Generazioni poetiche

Generazioni poetiche Nostra inchiesta sulla letteratura belga Generazioni poetiche Un mestiere squattrinato in un paese ricco -- II profumo della terra -- Festosi coloristi — La mancanza di un protagonista BRUXELLES, ottobre, -a letteratura belga si lamenta d'es sere stata trattata da Cenerentola nelle feste del centenario. Mostre contempo rance e retrospettive d'arte belga, evo o azioni di vecchia musica, cortei storici, congressi di finanzieri e di tee- itici. I poeti, esclusi come se di essi sifosSB estinta da tempi remotissimi larazza- Indubbiamente, è un cattivovezz? ui"us0 nel erosso pubblico belgafeW"*^ . '.eWeratura nazi0nale «"trillala e eoncuusa con quel moto,lella ]cune maìauCi vero slllrm nna drang che espresse da sè, con mirabile rigoglio, Emile Verhaeren, Maurice Mueterl-inck, Georges Eckond, Ivan Gilkin, Albert Girami, Grégoire Le Roy, Georges itodenbach, Albert Moeckel. Max Elskamp. Un'epoca aurea, sospesa fra due nulla: il nulla del passato e il nulla del presente. Questo pregiudizio piuttosto diffuso e falso ed iniquo, e va scartato senz'altro. Indubbiamente In massa non si trova più in- nanzi, a scuoterla e a provocarla, un grappo di personalità come quello della leune Belgtque: d'accordo. Se non esiste più una falange di artisti comparabili a quelli della Jeunc Belgtque, i poeti ed i narratori si contano ancora a diecine e dovunque riviste grandi e piccole danno segni d'inquieta vita intellettuale. Bruxelles ha il suo lìouae et. Moir, un Candide più piccolo e più modesto, diretto eccellentemente da Pierre Fondarne, foglio di vivace battaglia letteraria; Le Flambeau, Equillbres, la Nouvelle Equipe, sono espressioni di gruppi cattolici o liberali. La letteratura belga, deve battersi, anzittutto, contro formidabili difficoltà pratiche: Eli editori belgi non sono molti e non cosi potentemente attrezzati da lanciare f loro autori sul mercato mondiale, mentre dovunque dilaga inarrestabile l'invasione del libro francese. Bruxelles conta qualche eccellente editore scienifico e universitario, come il Lamertin, ma non può alimentare magnati del ibro come Crassei. Gallimard, Flammarion. Avviene cosi che gli artisti belgi debbano andare a cercare a Parigi le chiavi del successo, non pure mondiale, ma nazionale. S'Invoca l'Inervento dello Stato: ma le due Accademie, quella per le Lettere fiamminghe e duella per le Lettere francesi, non esercitano una forte influenza, poiché 1 giovani le considerano depoitarie dello spirito pompier; 11 Minitero delle Scienze ed arti si affanna a stituire premi per la poesia, ma pl'inveslitl dei lauri ufficiali si scoprono, pesso, codini della più bell'acqua. Un giornale riferivo recentemente che questo glorioso 1930, in cui la nazione belga ha passato in rassegna tante ue superbe forze economiche, ha visto una piccola ecatombe di riviste lettearie. La letteratura è dunque un metiere squattrinato, in un paese che riverisce la ricchezza. Pertanto è altresì un mestiere d'eroismo e Dio sa duali tenaci sforzi e quanti sacrifici ostino ai loro redattori i fogli e le riiste di letteratura indipendente. Nonhe sognare le opulenze del letterato rancese suo vicino e suo cher conrore, lo scrittore belga deve cingersi fianchi di ascetismo. Sapete quanto uadagna uno dei più nobili scrittori elgi di lingua francese, il novelliere ean Tousseul? Duecento franchi al mese. « lo guadagno ancora duecento franhi al mese nella mia patria — egli onfida al grande foglio settimanae Le Bouge et le Noir. — Eppure io mi sento legato a questa terra come a un cordone umbelicale •. Le difficoltà di penetrazione economica non sono le sole ragioni di scara popolarità. Wildiani, parnassiani, autori ad oltranza della teoria delarte per l'arte che allora si contraponeva al naturalismo a tinte social) n voga con Zola, gli scrittori della enerazione tramontante conservano na «fedeltà alla terrai, un profumo i terrolr che formava il loro prestiio. Scrittori come Hodenbach, Ecknd, Verhaeron, Le Roy, Maeterlinck tesso che ha aspirato sempre a una arga universalità, emanano da sè un rofumo di terra che niente può disipare, non hanno niente d'arbitrario ò di posticcio. Il segno d'elezione h'è sulle loro fronti non li tradisce: li eroi e le leggende, ch'essi mettono n lscena, sono eroi e leggende di caa; la loro arte squisita trasfigura asai spesso ambienti e situazioni della toria locale, ed in ciò essi si riallaciavano all'esempio di quel De Coster, he fondò la letteratura belga con ucWVIenspicgel nel quale è rivissuta anta parte della lotte popolari contro Filippo II e 11 Duca d'Alba. Ulenspieel e una sorta di vagabondo, amico el viver gaio e nemico delle restriioni ascetiche che De Coster solleva eroe nazionale, opponendolo all'Inuisizione e a Filippo II. Ulenspiegel, uomo da taverna e da Kermesse, pereguitato per la sua indisciplina, mezo mago e patteggiarne come Faust e Paracelso con le potenze dell'inferno, a modo, in questo romanzo, di errae per città a campagne, di mescolari a imprese eroiche come l'assedio i Anversa da parte degli Spagnuoli, 'internarsi fra osterie e piazze in tumulto, di incontrarsi con fate e dèmoi e di difendere, fra l'altro, la liberà del pensiero. E' il romanzo della ita, ricca e complessa dei Paesi Basi nel secolo delle rivoluzioni, come oteva vederla un uomo sotto la spina delle idoe liberali. i'Ienspiegel comarve alla metà del secolo scorso: ma ur appellandosi ad altri credo esteci quanto legno trassero da quella tta boscaglia gli uomini della geneazione parnassiana e simbolista 1 Sul ondale dei loro libri sta sempre stamato, come nei quadri dei loro anteati pittori, il paese di Fiandra, con o suo abbazie deserte, con i suol égulnagcs, con i suoi canali solcati ai battelli, con le sue cattedrali griie come se in coprisse un'armatura 'acciaio: la Fiandra innamorata di io, e, a un tempo, travolta dalla renesia delle feste popolari. La Fianra si specchia nell'opera di Rodenacli. l'assonnato cantore di Bruges; a Fiandra della Campine — il con- aa-0 di Anversa — si riflette nell'ope„ di Eckond. che dalle turbulenze e aile cres,.e della Rinascenza ha trato larga materia ai suoi racconti — otevoli, fra tutti, quei Libertini d'Aners, dov'è rifusa nei colori della tog- genda la storia d'Elo'i le Couvieur, e di Tancheiin, i due fondatorir Julia setta dei libertini di quella città —; la Fiandra si riaffaccia ad ogni momento nell'opera di Verhaeron, iforeriastlco e tumultuoso, di Giraud,' di I/C Koy, di Lemonnier, di Moeckel. Quegli scrittori portavano nella IleMaratura francese una risonanza nuova, una luminosità abbagliante da seva di festa clie li tradiva fiamminghi nel loro ult.ra-Jetterario parlare. Ma oggd, il divorzio è pressoché compiuto fm il folltlore e la letteratura. Gii ' Scrittori prendono, più o meno consapevolmente, a Parigi, l'intonazione. Nelle loro interviste non *1 parla che di Gide e di Valéry, di Benda e di Massis, di Beri e di Montneriout, debolmente controbilanciati dall'in? fluenza di Mann, di Hauptmann, OH Wassermann, di YVerfel e di quaiche svedese o russo. Qualcuno di essi, ebo la N. R. F. condiscendente ' pubblica., restituisce a Parigi ciò che Parigi gli ha dato. E' il caso di Odilon-Jeask-Perrier, ill^cui Passage des Angcs, raccolta di liriche in prosa, fu assai stimato dai capintesta di quella rivista. F.' il caso di parecchi altri mories de trenta ans, come Roger Avermaete,. Robert Guiette, futuristi e surrealisti. Sfogliando un'antologia di poeti belgi (L'^nnée poctlquc belge, 1921, ed. « La Renatesance du Livre »), questo processo di allontanamento dalle forme regionali è visibile. Tra 1 poeti della /«une Belgtque superstiti In quest'antologia — come Le Roy, Moeckel, Glraudi— è facile intuire un vincolo fraterno: essi cantano, in una lingua tutta istoriata, le città solitarie nel cui cuore giganteggiano le torri, le acque smorte risalite dai lenti battelli, i mulini che battono con le loro braccia le. pianure, la desolazione delle piazzo vuote: la loro lingua 6 accesa d'immagini copiose, specchiate nei loro versi lunghi ed alquanto irregolari. Non bisogna dimenticare che questi poeti declinanti sono anzittutto stati dei fastosi coloristi desiderosi di gareggiiare con 1 pittori della loro terra, con Memling e Van Dyck non meno che con Pietro Paolo Rubens: 11 mondo che essi intendevano esprimere era la Fiandra, come Verhaeren la concepiva, a un tempo tesa verso il béguinage e la Kermesse, scala verso 11 cielo degli angeli e grande baccanale a testoni di baldanzosi satiri e ninfe. Vorbaeren alternava. Infatti, a.gli accordi mistici di Lcs moines e le polifonie rubeste di Les campagnes halli/cince. La multiple splendeurs. Ponte la Fiandre. Grande studioso della pittura fiamminga, s'intendeva a trasportarne gli splendori nella parola. La sovrabbondanza di Rubens l'ossessiona: Ta grand clialr me falt songer aux Cen« _ '. _ [tauresses Qua Paul Rubens lncendtalt &Tec ses pin- [ceaux, Les crlns a ii eia Ir, les bras en gralsse, Lea se.ns polctés rers les yeux verts des [Ilonceaux Esuberanza immaginifica, in cui si affratella a Walt Wltmann e a D'Annunzio. I giovani di quest'annue poétique belge che ho fra mano (La Renaissance du Livre, 1924, Bruxelles) sembrano ripudiare una tal tavolozza sovraccaica, insieme con l'imagine della Fiandra incendiaria e glontureuse. Basta paragonare qualche strofe di Grégoire Le Roy con qualche brano dii Hellens, he è uno dei più squisiti artisti del Belgio attuale: orame un nolr étendard qu'una mata In [vistole balsso lentement sur un Jeiine tonibeau. e crépuscule ctend su grande ombre pai- [slblc ur la Tille flèvreuse et rebelle au repos. Mais qu'importent la nuit et I'iieuro du [silence : L'homme ne reconnalt crue ce qu' il peut [comptei t sa force, son or, sa Jole, sa souffrance empllssent mieux son coeur quo son (-ter [nilé Queste quartine sono del poeta supertite della leune Belgique. Quel crepucolo che si stende come un labaro nero sulla tomba fresco aperta della ittà, è un'imagine dalle ali barocche, quale se ne fabbricavano a centinaia nelle officine degli amici di Verhaeren. L'abbondanza cromatica, gli svolazzi ecenteschi erano familiari a poeti che i proponevano a modello i pittori del oro paese: ut pictura poesia. Non biogna dimenticare che Verhaeren viveva immerso in un delirio immaginifico pieno di manie e di singolarità senuali che ricorda a tratti quelli del nostro D'Annunzio. Questa romantica orbidezza gli faceva rivestire il saio monacale quando evocava le mistiche mmagini di Lcs Moines, e viceversa i gettava al boccale e alla donna quando s'immergeva nelle rapine senuali di Ponte la Fiandre. Le strofi di Hellens denunziano un gusto scabro e brullo, una nudità innanzi alle cose. Hellens. nato nel 1881, è già un • arivato • , un olimpico. Non si può erigerlo ad archetipo d'una generazione: erto, i giovani di leve più recenti manifestano la stessa volontà di farla finita con l'opulenza, con le Kcrmeses, con le estasi innanzi alle case onsunte di Bruges o di Gand. Si averte in loro la mancanza d'una scuola » o pertanto nelle loro liriche ediamo sfilare, come in un'esposizioe di moda, tutti i modelli più conocinti. Roger Avermaete fa pensare a Mai-inetti con questo suo Cyclone-. Gal ! gal l Le rent est fon. Clown qui roule en botile sur la piste remplto de boltes a Joujoux. Trapèze et corde tendile. Voltige avec au bout: la culbute. Robert Guiette ricorda Saffin del Chimleml lirici ed Apollinare. Georges Lmze (n. 1900) tende a una rica essenziale che potrebbe affratelarlo a Ungaretti e Montale: C'est solr de Jéte. L'amour qui ost dans mes orbite* Déborde Comma des frange» Et me couvre peu & peu. Il tlens Itt toni» Hans mes yeux Gommo en un angle. Willy Konlncz (n. 1900) fa pensare a n Jammes impoverito. Non v'è dunque penuria di poeti, nel Belgio d'oggi. Manca loro, forse, il orifeo, il quale compendia in sè unaenerazione e introduce una nuova ma-niera di sentire e un nuovo gusto. Lapoesia belga manca, per ora, di un protagonista. LORENZO CIUSSO sv