Ricordi di un'alba sportiva

Ricordi di un'alba sportiva Domenica prossima, 26.o Giro di Lombardia Ricordi di un'alba sportiva DI ragazzi della mia età che a queempi gli piacesse Ip sport non ce nerano molli. Parlo dei. primi anni dopo il 1900: l'eco del lontano trambustfra Russia e Giappone giungeva Una noi attraverso le smaglianti corrspondenze di Varzini, e parecchi giovani si sognavano di essere altrettansoldatini del Mlka&o che, al grido dBanzail saltavano sulle trincee di PorArthur. C'è poco da dire, ma ai ragazzi piacciono t soldati e fare la guerraAltri si divertivano ad assumere lposa anticlericale di moda, e ogni setimana ostentavano di comperarl'Asino e farsi vedere in giro a leggerlo. La politica vera e propria noc'interessava; soltanto I licealisti an davano qualche volta con gli studend'università a gridare Abbasso l'Austrie viva Trento e Trieste davanti allguardie che portavano ancora il cheppì duro coi riletti azzurri, perchè nodel ginnasio o delle tecniche badavamo ad altre cose. A leggere e commerciare, se si vuol sapere, i libri deSalgari, che facevano veramente gran de impressione nei nostri tremendi enerissimi piccoli cuori. Di letturportive, che adesso hanno sostituitquelle di avventure e di drammi polzieschi, ce n'erano pochine, e neglette striminzite assai. I miei, ricordi arrivano fino a rivedere i primi fascicoleltl d'una rivistllustrala allora allora fondala a Torino, ed era la Stampa Sportiva, chportava del « clichès » che erano unmeraviglia e ci facevano conosceruna. quantità di figure e di luoghi. UTriestino che dicevano scappato dallua città ver non tare il soldato sott'Austria, aveva vinto ad Alessandril Campionato italiano di lotta, dovvevano concorso anche gli ercoli conosciuti nei baracconi l giorni delleste patronali. Quel Triestino avevun nome, curioso, Raìcevlcli, GiovannRalcevlch. Nella fotografia mostravun testone coi capelli tagliati col raoio, la nuca muscolosa faceva uninea sola col collo, il nasino aveviccolo piccolo. Imparammo anche onoscere il « Negro Volante », chra un celebre corridore ciclista, ameicano di nazionalità e moro di pelleenuto in Europa a farsi un boccondi tutti t nostri sprinters. Ma le figurhe ci piacevano di più erano le scene delle corse su strada in Francia ci giovavano anche dal punto di vta... geografico. Insegnandoci — o rordandoci — che lìoubaix è nel Norduasi alla frontiera col Belgio, e ch corridori partiti da Bqrdeaux allolta di Parigi toccavano sulla stradngoulème. Tours, Orléans... L'estenza del Bois de Boulogne l'apprenemmo ver via del velodromo de Pare de Prtnces » che ci si trova inmezzo e non per le letture di Xaviee Montepin o di. Emile RichebourgFotografie di casa nostra non se ne veevano, e per la. semplice ragione chmancavano le corse, o queste interesavano assai poco i giornali, la gent i fotografi. E' vero che dall'auriornale sportivo da noi letto, di tantn tanto sapevamo d'una corsa da Miano a Torino, da Milano a Genovaa Torino ad Alessandria, ma la noizia era contenuta in pochissime rihe, e non ci diceva gran che all'inuori che il vincitore era uno di Astiun certo Cerbi, il nome del quale riorreva invariabilmente al primo poto, per corse che ri fossero. Quel giornale arrivava da Milanora la Gazzetta dello Sport, e pubbliava molte notizie di automobilismo quasi ogni numero — usciva due olte la settimana — riportava la letera, di sfida di qualche maestro dcherma. I.a litigiosità di questi maetri mi dava gran pensiero, e II Immaginavo tutta il giorno con un ferro n mano disposti, a infilzarsi a vicena. Qualche anno dipoi presi a freuentarli, e dovetti rettificare la mia pinione su di loro: brave persone he avevano soltanto II debole di una sagerata suscettibilità in fallo di « are'' e di * scuola ». Fu in quel tempoe la memoria mi serve, che ci turano duelli fra gli schermidori italiani e francesi, dei quali tanto si parlò sulomati. Questi qui si occupavano ben poco di sport, e perchè questo non riu sciva a farsi prendere sul serio dalle versone troppo scric che erano i nostri padroni d'allora: genitori, maestri, autorità. Governo. La politica li pigliava tutti, la piattezza democratica e ti materialismo socialista li invasavano, inducendoli a un'esistenza di scimmie urlataci che cessò soltanto con la guerra e il resto. I ragazzi della borghesia, e del popolo che la pensavano come me aspettavano invece qualcosa di nuovo che li potesse interessare più delle letture del libri di avventure n delle corrispondenze sulla guerra russo-elniiponcse. Si che andavamo alla ricerca dell'avventura, ma di un'avventura umana, vera e non verosimile, vicina a noi. Questo genere lo scoprimmo nelle corse su strada. Il *enso eroico di cui eravamo assetali ce l'offrivano le pur scarne e saltuarie cronache del gior- naie milanese. .Von so della gran massa del rimani ntl, ma di moltissimi miei coetanei e compagni posso dire che fummo trulli alio sport anche dalla lettura di giuste avventure. In urta corsa che partendo da Milano e ritornandovi faccia nuche un largo giro in Piemonte — Novara, Vercelli, Torino, Alessandria, Tortona... — il corridore che già era primo con netto vantaggio sugli altri, attraversando Asti investi una vecchietta, battè forte sul selciato e vi. rimase con la testa rotta. Fra strilli e invocazioni da non ridire, quei giovane clic era nientemeno che l campione loca/e Geriti, fu trasporato In una larinacia; gli trovarono uno spacco lungo cosi, un medico gli ece i punti di sutura, lo lasciarono ben bene, ma quando si trattò di porarlo all'ospedale il... morto resuscitò e, divincolatosi, rimontò sulla bicicletta per inseguire e raggiungere gli avversari clic lo avevano sorpassato, e distaccarli nuovamente. Le avventure di quel ciclisti che si lanciavano sulle strade senza accompagnatori e gomme di ricambio, su percorsi non segnalati, oltre ogni dire ci colpivano 'immaginazione. DI il a qualche mese leggemmo che. un altro corridore settentrionale, Ebeardo Pavesi, andò a disputare la orsa del XX Settembre da Roma a Napoli e ritorno; distanziò tutti, ma nell'oscurità della notte inflld una strada sbagliata e andò a Unire alle tre del mattino sulle banchine del porlo di Gaeta, mentre i corridori romani, più furbi o più fortunati di lui, pigiavano come ilatti sul percorso giusto ridevano della sua disgrazia. Fumno poi divisi in due partili per l'indeiso arrivo tra Cunlolo di Tortona a Albini di Legnano nella Coppa del Re he era l'unca corsa all'anno in cui i cimentassero i dilettanti di quei tempi. Il ciclismo era in decadenza come port; ragazzi, not ignoravamo che sso aveva goduto momenti di vero plendore quando attorno alle piste si davano convegno moltitudini frementi Per applaudire campioni d'ogni razza d'ogni favella richiamati da premi vistosissimi. Il nostro era II desiderio stintivo, ma tuttavia nebuloso e inditinto, di appassionarci per qualcosa o per qualcuno che uscisse dalla mediocrità di vita, di quei giorni. I • grandi » continuavano a occuparsi di politica, e ci tu In quel tempo uno sciopero generale in lutto il paese con conscguente arresto dei treni che ini asciò il ricordo d'una settimana e più senza la lettura preterita. Not ragazzi, sportivi, sparsi nel borghi e nelle città, sconosciuti gli uni. agli altri perchè nessuno ci. aveva ancora offerto l'occasione di trovarci asieme ad applaudire un grande vinciore in. una grande corsa, non conoscevamo il. nostro numero e non apprezzavamo la nostra forza. Dove specchiarci col viso della nostra passione? Nella Coppa Gordon Ucnnet, Lancia arrivava fino alla, soglia della vittoria, poi un incidente gli. toglieva fatalmente il primo posto a vantaggio di un Francese. Che giuncassero al football non c'erano che poche dozzina di persone a Torino, a Genova e a Milano, e lutti Inglesi, n Svizzeri; Bcrtiiie.ttl e Visconti non avevano ancora pensato di radunare, c capeggiare a Vercelli le « bianche casacche » e badavano solo agli studi e alia scherma. Dorando Pietri ci aveva già dato una soddisfazione vincendo a Parigi, ma eravamo lontani d-all'eattulaino di popolo col quale., di li a pochi anni, lo accogliemmo alta stazione di Porta Nuova reduce dal mondiale rionfo delta quarta Olimpiade. I tentativi di far risorgere il ciclismo su pista non avevano torturili. Saremo stali poco più di cinquecento perone al Velodromo di torso Umilitela ad assistete ai Campionati dell'Unione Velocipedistica che allora dirigeva nuche il motociclismo. Quel giorno ammirai la maestria e la temerarietà di Dionigi di. Monastcrolo, un giovano patrizio piemontese che sulla moloc!letta compieva veri prodigi, ultimo venuto in ragione di tempo ma per valore pari ai. tniglorl che allora si hiamavano Gluppone, Tamagni, Anani... Un altro Conte partecipava alle gare ciclistiche, disputando il titolo de.'. Campione del dilettanti. Non ne icordo il nome; ricordo la formazione delle hatterle, delle finali; la maglia cilestrina del mantovano Verri che l'anno appresso doveva vincere al Giuochi Olimpici d'Atene, c quella nera di « Rico » Della Ferrera, La domenica dopo c'era Geriti pel campionato dietro gli allenatori, e per la prima volta vidi quell'uomo straordinario. Furono quell'atleta e quel nome ad mpersonare la passione sportiva di auta parte della gioventù italiana che i ritrovò in lui. per uno di quegli stintivi moli popolari che non si spiegano e non sì. frenano. Ci parve, davvero l'eroe aspettato e invocato per dare un grido e uno scopo al nostro ingenuo e primitivo entusiasmo, e polche ci veniva incontro vestilo di rosso, come Garibaldi, non ci volle altro perchè lo eleggessimo a nostro dolo. Chi, come, lo scrivente, sta andando verso i guarani'anni o di poco ne è oltre, potrà correggermi se ho sbagliato nel riconoscere e nel rivendicare a quel tempo e a quell'uomo l merito grande ehe ho detto. Naturalmente ci voleva l'occasione che lo rivelasse, e questa fu una corsa che l bisettimanale milanese, istituì a cominciare dall'autunno di. quell'anno, che era II 1005. Fu denominata Giro della Lombardia, con partenza e arrivo a Milano. Era la prima volta In Italia che i corridori venivano inviati a disputare una gara che prendeva il nome di tutta una regione; noi piemontesi eravamo abituati al... giro dei Laghi d'Avigliana. Ci volle una bella dose, d'audacia per quel empi e in quella stagione fidare nela riuscita di una manifestazione che agli organizzatori veniva a costare più di mille lire! E le strade! Soltanto quelli che hanno conosciuto le strade taliane di quell'epoca possono immaginare in quali condizioni esse si trovassero quel 13 novembre che una essantina di ciclisti, provenienti da varie regioni — c'erano, oltre al Lombardi e Piemontesi, dei Toscani, del Genovesi, dei Romani — partitono da Milano. Non c'è giornale sportivo, og¬ qfvrdevrstqtìu•lpmcvzgpvltadcdffnrssppcLrccPDptmdstlnstppdgmp nidì, che non abbia, scodellato al suoi centomila e passa lettori la storia minuziosa, e dettagliala di quel primo Giro, di cui si potrebbe, dire che iniziava l'esistenza d'un mondo nuovo. Gerbl vinse in modo clamoroso, distanziandosi dai suoi competitori sin dai primi chilometri con un gesto di quella, calcolata audacia che. lo rese famoso. All'indomani, per la prima volta la Gazzetta veniva stampata in rotatila; la tiratura di poche migliaia di copie con la. lenta macchina piana era lasciala alle spalle: adesso i giovani, presi da quella ventala, a schiere sempre più fitte accorrevano allo sport, esaltati dalla lettura del racconti di corse e. dall'incitamento che da queste scaturiva. Ognuno di noi si sentì in petto la possibilità di diventare un grande, un celebre campione, un • eroe del fango«, un «dominatore della mnnlagna.>. Chi aveva, la fortuna di possedere la bicicletta si comprò una maglia rossa; altri si dedicarono alla corsa a piedi, e quotidianamente, sui viali fuori del. paese o attorno le piazze d'armi o dentro i cortili dei collegi e delle scuole trotterellavano compunti e convinti che il destino II avrchhe un giorno chiamati a vincere la Maratona mondiale. Una piccoletto medaglia, di bronzo guadagnata appena « piazzandosi » in una corsa da sagra ci pareva un tesoro, lureva come il sole illuminandoci un mondo che s'apriva dinanzi alla nostra fantasia rutilante di immagini trionfali e di sogni, di gloria. VITTORIO VARALE GIOVANNI GERBI GIOVANNI GERBI Vincitore del l.o Giro di Lombardia vc

Persone citate: Albini, Bois, Della Ferrera, Dorando Pietri, Giovanni Gerbi Giovanni Gerbi, Miano, Piemontesi, Tamagni, Tortona, Visconti