Con Re Alberto del Belgio sulla Torre del Diavolo

Con Re Alberto del Belgio sulla Torre del Diavolo Fra gli arrampicatori dolomitici Con Re Alberto del Belgio sulla Torre del Diavolo Una settimana di ascensioni nelle Dolomiti ammezzane == La conquista dalia Torre per la via aerea e per la via delle roccie =» Alpinisti d'eccezione nella cordata di un Re in incognito « Come si salgono i «camini» == Accademico di fatto, non decorativo CORTINA D'AMPEZZO, ottobre. (.diitn i quultro armarono dove u cintinone Unisce nella forcella, misero <i lerru i sacchi e le corde e tirarono ii inno Camminavano da due ore suil'er'o ulìialone, e si e no avevano seti militilo venti purole da Quando, scesi a Misurimi dall'automobile, si urtino inai luminali. inH Cadili della Neve, lutto in uiro protetto da una selva di ninnatoli, di Duglie, di torri. Dall'altri {iurte della valle, sei o sette crulontclrt in linea darla, la superba architettura delle Cime di Lavaredo risplendeva con dei barbagli dorati. Un Re che viaggia in terza classe Bevuto un sorso e cambiali gli scarponi con le leggere pedule, si legarono, eppoi Angelo attaccò la roccia nel punto dove dall'alto scende un camino nero e umido, dalla verticalità impressionante Sotto di lui c'era il fratello Giuseppe, tenendo sollevata la corda perché non strofinasse contro gli spigoli. Qualche passo più in giù. gli altri due nomini stavano a guardare con attenzione. Fra gualche minuto sarebbe venula la loro volta, ed essi volevano sapere dove avrebbero dovuto . mettere mani e piedi per seguire quegli indemoniati dei Dimai, che arramfiicano come gatti. Colli dal sole tutl'e due, con certe braccia muscolose scoverte dalle maniche della camicia rimboccate, scambiavano gualche parola sommessamente, come temessero di disturbare con le loro voci il primo che adesso era già a metà del camino. Si vedevi soltanto metà del suo corpo e una mano che di tanto in tanto usciva dall'ombra per sfiorare la parete alla ricerca d'un appiglio. — 11 monte très bien — disse uno del due, quello alto, con gli occhiali, e i capelli grigi, che pareva il capo della comitiva. — Si — confermò il compagno, e ricadile nel suo mutismo. SI sarà già capito che il primo era il Re del Belgio, amente delle ascensioni alpine come pochi altri, e suquale non c'è giornalista che si rispetti che non abbia scritto il suo bravopezzo Perciò la sua presentazione èinutile. Era arrivato tre giorni prima a Carlina prendendo alloggio al • Bellevue » in compagnia, d'un segretario e del conte Aldo Bonacossa, col quale da un mese andava su e giù per le Alpi. Datisi appuntamento a metà agosto alia stazione di Saint Moritz, il Conte andò a rercarlo nel vagoni di primuma l'ospite era già sceso dalla terza classe, sacco in spalla e pipa in boccaA Lucerna aveva affittato una motocicletta, e via di corsa verso Coirà per salire sul treno elettrico Abile Quanto una guida di professione, saldò come .te rupi sulle quali passa da trent'annotto mesi su dodici, conoscitore come pochissimi di tutte le montagne d'Eurotai alpinista di provato valore (più di duecento fra prime ascensioni e tviet nuove) Aldo Bonacossa era icompitano ideale per l'Augusto Visitatore che su una cosa soprattutto non transige- il silenzio attorno alla sua persona Qualche albergatore che pefare reclame allo stabilimento si lasciò andare a delle indiscrezioni lo stesso giorno ebbe il dispiacere di vedere il suo ospite caricarsi il sacco e abbandonare il paese. Il conte Bonacossa è quello che ci vuole, perchègià poco loquace per temperamentosa trasformarsi in sordo-muto perfettoNe ho avuto conferma quando cercadi farmi raccontare qualcosa di quello che avvenne o fu detto quando la cordata uscita dal camino Dùlfer e afferrate le roccie della Torre Leo. sportò fuori di tiro del sassolini che l'Angelo malgrado la sua cautela faceva scivolare dall'alto. Audacie di pionieri Non t un'arrampicata di moda; la roccia è. friabile, s'. sfalda a passarctu; e non si trovano come sulle torrdi Valolett, gli appigli puliti e levigatper le molte mani che li hanno afferrati. E' fuori delle vie battute, ci vuodue ore per arrivare all'attacco, e iprimo di corda dev'essere ben bravo se si azzarda ad invitarvi a seguirloComincia con un camino Dùlfer; e chdice Dùlfer... Chi vuole avere un'idea della Torre del Diavolo e non ha visto il film tedesco che di queste settimane ha comincialo a proiettarsi nelle nostre sale, osservi la prima fotografia: è la punta più alta e più aguzzae vi si giunge dopo aver scalata la Torre Leo a sinistra, esserne scesi peuna ventina di metri per l'intaglio fra le due torri e di là, con una spaccala di gambe difficilissima, afferrarsi allroccie della parete opposta, tutta questa ginnastica si pratica su duecento metri di vuoto, lega'i alla cintola da vna corda di dodici millimetri. Ci vo (iliono delle mani sicure, delle gambche non tremino, e una grande padronanza di nervi. Fu a! padre di queste due giovane valentissime guide — ti vecchio Dma!, del gante altre volte ho discors— che tanti anni fa venne in mente dsalire su questa torre, ancora verginvia dal nome poco promettente. CoVcrzi e il Slorpaes era ingaggiato dale baronesse Eolvos, due sorelle chdal padre, celebre alpinista ai suotempi, erano siate iniziate all'arrampdimenio dolomitico. Ma poi che l'ascensione diretta pc roccia non parvfallibile (l)ibnna non era ancora salitsulla Torre Leo), le ire guide pensarono di. arrivarvi pe- li via., dell'ariaSaliti sul • Gobbo » che e una cimpiù bassa della Torre e dalla qualdista poco più d'una quindicina dmetri, provarono per due giorni consecutivi a lanciare una corda sottilcon una palla di piombo a un capoin modo che. scorrendo dall'altra parte dello spuntone, potesse giungerfino ai piedi della torre, dove c'ervn portature eh* l'assicurava ad ugrosso masso. Riuscita la manovrauna corda più grossa fu fatta seguiralla prima, sicché una specie di pont i venne a stabilirsi Ira il Gobbo e la Torre del Diavolo, l'el Dimai dal muscoli d'acciaio e dall'ardimento proverbiale fu aflar da poco purttirsl dall'altra parte, e i compagni lo seguirono, riuscendo a mettere piede sulla vergine vetta. Gii anni passarono, parecchi acrobati della roccia rifecero la strada; dall'altra parte delta valle, sul Popèna. un'altra eslilssima punta fu vinta allo stesso modo, e lo scn pritore le diede un nome allora a noi carissimo: Guglia Edmondo De A- micis. Finché una giorno d'agosto del 1013 arrivò a Cortina il grande Diilter. Fu più fortunato di Antonio Dimai c di Tito Piàz oppure più abile? Andò sotto la Guglia de Amlcis. le gironzolò tutta una giornata attorno, poi ne afferrò la roccia e sali direttamente in vetta. Una settimana dopo andò a studiare la Torre del Diavolo; fattosi persuaso che dal basso era assolutamente Impossibile arrampicarsi per quel muro levigalo, sali per una via nuova alla Torre Leo e trovò nel « salto » la chiave del problema, mentre il fido von Bernuth teneva la corda dalla Leo Ver evitare una catastrofe. Le « vie Dùlfer » mettono sempre un po' di soggezione, e questo spiega perchè quella salita fosse ripetuta pochissime volte. Venti anni di alpinismo regale Il primo Italiano a riuscirla fu l'anno scorso Zanetti di Belluno; Angelo Dimai lo segui nel luglio scorso, una mattina che col giovane Versi ricostituirono sull'esempio dei genitori la storca équipe Dirnai-Verzi. Ma stavolta non c'erano Inglesi che pagavano a sterline; li muoveva il desiderio tutto sportivo di fare un'arrampicata nuova, di riconoscere una via mai percorsa, di provare un'emozione inusitata. — Che cosa ha detto il Re? Quali sono state le sue impressioni? — mi provo a domandare. Bonacossa fa il sordo: Angelo capisce molto bene, fin troppo, ma siccome ha l'ordine di non parlare si limita a sorridere. Avevo sfogliato la settimana scorsa t libretti di guida di tutta la famiutia Dimai. Sono venti anni che ogni estate salvo la gloriosa parentesi della guerra. Re Alberto viene ria queste parti, dopo aver trascorso qualche settimana sulle Alpi svizzere e italiane del versante occidentale- Dopo le classiche e faticose ascensioni su ghiaccio e granito, un po' tll Taccia dolomitica ci vuole per ridare agilità alle membra. Prima della guerra cominciò a conoscere i monti che fannn corona alla Valle di Fassa: la parete est del ratinacelo le Torri di Vaiole.lt. la parete sud dèlia Marmoiada. Conoscenza, rome si vede, diretta, e non per sentii" dire. Nà Egli si limitò a stringere dei rapporti puramente personali con le erode, perchè volle condurli anche la Consarte. In una pagine di un vecchio libretto ho trovalo questo autografo di « Albert. Prince de Belgique . : . Da 15 sept. au 7 octobre jai fait avec Antonio Dimai Ics courses suivantes- 1 Pomagagnon (ria Phlilimore) - 8 col Rosa; 3. Becco di Mezzodì [camino Barbarla); 4. Cinque Torri; 5. Pomagagnon (via Pliillimorc); 6 punta Fi<tmmcs (parete sud); 7. Torri di Vaiateli, Aux Cinque Torri el A la Punta Flammes ma temine naus a accompagnés. Antonio Dimai est un hom- pcme st sur qu'il n'est pas des courses que l'on n'enireprendrait avec lui*. Con una tale fiducia mi capo cordata, co- me si fa a non ritornare ogni settem- bre ad arrampicare con Ini? E il £rfnciie, diventalo Re, nella corda, di Dimai e del non meno celebre\Dtbuna, sale la Glande e la l'iccolà~dl\Lavaredo, la Tofana di lioccs per laiparete sud, la L'ima della .Madonna il Suss Maor, le Cinque Dita pel camino Schmid!, la Cima d'Auronzo, la forre Inglese e la l'unta Adi, il Campanile di Val Roda, l'A ideino dal sud. con bivacco, la (Srohmann... Quale ciodatore non si sentirebbe orgoglioso di simili . campagne „ ? Ma questo al- plnlsta d'eccezione vuol salire anche il Campanile di Val Monlaitaia. e una chiara mattina di settembre di guai- che anno fa lo vide ritto sulla cima diquel singolare monoliti:, seguito nella stessa cordata dal Principe secondo-0e?iifo. Va in Brenta e sale il « «<i*-so»; poi si prova nelle ascensioni ul-trii-ilifftcili, quelle che anche dal secondo e dal terzo di cordala richiedono grandi doli di coraggio, di forza, di agilità. « Andiamo subito sulla Guglia » L'anno scorso arrivò a Cortina con la conino delle 2 del pomeriggio. ì tre Dimai erano ad aspettarlo sullo piazzetta deile. PosUx e si sentironi. dire: — Andiamo subito a fare la Guglia de Amlcis per la Diilfcr. Il padre guardò i tigli. Mica che il Re non dia fiducia di saper salire anche su quella punti che pare un ago, ma è tardi; si farà in tempo? La Guglia ì la Guglia: ci sono quindici chilometri di strada da qui a Misurino e poi almeno tre quarti d'ora, ad andare stelli, per portarsi all'attacco. Si decide di tentare. 1 Dimai corrono a casa e riempiono i sacchi di due corde di 36 metri, moschettoni per assicurazione e anelli per le , discese a corda doppia. Alle 3 (e Otti-Re e prontissimo. Manca soltanto il tè. la bevanda preterita dal Sovrano. Alle 3 e cinque minuti anche il tè è nei sacchi e si parte con un'automobile ila nolo verso Passo tre Croci. A Misnrina attaccano su pei prati verso le roccie, e Angeloche s'era fermala un paio di minutia bere un bicchier di vino, dovette sudarlo tutto per raggiungere i suoi compagni. Presero flato prima d'iniziare la scalata, prepararono le rordc, in-filarono le scarpette da gatto e. Angelo in testa, poi suo padre, poi il Re, attaccarono la parete. Alle 5 erano in vetta, avendo impiegato soltanto 40 minuti nell'arrampicata. Tutto nel Re dei Belgi esprimeva la più grande soddisfazione di aver compiuto con perielio stile quella ctassica seppur breve scalata effettuata da alpinisti di tutte le nazionalità soltanto ululici volle in ben sedici anni. Arrampicatore senza stanchezza /trm7n;/ifu/ore che non conosce stanchezza; la sera stessa del suo arrivo e della salita alla Guglia, combinò di andare all'indomani alla Torre Grande per la • via Myriam » Chi ha avuto la fortuna di compiere questa bellissima arrampicala, sa drie quanto bisogna essere abili e coraggiosi per vincerne le slraordinurie difficoltà. Eppure alle 9.3U del mattino il Realpinista era già al rifugio delle Cin que Torri; alle in. Angelo (che sul li-Indio di guida Re Alberto ha definito«insuperabile grimpeur, ...degno erede delle eccezionali qualità paterne.. ammirévole per la naturalezza conla quale supera le più grandi dlfflcoltà »), Angelo era alle prese col primo strapiombo.- alle 10,10 'iridava tini pri mo terrazzino: — Pianti.' — e il So vrano lo seguiva con la calma e l'eco nomta di movimenti degli arrampl calori di classe. Due giorni dopo. Angelo e Giusep- pe salivano lo spigolo della Punta Flammes, e il Re con essi. Chi vuol farsi un'idea di questa arrampicata esca da Cortina un paio di chilometri sulla strada di Dobbiaco e si metta a guardare il Pomagagnon. Alla estrema sinistra di. quella immune muraglia rosseggiante c'è un altissimo bastione roccioso che tra la parete a sinistra e la gola di destra spinge avanti uno spigolo accentualo e vertiginoso Tanto « interessante • che il Re ci andava per tu. seconda volta. Ma quest'anno, bisognava che l'Ospite fosse condono su qualche nuova punta, per qualche nuovo itinerario. Ai suoi rispettosi amici di Cortina non pareva vero di offrirgli una... passeggiata che uscisse dall'ordinario. E poiché Egli è salilo su quasi tutte le cime che compongono attorno a questa cittadina un anfiteatro senza pari, la scelta non poteva cadere che sull'ultima scoperui — la Torre del Diavolo. Prima, due prove d'allenamento: la Croda Cesdellls e il Pomagagnon per il camino. Questo nome forse dirà poco a chi non conosce t luoghi. Andar su pel gran camino è un'impresa che ver arrampicatori comuni rasenta il record. Tre quarti d'ora di cammino E due giorni dopo, eccoli alle prese con le roccie gialle della Torre del Diavolo. Prima di arrivarvi dovettero fare i conti col camino Dùlfer che sale all'intatiliò Ira le due punte. Furono tre aulirli d'ora di rude lavoro fra due pareli nere, umide, in certi punti cosi distanti da rendere impossibile guada Oliare altezza per aderenza di schie^ na. Aderenza di schiena, che significa? E' un modo di dire molto in uso in oucste faccende e, che consiste nell'appoggiare il dorso e le mani da una varie del camino e le piante del piedi dall'ultra : si fa allcrnativamenUe pres che e un piacere. Provare per credereBonacossa, abituato al granito delle Alni che offre rari appigli ma larghcome una mano, guardava di sotto in su l due Dimai che procedevano come ver miratolo su per quella parete alla apparenza levigata come marmo. Ma dove non salgono ì . sesto grado » dell'arrampicamento moderno? Si chiamino acrobati fino alla noia; si dica che .essi tanno né più né meno douanlo ogni giorno compie il carpentiere fra le armature d'un grattacielo o il marinalo fra le sartie d'un veliero: si irrida alla brevità di certe scalata su queste roccie. Glie l'ho detto a uno di questi Assi in cui m'incontrai durante le mie peregrinazioni dolomitiche. — Lasciali dire, ini rispose. Noi solammezziamo le nostre possibilità e le..siane di fronte e di dietro, e si sale nostre conquiste, ed è per questo ch abbiamo stabilito una graduatoria lte'nostri valori. Quelli che ci criticano \ perchè non ci conoscono. . f)e Alberto, che conosce tutte te!,«dì e tutti gli stili — dalle guglie d' ~llt/l G luu. yi. ..... U>U .tu UH !7. Ivi wfhamonir alle vette ohiacciale dell'Oi nanioni.i a te vcue gmacciaie aeu uberland, dalle guide quadrate e pnssenU di Zermatt c di Courmayeur agli agili rocciatori di Trento e di Calalto — di quelli che comprendono ed apprezzano anche questa speciale forma dell'alpinismo. Angelo è già saltato, ed ora si trova dieci metri più in alto, accoccolatsu un ripianino dove ta assicurazione con la corda. L'ordine di marcia ha subito una variante. L'altro Dimal è rimasto ultimo, ed è tuttora sulla vetta della prima torre, all'altrcapo della corda. Prima Re Alberto poi il conte Bonacossa scendere cautamente fino alla nicchigialla; poi ancora qualche metro, votarsi con la faccia verso ta Torre deDiavolo... — Pronto? — domanda Angelo dala sua invisibile... poltrona. — Pronto — risponde il Re. _ Ale — ordina la giada. Ma le emozioni non sono finite.- a i tre ne riserba questa torre battez- Mte cMssà perchè, dalla ingenu \.fantmla ,iei valligiani con quèst'ap' pcllat'vo orripilante. Uno strapiombo o ! i' e -' l o o l e n r i i o i o r . uiallo e una fessurtna che obbligana « lavorare ■ con tutto il corpo esposto nel vuoto lasciano quasi senzrespiro, eppoi la discesa dal versantdel « Gobbo », tutta nel vuoto, dumetri distante dalla parete. La cordsi attorciglia, la persona gira comun /uso, si chiudono ali occhi fiche si tocca terra e si dice: — E' gifinito? Che peccato! L'ascensione alla Torre del Diavotu efteltuata il 24 settembre,- l'indmani, per nulla stanco. Re Alberera di nuovo in roccia, sulla classic«Dia degli inglesi» della Tofana dMezzo. Cordata di senzagulde, prettmente accademica: in testa Terschapoi i suoi due compagni. Quando alsera ritornarono per la forcella Fola li a negra, cappello sulle ventitré, pitall'angolo della bocca e corde a trcolla, ci sarebbe voluto un incontrcoi damerini che fanno la saison Curlina e gli par di sporcarsi se apena si spi'» ossero ni ritugio CantorL'altra mattina, quando riparti automobile per Innsbriick. c'erano dvanti all'albergo cinque o sei persne, i suoi amici, le sue guide. I Dimtinnii piombati in mntociclett-a, per fre in tempo a salutare ancora unvolta il loro » signori: •. GiTimdo il berretto basco fra le m. m, i/ più giovane di essi si fece c-\ragqio e domandò se l'anno ventuo si sarebbero rivisti, e- — CertainementI Certainement! ,\rispose vivacemente il Sovrano, pdovrannn l- J£ Dolomiti sandogli con affabilità, la mano sulspalili, come si potrebbe vivere seno ol- Giuseppe Dimai si prese per sè qucomplimento regale, e arrossi. Mi dse poi che in quel momento si sent'i't'n felice. Giuro c*\e auesta stul'unica confidenza fattami sulla setimana cortlnese del Re del Belgio.VITTORIO VARALE. Wmk L'emozionatile momento del ,pu..-;sagy;i(> dell arrampicatore dalla Torre Leo alla Torre del Diavolo. Quel che rimane del dirigibile R. 101. La prima fotografia, dopo la catastrofe. Nel tondo: il dettaglio della prua con la bandiera rimasta intatta.