Gli Dei sportivi

Gli Dei sportivi Gli Dei sportivi La più eloquente espressione dell'ailaccamemo millenario dei Greci ai ludi spanivi si trova nel concetto clic la razza ellenica, fin dal primo stabilirsi nelle definitive siie sedi, mostra di essersi fatto degli abitatori dell'Olimpo, moderatori supremi delle cose umane, gli dèi. E' vecchio aforisma che l'uomo concepisca gli esseri soprannaturali a propria immagine e somiglializa, con le sue proprie virtù (che non di rado sono puro dei difetti), portate al diapason più elevato. Cosi è che popolazioni primitive e selvagge partoriscono e adorano divinità addirittura feroci; e che in uno btaclio di civiltà più progredita i Greci plasmino i propri! dèi culi tutta la loro stessa natura e corporeità fisica, ma anche, naturalmente, con tutte quelle iloti di perfettibilità, altrettanto fisica e corporea, cui un essere umano possa aFPirare come n seducente o non raggiungibile ideale. Zeus-.Tuppiter, cioè Giove, sembra a tutta prima il meno sportivo di tutti eli esseri olimpici, imponente c sedentario quale appariva dall'alto del suo trono d'oro scolpito. Ma se si guarda all'ampio petto dal largo respiro, s'intuiscono già le incredibili forze latenti, e se lo si osserva nell'atto di scagliare il terribile fulmine contro i Titani o i Giganti, nella epica lotta tra le forze scatenate della terra e del cielo, non vi è più luogo a dubitare della destrezza e delle qualità fisiche in genere, che eccezionali si sprigionano all'occorrenza dallo stesso re degli dèi. Si può anzi dire clic Giove sia re appunto e soltanto per questo: innalzato al trono, come un qualsiasi re mortale del buon tempo eroico, per la sua particolare forza e destrezza fisiche, per la stia giovanile energia rispetto al vecchio padre Crono-Saturno detronizzato. Altra divinità in apparenza pacifica te sedentaria per il suo aspetto venerando, più che maturo, e Posidonc, cioè Nettuno, il re dei mari e dell'Oceano. Eppure egli rassembra in tutto 11 fratello di Zeus, anche nell'espressione della destrezza fisica con cui. come Zeus getta il fulmine, cosi egli scaglia con altrettanta irresistibile irruenza 11 suo Irldento per sommuovere le onde, per chiamare a raccolta « scatenare le Infinite potenze del mare. Non altrimenti che cosi Omero ci descrive Poséidon mentre si accanisce rontro l'Infelice naufrago Ulisse, ebattuto dalla tempesta contro l'isola del Feàci. Ma lo stesso Ade-Plutone, che come Te del tranquillo mondo infero, non ha bisogno ne di scagliare fulmini, ne di agitare col tridente le acque salsedinose, ma che solo si contenta di attendere solennemente seduto sul trono sotterraneo l'omairgio delle ombre, anche questo, nonostante lutto, è un essere sportivo il quale con la medesima abilita degli olimpii fratelli, maneggia la frusta e governa le redini dei focosi cavalli, neri come pece, nelle sue scorribande sulla terra. Cosi, col suo rapido carro, egli riusciva a perpetrare il ratto di Proserpina nella fertile pianura siciliana di Enna. Più di Zeus nero, e più degli annosi suoi fratelli sentono scorrersi nelle vene, col sangue giovanile, la passione sportiva gli stessi divini figli di Zeus: Hermes-Mercurio, Apollo, Artemide. Atena. Nessun popolo e nessun sistema religioso è mal riuscito a concepire e a materializzare un tipo cosi perfetto di divinità irrequieta, mobile, dinamica, squisitamente .sportiva», quale Hermes-Mercurio ci si rivela fin dal suo primo apparire alla vita. 131 una precocità portentosa, appena poche ore dopo la nascita, egli ruba al divino fratello Apollo e nasconde in una grotta le candide mucche, rincantucciando!1) quindi, da perfetto birichino, nel suo letticciuolo, anzi nella sua culla. Mercurio 6 proverbiale per la rapidità di spostamento dal cielo alla terra, quale si conviene al messaggero di Zeus, e da un angolo delia terra all'altro, per cui l'alipede apparisce di solito ninnilo di ali alle tempie, oltre che al talloni. Ma egli è celebre anche per la sua forza fisica e per il suo valore, dimostrati con l'uccisione del mostro Argo; donde il soprannome di « Argicida ». Taii spiccate qualità di forza e di leggerezza nella corsa, lo rendono particolarmente venerato pres so gli amatori e frequentatori delle palestre, dove, come a Dio propiziatorio, gli si innalzano splendide statueApollo e Artemide (Diana), figli gemelli di Zeus e di Latona, formanonelle principali loro manifestazioni sulla terra, una coppia inscindibileConcepite come divinità astrali, sono una Helios, il Sole, l'altra Selène, la Luna; entrambi destinati ad illuminare la terra con la varia luce dei loro Taggi; entrambi immaginati nella loro corsa perpetua intorno alla terra, abili aurighl in piedi sugli aurei carrtirati da instancabili cavalli. Più comunemente però essi vengono immaginati come dediti all'esercizio sportivo-guerresco del bersaglio, cioè come saettatori, sia che Apollo solo si accanisca contro 1 Greci assalitori di Ilioseminando fra essi il terrore e la strage — fino a riparazione di un'offesa recata a un suo sacerdote — sia che Apollo e Artemide insieme intendano vendicare sui quattordici Niobidl'offesa recata da Niobe alla divina loro madre Latona. Mentre però Apollo, per quanto detto « dall'arco d'argento » (Argurotòxos), è anche il dio riconosciuto dattività pacifiche e sedentarie, come 'a musica e la poesia, la medicina e la divinazione, Artemide-Diana rimane all'opposto una semplice divinità boschereccia, con ingenua contradizione concepita come la divinità protettrice dtutti gli esseri che popolano le selvee nel medesimo tempo come la dea della caccia, in modo che la popolazione silvana è a lei doppiamente sacra- nella quiete idillica dei pascole nell'ansia delle cacce spietate. L'attività degli dèi ellenici è- tuttavia spesso molteplice e difficile quinda contenere e tlssare dentro un unico aspetto. Atena-Minerva e la divinità nella quale si concentrano infiniti aspettt di quella vita cittadinesca ateniese cui essa presiede come divinità tutelare Le classi lavoratrici l'hanno 1n onore con l'appellativo di Atena « industriosi! » (Atena Ergane), in tutti i savi! accorgimenti delle varie artiinsieme ad Efesto-Vulcano. Eppure accanto a un Atena pacificavive e prospera nel culto ellenico una Atena egidarmala, guerriera. Ella è sovente la divinità che la propria virtù esprime in certami e combattimenti sanguinosi : non solo, cioè, nella sua competizione con Nettuno per 1domìnio dell'Attica, ma anche e specialmente nelle epiche lotte contro Giganti, donile rinorla l'appellativo dVittoriosa (Nlkephòros). o nella guerra del Greci contro i valorosi difensordi Ilio, con l'appellativo di Pròmachoso di combattente in prima fila. Talsua preponderante personalità oscurquella rimasta sempre piuttosto vage poco popolare, di Ares-Marte, il verdio della guerra . • ' Nè ci si dica che loccttpazlone della guerra esula dal campo delle attività sportive. Nell'antico mondo grecla guerra vieni' considerata da ogn«ingoio invidividuo, come del resto da ogni popolo giovane e fisicamentesuberante, piuttosto come un esercizio sportivo che come una necessità nazionale. Coll'andar del tempo essviene considerata, anche nel inondItntico come una deplorevole furia, m Più di frequente essa è vagheggiata come il .più completo esercizio fisico della persona, l'esercizio salutare che fa appello contemporaneamente a tutte le virtù fisiche e morali dell'individuo. Limitato nella guerra antica, a paragone delle guerre moderne, il rischio mortale. Inesistente poi tale rischio per gli dèi greci, i quali invulnerabili o quasi, godono spesso gettarsi nelle mischie degli uomini, per aumentarne 11 disordine e la strage. Oggi il ciclismo e il motociclismo hanno significato decadimento irrimediabile di uno dei più antichi e del più bello artisticamente di tutti gli sports: quello dell'equiitailone. Lasciamo stare i campi di corse, delizia degli allevatori e dei bookmakers. Gli antichi non conoscevano totalizzatori e pesàges; ma conoscevano a fondo la virtù del eavallo e la bellezza della equitazione. La spiegazione razionalistica di un essere mitoloirico mostruoso come il Centauro, metà uomo metà cavallo, è notoriamente quella che il cavallerizzo, montato sull'arcione, forma in apparenza una cosa sola con la cavalcatura. Oggi le gazzette sportive hanno rimesso di moda la parola Centauro per i veloci motociclisti su pista. Fortuna delle parole! Ma autentici modelli di ogni cavalleria erano per gli antichi Greci i figli stessi di Zeus, nati insieme con Elena, la bellissima, dall'uovo di Leda: 1 Dioscuri, Castore e Polluce, cavalieri del cielo. Con i loro superbi cavalli essi discondono dalle sfere celesti, per compiere in ■mezzo agli uomini le loro gesta più illustri, la parteelpazione all'impresa degli Argonauti per la conquista del vello d'oro, la liberazione di una od altra terra da qualche infausto mostro o gigante, la loro diretta comunione con gli uomini mediante il ratto e lo sposalizio delle Leucippidi. Cesi passano nella poesia classica i Dioscuri, splendidi e vittoriosi sui loro maravigliosi destrieri, traendosi dietro come una scia, tutta la più eletta gioventù ateniese, che li acclama suoi protettori e siguori: gli Anaktes, cioè principi e capi. Ma come ogni religione, oltre i suoi dèi, ha i suol santi, esseri moralmente superiori, mediatori fra la terra ed il cielo, cosi avviene che la religione greca onori, per la prima, i suoi «eroi». Eroe nel senso appunto di essere intermedio tra la divinità e l'uomo. Nel tipo dell'eroe — restituendo la parola al suo classico originario significato — scarseggia l'elemento soprannaturale e sono al contrario accentuati tutti quei caratteri fisici da cui prendono le mosse, nelle società primitive, i criteri d'ogni perfezione. L'eroe è l'essere dinamico per eccellenza, ■ dinamico ed invincibile: Ercole e Teseo, Giasone e Ulisse, Peleo ed Achille, ed altri molli. Riesaminare con occhi moderni queste maravigiliose figure, liberandole dalla patina veneranda con la quale ci sono stale trasmesse dai secoli, non significa soltanto restituire certe creature alla loro originaria bellezza, ma anche significa riscoprire sorgenti di poesia rimaste troppo a lungo dimenticate, per colpa dell'umanità immeritevole. GOFFREDO BENDINELLI.

Persone citate: Goffredo Bendinelli, Greci, Ilio, Latona, Taggi

Luoghi citati: Enna