La Regina delle nevi

La Regina delle neviLa Regina delle nevi a. .Regina delle nevi, detta encne la Sibilla del Nord o la deci- ma Musa, nata poco più di trecento Della anni fa, un enigma vivente, un esempio senza pari di grandezza e di ridicolo, che meravigliò l'Euro pa intera con la sua intelligenza e la sua dottrina, la stordì col fracasso delle sue stravaganze, la scandalizzò con lo spettacolo delle sue scoshimatezze e della :«ua perversità, si potrebbe cominciare la storia come si fa nei racconti delle fate: c'era una volta, in un paese lontano e misterioso, irto di ghiacci e perduto nello brume del Nord, un re e una regina che desideravano ardentemente un erede al trono. L'erede nacque, ma era così brutto, nero e peloso, strillava con una voce così forte e sgradevole, che le dame, curve sulla culla reale, inorridirono e la regina venne meno. Com'era possibile, che lei, di pelle così bianca e dolce, avesse messo al mondo un essere così nero e diabolico? E poi, di che sesso era quel mostriciattolo, maschio o femmina? Quel mostriciattolo era Cristina, eredo del trono di Svezia. Sua madre, la regina Maria Eleonora, bella donna mite, d'indole superstiziosa, docile agli abbracci dello sposo amato, ma incapace di pensare a qualcosa che non fosse la ricetta per conservarsi bella e le facezie dei suoi nani e dei suoi buffoni, ebbe sempre una segreta avversione per quell'orrore di figliuola, ma il padre, il buon re Gustavo Adolfo, bel gigante biondo, così saggio in pace e così eroico sui campi di battaglia, l'amò, nonostante la sua bruttezza e quella spalla più grossa dell'altra, che la faceva quasi gobba. La sentiva intelligente e si rallegrava nel vederla, così piccina, far festa al rullo dei tamburi e al rombo del cannone. Tempi di guerre interminabili quelli: il buon re Gustavo Adolfo,, che combatteva come un semplice soldato, fu ucciso a Lutzen nel 1632. Allora Maria Eleonora fece parare di nero il suo appartamento, mise alle finestre ampie tende nere, in modo che non un raggio di luce penetrasse là dentro e chiusa coi suoi nani, i buffone le cameriere, intraprese a spargere fiumi di lacrime, per settimane, mesi, anni. Ella aveva preso con sè anche la figliuola, bimba di sei anni, e con sè, a ore fisse, la faceva piangere, lamentarsi, strillare; per tre anni. Alla fine, il Consiglio di reggenza, spazientito, le prese la-figlia e la mandò a piagnucolare in un castello lontano. Uscita da quella tomba Cristina incominciò la sua educazione di regina e diventò un fenomeno dsapienza. Imparò alla perfezione otto lingue, studiò l'astronomia, dissertò di filosofìa: la sua curiosità intorno a ogni scienza era sconfinata, la sua intelligenza penetrante in modo eccezionale, la sua memoria prodigiosa. A diciotto anni, quando fu dichiarata maggiorenne e inco"tovtotìfc^a regnare, ne sapeva più d"clieci vecchi sapientoni messi insie me. Ma com'era, di viso e di perso ual... I suoi ritrattisti più benevo li l'hanno dipinta piccola di staturatozza, grossa, vivacissima nei movimenti, con la voce maschia e aspraun viso irregolare, dove le passionviolente si riflettevano senza misura. La regina dormiva cinque orappena, e quando si alzava dedicavun tempo assai limitato alla toeletta, un quarto d'ora al massimo. Pa re che si lavasse poco e che si pettinasse una volta la settimana. Infilava un vestito che la faceva sembraun uomo e con qualunque tempo andava a cavalcare, a cacciare (questpare lo facesse alla perfezione) e intanto sognava la gloria, la gloria chaveva avuto suo padre, i trionfi guerrieri e le battaglie vinte. Il gusto regale di circondarsi delle glorie spirituali del suo tempo l'aveva e tantfece che indusse Descartes a veniralla sua corte. Ma con la sua manìdi intrattenersi con lai alle cinqudel mattino nella gran biblioteca gelata, lo ridusse in fin di vita; doptre mesi Descartes morì. Anche lgiovane regina cominciava a 6tar pocbene, ogni sorta d'ascessi, di febbre d'umori acri la tormentavano, spesso sveniva. La natura si rivoltavcontro quel barbaro regime di dizionarii e di scartafacci polverosi, mi medici non capivano il male e nola sapevano guarire. Venne allorBourdelot. Era costui un francese, figlio di un barbiere ; aveva studiatun po' di farmacia e si spacciava pemedico e medico di vaglia. I mediveri lo disprezzavano. Bourdelot consigliò la regina dmandare al diavolo libri, scienzsapienti e ministri, ordinò riposo distrazioni e sussurrò in un orecchidell'augusta malata che, in Franciale donne troppo sapienti, eran ridcole. Cristina lo credette e trovò chla ricetta: « riposo e distrazioni era meravigliosa. Via i libri, via sapienti, i professori!... Aveva venticinque anni, voleva godersela!... Si divertì tanto che ben presto casse dello Stato si trovaron vuoteballi, spettacoli, favoriti, favoriteE la resina era ben risoluta in uncosa- nel non prendere marito!... la continua'ione della stirpe?... Adiavolo!... Oh, cora'eran noiosi qugli Svedesi!... Fu nel 1654 (aveva vent'otto annche Cristina, riunito il senato, dchiarò che voleva andarsene dopaver abdicato e rimesso la corona cugino Carlo Gustavo, il quale volva sposarla. E si levassero dalla tsta di persuaderla a sposarsi e a rstare : questo mai!... I senatori rmasero a bocca aperta e nessuno oparlare. E Cristina per prima cosi tagliò i capelli (rasati), si vestì duomo, licenziò le dame del seguittenne quattro ^ gentiluomini per servizio, inforcò il cavallo e via ple strade d'Europa. Avventure, amrazzi, capricci, travestimenti ; ucarnevale continuo... o Bella cosa vizi, diceva Cristina, bella cosa passioni; più se ne hanno, più si certi di divertirsi in tjuesto mondo». La sua antica sete di gloria era diventata vanità, smania di farsi notare, di essere un oggetto di curio sita, di stupire, sgomentare, scanda lizzare. L'aspettavano vestita da uo |mo, arrivava vestita da donna, poi nel mezzo di un discorso grave si metteva a far delle smorfie stravaganti in faccia alle persone più rispettabili, a bestemmiare come un carrettiere, ad appoggiare le gambe sulla spalliera della sedia. Tutti accorrevano a vedere il fenomeno. Ma discorsi seri ella non voleva sentirne. «La pazienza, diceva, è la virtù di quelli che mancano di coraggio e di forza ». Tuttavia sopportò abbastanza decentemente la cerimonia con cui abiurò il protestantesimo e si fece cattolica. Poi, eccola a Parigi. Grande aspettativa, nel popolo e alla Corte!... Cristina entrò dal Bobborgo Sant'Antonio, scortata da più di mille cavalieri. Eccola la «regina delle nevi»!... (molti ora la chiamavano: « la regina ambulante »). Eccola quella che ne sapeva più di tutti i professori della Sorbona!.'.. Che naso lungo aveva !... Gli occhi belli, però. E la parrucca per traverso più da uomo che da donna, con un gran cappello a piume... Il giustacuore cremisi e le pistole nella cintura... A Compiègne, il giovane re Luigi XIV, così bello ed elegante (era il momento del suo amore per Maria Mancini) venendo ad accoglierla galantemente, per poco non arretrò: che mani sporche aveva quella regina delle nevi !... Ma comecitazioni di versi o le osservazioni più amabili per mettersi a bestemmiare o per alzare le gambe finoera spiritosa, divertente!... Peccatoche sul pjù bello interrompesse le' . n e a ù e a e . e ù a i . i , l a e e r n a e alla spalliera della seggiola!... La regina madre, Anna d'Austria, scandalizzata e inquieta le fece ben presto capire che l'ospitalità era finita. Cristina, nel ripassare da Parigi, s'entusiasmò di Ninon de Lenclos; voleva portarsela via, condurla a Roma, dal papa... Ninon era meno sapiente, ma aveva più tatto, rifiutò con dolcezza ed energia... Cristina, che aveva trovato a Roma la peste e vi si era annoiata, tornò in Francia poco dopo, quando però nessuno più la desiderava, ormai che la curiosità era soddisfattaMazarino le offrì il soggiorno nel castello di Fontainebleau, allora deserto: la foresta era tutta d'oroera il divino autunno... Da RomaCristina aveva condotto con sù due giovani signori italiani, il marchese Monaldeschi, suo gran scudiero, favorito della vigilia, il conte Sentinelli, capitano delle guardie, favo* rito del giorno. Monaldeschi, gelosoper vendicarsi, scrisse delle lettere in cui, imitando la scrittura di Sentinella diceva della regina una quantità di orrori. Così almeno fu dettoma il mistero non fu mai del tutto svelato. Sta di fatto che, in una di quelle divine giornate, silenziose e dorate, in una gran galleria del castello, la regina, dopo aver scherzato con Monaldeschi secondo il solito, trasse le lettere di tasca glie le mostrò e gli disse che per quel delitto egli doveva, all'istante, morire Il disgraziato, senz'armi, credettei o Id'impazzire... Cadde ai piedi dellao! regina, ma. senza guardarlo, ella e uscì ed entrarono allora Sentinelli'le guardie, e un padre confessoreLa scena orrenda dell'assassinio durò due ore e mezzo, durante le qual Sentinelli e gli esecutori, impietositi, piangenti, non riuscivano che a tagliuzzare il condannato e ogni|tanto andavano a chiedere miseri-' cordia alla regina che se ne stava nelle sue stanze chiacchierando di futilità con delle cameriere e ridendo e che, dopo averli ascoltati cortesemente, rifiutava la grazia con aria serena... Una pace, nel parco!... E Monaldeschi moriva, a poco a poco, svenato... Alla notizia dell'assassinio Mazarino le mandò a dire che si guardasse bene dal comparire a Parigi, per paura del popolo. Ma Cristina in fondo era soddisfatta d'aver fatto tanto chiasso. E ricominciò a vagabondare: aveva ancora trentanni da vivere e da stupire il mondo. Tentò di riprendere i! trono di Svezia, si propose candidata al trono di Polonia; talvolta avrebbe voluto tornare a regnare. Ma i popoli nou volevano saperne di lei. Si stabilì definitivamente a Roma, dove morì nel 1689, dopo averne fatte di tutti i colori, e scritto: «Credetemi, la vita è un affare in cui i guadagni e le perdite si equilibrano». Di lei, ha scritto con arguzia la Principessa Murat (La vie amoureuse de Christine de Suède, la Rrinr avdronyne), ma la conclusione e sempre quella di Arvède Barine, in un ormai vecchio ritratto: «Nè i talenti di Cristina, nè la sua scienza, ne il suo coraggio possono salvarla da un giudizio terribile: essa è al di fuori dell'umanità cosciente e responsabi ! le- Il suo corpo contraffatto conteneva un'anima deforme, che non discerneva il male dal bene. Ebbe quasi del genio, ma in quanto al morale fu un mostro». CAROLA PROSPERI. i

Persone citate: Gustavo Adolfo, Luigi Xiv, Maria Eleonora, Maria Mancini, Sentinelli