Sfilata di testi e di parti lese al processo della Federazione Agraria di Casale

Sfilata di testi e di parti lese al processo della Federazione Agraria di Casale Sfilata di testi e di parti lese al processo della Federazione Agraria di Casale Casale, 15 notte. Altri testi, altre parti lese. Ma invano ci si attende da questo liotto di persone che si avvicendano oggi alla pedana, nuovi elementi. Colla esposizione dei casi singoli e personali, esse non confermano che la vastità e la estensione del danno recato dal crollo. Le cause della rovina rimangono per esse inaccertate, cosicché i risultati acquisiti durame le prime udienze dedicale all'indagine, non subiscono spostamenti. La consegna del... silenzio Slamane non c'e alcun vuoto tra gli imputati; anche il conte Ranieri Calori .presenzia all'udienza. Avvolto nel soprabito, egli rimane per tutta la giornata, pensoso e curvo su se stesso, il viso nascosto tra le palme, in un atteggiamento di sofferenza e di tristezza infinita. A volte, egli si ricompone da questi atteggiamenti per scambiare brevi parole col figlio Gian Franco che gli siede a lato. Nel secondo banco, dietro a quello occupalo dagli imputati a piede libero, il comm. Enrico Bonacina — che lia a fianco l'exdeputato Giovanni Brusasen — ostenta quella sua sicurezza dignitosa ed altera che ha per confini assai prossimi la spavalderia. L'udienza ha inizio ancora con la rievocazione di un lutto: é deceduto a Casale l'avv. Luigi Anfosso, che fu presidente di questo Tribunale in anni non lontani. Esprimono il loro cordoglio per quosia scomparsa, 11 Presidente cav. Oreglia, il P. M. cav. Jovane, l'avv. Lanara, segretario del Sindacato Forense e l'avv. Caire, podestà di casale. Ed ecco, si presenta il primo teste della giornata: Rodolfo Detiberlis. che fu impiegato presso la Fac dal 1916 all'epoca del dissesto. F.gli aveva le mansioni di magazziniere e racconta che gli impiegati tutti erano all'oscuro della situazione dell'azienda e di quanto andnvnno facendo gli amministratori. Tutti 1 membri del consiglio non lasciavano trapelare le loro deliberazioni e quando, durame le sedute consigliar!, accadeva che si presentasse la necessità di chiamare questo o quell'impiegato perchè recasse documenti o offrisse chiarimenti, losto che costui appariva gli amministratori interrompevano le loro discussioni aftinché il dipendente non potesse farsi portavoce, fuori, dei loro deliberati. 11 teste aggiunge poi di avere appreso solo negl: ultimi mesi di vita dell'azienda, che gli amministratori compivano speculazioni nella borsa-merci. Tale circostanza egli l'apprese da persone estranee alla Fac. Dell'andamento dell'azienda doveva essere informato soltanto l'avv. Torchio, per i conlatti quotidiani che egli aveva con l'avv. Brusasca. Marcello Castellari depositò. Il 12 gennaio 1925, presso la filiale di Alessandria della Fac, la somma di 50 mila lire. All'inizio dell'anno successivo, gli giunsero voci poco rassicuranti sul conto dell'azienda e si affrettò dal direttore della filiale, cav. Scelsi, il quiile lo rassicurò facendogli esaminare, tra l'nhro, il bilancio della società che, alla chiusura dell'esercizio precedente, recava utili cospicui. In seguito, il teste ebbe occasione di incontrarsi con l'avv. Brusasca. Naturalmente lo interpellò sulla situazione della Fac ed il Brusasca lo rassicurò dichiarandogli che le voci allarmistiche erano 11 frutto della invidia e della cattiveria di coloro che avversavano l'istituzione. Pres. : — Ebbe pressioni per deposi tare il suo danaro presso la Fac? — Lo depositai spontaneamente, con vinto della floridezza e della solidità dell'istituto. Lo disgrazio di una Cassa rurale Giuseppe Boccalalte presiede a Clic caro la Cassa rurale intitolata a Santa Apollonia. Questa cassa rurale fu tra quelle che accordarono più larghe sovvenzioni alla Fac, sotto forma di depo siti in conto corrente e di mutui. Dopo un deposito di-197 mila lire, la cassa rurale versò alla Fac 119 mila lire in titoli di consolidalo e 31 mila lire in Buoni del Tesoro. Infine mutuò agli amministratori della Fac in somma di 200 mila e, nel 1920, alla Società Immobiliare 188 mila lire. La Cassa ha cosi un credilo verso la Fac di 751 mila lire.Pres. : — Vennero fatte da lei tutte queste operazioni? — No. da Don Bassignana che dirigeva la nostra Cassa. Noi avevamo fiducia in lui e le abbiamo approvate. Prcs. : — Ha mai fatto dei rilievi a Don Bassignana perchè l'esposizione verso la Fac le sembrava eccessiva? — Un giorno gli dissi che mi sembrava opportuno disimpegnarsi colla Federazione e farci restituire il danaro. Ma don Bassignana mi osservò che colla Federazione si facevano ottimi affari e che l'inloresse che essa corri me e capitò il dissesto. Di questo pericolo non siamo inai stati avvertiti. Quando scoppiò il dissesto, il primo a rimanerne sorpreso fu don Bassslgnana. Egli si mise a piangere. L'agricoltore Felice Spalla, di Borgo S Martino, recò alla Fac. in varie riprese, la somma di 25 mila lire. Non la riebbe e cosi pure rimase in credito di 025 lire per interessi. Esegui il primo versamento il 23 marzo 1923 e l'ultimo, di 4000 lire, nell'agosto 1926. — Chi v( ha indotto a fare il deposito? — domanda il Presidente. — Un mio conoscente, certo Zavattero cui diceva che dalla Federazione si otteneva un interesse più alto che dalle banche. Pres.: — F. siete mai stalo a chiedere 11 rimborso del vostro danaro? — Nella primavera del 1927 parlai .(-mi un amico della. Federazione e rac- contai che vi avevo depositati i miei spondeva era superiore a quello dellealtre banche. L interesse era infatti delsette percento. Cosi lasciammoJe soin- risparmi. Egli mi osservò: «Sarà sicura?». Queste parole mi misero dei sospetti e venni a Casale, parlai col cassiere della Federazione 11 quale mi rassicurò, dicendomi di non aver timori. Indicandomi il Crocefisso e la fotografia di alcuni sacerdoti appese alle pareti egli mi disse: «Quando a capo di un'azienda vi sono quelle per sone non può avere paura». E il teste, 1 cui timori sfumarono in seguilo a quelle assicurazioni del cassiere, lascia la pedana tra i sorrisi dell'uditorio. Gli succede l'avv. Ernesto Vellauo di Casale, il quale ru 11 procuratore legalo della Fac per le cause civili che e.-va aveva in corso. Dichiara che il fallimento costituì una sorpresa anche per lui che pure frequentava gli ambienti della Federazione. Sulle cause che portarono al dissesto, senti riferire che il crollo era sopravvenuto perchè il Bonacina aveva spinto gli amministratori della Fac a compiere speculazioni rovinose. Avv. Farinelli: — Le risulta che il Brusasca fosse il « factotum » oppure che egli si consultasse col colleghi del consiglio prima di prendere impegni? — Il Brusasca non luceva nulla senza radunare il*consiglio ed avere l'approvazione degli amministratori Avv. Biglione: — Sa che Don Bertana ha perduto tutte le sue sostanze in seguito al dissesto? — Don Bertana aveva depositato delle somme presso la Fac ed aveva anche convinto i suoi parenti a depositare le loro. Essi hanno perduto ogni cosa, mentre i parenti di altri amministratori riuscirono invece a salvarle. Avv. Biglione: — Don Bertana aveva molta influenza in seno al consiglio? — Credo non contasse nulla. Egli era 11 più debole fra tutti. Avv. Quaglia: — E Don Capra? — Anche lui non contava nulla. Pres.: — ]•'. il conte Calori? — La Federazione era un po' imperniata su di lui. Egli era 1 esponente principale. Pres.: — Ma dal punto dì vista morale o invece per una partecipazione effettiva all'andamento dell'azienda? 11 teste non sa dirlo: ha espresso la propria opinione ma non è in grado ìli lumeggiarla con riferimenti precisi e di fatto. Lamenti di depositanti Francesco Nebbia, agricoltore di GiarcJe, risultò creditore alla data del dissesto, di 80 mila lire che aveva depositato presso la Fac in diverse riprese. Esegui l'ultimo versamento di 9 mila Mio pochi mesi piima del crollo e cioè nell'aprile 192-7. 11 teste racconta di essere staio rassicurato sulla situazione della. Fac dall'avv. Torchio, il quale lo avrebbe anche esortato a trasferire presso la Federazione un deposito di ló mila lire che egli teneva presso il Credito Italiano. — Sono stato tribolato — egli dice — perchè portassi quelite 15 mila lire, e infine ho rilasaialo autorizzazione porcile la Federazione prelevasse direitameme la somma dalla Banca dove l'avevo depositata. — Non è vero — insorge l'avvocato Torchio. — Queste sono cose infondate di sana pianta. 10 Nebbia non è nemmeno stato nel mio ufficio. Incontrandolo incldentataiente gli avrò potuto osservare che non doveva temere perche conosceva gli amministratori e non poteva dubitare delta loro onestà. Quanto alla faccenda delle 15 mila lire, la cosa mi torna nuova. Ma si chiarisce che questo versamento' il Nebbia esegui probabldmente per suldare i suoi conti, relativi a forniture di merci. Angelo Longo. di Boacomarengo. per consiglio di amiti, depositò i suoi risparmi presso la Fac. Nel 1925, avendo avuta occasione di avvicinare l'avvocato Brusasca, questi lo assicurò che la situazione della Federazione era ottima. E' introdotto ora l'agricoltore Luigi Corna glia di Montalero; eglli ha un credito di 27 mila lire depositate su. ire libretti, due del qua'i'i intestati ai suoi figliuoli. Presidente; — Perchè avete portato questo denaro alla Federazione? Teste: — Perchè me l'aveva detto Tavvccato Torchio e io avevo fiducia in lui. , . Pres.: — In istrutoria avete detto di avere avuto assicurazione dagli avvocati Torchio e Brusasca. Confermate? Teste: — Si, tanto l'uno che 1 altro mi dissero: «1 suoi denari sono al sicuro»; e poi, siccome riferii che mio padre aveva un deposito presso la Banca Popolare Italiana, mi si aggiun se. «I denari di vostro padre porta |lcij qui , j ]n efJelt, „ genllore de! teste eseguiun deposito presso la Federazione; lo racconta ora egli stesso rievocando altre sue disavventure. Il Comaglta padre i un vecchio d. 80 an.ii ma vegeto e gagliardo. Anni or sono egli è caduto da un albero riportando gravissime ferite che gli lasciarono una vasta cicatrice alla fronte, un vero e profondo avallarne nto nel tavolato osseo così da dargli l'apparenza di un ciclope. 11 vecchio racconta di avere depositato presso la Fac 2500 lire in titoli di Consolida^ Pres.: — Perchè 11 avete depositati? Teste: — Pereti» mi dissero che mi avrebbero dato un buon interesse, se non mi avessero detti ciò non li avrei portati, piuttosto Ji avrei tenuti in casa. 11 buon uomo soggiunge di essere stato anche vittima del fallimento della Banca Popolar»; Italiana presso la quale teneva depositate 11 mila lire. — Avevo sposato — egli prosegue con tono di manifesto rimpianto, per spiegare donde era pervenuto il de naro — una donna gobba che mi aveva portato un po' di teria Io le vendetti e portai i soldi che ricavai alla Banca Popolare. Un fallito tontativo di sistemazione Viene chiamato il rag. Emilio Gargioni di Milano il quale, dopo avere appartenuto all'alto personale del Banco dì Roma come direttore delia succursale di Torino, si diede ad. esercitare la consulenza bancaria. Il teste racconta di avere conosciuto il Bonacina nel 1919 e di avere avuto vari contatti con lui finché, uscito nel 1926 dal Banco di Roma, il Bonacina gli propose di partecipare ad una combina zione bancaria nella quale egli avrebbe potuto assumere le funzioni di diri gente. Fu questa circostanza e le trai tative che ne seguirono che portarono il teste ad occuparsi delle vicende della Fac avendo trattato per il ri lievo del Credito Agricolo Provinciale di Alessandria che alla Fac era legato, come è noto, da tutta una fitta rete di Interessi. In dipendenza dei fatto che gli amministratori dell'uno erano in parte anche gli amministratori dell'altra si prospettò la necessità di considerare anche la situazione della Fac per trovare il modo di superare il ristagno cagionatole dalle interruzioni del fido accordato lino ad allora dalla Banca d'Italia. — Nel novembre 1926, racconta il rag. Gargioni, senza che avessi per altro esaminato ancora il bilancio della Fac mi recai a Roma con il eonte Calori e l'avv. Brusasca per vedere, attraverso il Ministero delle Finanze, di rendere meno restia la Banca d'Italia nel risconto del portafoglio della Fac. Ricordo che dalla Banca d'Italia si voleva ottenere il risconto di 7 od S milioni di portafoglio allo scopo di smobilizzare 11 credito che la Banca di Alessandria aveva verso la Fac e che era rappresentato da circa 10 milioni nella quasi totalità concessi dietro sconto di cambiali per cui gli aiti ministratori delle Federazione si erano obbligati ir. proprio. Per garantire l'operazione alla Banca d'Italia fu ventilata anche la cessione, con patte di riscatto, da parte degli amministra lori dei loro beni. Ma poiché a Roma si esigevano ciaf positivi e io non po tevo dare un giudizio positivo pprchè non conoscevo la situazione dello Federazione, non si fece nulla e le trattative furono abbandonate. Un convegno a Milano s la prima rivelazione Pres.: — Lei ha saputo di un convegno tenuto nel novembre del '26 a Milano e nel quale la situazione della lue fu rivelata nella sua realtà? Teste: — Fui informato in seguito di quel convegno e appresi dai consu-.ilente legale del Credito Agricolo Pro-'1 vinciate che, nei ritiessi di questa Banca, la situazione della Fac era tate da cagionare le maggiori preoccupazioni. Avv. Lanara: — lì Bonacina non le disse nulla sulla situazione della Fac ? 11 teste dichiara che il Bonacina sulla scorta delle informazioni fornite ancora in quell'epoca dalla Banca d'Italia gli aveva detto che la situazione della Fac era ottima. Quando, attraverso le notizie avuto dal teste, la realtà assai diversa venne in luce, il Bonacina se ne mostrò sorpreso e deluso e il teste è convinto che la sorpresa del Bonacina fosse sincera e che egli, in quella vicenda, non giocasse una doppia parie. A domanda flell'avv. Farinelli V teste soggiunge poi che il Brusasca, più che far prevalere la propria volontà in seno al Consìglio, si rimetteva ai colleglli. In una parola 11 Brusasct era un debole. Chiude la sfilata dei testi dedotti dal Pubblico Ministero il rag. Giuseppe Croce di Milano rappresentante della ditta Levy Slmons di Parigi. Attraverso questa Ditta, venivano compiute dal Bonacina, per incarico degli amministratori della Fac le speculazioni a termine sulla Borsa merci che furono cagione di tanto sfacelo. 11 teste riferisce intorno alle modulila con cui ve nivano compiute queste operazioni c spiega che tutti gli ordini furono passati dal Bonacina salvo quello relativo all'acquisto a termine di 1000 tonnellate di zucchero che gli amministratori della Fnc passarono alla Ditta Levy direttamente; esclude poi che per tali operazioni la Ditti abbia corrisposto al Bonacina delle provvigioni. L'imputato Bonacina accoglie queste dichiarazioni del teste con non contenuta manifestazione di soddisfazione. II teste è licenzialo e l'udienza è rimessa a domani per la sfilata dei testi a discarico. In giornata avranno inizio le arringhe. ArrgppinBsearnuntiurpSSarqnrpmsqvsolrGBgtlctvmr—ctmgrGtnndtagcsFRANCESCO ARGENTA. ■ •> sdvhvtvraintCcrqrctsdumidqlpdsdddpBi