della pesca con estensione vastissima, cosi da conseguirne utili rilevanti. Ma le valli da pesca hanno un avvenire sicuro, secondo af fermano 1 tecnici locali che hanno studiato e seguito questo problema. Del resto tutto il tenimento di Mésola, come quello di Joianda di Savoia, è destinato a valorizzarsi ognora di più. li criterio che deve guidare nella valutazione e nella considerazione dei terreni bonificati è un criterio che deve avere riguardo al futuro, che deve proiettarsi oltre la congiuntura immanente. Nelle condizioni del due tenimenti, sono insiti tutti 1 requisiti per una valutazione ottimistica: l'appoderamento è avviato e cosi 1 lavori di frazionamento culturali; i icrrenl hanno quasi totalmente assicurato lo scolo delle acque ed hanno nel contempo quelle disponibilità di acque che possono consentire l'Irrigazione. Ma la valorizzazione sarà con seguita da altri, non dagli azionisti della » Bonifiche Ferraresi », 1 quali hanno concorso coi loro capitali a produrla. Delle sorti e delle possibilità concrete di azione che si profilano per gli azionisti, diremo domani, chiudendo questa rassegna intorno al gigantesco dissesto. FRANCESCO ARGENTA.