Pace interna
Pace interna Pace interna LONDRA, ottobre. Dopo le grandi guerre acceleratricà di storia ma divoratrici di ricchezza, la pace interna, salvo le escandescenze della prima ora, si realizza più facilmente nei paesi vinti clic in queliti vittoriosi. I primi si fanno quieti coinè cimiteri, perchè sono tene di morti, oppure, se restai) terre di vivi, trovano unità e conforto nei sogni di rivincita. Ma nei paesi vittoriosi non si tarda a scoprire, sotto l'aspetto economico, che è amaro vincere e in pari tempo dover stringersi la cintola. E d'amarezza non generando armonia, Ja pace interna, in questi paesi, almeno per qualche lustro, o si compra o s'impone. Se si compra, devono pagarla quasi per intiero il capitale e gii imprenditori, cioè «lue.Lli che fanno lavorare; e il lavoro diminuisce per forza. Se s'impone, occorre un uomo di genio che-con giustizia greggia, a larghi bratti, la sola permessa dalle circostanze, sappia instaurare un certo equilibrio. Ma non ne nasce che uno al secolo. Qui dn Inghilterra, se è nato, non si vede ancora, e la pace interna l'hanno comprata. Prezzo, alquanto più di un miliardo di sterline all'anno — qualcosa come centoventi miliardi di lire, — che vengono spendendo, da un decennio in qua, i pubblici poteri inglesi, al centro e nelle pròvincie. Naturalmente, quando è comprata in questo modo, la pace interna dura fin che durano i soldi, ossia fin che ne rimangono abbastanza per finanziare anche una sufficiente quantità di lavoro. Poi, bisogna imporla in ogni caso, a meno che, nel frattempo, il paese si sia elevato alla saggezza di Confucio, oppure smidollato del tutto. Nell'intervallo, vi pullulano come funghi gli impazientii che 6i chiedono se tutto quel danaro non sia male speso. In questi giorni gli inglesi che la pensano cosi si moltiplicano a vista d'occhio. Impulent s-ibi! Alle prime, tutti quanti tenevano per il fluido, rorido sborso in sede di comodità anziché di lotta. Sborso, quindi, innegabilmente suffragato da generale consenso, e predestinato fra l'altro a creare un "fenomeno inatteso, i cui effetti oggi si oppongono duri e tenaci alla revoca, quand'anche il consenso venisse a cessare del tutto. Il fenomeno di sequela fu semplicernente questo: il fulmineo sviluppo del labourismo e la sua andata a.l .governo. Come mai poteva esser saltata via, la scena del labourismo subitamente in auge, fra quelle che impostavano la commedia dei comodi sud taglienti rottami della guerra? ili labourismo sarebbe certamente rimasto tra le quinte a masticar veleno, e null'altro, se l'animo del paese non si fosse riadagiato sugli allori per lassitudine di dirigenti stanchi. Qui non esisteva socialismo nel senso nostro del termine; nessuno spirito di rivolta, nessuna urgenza di povertà. L'orgoglio della vittoria era unanime; tutti seguitavano spontanei a scoprir si udendo le note del God save tht King. In pratica il tenor di vita si era elevato. Ce n'era per tutti. Gli stessi timonieri di parte conserva trice, un tempo predicatori di parsimonia, si regolavano come se dovesse essercene per tutti in perpetuo. Sussidi ala grande, sovraspese senza patemi. Insieme coi reduci, .trattato meglio che operai al lavoro oltre Manica persino quel vecchio peso morto di mezzo milione di disoccupati che l'anteguerra si era lasciati dietro, e che in gran parte erano dei buoni a niente, dei licenziati a ripetizione. Piccoli risparmi e grosse cartelle di prestito pubblico non solo al sicuro, ma in procinto di trasformarsi in oro autentico, come una volta, in virtù dell'unico atto di coraggio che doveva intercalare questo decennio politico, il ritorno all'oro per tener buone le classi che venivano saldando il conto progressivo della pace interna. Altro che rivoluzione, qui! Il guaio non consisteva che nella rinnovata supinità d'animo non per generale vizio di carattere, ma per stanchezza di condottieri per errore di giudizio. Ed eccone una conseguenza impensata. L'idea che la lotta fosse realmente finita, die la legge dello sforzo si potesse aggirare ed abolire con geniali artifici di sagacie tecniche, — questa idea che permeava le classi diri genti, o si effondeva all'intorno co me brodo di giuggiole, — prese rapidamente ad operare qui, dopo la guerra, in funzione delle invidie, dei rancori, dei bisogni urgenti che disseminavano socialismo attraverso l'Europa continentale. 11 labourismo si sviluppò a vapore. Chiunque se lo spiega senza scervellarsi. Se rimanete convinti che la vita è lotta, vi affidate di primo acchito a lottatori su terreno pratico, a politici che sprezzano le fantasticherie, a produttori che conoscono bene l'inesorabilità delle concorienze, a soldati che tengono sem PAS in mente lg peggiori ipotesi. Ciò è di senso comune. Se invece vi persuadete che la vita può benissimo evolversi .in una comodità dopo l'altra, ò Chiaro che vi mettete nelle mani di patentati, specialisti in materia. Possono bensì diirvi, persino i conservatori: «La vita è danza, danzate con noi! ». Ma, dal momento che il principio della danza vien lanciato finanche dal men sospetto dei pulpiti, la vostra naturale inclinazione è di mettervi a danzare con i più genuini professori di comodi universali, con gli inventori della teoria, con gli specialisti più veri e maggiori, che qui sono i labouristi. La loro improvvisa, risonante fortuna nel paese anti-socialista per eccellenza, scaturì da nient'altro che da questo balordo stato d'animo. Mezzo paese corse ai labouristi non travedendoli in veste di ribelli in cravatta rossa, ma vedendoli in manifesti panni di specialisti dell'agevolazione della vita. Era vero che la dottrina secondo la quale si può vivere senza più lottare, una volta scoperta la chiave del segreto scavalcava le demarcazioni di parte; ma risplendeva di luce prò pria, come una stella fissa, in campo labourista. Se quella costellazione di milionari che fu il Governo lloydgeorgiano di coalizione tra il '19 e il '22 riverberava certi elementi di quella stessa luce come una luna piena; se i conservatori schietti che tennero dietro a Lloyd George s'industriavano a praticare la stessa dottrina spendendo e spandendo, che cosa non avrebbero saputo e potuto offrire i labouristi, notoriamente specializzati in merito? Tra le quinte, essi non avrebbero masticato che veleno, dandovi luogo a un piccolo spettacolo marginale non pericoloso ma stridulo e spiacevole. Chiamarli alla ribalta, inserir loro un sigaro in bocca, un cilindro in testa, un diploma di fiducia in tasca, e lasciarli fare. Non avrebbero disfatto niente, e forse rifatto l'Inghilterra. Che non avrebbero disfatto niente era abbastanza visibile, perchè la paura di disfare traspariva dai loro timorati volti borghesi, e superava certamente, nel loro spirito, la smania di fare. Il capitalismo lo minacciavano a parole, ma in cuor loro, evidentemente, lo temevano, e - non avevan voglia che di rassicurarlo. Erano gradualisti. Il grado di socialismo che contemplavano ad iniezióne dei vivi loro vita naturai du rante (questo- si leggeva tra le loro righe programmatiche) avrebbe cambiato poco o niente. Erano uomini prudenti, ragionevoli, savi. Non intendevano aprire l'èra dei comodi universali scomodando il prossimo di color diverso. Volevano dolcemente persuaderlo, non disturbarlo. In qual maniera avrebbero rifatto l'Inghilterra senza disturbar nessuno, non si capiva bene, ma da quel momento il labourismo salì co. me un razzo nel cielo politico intese. Ai battimani del popolo si unirono quelli della borghesia, anche non piccola; e non appena il labourismo andò al governo, si at tesero i benefici giri della chiave del segreto. Si attesero invano. La chiave non esiste; la vita è un'altra cosa. In compenso, dall'impervio chiavistello soffiarono momentanee, tiepide brez ze d'idillio. Il labourismo di Mac Donald e il conservatorismo di Baldwin per poco non si abbracciarono Certo, facevano all'amore. Onest'uo mini entrambi, egualmente incerti sul da farsi, risoluti a far niente non appena intuissero il rischio di far di peggio (e lo fiutavano quasi ogni mattina), divennero buoni amici, si consultarono spesso, e indubbiamente mostrarono come il certame politico si possa condurre senza incomodarsi troppo. Edificante visione 1 Vero è che, anche a questo, la vita stava occultamente reagendo. L'idillio tra conservatori e labouristi era, e voleva essere, inferno per il radicalismo di Lloyd George; lo mortificava, lo metteva sotto i piedi, mirava a distruggerlo del tutto, perchè non ammetteva terzi incomodi. Ma l'implacabile, benché non immeritata, livragazione procedeva sotto la piattaforma dell'idi! lio, nella penombra. Al disopra, non eran visibili che Damone e Pizia in colloquii di leale, ammirevole agevolazione reciproca: quasi quasi, di cooperazione. Adesso il decennio che ha covato gli avvenimenti odierni assume l'aspetto di una inaudita trafila di debolezze, spacciate per trionfi della prudenza e della ragione, — « la più debole decade della nostra storia dall'inizio dell'Ora parlamentare », la definisce Garvin. Pure, quando mai era stata costruita una poltrona più soffice? O languide giornate di quieto vivere dopo che la coalizione lloydgeorgiana, essendosi al l'improvviso scordata (per la sem plice ragione che fra le strette di Chanak la Francia sembrava intenta a monopolizzarsi il vicino Oriente) che la lotta era finita, inturgidì per un istante i muscoli, e venne buttata giù a precipizio come liti giosa e perturbatrice l O liscie giornate «li contemplazione quando Bonar Law dichiarava che l'Inghilter¬ ra non avrebbe potuto fungere da gendarme del mondo intiero, e si trincerava In pieno neutralismo, in vista d'infiniti sconquassi sul Continente ! O spassose giornate d'innocente ironia quando i labouristi al potere sposarono invece l'interventismo, ma alla ginevrina, ossia sull'ovatta I O liete giornate di sicurezza garantita, quando a Locarno indirettamente si provvide a stornare per sempre possibilità di sconquassi e reali necessità d'interventi ! Frattanto, la politica interna tirava innanzi entro lo slesso alveo, sempre la stessa, per la trafila di cinque Governi che differivano bensì di tinta, ma facevano e non facevano le stesse cose, qualunque altro proposito sventolassero a parole, e gareggiavano di prodigalità sull'identica linea, e niente di speciale sembrava dover accadere mai più nella politica inglese. Adagiati in poltrona, nell'isolamento di un mondo politico piuttosto fuori della vita, si era tentati a pensare: « Qui il problema è risolto. 11 labourismo è inquadrato nel tran-tran quotidiano, la pace interna è di granilo, il resto si aggiusterà ». Ma era meglio aspettare MARCELLO PRATI.
Persone citate: Baldwin, Bonar Law, Damone, Garvin, Lloyd George, Locarno, Pizia
Luoghi citati: Chanak, Europa, Francia, Inghilterra, Londra
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