Fine di un mandato

Fine di un mandato Fine di un mandato Molto spesso ci si domanda come quella forma di dominio coloniale, creata dopo l'ultima guerra col nome di mandato e che non è un possesso definitivo e Deppure incondizionato perchè sottoposto al controllo della Società delle Nazioni, possa prender termine. La questione è di .ilta importanza cosi per la regione sottoposta a mandato, come per la Potenza mandataria, come ancora per tutte le Potenze aventi interessi diretti od indiretti in quella regione. L'art. 22 del Patto, mentre detta le norme per l'attribuzione e per l'esercizio del mandato, è muto sulle possibilità e sulle condizioni per la fine di esso; tuttavia, per la definizione stessa del mandato e per la logica delle cose, il mandato non può essere perpetuo. E la medesima logica dice che il mandato deve durare finché esso è necessario od utile alla regione a cui si -applica, e che lo sbocco dev'essere l'indipendenza. Ma è anche umano che la-Potenza mandataria tenda a conservare il possesso, sia incorporando il territorio, sia creando una situazione di privilegio. Sono note la politica del Sud-Africa nei riguardi del Tanganika, seguendo il primo metodo, e la politica francese in Siria sulla base del secondo. Ma per l'una e per l'altra i tempi non sono maturi, mentr-s sono maturati pel mandato inglese sull'Iraq, e sono maturati rapidamente grazie all'indiscutibile sapienza colonizzatrice britannica che, pure in mezzo a difficoltà d'ogni genere e qualunque sia il partito al Governo, ha l'abilità di ión abbandonare ciò che ha afferrato, oppure, dovendo modificare ed allentare il dominio, lascia indelebile'l'impronta della propria potenza. L'Iraq, assai più per la posizione geografica che per il grado di capacità a governarsi da se stesso, è etato compreso nel 1922 tra i mandati di tipo A, cioè tra gli Stati di cui può essere riconosciuta l'indipendenza ed hanno bisogno soltanto del consiglio temporaneo della Potenza mandataria. In possesso, più nominale che effettivo, dell'Impero Ottomano prima della guerra, l'Iraq (allora più comunemente conosciuto sotto il nome di Mesopotamia) era divenuto il campo d'azióne econòmica dèlia GermanTa";' la quale per Itagdad mirava al Golfo Persico, cioè mirava a sbarrare la comunicazione terrestre dell'Inghilterra con l'India. Era naturale che, scoppiata la guerra, l'Inghilterra vi mettesse le mani sopra; la campagna fu penosa e costosa di sangue, ma l'armistizio con la Turchia sanzionò la presa di possesso. Gli eventi successivi, . con le loro lotte contro il nazionalismo arabo e contro le difficoltà del suolo e del clima, costituiscono un capitolo interessantissimo del dopoguerra, ma qui non se ne danno che i eoli brevissimi cenni cronologici indispensabili per afferrare l'essenza dell'epilogo avvenuto in questi ultimi tempi. 1920. 11 Governo nazionale arabo chiede l'indipendenza. Rivolte. Repressione. 1921. Agosto. L'emiro Feisal, doyuto allontanare da Damasco, è {collocato dall'Inghilterra a Bagdad come sovrano costituzionale sotto mandato, le cui condizioni sono stipulate d'accordo tra Iraq ed Inghilterra. 1922. Ottobre 10. Firma del trattato. Giuridicamente l'Iraq diviene Stato indipendente; di fatto è vassallo dell'Inghilterra, e chi comanda è l'Alto Commissario britannico. Già in esso si prevede l'ammissione alla S. d. N. Ha la durata di 20 anni, ma se vuole la ratifica dell'Iraq l'Inghilterra deve ridurre la durata a 4 anni, e ciò accade soltanto nel 1921. 1925. La regione petrolifera di Mossul è conglobata nell'Iraq dalla S. d.'N.; in compenso la tutela dell'Inghilterra viene portala a 25 anni, a meno che l'Iraq divenga membro della S. d. N.; questa possibilità deve essere esaminata ogni quattro anni. 1927. Nuovo trattato, secondo il quale, se i progressi si svilupperanno con lo stesso ritmo, nel 1932 l'Inghilterra proporrà l'ammissione. 1929. I laburisti, giunti al potere, decidono d'abbreviare i termini ed iniziano le trattative 1930. Giugno 30. Trattato di Bagdad. Entrerà In vigore dopo l'ammissione dell'Iraq nella S. d. N, sialo esaminato dalla Commissione dei mandati, la quale ha dato parere favorevole a condizione che l'Iraq firmi la dichiarazione che, in conformità dell'art. 1 del Patto, esso assume la piena responsabilità dei proprii atti, senza la tutela in glese. Questa riserva è eloquente e deriva dalla posizione assunta dal l'Inghilterra nel trattato in parola E' esaminando attentamente i termini di questo trattato che ri si può formare un'idea di che cosa sarà l'Iraq dopo la fine del mandato. I tasti resi ora di pubblica ragione • consentono di farlo agevolmente. H trattato contiene le ahituali di chiarazioni di pace perpetua, d'ami tàzì&~à!l cordiale intesa in tutte le questioni di politica estera, ed afferma libertà, uguaglianza ed indipendenza completa. Ma in una nota annessa viene stabilito — e ciò è importante nei Paesi orientali — che l'Inghilterra terrà a Bagdad un di plomatico con rango d'ambasciatore*](cioè con precedenza su tutti gli al tri rappresentanti), mentre l'Iraq invierà a Londra soltanto un ministro. Qualora uno dei contraenti si trovi in guerra, o minacciato di guerra da un terzo Stato, l'altro s'impegna a prestare il proprio concorso, e ciò è conseguenza logica dell'alleanza conclusa, ma per quanto concerne il concorso dell'Iraq, questo consisterà nel confedere il libero uso delle ferrovie, corsi d'acqua, aerodromi ed altri mezzi di comunicazione. Tutto ciò, però, è per un'eventualità eccezionale e deprecata. Importa, invece, all'Inghilterra di assicurarsi bene il terreno sotto i piedi in ogni circostanza. Ed ecco che cosa è stipulato. Pur riconoscendo che dell'ordine *] tato (25 anni) e per cinque anni interno e della difesa esterna è responsabile l'Iraq, l'Inghilterra per proteggere in ognd circostanza le comunicazioni imperiali, manterrà basi aeree a Bassora ed all'Ovest dell'Eufrate per tutta la durata del trat- guarnigioni a Hinaidi ed a Mossul, con pieno privilegio di extraterritorialità. La guardia degli aerodromi sarà fatta da forze ed a spese dell'Iraq. L'istruzione navale, militare ed aeronautica degli ufficiali dell'Iraq avrà luogo in Inghilterra, che prowederà anche a fornire i materiali di ogni specie, nonché consiglieri militari ad esclusione di altri stranieri. Queste misure hanno lo scopo evidente e senza dubbio utile di ottenere unità di mezzi e di metodi", ma fanno anche dell' esercito dell' Iraq un' appendice delle forze britanniche. Lo stesso impegno vale pure per tutti gli altri funzionari civili e soltanto l'Iraq potrà ricorrere a stranieri quando l'Inghilterra non possa fornirli, Finalmente un para-1 grafo del trattato ha cura di stabilire la libertà di transito a traverso' l'Iraq in qualunque tempo delle forze e dei materiali inglesi. Tirando le somme, è agevole constatare come le condizioni di fatto, prima e dopo la cessazione del mandato, non mutino gran che a malgrado della dichiarazione di indipendenza. La posizione dell'Iraq viene ad essere su per giù analoga a quella dell'Egitto e tale dovrebbe rimanere durante almeno 25 anni. Rimarrà soddisfatto e tranquillo il nazionalismo arabo? O non dovrà l'Inghilterra mettere in opera ancora la secolare arte di adattamento? E quali ripercussioni avrà la pseudoliberazione dell'Iraq, onorato dell'ammissione alla S. d. N. sui nazionalisti dell'Egitto ancora privo di simile onore? Nessuno lo sa, ma appare provato che, quando si sono avuti la gioia ed i crucci e si son spesi danari per l'esercizio di un mandato, non si rinuncia a questo cosi, puramente e semplicemente. GIOVANNI MARIETTI.

Persone citate: Giovanni Marietti