Il fidanzamento della Principessa Giovanna con Re Boris di Bulgaria

Il fidanzamento della Principessa Giovanna con Re Boris di Bulgaria DUE CUORI DUO POPOLI Il fidanzamento della Principessa Giovanna con Re Boris di Bulgaria L'avvenimento Roma, 3 notte. La notizia, più volte diffusasi, era ei voti di tutti gli italiani. Si saeva delle grandi difficoltà incontrae sul terreno religioso, ma sempre i era sperato che gli ostacoli sareb- ero stati sormontati e che, dalla nione di due cuori, due popoli otessero trarre motivo di ancor più alda amicizia. La speranza non è ndata delusa; oggi, nel dodicesimo nniversario dell'ascesa al trono del iovane Sovrano bulgaro, viene dao l'annunzio ufficiale del fidanzamento della principessa Giovanna i Savoia con Re Boris. La terza figlia del nostro Re è onsiderata con particolare ammiazione e simpatia dalla nazione itaana; bella, gentile, essa porta il uo sorriso di giovinezza con una emplicità che scende nell'anima. Quante volte le folle incantate l'hano vista presiedere a cerimonie o a pettacoli, quante volte essa ha acompagnato l'augusta genitrice nele visite a luoghi di dolore, là dove una parola di conforto solleva tanti mali, sempre l'impressione che ha asciato e stata di grande immensa ontà. Ma lo sguardo luminoso riela, una fiamma regale; buona, genile, semplice, umile con gli umili, Giovanna non perde mai quell'indeinibile fascino che le è dato dal noilissimo sangue. Il popolo intuiva he sulla sua fronte si sarebbe poato il diadema di regina. Boris è enuto parecchie volte tra noi; sena pompa, quasi sempre in incognio, sempre silenzioso. Nonostante uesta riservatezza la sua persona¬ ità di uomo e di sovrano è simpaica ed amata dal popolo italiano. Pechè? Anche al di fuori della se-reta speranza di vedere in lui lo poso di una nostra prediletta prinlpessa, la sua vita suscita profona commozione per le vicende speso tragiche e cui fu legata. Adolescente, partecipa alle guerre alcaniche in cui l'esercito bulgaro i coprì di gloria; per un momento bbe la visione che ormai la sua paria avesse raggiunto la sua compiuta potenza. Invece venne la sconìtta del '13, che doveva essere aggravata per l'infelice partecipazione della Bulgaria a fianco degli Impei Centrali nella guerra mondiale. Ma è proprio nel triste periodo che i inizia nell'ottobre 1918 che si rivela la grandezza d'animo del veniquattrenne principe, chiamato alle remende responsabilità del trono per la necessaria abdicazione del padre. Anni terribdli di umiliazioni eterne e sanguinose lotte civili, quelli del dopoguerra per il popolo bulgaro; a certi momenti criticissimi, l'unica forza unitaria e disciplinatrice apparve solo nella persona del Sovrano, che fu veramente superiore agli eventi. Chi non ricorda gli attentati e le sciagure che videro Boris calmo, preciso, infondere quelle doti di serenità che sole impedirono che lo Stato rovinasse? Perchè egli è giù stamente l'idolo della Nazione bulgara, rispettato da tutti gli altri popoli. La sua vita ritirata, i suoi studi severi, che fa seguire da espe rienze pratiche (in tutta Europa è conosciuta la sua abilità di guidatore dà macchine ferroviarie) lo fanno apparire come uno dei Sovrani modello. Gli ultimi anni, sebbene non scevri di gravi difficoltà e di minaccióse incognite, hanno visto la Bulgaria raccolta in un fecondo la yoro di risanamento e di ricostruzio ne; la sua posizione internazionale è uscita da quella condizione di inferiorità, per cui sembrava che da un momento all'altro ci fosse la possibilità di un'invasione stranie ra; i giorni più oscuri sono passati; e più che l'augurio vi è la cer tezza che un nuovo periodo di lento ma sicuro progresso sia incomin¬ciato per il Regno di Boris. Non siamo nei tempi in cui dei matrimoni dinastici potevano significare orientamenti o sviluppimportantissimi nei rapporti fra gli Stati, i quali fondano la loro amicizia esclusivamente sulla concordanza di interessi. Questo però è proprio il caso di una concordanza politica di interessa, che ha ibuo coronamento nell'annunzio dprossime nozze regali. Dal gforno della fine delle ostilità dirette, già quando a Parigi si forgiavano le catene dell'iniquo trattato di Neui!ly, l'Italia fu sempre al fianco della disgraziata Bulgaria. Con l'avvento del Fascismo le relazioni divennero ancora più strette e la più alta espressione dei nostri sentimenti verso l'infelice popolo balcanico si ebbe nelle seguenti dichiara rioni del Duce: c Uno Stato balcanico col quale, daifa guerra in poi. 1 rapporti dell'Italia è l i o à e ù - a sono stati Improntati a sincera amicizia, è la Bulgaria. Le vicende drammatiche del dopoguerra bulgia.ro sono note. La Bulgaria è stata sull'orlo della dissoluzione politica e sociale, ma poi le forze profonde del popolo si sono levate a difesa e da tre anni la situazione politica appare stabilizzata. 1 bulgari ben conoscono in quali tristi momenti essi hanno avuto le prove concrete, spesso decisive, dell'amicizia Italiana. Ma i bulgari devono sapere che anche per l'avvenire essi possono contare sull'amicizia dell'Italia >. Tali parole furono pronunziate da Mussolini al Senato nel giugno 1928; e la promessa fu mantenuta. L'Italia non si unì ad un inopportuno passo anglo-francese a Sofìa, a proposito degli incidenti nella Macedonia oppressa dal terrorismo serbo; nel gennaio scorso all'Aja gì* obblighi bulgari in conto riparazioni furono notevolmente ridotti, sovrattutto grazie agli sforzi della diplomazia italiana. E l'Italia e la Bulgaria hanno ancora molto cammino da compiere insieme. Nessuna nube è sull'orizzonte della loro collaborazione, ugnella natura delle cose. La Principessa, che abbandona il sole d'Italia per dividere con il suo Augusto Sposo le gioie e i dolori di un popolo fiero e tenace come le sue aspre montagne, è promessa di questa granitica solidarietà peT l'avvenire. A Giovanna e a Boris sale l'augurio ardente: « Possa il Vostro Regno estendersi su tutti i bulgari, raccolti in feconde opere di pace e di civiltà n. ALFREDO 8IONORETTI. La Principessa romana Roma, 3 notte. Già da v.arl anni si parlava, negli ambienti di Corte, della simpatia grandissima che il Re Boris di Bulgaria aveva sempre manifestata per la giovane principessa sabauda. E de questa simpatia molti avevano preveduto un probabile fidanzamento, anche quando la cosa era più un desiderio che un disegno. Poi vennero le nozze del Principe Umberto, e il giovane Sovrano bulgaro si recò a Roma per rappresentare il suo popolo nei festeggiamenti, onde fu coronato il matrimonio dell'Erede alla Corona d'Italia. E allora la voci presero consistenza e non vi fu più nessuno che dubitasse del prossimo annunzio ufficiale. A sei mesi di distanza questo annunzio è dato ai due popoli, e il sogno è divenuto realià: la millenaria dinastia italiana darà un'altra regina all'Europa, e Giovanna di Savoia entrerà nella storia, accanto alle sue illustri antenate, che furono sovrane in'Francia e in Inghilterra, in Spagna e nel luminoso Oriente, quando un sogno di glorie rinnovellate sembrava dovesse far rinverdire, con nuovi pollini occidentali, il vecchio tronco bizantino. Ed era con quelle loro sovrane che le giovani razze europee riprendevano il cammino tracciato dalla saggezza di Roma. La leggenda della Cernagora Giovane e modesta, educata a quella rigida scuola materna che ha saputo trasformare la Reggia in una casa, la Principessa Giovanna sarà una magnifica regina, perchè alle doti acquisite dall'esempio materno, saprà unire la regalità della propria stirpe. Inoltre, sovrana di un popolo slavo, ella, nelle cui vene scorre il più eroico dei sangui slavi, ritroverà qualcosa dell'antica terra che fu la patria di sua madre. C'è — fra le leggende della Cernagora — la storia di una giovane sposa che, murata viva in una roccia impervia, continuò ad allattare i suoi figli da un foro lasciato nella muraglia, onde sembrò veramente che costoro si nutrissero dalla viva forza del sasso. E' un magnifico simbolo, è un magnifico ammonimento quasi che le donne di quelle terre ferrigne partecipassero alla vita stessa del loro suolo. E il simbolo è tanto più bello e tanto più nobile, in quanto a queste tradizioni slave si unisce la tradizione sabauda — altra stirpe montanara — quella tradizione che faceva dire ad una delle sue principesse, in un momento di pericolo rivoluzionario, a quel cortigiani che le consigliavano un piccolo sotterfugio vile per avere Ja sicurezza di salvare!: « Crainte et Savoy ne se soni jamais renconlrées ». E timore e Savoia non potranno incontrarsi mai. E' sotto il vigile occhio materno che la giovane Principessa è cresciuta, fra I boschi laziali di Villa Savoia e le pinete salmastre di San Rossore. Poliglotta, come tutte lo Principesse della sua Casa, studiosa d'arte e amante di musica, ella fu presente a tutte li; manifestazioni estetiche del suo popolo, cosi nelle sale di una Mostra di pittura o di scultura, come nell'aula di un concerto o nella sala di un tea tro. E noi romani •ravarno abituati a vederla tempre nelli prime rappresentazioni e nelle inaugurazioni ufficiali, con quel sorriso un po' velato e qu°Q suo aspetto tutto personale, elio poteva essere scambiato per malinconia, ed era invece pensosità riflessiva. In questi ultimi tempi poi aveva avuto spesso l'incarico di rappresentare la regalità femtnirile in cerimonie ufficiali: inaugurazioni di edifici e di '-ìonumenti. battesimi di navi e di bandiere. E dovunqu; ella era slata a e i ammirata per quel suo gran tatto che l'aveva fatta nascere Regina. Sulla macchina ferroviaria A Sofia, sul trono bizantino e guerriero del valorosissimi bulgari, ella troverà - la sede che le spetta. Già il Re Boris appartiene anche lui ad antiche razze militari e regali : i Coburgo e i Borboni di Francia, per essere stata sua nonna una Principessa di Orleans del ramo che regnò con Luigi Filippo. E dei Borboni di Francia egli ha ereditato quella duplice attività intellettuale e manuale, che poteva contare un Luigi XIV protettore di un Molière e un Luigi XVI, meccanico ammirato dai più scrupolosi artiglati del suoi tempi. E' ancora noto l'episodio del suo ritorno in patria, dopo avere assistito alle nózze del Principe di Piemonte. Montato sopra un treno, a cui era stata aggiogata una locomotiva nuovissima e di un modello ultra-potente, egli scese dal suo vagone alla prima fermata e. presentatosi al macchinista, chiese di poter guidare lui la macchina bellissima. Stupore dei conducenti: stupore non scevro da un imbarazzo che difficilmente potevano celare. Come affidare quel complicato meccanismo — rude e complicato ni tempo stesso — a quel giovanotto elegante e mingherlino, che pareva destinato appena a tenere il volante di un'automobile di lusso? E come, d'altra parte, opporre un rifiuto a un desiderio espresso da un Sovrano che era ospite del Re d'Italia. Lacosa non era certo possibile e non fu senza apprensione che 1 duo meccanici videro li giovanotto rivestire la tuta e salire sul piccolo ripiano dinanzi al fornello, che mandava bagliori incandescenti. Ma l'apDrensione durò appena un istante, perchè fin da.principio I due macchinisti si accorsero che avevano a che fare con un maestro. Senza un minuto di esitazione, egli mise mano ai fréni complicati e alle leve di manovra e la macchin? ruggente si lanciò nella notte, guidata con saggezza di lince e con invincibile forza di mano. Alla stazione di arrivo il regale macchinista volle strinsere la mano ai suoi camerati di via: e questi dimenticarono per un istante che avevano di fronte lo Zar di Bulgaria e tennero fra le loro mani rudi la sua mano delicata, che Donava le tracce del carbone e dell'olio, mano sovrana che il lavoro aveva trasformata in quella di un collena. E furono loro a congratularsi con lui del modo onde aveva guidato la macchina nuova sopra una via a lui sconosciuta. Prezioso dono di nozze E' un buon esercizio, questo per un Sovrano destinato a guidare il suo 000010 sulle vie del mondo. Forse se 11 padre suo avesse avuta altrettanta esperiènza conduttiva, non avrebbe SDinto la sua patria alla via della guerra, che non fu utile per lei e che la mi se a L'Ho degli sconfìtti, non già per un sentimento di cavalleresca lealtà, ma per 1 calcoli sbagliati di un intrigo tiolitico. IJ vecchio ile Ferdinando pano coti l'abdicazione il suo errore e fu un bene per la Bulgaria, che sotto il governo sapiente del suo successore, riprese a poco a poco la strada che il destino le aveva tracciata. E' su questi) popolo rinnovato che Giovanna di Savoia, principessa d'1M" • è chiamata a regnare, lì poiché la .rio non è che un continuo rinnovamento di amiche esperienze e di antiche glorie, a noi piace immaginare intesta giovane signora, fiore della nostra razza, avviarsi verso il suo trono come ima di quelle principesse occidentali, che, nell'ultimo Medio Evo, fra Je loro ere. dita, recavano il dono di preziose al'>anze all'i'.iporo bizantino, "arioo di tutti i suoi misteri e di tutte le me glorie passate e future. E la storia di Roma ricomincia nel sorriso di una principessa romana. DIEGO ANGELI. Il Re dei Bulgari Re Boris di Bulgaria non ha bisogno di essere presentato agli italiani. Egli non è soltanto uno di quei Sovrani intellettuali che hanno sentito sempre vivissimo 11 fascino dell'Italia, della sua storia gloriosa, della sua bellezza, e dei suoi monumenti, ma è un amico del nostro Paese che ha trascorso lungo tempo fra noi, un conoscitore sicuro ed un simpatizzante della modernissima Italia; un estimatore ed un ammiratore della psicologia degli italiani, e del loro progresso nelle attività molteplici della vita moderna. Nelle vene del Re dei Bulgari scorre in parte sangue italiano, per ma che si stabilì in Italia fino dai primi anni del '700, e dalla quale Re Boris discende dal. lato materno. La madre di lui, Maria Luisa di Borbone, era figlia di Roberto, Duca di Parma e Piacenza e di Maria di Borbone, figlia di Ferdinando II Re delle Due Sicilie. Il piccolo Boris, il quale nacque a Sofia il 30 gennaio 1894, a cinque anni restava già orfano della madre e si avviava così alla triste infanzia dei fanciulli presto privati delle carézze matèrne. La' vita cominciava cosi, per lui con tutte le sue aspre prove e le sue durezze, che dovevano più tardi temprarlo alle prove supreme. La giovinezza Rimasto orfano, il piccolo Boris, Principe di Tirnovo, venne affidato alle cure della nonna,' principessa Clementina di Orléans,; madre di Re Ferdinando e figlia del Re di Francia Luigi Filippo, la quale dal padre aveva ereditato l'acutezza politica e la vivissima intelligenza. Ln sua influenza sull'educazione del Principe Boris fu assai grande, insieme a quella paterna d'i Re Ferdinando, al quale l'avversità degli eventi e la sfortuna non diminuiscono certo le alte qualità di politico e di valoroso soldato. Dalla educazione sdche italiana si può considerare jquella famiglia dei Borboni di Par- ; delia nonna egli trasse dunque lapreparazione spirituale e da quella del padre le doti maschie che creano l'uomo rl'azione e di realizzazione, il politico ed il combattente. Qualità tutte del quale egli aveva bisogno, per prepararsi al compito che in ogni caso gli sarebbe stato riserbato, perchè il destino d&llaBulgaria non poteva essere se non di lotta e di battaglia. Le prove non tardarono, infatti. Nell'ottobre 1912 Re Boris non ave-va ancora compiuto i diciotto anni quando, sull'Europa sonnacchiosa e torpida dell'anteguerra, trascinante di congresso in congresso e di convegno in convegno la soluzione impossibile di una serie di problemi che solo le anni potevano decidere, scoppiò come un fulmine la prima guerra balcanica. La guerra di Libia, col primo sangue italiano sparso sulle sponde mediterranee, aveva dato ormai, in realtà, il movimento alla ruota degli eventi. Nessuna forza umana poteva feirmarla. La pone di Ouchy non potè Impedire la formazionedella quadruplice alleanza balcanica, della quale fu inizia'ore, l'anima e Ih direzione, io Zar dei Bulgari. La Quadruplice fu cKata diplomaticamente con una serie di trattati dei quali . più importanti erano appunto que li intercorsi tra '.a Bulgaria e la Serbia e riguardavano la spartizione della Macedonia. I trattati, e soprattutto il famoso protocollo segreto, furono l'origine di tutti i disgraziati avvenimenti che seguirono alla prima pace, perchè vennero dimenticati — diciamo così — dalla Serbia. Sorte che- toccò poi a parecchi altri patti diplomatici, come l'Italia ha del resto fatto coni piuta esperienza. Le guerre balcaniche 'La preparazione diplomatica della guerra risultò del resto alquanto affrettata. Il pensiero della condotta delle operazioni belliche assorbiva ogni preoccupazione, e nel conflitto che stava per scatenarsi, alla Bulgaria era riserbato il compito principale. La Turchia, assalita da ogni parte, era in realtà minacciala veramente solo nella direzione del suo avversario principale, la Bulgaria. Tutta la preparazione difensiva turjea, in via d'organizzazione sotto la ; direzione del Maresciallo Von der Goltz, era rivolta appunto verso la frontiera bulgara, dov'era stato apprestato il campo trincerato di Adrianopolii e la fortezza di Kirk-Kilisse, quali organizzazioni di prima linea; faceva poi seguito la fascia difensiva di Ciatalgia, che sbarrava la via di Costantinopoli, tra il Mar di Mannara ed 11 Mar Nero. A presidiare queste posizioni erano i valorosi soldati di Tracia e di Anatolia, degni eredi di quei difensori di Plevna, che all'epoca 1 della guerra turco-russa del 1877, sotto il comando di Osman Pascià, avevano riscosso l'ammirazione di tutta l'Europa. ■In un mese di asprissimi sanguinosi combattimenti, culminati con la battaglia di Lùle-Burgas, tutto il primo schieramento turco fu travolto. Kirk-Kilisse presa d'assalto, Adrianopoli aggirata ed investita, c già orinai le prime avanguardie bulgare incalzavano l'esercito ture» in ritirata. Re Ferdinando, incoronato Zar dei Bulgari, guardava alia città del Bosforo come alla mèla estrema e definitiva della marcia vittoriosa del suo esercito. Il principe Boris, aveva preso parte a tutte le ' operazioni, 'e dopo la vittoria di Adrianòpoli, mentre il grosso dell'esercito bulgaro puntava su Cia,falgia, pgli, alla testa di una divittone indipendente, attraversava la Valle della Brégalnitza, batteva i Turchi a Kociani e li incalzava successivamente fino a Salonicco, dove entrava alla testa delle sue truppe. Contribuì certo allo sfacelo turco il deficiente ed incompleto armamento delle pur modernissime fortifica . zioni, e "incerta condotta strategi ca del Comando turco, inanchévo lezze queste che il valore dei solda- jt,i non poteva compensare; ma fnt|tore determinante della vittoria fu certo l'intelligente condotta dello Stato Maggiore bulgaro e l'indomito valore delle truppe, le quali, quantunque prive ili artiglierie pesanti e di carreggi, avanzavano a grandi marcie in una regione fati- gosa e senza strade, devastata ilaanni di guerriglie e di abbandono, quasi sommerse sotto le pioggie torrenziali dell'autunno balcanico. Poco più tardi la scarsità di artiglierie e di ■ munizioni e l'imperversare di un'epiaemia colerica, arrestarono ls marcia vittoriosa dei Bulgari davanti Ciatalgia, dove la dip emazia europea li fermava poi definitivamente. Qualche mese dopo, la vittoria bulgara, conquistata col sangue e col sacriiicio di tutto un popolo, era sacrificata davanti alì assalto improvviso e concentiico degli alleati di 'eri. i\ calvario della Bulgeria cominciava. Ed intan o il principe Boris ma.irrava la sua giovinezza nelle battaglie sangui nose, nella vita dc-lla trincea, noi Ao o a r a a a , i a n c e e» a a a a i e . o - u o , a - pericolo quotidiano. Soldato fra i| soldati, noncurante di agi, sprezzante del rischio, il suo posto era dove appariva più grave la responsabilità e più alto il pericolo. Fu coi suoi soldati, nella marcia vittoriosa, fu con loro nelle tragiche giornate del luglio 1913. L'ora della prova suprema non era però giunta ancora. La grande guerra 1914. La guerra europea. La neutralità incerta, rischiosa, perigliosa. Vi sono momenti nella storia dei popoli nei quali vinto è solo colui che non scende in campo. Nel 1915 l'intervento bulgaro era inevitàbile, e non poteva avvenire altrimenti. La prova fu subito dura. Mentre il Corpo Alpino germanico e pochi battaglioni di Jager austriaci avanzavano dal nord, all'esercito bulgaro fu riserbato il compito dell'azione principale contro le forze serbe. Presso Negotin, nella notte fra il 6 ed il 7 ottobre 1915, l'intervento personale del principe Boris decise una critica situazione; successivamente egli si batteva ancora, pochi giorni dopo, in primissima linea, e il 21 novembre entrava, alla testa delle sue truppe, nella città liberata di Kafadarzi, conquistata nonostante la valorosa difesa dei serbi. La vittoria militare in quei giorni, fu completa. Ed altre prove attendevano il principe nell'autunno 1916, quando egli venne spostato dal fronte serbo a quello rumeno. Re Ferdinando ed il Governo bulgaro lo utilizzavano in ogni circostanza, soprattutto quale collegamento col Comando dell'Esercito, il quale a sua volta se ne valeva in ogni critica contingenza. Il principe Boris fu così tra le sue truppe sul fronte rumeno, nella marcia vittoriosa c!he bulgari e tedeschi, comandati dal Maresciallo Mackensen, compirono attraverso la Dobrugia ed oltre il Danubio, nella Valacchia, fino a collegarsi con gli austro-tedeschi avanzanti dalle Alpi di Transilvania. Nel 1917, il principe Boris fu inviato al fronte tedesco, che visitò in ogni settore. Quindi ritornò in pa tria, sul suo tormentatissimo fronte. E la Bua grande ora venne nel 1918. L'esercito, più che vinto, fu schiantato dal durissimo sforzo di sei anni di guerra aspra e sanguinosa. Ma nel momento della tragedia il principe Boris restò col suo esercito, tra i suoi soldati laceri, sfiniti, scarseggianti di viveri e di munizioni, non vinti. La ritirala non si tramutò in una fuga, e se tutto parve per un istante perduto, all'esercito bulgaro restò tuttavia, intatto e fulgidissimo, l'onore. Venne la rivoluzione, l'abdicazione del padre, subito partito per l'esilio, e poi la pace durissima imposta dai vincitori. In questo momento tragico Re Boris salì al trono, e la sua accettazione dell'alta e durissima carica fu veramente un atto supremo di fede e l'espressione della sua volontà indonnita, che era quella di tutto il suo popolo, volontà di resistere, di vivere, di risorgere. Il 4 ottobre 1918 il popolo di Sofia salutava Boris incoronato Re dei Bulgari, nella vecchia storica cattedrale di Santa Nedelia. Re Boris superò la prova del pe riodo più triste del dopoguerra, guella che tutti i popoli vinti conobbero, e che in Bulgaria era particolarmente grave perchè alla depressione morale, alla stanchezza, al fermento rivoluzionario dei comunisti, pochi di numero ma ricchi di audacia, si unirono anche oscure mene separatiste e dissolvitrici che trovarono nel demagogo Stamboulisky il loro esponente. La reazione delle forze sane del paese non tardò a risolvere la situazione, e la Bulgaria si avviò quindi, con marcia faticosa ma costante, sulla via dèlia rinascita. 1 tentativi rivoluzionari successivi furono stroncati, e quando U tragico attentato di Santa Nedelia pareva segnare l'inizio di una nuova crisi, Re Boris seppe ancora una volta impersonare la volontà del suo popolo, volontà tenacissima di non morire e di proseguire per la sua via ad ogni costo, anche se questa talora assomigliava ad un calvario, verso il futuro e verso la resurrezione. La sua cultura è veramente degna di un Monarca del nostro secolo, e non c'è ramo dello scibile che gli sia estraneo, dalle lettere nle scienze, dalle discipline militari ajal diritto. Giovanetto frequentò il Liceo, l'Accademia militare e l'Università di giurisprudenza a Sofia. Ha compiuto viaggi in tutta Europe, interessandosi allo studio dell'architettura, della pittura, della scultura, dell'economia e delle condizioni sociali dei popoli; è appassionato delia meccanica, dell'automobilismo, dell'aviazione; manifesta predilezione spiccata per l'ingegneria e sovrattutto è un grande naturalista. Dei suoi ti'oli quello chf predilige è in'a'.tì la laurea di dotare « honoris causa » in sci nze naturali, conferitagli dalla Facoltà o, rrri a i , l n lo o a i oi Idell'Università di Sofia. dlemluhlolaslaaszpSv1cmsdcgvdsmaldegslq Amore di popolo n l u i o , i a e , , l e i a a a i 4 , , i i n a ra adi is andi ni oueee lri il Ua. e, iuoooa euf tze à Abbiamo chiesto al Console generale di Bulgaria, comm. Giovanni Gorrini, le sue impressioni sul lieto avvenimento: — La Principessa di Savoia è da lungo tempo attesa in Bulgaria — ci ha detto — dove sarà amata dal popolo come la figlia prediletta. Se ne parlava da tempo e la figura della nostra Principessa è ormai famigliare al laborioso e fiero popolo bulgaro cheadora il suo giovane Sovrano e che sarà ancor più conquistato dalla grazia e dalla bontà della nostra Principessa. — Ci parli del Re Boris. E' un Re moderno e popolare.. Soldati e contadini lo hanno visto giovanissimo combattere al loro fianco, 10 hanno visto dovunque c'era da re-' care conforto; lo hanno sentito commosso accanto alle loro anime rudi e; spontanee. Perciò lo amano. — Ci dia qualche episodio della vita' del Re. — Quando 11 terremoto sconvolse alcune Provincie della Bulgaria, distruggendo una delle più belle città e molti villaggi, il Re si recò sul posto « Re Boris pare quasi immunizzato dal coraggio e dalln fede, e calmo e sereno dispone;- ordina e conforta le misere popolazioni, che ricominciano a sperare. Doppiamente provvidenziale il suo aiuto, perchè Egli è uno studioso anche di fenomeni naturali e competente soprattutto nella geologia e nella sismologia. Il mònito della madre « Al suo ritorno dal giro del villaggi, e proprio nella stazione di Plovdiv, subito comunicò le sue Impressioni alle persone accorse a riceverlo, fra le quali erano il Ministro dei Lavori Pubblici, il Direttore delle Ferrovie e il deputato Tchernockov: fece una vera e propria relazione tecnica al Direttore delle Ferrovie sulle condizioni in' cui trovò la strada ferrata percorsa durante la sua visita, prodigando consigli preziosi intorno alle riparazioni opportune. « In tal modo, provvedendo con 1 soccorsi, col conforto della sua presenza e della sua parola, e dando a piene mani denaro a cqi più ne abbisognava, Egli sollevò gli spiriti dei sudditi, e richiamò su di sè e sulla desolata Bulgaria l'attenzione di tutta l'Europa,' la quale, scossa da tanto esempio, fece pervenire aiuti, in omaggio a quella solidarietà e a quella fraternità del popoli, che onorano la civiltà, come manifestazione dei più nobili e profondi sentimenti umani. 11 nostro Duce fu il primo a sentire il grido di dolore della Bulgaria, e dispose subito per l'Invio di un milione. «Nella dolorosa circostanza del terremoto, U capo di una borgata, nel salutare alla stazione il suo Re, gli disse con commozione: « Vói, Maestà siete il cuore della Bulgaria ». E il Re rispose : « Appunto perciò, mio caro, sii e concesso di godere di più delle fortune della Patria e di patire di più nelle avversità ». € Parole umane, non dette per essere registrate dagli storici di Corte, ma solenni del pari pur nei limiti di un semplice colloquio fra un cittadino e U Re. « Il vigile amore dell'Augusta Madre fu sempre attorno a Boris. Quando la Regina stava per morire, chiamò a sè 11 figlio e gli disse: a— Quando sarai chiamano a regnare; procura di essere un Re degno di esemplo ». « E Re Boris ha obbedito al desiderio materno ». — Ricordi di guerra. — Tanti. « Quando scoppiò la grande guerra, il principe Boris aveva finiti i corsi dell'Accademio Militare a Sofia — ed anche in questa guerra diede prove infinite del più nobile patriottismo. Ricordo uno del suoi innumerevoli atti di valore. Il giorno 18 settembre del 1918 avvenne la catastrofica rottura del fronte a Dobre Pole. Con un plotone di soldati Egli volò in soccorso della Patria. I soldati ammutinati massacravano chiunque incontrassero sul loro cammino e minacciavano di entrare nella capitale. Con un'abnega-, zione degna della più alta ammirazione, il principe Boris si portò davanti ai ribelli, nemici della patria. Questi, avendolo riconosciuto, non gli fecero alcun male, anzi gli dichiararono: «Non è Vostra Altezza che noi cerchiamo ». Alcune brevi parole di consiglio e di ammonimento operarono il miracolo; subito cadde lo stolto ardimento dei ribelli, e la Patria fu salva », Il popolo piange « Pochi giorni dopo, il :'. ottobre del 1918. in una notte tenebrosa di autunno, il Re Ferdinando di Rulgarla abdicava. Gli succedeva Roris, principe amato ed eroico. Una folla immensa, radunata sulla piazza della cattedrale, attendeva acclamando il nuovo giovane Sovrano, che il rito consacrava. II primo Ministro Malinoff strinse con effusione davanti al popolo plaudente, la mano del giovane He, e lo abbracciò. Fu un momento indescrivibile: l'abbraccio di un popolo esultante, che fiero, tanto temuto e ammirato in guerra, si commosse e pianse come un fanciullo. Dalla Chiesa, 11 corteo mosse verso il palazzo reale, tli fronte al quale la folla si radunò, acclamando. Il Concole americano, S. E. Murfi, sincero amico della Bulgaria, gridò dal balcone del palazzo:' « Bulgari, il vostro destino è in mani sicure'». E queste parole caddero, come balsamo, a infondere speranza e novello vigore sull'anima dei bulgari, esasperati dalla lunga tirannia e dall'impari lotta. Il Re Boris ha mantenuto ampìoriente la promessa, eoa anima nobile di Rei. L'Agenzia Stefani comunica: « Le LL. MM. il Re e la fidanzamento della loro figl Re dei Bulgari ». Regina sono state liete di accordare il consenso al ia S. A. R. la Principessa Giovanna con S* M. Boris Illa