Una grande via che si rinnova

Una grande via che si rinnova Una grande via che si rinnova L'aspetto di via Po con ì marciapiedi rialzati - Arteria di collegamento con la coilina - La Chiesa dell'Annunziata e la trasformazione di un vecchio teatro C'è a Tonno un'wrteria che i min della città, i discendenti degli amichi eppi locali, quella che ancora o^yi n mezzo alle diecine e diecine di migliaia di immigrati dalle altre parti d'Italia, stanne a rappresentare :a tradizione e la ttiìiacia della laboriosa gente taurina, hanno sempre predietto e che tuttavia in questi ultimi empi pareva, se non proprio votata all'oblio, certo passata in seconda linfa di fronte aj centro che si spostava verso altre parti. Questa arteria è via Po. I torinesi l'hanno amata di,intense emore per quasi due secoli,'da quando Carlo Emanuele li, completando 'opera della madre Maria Cristina, aceva si che fosse portata a compimento nel 1718. Ancora verso il prinipio del secolo presente, una trentia d'anni or sono, al tempo in cut Porta Nuova non aveva ancora l'oierna attrazione, via Po, con i suoi portici caratteristici e sempre affollai, era per Torino la grande via, la .ia per antonomasia, il cui nome, in talia e all'estero, andava celebrato ome espressione di eleganza e di belezza. Poi, lentamente, dopo tanto plendore, cominciarono 1 giorni della ecadenza. La città si allargava, nuoe vie e nuovi corsi venivano traciati; per effetto stesso della popolaione che cresceva, grandi corsi già sistenti assumevano d'improvviso una m|>ortanza di prim'ordine. attirando a sè flotti sempre più numerosi di abianti e nuove correnti di traffico. Tocò allora a via Po — la bella via omantica, che vide passare sotto 1 uol portici, insieme con Camillo di Cavour, tutti i grandi attori del notro Risorgimento — la sorte di tutte e cose umane: le restò l'amore dei ecchi torinesi, profondo e indistruttiile; ma le foli? sopraggiunte, le folle he al posto di una citta di 4»0 mila abitanti, ne trovarono una di 600 mila — un terzo di più — pur ammirando 'arteria spaziosa e ancora superba ome una matrona antica, divisero il oro affetto tra essa e altre arterie, postandosi di preferenza verso quete ultime. Senonchè la decadenza non era. e on poteva essere, che fittizia: non olo perchè piazza Castello, sulla quae essa sbocca come 1n trionfo, rimae uno degli anelli centrali della catea che attraverso via Roma, ha jer anello opposto Porta Nuova; ma sopratutto perchè l'altro lato della via. vero 11 fiume regale che le dà 11 nome, ungo la magnifica e gigantesca piaza, guarda verso la collina, sbocco uturo della prosperità turistica citadina. Come scenario, poche arterie al mondo possono gareggiare eoe vie Po. Sarebbe ozioso tentarne la descrizione: tutti 1 torinesi,, auteipMol t, 61 adozione lo" conoscono;' 'Ma alla frigganone del quadro, cui 11 Tempio rate- Gran Madre di Dio conferisce un carattere di grandiosa solennità 'elemento pratico si innesta con peuliarità che. lungi dai contrastare con esso, lo Integrano. Abbiamo esposto or non è molto al nostri lettori, in una vasta visione di assieme, .quale sarà la collina dopo 'ultimazione dei lavori stradali anora in corso. Via Po accentrerà in è, come arteria madre, tutto 11 movimento che la oollina inevitabilmente attirerà nelle sue incantevoli vallate e su per le sue deliziose pendici. 1M onseguenza, ciò che l'apertura di nuovi ponti ha fatto perdere a via Po ungo l'esse dei corsi Moncalierl e Creale, la vecchia arteria lo riacquiitrà assumendo la funzione di eonyogliatrice del nuovo traffico collinae. Non si direbbe che Carlo Emanuee II figgesse lo sguardo nell'avvenire quando, allargando la cerchia delle mura fino ad Includervi tutta a via allora in formazione, la lanpiava arditamente verso il fiume? Comunque sia, l'amministrazione omunale, facendo Iniziare l'anno corso i lavori di rinnovamento della base stradale dell'arteria, deve certo aver avuto presente questa modernissima funzione assegnata a via Po. Bisogna infatti dire subito che l'areria off?!, a lavori quasi finiti, coiitniwe l'entrata più splendida che i potesse Immaginare alle meraviglie dell'oltre Po. La caratteristica principale, che subito colpisce, è data dal rialzo del marciapiedi. E' incredibile quanto un semplice zoccolo lateale di pochi centimetri, conferisca di grandiosità alla strada. Per attuare la riforma al pavimento, che nella pare centrale era convesso, è stata impressa la forma a dorsale. L'effetto è orprendente. Rifatto 11 pavimento, rinnovati i binari, la via ha acquistao qualche cosa che fa pensare a un mutamento radicale, «ab Imis», non oltanto a un rimaneggiamento del ondo rotabile. L'effetto è tutto, appunto, nei mariapiedi rialzati, dei quali ora si sta compiendo l'ultimo tratto a sinistra, per chi guardi verso Palazzo Madama, tra via Bogino e piazza Castello. Via Po è cosi la prima grande nrtela in cui l'esperimento sia compiuto: d allorché questo sarà esteso a tutta a città, si stenterà a credere come i sia tanto tardato a rimaneggiare n tal modo la pavimentazione delle trade cittadine. La città ne risulterà utta sveltita, come un monumento he posava sulla terra piatta, a cui si ia dato finalmente un piedestallo. Le innovazioni in via Po non si arrestano però qui. Ponn note le vicende e i ritardi che. per la presei za nell'ultimo isolato di sinistra, verso piazza Vittorio, della chiesa della Sanissima Annunziata, dovette subire il aglio dell'isolato per mettere in comunicazione questo tratto dell'arteria con l'antica viti della Zecca, ora Via Verdi, e la zona di Vanchiglia, a ridosso del corso San Maurizio. La trada venne ad ogni modo aperta e u veri provvidenza, giacché per raggiungere la zona suddetta bisognava 0 risalire fino a via Montebello o cendere in piazza Vittorio fino a yia Barolo, ora intitolata con maggiore recisione a Giulia di Barolo, In gentildonna benefica che, nata nel 785, mori nel suo paluzzo a Torino 1 1864. D'al'ra parte la chiesa ha potuto rimanere, ricostruita solo parzialmente. passanti sono ora colpiti da un largo squarciò compiuto nei portici cosi detti dilla pioggia, la cui continuità molti temevano tosse compromessa cosi dalla facciata della Chiesa, pome dalla nuova strada aperta, intestata a Sant'Ottavio. Ma questi timori non hanno ragione di essere. Al posto del la primitiva facciala dei-messinese Martinez, costruita nel 17<6 ed oggi demolita, sarà eretta la facciata nuova, dovuta all'architetto Gallo, il cui bozzetto in gesso si può vedere nell'andito che conduce alla sagrestia. La facciata, a piramide, avrà 1 portici, che si prolungheranno fino a coprire l'intera via sant'Ottavio. Qnan a dar varietà all'arteria, poco distante dalla chiesa, fondata ned JG1S dai fratelli della Compagnia di (iesù. un altro vecchio stabile, il Teatro Rossini, ha subito un mutamento decisivo. Anche il ■ Rossini • si rinnova. Delle opere eseguite già abbiamo a suo empo parlato, ma dalla primavera acl oggi, e cioè nel periodo di chiusura del popolare teatro, sono state portate a termine cosi importanti, nuovi lavori, che hanno pressoché radicalmente mutata la lisonomia dell'antica sala. I fedeli frequentatori del nostro teatro dialettale, all'apertura della stagione forse non la riconosceranno più. E' rimasta del ■ Rossini » quell'atmosfera di raccolta famigliarità, è rimasta l'attrezzatura, cioè lo scheletro dell'edificio, ma quello che per la troppa vecchiaia era diventato caduco, ha lasciato posto al nuovo. Uno dei più gravi inconvenienti del teatro era la limitata sua capacita. In certe sere il pubblico, specialmente quello di platea e di galleria, vi si pigiava fino all'inverosimile. Ora con grande arditezza la prima galleria A stata retrocessa in guisa che 120 e più nuovi spettatori potranno trovarvi posto. Una nuova scala intagliata sul fianco sinistro del teatro vi conduce.Più che di un rifacimento si tratta addirittura di una rivoluzione architettonica. Il fianco sinistro del teatro ha invaso 1 vicini cortili, li ha incorporati a sè. In quest'area sono stati costruiti il « foyer », il guardaroba, il buffet e l'ingresso. Ampi lucernari illuminano i locali suddivisi da svelte colonne, alle quali è affidato il peso non indifferente del superiori piani. Quell'angusto e antico budello che dalla antica entrata conduceva alle poltrone, e nel quale non era possibile a due persone camminare di fianco, appartiene onnai ai ricordi del passato. Di esso non vi è più traccia. Ne di ciò si rammaricheranno 1 frequentatori del Rossini, i quali nel nuovi ambienti, spaziosi e aerati, dipinti a chiare tinte incorniciate dalle modanature In bruno legno, dimenticheranno assai volentieri l'antico e cupo ingrasso, che anziché condurre al teatro, sempre rallegrato dalle risa, sembrava portasse ad un triste sotterraneo,. Anche l'ingresso di un tempo è stato abolito, per dar posto ad un nuovo che si apre due porte più a sinistra del primo. E' un ingresso di stile moderno, semplice, ma elegantissimo, in marmo giallognolo e grigiastro. In alto, ai lati di una griglia dorata che fa da cimasa al portone dipinto in legno antico, sono incastonate due lampade, che illuminano la scritta: iTeano Rossini». 11 locale, si ringiovanisce, si abbellisce, ma la tradizione resta. 11 teatro dialettale che ha conosciuto i trionfi di Giovanni Tosali, di Tancredi Milone, Franco Ferrerò, Giovanni Gemelli, Cherasco, e attrici quali Marianna Moro-Lin o' la indimenticabile Giacinta Pezzana, qui dove il capolavoro di Bersezio: «Le miserie 'd Monssù Travet» hanno avuto il battesimo del trionfo, rimane nella sua bella e nuova veste, architettonica sempre fedele al suo programma di lavori dialettali scritti e recitati per il popolo.

Luoghi citati: Barolo, Italia, Torino