Il lavoro è sospeso nell 276 officine metallurgiche di Berlino

Il lavoro è sospeso nell 276 officine metallurgiche di BerlinoIl lavoro è sospeso nell 276 officine metallurgiche di Berlino La formidabile portata politica del conflitto » L'adesione dei nazional-socialisti ~ Gli scioperanti berlinesi in rappresentanza della totalità del proletariato tedesco, contro la diminuzione dei salari - Il social-democratico Lobe rieletto presidente del Reichstag, in conseguenza dell'astensione dei comunisti Berlino, 15 notte. (Lo sciopero dei metallurgici berlinesi è oggi cominciato su tutta la linea, con la regolarità o la calma delle lotto che accennano ad essere lunghe e gravi. Mentre telefoniamo, e da questa mattina dopo le prime ore, le 276 officine melallurgiche della capitale sono attinte dallo sciopero, che già si calcola comprenda 126 mila dei 140 mila operai, che l'insieme delle dette officine impiegano. D'intesa con le Confederazioni, pare si sia stabilito di lasciar lavorare per il primo momento i vecchi oltre i 60 anni, i danneggiati di guerra e. gli apprendisti; ma anche questi, a mano a mano, vanno lasciando le fabbriche; e si può pensare che lo sciopero sarà presto completo. Nel primo momento, anzi, era corsa la voce che le Conlederazioni avessero dato ordine di procedere con una certa tattica, che sarebbe valsa a carpire il sussidio di disoccupazione all'Istituto di Stato. Esiete infatti un articolo della legge di assicurazione sulla disoccupazione, il quale dispone che lo sciopero non sia da considerare come disoccupazione, e che quindi i disoccupati per ;scjopero non abbiano diritto a riscuotere le sovvenzioni di disoccupazione; riscuoteranno solo il sussi.dio di sciopero, loro passato dalle Confederazioni stesse. Ora, per carpire, in barba alla legge, anche il sussidio di disoccupazione, si era ieri diffusa la parola d'ordine di procedere nell'inizio dello sciopero a scaglioni: prime, cioè, a lasciare il lavoro avrebbero dovuto essere le maestranze fondamentali, cioè tutti coloro le oud incombenze sono di prima necessità e indispensabili per la messa in movimento dell'officina intera. E lo sciopero vero e proprio, formalmente, si sarebbe dovuto anzi limitare a questi: tutti gli altri avrebbero dovuto quindi lasciare il lavoro, ma, apparentemente, per forza, e non già per volontà propria, per pura e semplice impossibilità di lavorare, dato appunto lo sciopero dì coloro che mettono in movimento l'azienda. Con ciò, una gran parte degli scioperanti sarebbe figurata come disoccupata, e avrebbe quindi potuto concorrere al relativo sussidio dell'Istituto. Pare che la mano.vra non sia stata applicata se non in minima parte. Questione di principio È' necessario riassumere breveniente i precedenti e gli inizi del movimento, che si annunzia di importanza economica e politica fon. dementale. Ci 6i trova davanti certamente, allo sciopero di maggior portata, sii economica' clie politica, che si sia avuto in Germania dalla guerra in qua; ed è possibile Che si tratti di un movimento dal cui esilo e dal cui andamento risulterà in definiiiva la piega degli imminenti avvenimenti nella grande crisi politica, economica, finanziaria e sociale che la Germania attraversa. Dicevamo già ieri che, a parte le considerazioni politiche circa la situazione del Gabinetto nei riguardi della maggioranza parlamentare, cìie possono influire sugli interventi e sull'azione governativa, la lotta in sè si presenta grave e fondamentale, perchè implica una questione di principio, che c assunta dal Co verno come cardine della sua poli tica di risanamento economico e finanziario; e cioè il principio della necessità di procedere ad un ribasso dei salari e degli stipendi, e conseguentemente dei prezzi, per sollevare c ravvivare l'intera economia del Paese. Ad una tale politica il Governo stesso ha cominciato a dar corpo nei suoi attuali progetti di risanamento finanziario, i quali si basano infatti tutti sul ribasso degtlà stipendi all'immensa massa degli impiegati, non soltanto governativi, ma comunali e privati. Era naturale che una tale politica dovesse ben presto — come il Governo «tesso, del resto, ha proclamato eEpressamente in materia di principio, nella motivazione stessa dei suoi progetti finanziari attuali — dovesse avere un riflesso anche nel campo dei salari degli operai. Le intese In proposito e gli scambi di idee per iniziare questa grossa battaglia, che era come la grande cambiale del dopoguerra, che una S'olta o l'altra sarebbe scaduta in Germania, come del resto in altri paesi, sono cominciati da questo luglio, agli albori del Gabinetto Brflning, tra le organizzazioni dei datori di lavoro ed il Governo stesso. Era inevitabile che così fosse; dappoiché una vera e propria politica di risanamento finanziario ed economico il Governo non poteva iniziarla, 6e non cominciando prec.samente da questo punto. Si ricorderà che l primi a reclamare la necessità di applicare il principio della riduzione 6ono state le alte industrie del ferro della Westfalia le quali riuscirono allora ad attuare una piccola riduzione, accompagnata conseguentemente anche da un ribasso del loro prodotto di sbarre di ferro, di quattro marchi la tonnellata. Il carattere fondamentale della lettaNell'agosto, l'iniziativa fu presa senz altro m mano dai metallurgici berlines!, i quali> ispirandosi |Wo stesso principio, che corrisponde, i i'fu-.0' i" ,,mia necessità imprescindibile del 'industria ormai troppo gravata denunziavano le tariffe esistenti, che dovevano scadere il i di ottobre. Essi annunziavano fin da, allora che avrebbero applicato il lo per cento di riduzione dei salari minima. Contemporaneamente le medesime industrie metallurgiche procedevano senz'altro a quei ribassi di stipendi ai loro impiegati che agitarono le acque politiche in questa estate. Dopo un tentativo di riduzione, dovettero procedere sen z'altro, per mettere le cose giuridicamente a pasto, ad un licenziamento generale degli impiegati, seguitopau immediata riassunzione con sii- e n e a o l l i e e e pendio inferiore, diminuito dal 10 al lo per cento in media. Alcune "i te tentarono dì abolire il sabato; ai re di diminuire le ora di lavoro. m c questo espediente, dolila riducono delle ore di l'avoro invece che la diminuzione dei salari, la tesi clic propugnano le Confederazioni nella lotta attuale. Ma a ciò si oppongono i datori di lavoro, per l'evidente ragione che un provvedimento di questo genere non diminuirebbe il costo della produzione, che è lo scopo che essi ritengono assolutamente necessario ed urgente raggiungere, per il mantenimento delle industrie. II carattere fondamentale e capitale delia lotta che oggi si inizia sta tutto in questa questione di principio, e nel fatto che tutt'e due le parti sentono che dall'esito di «ssa dipende l'estensione del movimento di ribasso o meno a tutte le altre industrie e a tutto il paese, ovvero la sua soffocazione all'inizio, con grave danno dell'economia funerale e sostanzialmente con il fallimento di un vero e proprio prò-gramma di risanamento finanziario, quale sarebbe quello che ha preparato il Gabinetto Bruning. Di qui il collegamento intimo della lotta con la precaria situazione governativa al Reichstag e con tutta l'agitatissima situazione parlamentare, che fa da sfondo a questa lotta sociale, e la riceve a sua volta, come sfondo del suo stesso quadro. Nel mezzo del quadro sta, in una situazione quanto mai tragica, la social-democrazia, la quale vuole conservare a se stessa le masse che le sono insidiate dai comunisti, e non può quindi rinunziare alla politica di difesa del livello dei salari, e dall'altro canto vuole anche salvare, salvando il Gabinetto Briining, il regime così gravemente minacciato dall'irrompere delle schiere nazional-socialiste. In una situazione non meno imbarazzante si trova il Gabinetto Bruning, il quale, per far passare il suo programma, deve per forza contare per una maggioranza sulla base della social-democrazia; ma per renderle facile la via a questo disperato appoggio deve ferirò al cuore, forse mortalmente,' il suo proprio programma. Dal fallimento delle trattative al lodo e allo selepero Fu alla fine di agosto, come dicevamo, che le ditte metallurgiche berlinesi denunziarono le tariffe, a decorrere dal 2 di ottobre. La Lega locale degli operai metallurgici berlinesi chiese allora subito agli in dustriati la notifica della fissazione di uba data per le trattative, fissazione però che gli industriali rifiutarono, rimondando ogni discussione al 19 di settembre, dopo cioè che fossero avvenute le elezioni. A questa data, essi dichiararono di volere la riduzione delle tariffe del 15 %, annunziando che queste loro richieste non erano che una prima mossa, e che avrebbero esteso il movimento a tutto il Reich; essi dicevano di non poter più oltre pagare il salario di 1 marco e 12 « pfenning » all'ora all'operaio qualificato, che fra salario e tutto il resto venivano inghiottiti gli utili ed il patrimonio. Sostenevano anzi che la pura contabilità li avrebbe obbligati a chiedere il 20 % di riduzione; ma che si accontentavano, « prò bono pacis », del 15. Gli operai dal canto loro risposero che di riduzione di salari non. era da fare parola, nemmeno lontanamente; e che anzi essi avevano diritto ad un aumento, da 1 marco e 12 all'ora a 1 marco e 20; e per le donne dal 70 % del salario maschile all'85 %. Dopo inutili trattative su queste basi, in cui non fu possibile nemmeno accostare i due punti di vista, e dopo il rifiuto da parte degl'industriali della proposta della diminuzione delle ore di lavoro, si venne all'arbitrato. 11 Governo nominò come arbitro, invece dell'ex-Ministro social-democratico Wiessel, che non eia gradito agli industriali il consigliere dal Sonato di Brema dottor Vòlkers, il quale prolungò la tariffa fino al giorno 9, stabilendo per quel giorno l'arbitrato; e il giorno 11 rese il lodo. Questo ha stabilito che i salari minimi siano ridotti dell'? per cento per gli operai qualificati al disopra dei 18 anni; e per quelli ai disotto dei 18 anni e per le donne, del 6 per cento. Fu dato tempo alle due parli di accettare o di respingere il lodo tino al giorno 18 — dopodomani. Ma i dirigenti delle Confederazioni rimatisi subito, proposero ai loro' lo sciopero; per il quale si svolse l'altro giorno la votazione da parte degli operai di tutte le officine berlinesi. E la votazione ha dato 90.599 operai per lo sciopero, e 15 mila per l'accettazione del lodo. Le officine disertate Stamattina, sulle prime ore, gli onerai si sono presentati al lavoro no'lc 276 officine benlinesa, come irli u..tri giorni, por procedere agli ultimi preparativi dello sciopero. Fra le otto e le nove le vaste officina industriali di Berlino non offrivano un aspetto diverso dal consueto; o chi non fosse stato al corrente della situazione non avrebbe indovinato nulla. Alle nove però le cose mutarono; e dalle 2<6 officine lunghe colonne di operai si riversarono per le strade: e ben presto l'aspetto generale della plaga industriale fu quello che suole assumere nelle soste domenicali. Totalmente abbandonate e deserte sono in modo speciale la « città » Siemens, dalla parte di Spandati, come anche le Osram, le A.E.G., le Turbinen, le Lòbe-G esfilrel, a Moabit, come altre, in altre regioni. Molte, come VA.E.G., hanno senz'altro chiuso le loro porte. Davanti alle porte delle officine vigilano le sentinelle di sciopero, per impedirò eventuali quanto improbabili- tentativi di crumiraggio. Speciali guardie hanno costitullo anche i comunisti, i quali cercano di approfittare e di pescare nel torbido socialdemocratico, presentandosi agli operai come i veri e l soli sostenitori dello sciopero e del diritto dell'operaio, cercando di prendere nelle loro mani le fila del movimento. Anche i nazional-socialisti hanno aderito allo sciopero, elle hanno, nel documento di adesione, dichiarato « giustificato e legale ». Motivano il loro atteggiamento dicendo che la lotta per il risanamento della Germania non si deve condurre contro gli operai diminuendo loro lo stipendio; ma Ita lotta del giorno è e deve essere fatta contro la politica del Piano Young, che è quella che veramente dissangua la Germania. Per conseguenza, lo sciopero è giusto; e qualunue operaio nazionalsocialista vi deve prendere parte, sotto pena di essere escluso dal partito. iln ogni officina è stato eletto un .Consiglio di direzione dello sciape ro, il quale dovrà mantenersi in coistante relazione con l'Ufficio centra- e a a , o o o e , e e a e e o o i le della Lega dei metallurgici. Si sono dichiarati solidali con lo sciopero tutte le Confederazioni libere della Germania, ed anche le Confederazioni dei metallurgici cristiani. Hanno dichiarato la loro solidarietà anche le organizzazioni socialiste degli impiegati comunali, dicendo che « la lotta non è decisiva soltanto per gli operali metallurgici di Berlino, ma ha decisiva importanza per tutto il proletariato tedesco». L'eventuale intervento del Governo Un prolungarsi dello sciopero non potrebbe non avere ripercussioni anche in altri rami dell'industria, e specialmente in quelle dell'industria elettrica; fra le più colpite, poi, sarebbe l'industria edilizia. Le speranze in un avvicinamento dei due punti di vista sono considerate par oi-a assai scarse. Neppure un centesimo di riduzione dei salari, si dice per ora dagli operai, perchè si considera necessario stroncare le gambe sino dal principio a questo movimento di ribasso dei salari, lotta nella quale gli scioperanti di oggi sentono di combattere non soltanto per se stessi, ma avendo sulle spalle la responsabilità delle sorti di tutto il proletariato industriale del Paese. Per gli stessi motivi però tengono duro gli industriali. Il Governo intanto deve decidere sulla questione della obbligatorietà o meno del lodo, che tocca a lui di dichiarare; perchè gli industriali hanno oggi ufficialmente chiesto al Governo ohe faccia uso dei suoi poteri in questo se~'n6Q, e cioè nel senso di " dichiarare obbligatorio il lodo. I rappresentanti degli operai però hanno protestato contro questa richiesta dei datori di lavoro, facendo nello stesso tempo presente molto energicamente la minaccia Che, anche in caso di dichiarazione di obbligatorietà, lo sciopero difficilmente sarebbe fatto cessare. E in questo caso il movimento assumerebbe forma nettamente politica. Nulla si sa ancora della decisione del Governo, iil quale, del resto, ha tempo per lo meno lino a dopo domani, 18, essendo questo l'ultimo termine stabilito per le risposte ufficiali delle due parti. Per oggi, il Governo si è limitato a nominare il consigliere ministeriale del Lavoro, Mewes, perchè prenda contatto con le due parti. Questo indizio confermerebbe l'impressione che il Governo, per riguardo alla sua situazione parlamentare e al bisogno che ha della social-democrazia per superare la secca della sua inesistente maggioranza, non avrebbe intenzione di procedere alla dichiarazione di obbligatorietà, e spererebbe invece nella possibilità di uti avvicinamento dei due punti di vista, per ora così lontani. L'elezione del presidente del ReichstagIntanto ha avuto luogo oggi la seconda seduta del nuovo Reichstag. All'ordine del giorno stava l'elezione del presidente dell'Assemblea, elezione che eia vivamente attesa, prchè si sperava di trarne indizi concreti sulla situazione politica e del Gabinetto. La lotta era asprissima, e avveniva fra 1 due principali candidati, e cioè l'uscente presidente social-democratico Lòbe e il candidato populista di destra, Scholtz; e la 60cial-demoorazia aveva giuocato su questa carta tutta la sua azione, condizionandovi anche il suo eventuale appoggio al Governo; perchè aveva dichiarato che non avrebbe assolutamente sopportato che la nomina di un presidente di destra desse l'Impressione dì un fallimento della social-democrazia al Reichstag, La lotta è stata fino all'ultimo momento di esito incerto, tanto che una prima votazione, nella quale è richiesto che l'eletto abbia per Io meno la metà più uno dei votanti, è andata a vuoto. E si è così dovuti passare ad una seconda vota zione, la quale è semplicemente di ballottaggio fra i due contendenti e dalla quale riesce vincitore colui che ha maggior numero di voti. E li ha avuti Lòbe, che è stato eletto con 269 voti contro 209, che ne ha avuti Scholtz, ma però con 77 asten sioni. E' soltanto in grazia di que ste astensioni che Lòbe è potuto riuscire. Non si sa a chi le astensioni so no dovute: ma non si può non notare che 77 è proprio il numero preciso dei comunisti, i quali non avevano interesse nè ad appoggiare un candidato socialista, nè ad appoggiarne uno populista. La votazione in ogni modo assai poco può dire, almeno per ora, circa la posizione del Governo; nè più eloquente è la prima votazione che si è i „11L syolt«:proprio candidato, o per esso nan-no votato. Q. P» prima votazione uik si e ovuiui,poiché in quella i tedesco-nazionalie i comunisti avevano ciascuno un

Persone citate: Brema, Bruning, Sonato

Luoghi citati: Berlino, Germania