Le feste dell'incoronazione ad Addis-Aliena

Le feste dell'incoronazione ad Addis-Aliena Le feste dell'incoronazione ad Addis-Aliena Il messaggio del Re d'Italia all'Imperatore - Spettacolosa parata di guerrieri - II fantastico ingresso dei ras nella Capitale - L'orgia dei soldati - L'inizio delle feste con la inaugurazione del monumento a Mcnelik in un grandioso pittoresco quadro di folla e di colori - La cerimonia nella Cattedrale (Per radiotelegramma dal nostro inviato) Addis-Abeba, 1 notte. Nell'aria fluida, resa pura dal sole, Addis-Abeba spiega tutte le sue bandiere, in vivissima esultanza per la festa dell'incoronazione. Lo spettacolo della folla, riversatasi nella capitale dalle lontane provincie, diventa man mano imponente e offre quadri sensazionali di colore. Fiumane di uomini invadono le vie e le piazze: hanno, questi uomini, volli lucenti, barbe corte e nerissime, capelli folli tagliati a forma di casco. Sono armati di vecchissimi fucili che portano orizzontalmente sulla spalla, a mo' di grossi bastoni; sollevano camminando nembi di polvere, come un gregge, e si spingono, si urtano e si pigiano inverosimilmente per guadagnare la strada per giungere ai punti di concentramene. Fra questi guerrieri, caratteristici per il loro primitivo equipaggiamento militare, si mescolano donne e bambini venuti di molto lontano: indossano le loro vesti migliori, le donne, e danno una nota gioiosa a questa adunata di uomini di guerra, entusiasti e fieri. Ieri ed oggi l'ingresso delle tribù nella capitale è aumentato intensamente: arrivano in tal folla che a volte, non potendo procedere innanzi, sì fermano e formano quasi una valanga che rotola giù per pendii e per dirupi: e da quest'ammasso frenetico di uomini si levano, in una corsa senza ordine e senza disciplina, canti di guerra. L'arrivo del Principe di Udine Ieri mattina, il Principe di Udine è arrivalo ad Addis-Abeba, ricevuto alla stazione da Sua Maestà l'Imperatore, dal Principe Ereditario, dai quattro ras che hanno rango di Altezze Reali dal Ministro d'Italia con il personale della Legazione, nonché dai Ministri etiopici e dai dignitari di Corte. Vivissime acclamazioni hanno salutalo l'arrivo del Principe di Udine, rappresentante del He d'Italia. Reparti, della Guardia imperiale, in scintillanti uniformi, erano schierali nel peristilio della stazione per rendere gli onori. Incontro al Principe di Udine si son fatti l'Imperatore, il Principe Ereditario, i ministri e ì dignitari di Corte, mentre la banda suonava la Marcia Reale italiana e l'inno imperiale etiopico. L'Imperatore e il Principe di Udine, dopo il saluto, hanno passato in rivista la Guardia imperiale. Si è quindi formato un grande corteo, che ha accompagnato l'Augusto ospite, tra vibranti manifestazioni, sino al palazzo destinatogli quale residenza. Lungo lutto il percorso, dalla stazione al palazzo, erana schierati reparti di truppe etiopiche, che rendevano gli onori, e dietro i cordoni si accalcava una massa di popolo plaudente. Il Principe di Udine, giunto al palazzo dove prenderà dimora durante la sua permanenza ad AddisAbeba, si è congedato dalle autorità, ed è rimasto quindi col suo seguito. Nel pomeriggio, insieme al Ministro d'Italia presso la Corte etiopica, e ai componenti la missione italiana, si è recato al Palazzo Reale ed ha presentato in forma solenne all'Imperatore il messaggio di congratulazioni e di augurio di Sua Maestà il Re d'Italia. Il Principe di Udine ha accompagnato la presentazione del messaggio del Re con parole testimonianli la propria cordiale simpatia e quella della Nazione italiana e del Governo fascista. L'Imperatore ha risposto con parole di calda riconoscenza, esprimenti vivi sentimenti di amicizia per il Sovrano d'Italia, per il Governo e per il popolo italiano. In serata, poi, il Principe di Udine ha presieduto a un pranzo offerto in suo onora dal Ministro d'Italia, marchese Paterno, pranzo al quale hanno partecipalo i componenti la Missione e il personale della Legazione. Il viaggio del Principe di Udine si è svolto felicemente. Giunta a Gibuli il 29 sera, a bordo del yacht reale Aurora, scortato dalla nave Lepanto, la Missione italiana ha proseguito immediatamente in treno speciale per Addis-Abeba, dopo essere slata ricevuta allo sbarco e salutata alla stazione dalle principali autorità francesi e da tulli gli Italiani colà residenti. In una breve sosta fatta a Dire Daua, il Principe di Udine è stalo accolto in forma solenne dal governatore dell'Etiopia, Hassal Degiac Gabrè Mariani; e dopo avere ricevuto alla stazione il commosso saluto di numerosi Italiani e di un reparto di Balilla, si è recato alla sede del palazzo del Governo, passando tra folte rappresentanze di capi etiopici di quella regione, che indossavano i loro tradizionali costumi di guerra. Sono giunte anche le delegazioni di Francia, Germania, Inghilterra, Belgio, Egitto, Stati Uniti, Grecia, Olanda, Giappone e del Patriarcato del Cairo. Un popolo di guerrieri Quest'oggi gli arrivi delle rappresentanze delle provincie non hanno avuto tregua. Dappertutto accorre folla che sfocia rumorosamente nelle vie, cerca di conquistare un posto buono per poter vedere i cortei e per meglio godere delle cerimonie che si preannunciano assai fastose. Ed è sempre la stessa folla, equipaggiata alla men peggio, armala di fucili, entusiasta ed acclamante. Ci si meraviglia, arrivando in Abissinia, di non trovare industrie locali: ma, a guardar bene, si comprende come sia impossibile il sorgere di qualsiasi industria perchè l'immensa maggioranza di questo popolo preferisce il mestiere delle armi alle preoccupazioni del commercio. Tutti gli uomini nascono soldati: e le donne, anch'esse, hanno istinti guerreschi. Si mettono, essi, al servizio del capo locale, che diventa il loro signore, e li porta al suo seguito in qualunque posto, pubblica chiara polente testimoniana della sua forza e del suo prestigio. Intiere regioni si mettano cosi al servizio del loro signore, e lo seguono, senza discutere, dietro compenso di un centinaio di lira e di un vestito all'anno. Ecco perchè avviene che un ras in viaggio si fa seguire, regolala dal passo della sua piccola mula, da tutta la popolazione maschile dei villaggi situali sul proprio territorio. E la capitala rigurgita di questa folla in esodo festoso. Ed ecco qui un ras: dev'essere assai polente a giudicare dal suo seguilo. Si reca al palazzo imperiale. Arrampicato sulla sua mula riccamente bardata, avanza fra i suoi uomini: sulla marea che lo circonda si vede vagare il suo cappuccio nero e l'ombrello. Ma il più curioso si è che questo ras trasportato da una mula, è seguito da una splendida automobile color verde chiaro: la macchina regola la sua marcia sul passo della mula e si ferma a ogni scarto della bestia. Sta li pronta ad accogliere il ras qualora le circostanze o le necessità del protocollo lo richiedano. Ora ecco in mezzo a questa folla enorme tipi assai curiosi: ecco degli uomini, che per aver ucciso in tutta 'a loro vita un solo leone, luni710 acquistalo il diritto di portare false criniere, altissime e lucenti: passano, caracollando, in questo costume bizzarro, su focosi cavalli ara'<:. Essi inquadrano gruppi multicolori di aristocratici, la cui testa qua- di si sparisce nei coltelli ricamali giallo, di rosso o di azzurro. Talvolta sono donne che si abbandonano al trotto della loro mula. Ampi mantelli neri nascondono una parte del loro volto, lasciando però vedere abbastanza pelle per giudicare l'estrema finezza delle guance, la bellezza del naso dalla punta fine, i bellissimi occhi. Il banchetto dei soldati Questo popolo profondamente militare concede -molli privilegi a tulli coloro che portano un fucile sulla spalla e che possiedono due giberne colme di cartucce. Nel corso di queste feste . grandiose, i soldati hanno dunque la loro parte preminente. Per essi, infatti, oggi è stato organizzalo uno spettacoloso festino. Alla presenza dell'Imperatore, le porte del Palazzo Reale sono state aperte ai soldati, ì quali tono stati invitati a uccidere sul posto gran numero di capi di bestiame. Mazze e coltelli sono entrati in azione : il sangue delle bestie sgozzate inondava il suolo e i soldati guazzavano in questo rosso pantano da cui esalavano acri odori. Sembra di assistere a un antico sacrificio agli dei irati: urla selvagge di gioia frammisti a formidabili acclamazioni all'Imperatore si levano dalla turba immensa; e le bestie continuano a cadere sotto i colpi delle mazze e i coltelli cercano le gole e il sangue scorre a fiumi. Poscia i soldati entrano nelle sale del banchetto. L'orgia qui esplode in tutta la sua selvaggia grandiosità; i soldati mangiano i pezzi di carne cruda grondante sangue, e urlano e cantano. E' uno spettacolo indimenticabile. L'orgia dura fino a quando i soldati sazi del pasto non si abbattono per terra. Fuori, intanto, nelle vie e nelle piazze un'altra orgia si scatena: ma è un'orgia di colori, questa, e di suoni e di canti. A stento riesciamo ad aprirsi un varco fra la folla enorme che si siringe tra i grandi filari di eucalipti dai tronchi grigi immani. Andiamo alla ricerca di un balcone sul percorso che farà il grandioso corteo. Ne abbiamo Irò vaio uno, in una drogheria, piena di mosche e di dolciumi secchi. Archi di trionfo Neanche nei favolosi carnevali romani dei tempi antichi si osava chiedere prezzi simili a quelli che chiedono qui per l'affitto di un po sto in un balcone. Ma bisogna accettare, altrimenti non si vedrà nulla. Ci insediamo subito per dar uno sguardo alla via. Ci si para subilo davanti agli ocelli un immenso arco trionfale, e più- in là altri non meno grandi ne sono slati elevati. Sono costruiti in gesso, con decorazioni fastose. Centinaia e centinaia di uomini vi hanno lavorato, e in tre giorni s'è fatto il miracolo. Vero è che ci son voluti molte urla e molle scudisciate, ma una smentita l'ha avuta la leggendaria lentezza di qitesti popoli, che, quando occorre, può essere vinta. Sotto questo punto di vista, i lavori urbani, che si stanno ora terminando, offrono parecchi curiosi particolari. Non mi stanco, per esempio, di guardare i cantonieri. Per rompere e per smussare i sassi, squadre di lavoratori si riuniscono in circolo. Ogni operaio è munito di un ordegno con il quale batta in cadenza cantando, e tutti insieme formano una specie di girandola abbastanza comica. Altrove tutta una turba di semi-selvaggi si studia di trasportare pietre per mezzo di casse inchiodate ad un paio di stanghe. In mezzo alla folla, la metà del carico si rovescia prima di giungere a destinazione. Eppure tutti questi lavori sono stati com¬ pumetfm r o i i e ¬ piuti non si sa cerne in sci mesi, ed ora vi sono viali quasi belli e vi è una grande piazza bellissima in mezzo alla quale la grande statua equestre di Menelik, velata, aspetta, in mezzo ad un parterre d'erba fresca, di essere scoperta. Poco lungi sorge il mercato, ove le donne dai capelli unti riuniti in milite treccioline, vendono delle spezie, accanto al loro mariti che fabbricano foderi di cuoio per le sciabole. Ero lungi, dal pensare all'Europa, quando alla svolta di un sentiero scorsi dei gendarmi che correvano respingendo la folla a colpì di bastone, e in una nube di polvere vidi venire delle automobili occupale da una delegazione straniera in costumi del secondo Impero. Nulla di più stupefacente dell'improvvisa apparizione di questa immagine all'uscire da un luogo in cui il grano si vende sempre come ai tempi di Re Salomone. Nelle strade" si stenla sempre a camminare. La folla si riversa a fiumane verso la nuova grande piazza, ove più tardi l'Imperatore inaugurerà la statua equestre di Menelik. E' dappertutto un fermento, un'animazione senza pari. In mezzo alla folla i gai color kaki dei cappuccini mettono una bella nota di colore, insieme ai cappelli a staio di stoffa bianca dei preti copti, dalle scure barbe, e alle mantelline dei cappellani. Un quadro favoloso Il Negus che attraversa continuamente la Capitale in automobili una più bella dell'altra, che il protocollo esige siano ogni giorno di marca diversa, viene ad esaminare personalmente i preparativi. Fra la residenza dell'Imperatrice, la sala del Trono e l'edificio a balconi ove abita l'Imperatore, si scorgono la cupola del Mausoleo di Menelik e un'altra torre di carattere medioevale, come un forte. Tutto intorno circolano convogli di vettovaglie, buoi che -vengono trasportati con le budella penzolanti infilati su bastoni. Risogna nutrire tutti i soldati che accompagnano il loro ras: è quello che esigono le usanze abissine, che devono essere rovinose quando si riceve un personaggio importante. Con l'inaugurazione del monumento a Menelik, la prima giornata delle feste dell'incoronazione ha a vulo un rilievo particolare. Sulla «Mora grande piazza antistante alla cattedrale di San Giorgio si era aannata una' fittissima policroma folla. I colori più vivaci, le ricchezze più sontuose dell'Impero sono stali esibiti e profusi in questa prima cerimonia in maniera spettacolosa, componendo un quadro di indimenticabile grandiosità. Si è avuta una idea dello sfarzo enorme con cui do mani avverrà l'incoronazione dell'Imperatore. Il Negus è intervenuto alla cerimonia inaugurale accompagnalo dai dignitari della Sua Corte in riccliisshne uniformi, ed è slato salutato dalle formidabili ac eia inazioni della folla e dai catiti di guerra intonati dai soldati. Alla inaugurazione del monumento erano anche presenti tutti i capi dell'Impero, delle Missioni estere e Ministri accreditali presso la Corte. Le corone per l'Imperatore e l'Imperatrice sono state depositate con solenne cerimonia nella cattedrale di San Giorgio. Esse sono fuse in oro abissino e sono incrostate di diamanti e di smeraldi. Cento sacerdoti copti pregano incessantemente notte e giorno per la fortuna e la felicità dei Sovrani. GUIDO CALDERINI. gscf2mGltb

Persone citate: Lepanto, Mariani, Negus, Paterno, Re Salomone