L'arresto degli amministratori del "Crédit Valdotain,,

L'arresto degli amministratori del "Crédit Valdotain,, L'arresto degli amministratori del "Crédit Valdotain,, Un gruppo di uomini deboli e una paradossale figura di lestofante: da facchino del porto a direttore della Banca « Un misterioso furto con scasso nei locali dell'Istituto con violazione dei sigilli legali - Un debitore che diventa azionista e non paga più - Prestiti e speculazioni rovinose Aosta, 7 notte. (c.) Sul mandato di cattura spiccato dal giudice istruttore del nostro Tribunale, in data di oggi, sono stati tratti In arresto nelle prime ore del pomeriggio i dirigenti del fallito istituto bancario n Gréd'it Vaiciùtain ». del quale sono note ile lunghe peripezie e le rovine-se ripercussioni sulla finanza regionale. GB arrestati Gli arresta.ti sono: il presidente del Consiglio di anuninistirazicme. avv. prof. Serafino Bethaz, di Bernardo; i membri del Consiglio di amministrazione avv. cav. uff. Alfonso Chatrian fu Giuseppe; don Luigi Lyabel, parroco di Saint Pierre in Vlllanova «altea; rag. Luigi Guatai fu Francesco; Giuseppe KW!clano Usel fu Orato da Gressan: rag. Giovanni Giuseppe Mattio fu Modesto, abitante a Cliatillcn; oav. Giuseppe Assi fu Giovanni Battista, arrestato a Cuneo, mentre, si dice, stava per ripn.ra.re all'estero: tutti denunciali per bancarotta sempliice e bancarotta fraudolenta, nella torma più grave. La notizia dell'arresto, conosciutasi in città, ha prodotto grande impressione, dato speciàlmemè. la notorietà dell'avv. Chatrian e dr-ill'avv. Betliaz. esattore dei Comuni della valle del Gran S. Bernardo e della Valle lJel4 ine. L'avv. Chatrian era a pranzo, quando gli agenti della forza pubblica lo hanno tratto in arresto. Egli ha abbracciato la giovane signora, consegnandole l'orologio e il portafogli e ha seguito l'avv. cav. D'Agostino, commissario capo della Questura, mentre la moglie cadeva priva d'i sensi. Parimenti commovente è stato la scena svoltasi in casa del settantaduenne rag. Guaini. onestissima persona, al» l'oscuro, si.può dire, di .ogni .questione, bancaria,' il quale' aveva abbandonato il suo posto in-seno-al Consiglio di amministrazione .-da--Parocchi anni. Egli aveva la semplice mansione figurativa, derivante più che altro dalla sua autorevolezza. Don LvHhel è stato arrestato a Vii- J!P_°?a BiVl1ca' memrc scendeva dal -ii j". Il iprof. avv. Betliaz si copri gli occhi con le marni e uscì di casa senza Una figura di avventuriero La figura più saliente, che s! prò fila In questo nuovo dramma, è senza dubbio quella del cav. Giuseppe Assi ex-direttioie, il quale agiva come vero despota nel dissodato istituto. Gin seppe Assi, facchino di porto, mecca nico ciclista a Bengali, fattorino di banca poi, capitò, non si sa come, ad Aosta quando la Banca sorse per nobili scopi fl-1antropici. Ne fu uno dei primi impiegati. Non f> dato conosce- re con precisione come riuscisse ad assttmerne la direzione, data In sua impreparazione e la sua mancanza di cultura. Eg'.'i. che si spaccava per ra pioniere p dotitene fai scienze commerci ali e che è giunto ad Aosta in 111 iserevolil condizioni, ben presto cominciò a menare vita lussuosa, tanto da avere diverse automobili a sua disposizione. L'Assi, in breve, allacciava affari comm-eTciaìl con persone di sua antica conoscenza, che versavano in disastroso condizioni finanziari?, tipo Puccinelli e ahri. presso i quali si impegnava, a quanto si dice, di esepitlre ©restiti per inferni somme, eompletamcnte allo scoperto, mentre flsrurativamenne, carpendo la buona fede degli anmiinistratori, non esistevo alcuna garanzia, Valendosi poi di ipotetici appoggi di influenti personalità, si fece considerare come 11 pilone sostenilore della banca e per conseguire una maggioro libertà di azione, con l'aiuto di 'altri personali, animati. da secondi fini, intavolava tutto un piano di azione per eliminare uno #'i fondatori dell'istituto, che, competente e soprattutto onesto, aveva subito notato lo manovre del direttore e cercato di porvi un freno. Si trattava di una eminente personalità del clero. Ecco allora l'AssJ indirizzare alle autorMà ecclesiastiche un paradossale e volgarissimo rapporto, alfine di eliminare il suo controllore. Eccolo poi ancora finanziare altri personaggi per favorire le sue losche imprese. E- Interessante sapere come a uno di questi egli abbia fornito una cospicua somma portata poi in nota tra i crediti non realizzabili. Il curatore ra". Lanza ha interpellato detto debitore e questi ha prodotto, in appoggio dPlla sua dichiarazione di pagamento, una regolare ricevuta dalla quale figurava reslt.l17.ionG d°! suo debito E allora l'Assi, fini per ammettere di avere intascata l'altra, meta della somma proponendosi di restituirla in seguito. I sigilli violati • Un furto eon scasso Altro fatto pitre interessante e la misteriosa penetrazione nei locali della banca di un individuo, che le indagini iniziate in seguito a denuncia porta all'autorità giudiziaria pare bbiano assodato esser proprio Vexdirettore. il quale sarebbe penetrato nei locali mediante scasso e violando sigilli della legge, avrebbe asportato mportanti documenti. A tal proposito, n questi ultimi giorni e stata pratiata una perquisizione In casa deli'exdirettore, che si è trasferito a Torino, e sono state sequestrate delle carte. E' noto pure come il cav. Assi agisse cgn ogni sorta di ricatti; ed è per d questo che gli amministratori non agi-rono verso di lui con quella energia che il coso richiedeva. Dal ooneordato al fallimento Il disgraziato istituto caduto in dissesto presentava nel gennaio; scorso istanza per l'ammissione alla procedu- ra dei concordato preventivo e ristati za veniva accolta. A"-commissario giud.ziale il Tribunale nominava 1 on. avv. Bertone. Ma in ultimo, quando la proposta di concordato già approvata dai creditori veniva sottoposta al Tribunale per l'omologazione, questo la respingeva dichiarando il fallimento dell'Istituto non risultando in concreto ii 40 per cento voluto dalla legge, nè sufficienti le garanzie offerte per l'esecuzione del concordato. I dirigenti e gli anmiinistratori della banca Lutine non furono dal Tribunale ritenuti meritevoli del beneficio di concordato. Contro la sentenza dichiarativa di fallimento il Consiglio- di amministrazione del o Crédit » aveva, interposto appello, richiedendo la revoca del provvedimento e l'omologazione del concordato respinto dal Tribunale. L'appello aveva anche trovata l'adesione di talune personalità del clero valdostano e di enti religiosi della città. L'Istituto sorse il 18 agosto 1921 per iniziativa di un'altra Lanca segnata, prima di questa, dalla stessa sorte: il Credito Bielìese. Il rapita'.e iniziale di 500.000 lire venne sottoscritto per 2C0 mila dallo stesso Credito -Bielìese, e per la restante somma da un gruppo di autorevoli personalità della valle. E ottima apparve l'idea della costituzione di una banca locale, rome pure il primitivo programma di serietà ed essenzialmente di prudenza contenuto e riaffermato nelle relazioni, agili azionisti. I primi esercizi furono buoni. Ia banca aumentò di espansione e- -di: sviluppo; liberandosi in breve'^empodella combinazione-iniziale stipulata col Credito Jjielles&, le cui anióni.ptfsY saremo gradatamente nelle mani dì feriti e cittadini della; valle. L'apertura di svariate filiali jrlovò poi ad accrescere 1- depositi, che raggiunsero 1n breve la cifra cospicua di 24 milioni. Operazioni disastrose Nel 1923 11 • Crédit Valdotain » iniziò 1 suol rapporti con la Compagnia dell'Automobile di Roma, alla quale mutuò più di due milioni, concedendo avalli e sconti di effetti per un altro milione. Tre anni dopo la Compagnia falliva. La situazione di' questo dissesto era quanto mai grave, se si pensa che l'esattoria di Home aveva vendutoper sole 8O.1100 lire lo stabile su cui gravava a' favore del « Crédit » unaipoteca di circa un milione, Altra aleatoria operazione conclusaera quella con certo Pucclnelii di pe-rugia, cui furono mutuati circa cin- que milioni. Dopo avere pagato una parte del debito, 11 Pucclnelii si im- pegnava ad estinguere la rimanenza con dei versamenti semestrali di 500 mila lire. Senonché, quando avrebbe dovuto procedere al pagamento della prima rata, egli entrava misteriosa- mente in possesso' delia maggioranza delle azioni del «Crédit Valdotain» esi faceva rapi,t'esentare nel Consiglio d! amministrazione da um suo fiduciario. lnstaJlava poi nella banca un prò del proprio debito, ina niizi si faceva accordare altri lìnanziamcnti. lutine prio figlio, e, quel che più conta per 1 creditori, non versava pivi un soldo il Pucoinelli falliva. Ma la ridda dei milioni continuavo.--Il ••fiduciario del Puceinelll nella banca, certo Matris, Induicva l'Istituto a sovvenzionare per circa 900.000 lire la ditta Berti di Torino, nella (piale egli era interessato. Ft-bcne «uiclie questa, ditta falliva, lasciando, contro un passivo ingenttsslmo. attività per non più di 50 o 60 mila lire. ' "' In seguito, per cercare di diminuire la perdita sulina in un altro disgraztntlssimo nffnre, la banca acquistava per 500.000 lire l'opzione per l'acmiislo di un terreno e di wna villa a Pepli, dichiarata monumento nazionale. Ma flllo scadere dell'opzione, nel settembre ÌO^, quando avrebbe dovuto versare 700.000 lire per .effettuare il contrailo di acquisto, le mancò il denaro occorrènte c il mezzo milione precedentemente sborsato veniva completamente perduto. Un immobilizzo notevole per il «Credit » fu pure quello effettuate) con le Trafilerie di Aosta por le quali lo scoporto raggiunse il milione. Così nelL; speculazioni accennate là banca impegnava in talune l'intero importo del suo capitale, in altre, somme molto superiori allo stesso. C'è pure il tentativo delila rivalorizzazione di Courmayeur, ma anche in questa operazione la banca agiva con estrema leggerezza. Iniziava l'operazione con un semplice finanziamento. Quindi, .allo scopo di non perdere i propri denari, i! cui ricupero si rendeva assai problematico, si induceva «1 assumere in i>roprio l'operazione, costituendo la Soc. Au. delle Acque di Courmayeur c successivamente, per cercare di disfarsi di tale impresa, si lasciava abbindolare in trattative di acquieto che non avevano serietà alcuna e che non miravano ad altroché alio centinaia di migliaia di tire iprofusa dalla banca in cambio di fallnct speranze. La conclusione fu che questa impresa costò ai « Credi! • c per esso ai creditori la bellezza di quattro milioni. In tutta questa teoria di disgraziate operazioni è la spiegazione dell'ingente « deficit ». Nel 1926 la banca aveva spinto le sue iniziative oltre confine e aveva costituito a Parigi una società anonima completamente indipendente., il cui capitale fra da essa posseduto e che recava la stessa ragione sociale di «Credit Valdotain France ». Tale istituto fu crealo con o scopo di svolgere tutte He operazioni bancarie necessarie ai circa 15 mila valdostani emigrati a Parigi e i raccogliere i loro risparmi per por- ,(arti in Italia. In effetti la nuova a ca incontrava rapidamente il ti : ban favoredella vasta colonia valdostana e ue otteneva cieca fiducia. Invece,, piti tardi, a causa di-ile condizioni in cui i« Credit » versava e dei dissesti deiCredito bielìese» e dell'ingente crack della «.Banca He ai» », l'istituto parigino doveva essere ceduto mediante la vendita del pacco di azioni. Ciò si rese indispensabile anche in considerazione del fatto che l'eventuale dissesto della banca valdostana avrebbe provocata la caduta dell'istituto d'oltre frontiera con conseguenti ripercussioni politiche assai gravi e dannoseIl «Crédit» di Parigi, che frattanto cambiava pure la sua ragione socialefigura ora creditore di circa mezzo milione. Il crollo E cosi si giunge alla primavera del 1928 l'epoca ni cui la crisi del Credito valdostano si appalesava in tutta la sua irreparabile gravità. 11 passivo prodotto dai dissesti del Credito Bielìese e della Banca Itéan, taceva accorrere si può dire in massa i depositanti alle cosse della banca per il ritiro dei capitali. Dagli accertamenti compiuti é risultato ai curatore rag. Lanza che la determinazione di rassegnare il bilancio era stata considerata più volte. Ma purtroppo, prima per ragioni di varia indole, poi per la speranza di ottenere un valido aiuto dall'istituto delle Banche cattoliche di Roma, aiuto per parecchi mesi promesso e per il quale fervevano concitate trattative la decisione che, se presa in tempo utile avrebbe notevolmente attenuata la portata del dissesto, fu sempre differita. Fu solo al 3t gennaio di questo anno che la dichiarazione di fallimento era stata richiesta al Tribunale da un gruppo di creditori e il o credit • si rassegnò.,a inoltrare la domanda, di concordato-. • - ' • •Nel "ffiSO, quando" £i£-èr& avvenuto il .foliimeuto.-della Compagnia .croma-' n^deJie.;.a«tomobilj,> verso Ua quale - il « Crédit » con il credito ipotecario ne aveva un altro cliirografario di un milione e 200 mila lire, oltre ad altri rischi per avalli e sconti che si risolsero in una cospicua perdita, non tenne conto alcuno nel bilancio di questo forte passivi* e distribuiva agli azionisti un utile fittizio dell'8 per cento. Questo fatto si ripeteva nell'anno se-guentc. 11 bilancio fu chiuso con un utile netto di 64.000 lire. Soltanto nel 19-» il Consiglio prospettava nella si-inazione contabile di line d'anno lo stato poco lieto in cui la banca ver- sa.va e il bilancio fu chiuso allora con 'oltre mezzo milione di perdita e l'as semblea degli azionisti decideva in :conseguenza di ridurre a 50.000 lire il | capitale sociale. Ma nello stesso tem- 'Po deliberava di aumentare ii capita-ile so.iale a un milione, secondando cosi il desiderato del Consiglio di ani- ministrnr.iohe il quale assicurava che ; l'operazione sarebbe riuscita. La maggiore colpa degli arrestati L'operazione invece non veniva corni- (pinta, malgrado tali assicurazioni e propositi, ed è in questo fatto che va j ricercata la maggiore responsabilità idegli arrestati di oggi. 11 bilancio al 31 dicembre 1U:;9 si chiudeva con una perdita di 931 mila lire riportata nel¬ l'esercizio, a cui si aggiungeva un'al Ti i 0111 itti « pere I cantonata » e che non è altro che la ; perdita registrata nel bilancio 1928 lira perdila di duo mi I lire denominata in atti e 270 mila ordita ac sotto una curiosissima voce: « Partita ita regolare ». 11 deficit appare pertanlo di 13 milioni di lire.