Primo bilancio di un'inchiesta al "confino ,,

Primo bilancio di un'inchiesta al "confino ,, Un mese a Ponza e a Lipari Primo bilancio di un'inchiesta al "confino ,, Da » nostro Inviato) a i i n , r i e ù e o r u . o i o o r i e . i o e . , o , ra a a n i. aire er li e, n ro tla n li mae, le e il il a- sa tu imi' ta elu nre u- PONZA, settembre. Tutto sommato, di politicamente interessante, al contino di Ponza c'è hen poco. Ci sono i « disturbatori », più o meno pericolosi, della vita politica; ci sono ali illusi, i genialoidi della politica; poi ci sono, e sono i più, oli indesiderabili in una società civile: trista zavorra, che va dal delinquente mascherato da una qualunque etichetta di partito, alla spregevole femmina « faiseuse d'anges ». Non ho provato tanto senso di repuananza, qua all'isola, quanto me ne ha ispirato una levatrice confinata, che si aggira tra le case come un'ombra malefica. Veste di nero, e indossa un mantellone nero, che la fa rassomlaliare ad una lugubre farfalla. Non si può guardare in quegli occhi opachi senza fremere. Tutto è comprensibile, e, urnanamentc, giustificabile: ire partigiane, aberrazioni politiche, odii faziosi; ma l'infamia di queste femmine è fuor dei limiti dell'umanità. Si può parlare tranquillamente con un dinamitardo, si può discutere col più accanito avversario, ma accostarmi n quella farfalla sinistra è cosa di cui non sarci capace. L'unico galantuomo di Messina L'ultimo colloquio, prima della mia partenza da Ponza per Lipari, che è stata ritardala dal cattivo tempo e dalla interruzione delle comunicazioni, l'ho avuto col confinato Preitano, messinese. E' accompagnato dalla figlia, una graziosa signorina che gli iien compagnia, ed essendo egli bisognoso di molte cure, lo assiste amorosamente. E' un uomo che dimostra un'età molto più avanzata di quella che non abbia, a cagione degli acciacchi, di cui ho avuto notizia ed elenco da lui stesso. Il Preitano indossa un golf nel cui disegno predominano no te chiassose di arancione, che fanno vivo contrasto col pallore del viso smunto, con la magrezza della persona, un po' curva, e percorsa da qual che tremito nervoso. E' molto miope e mi parla accostandosi sempre di più e obbligandomi a retrocedere a poco a poco. La signorina se n'accorge, sorride, e lo tira per la manica, intervenendo a moderare l'agitazione del babbo, quando accenna a rompere i tre ni e a risolversi in escandescenze. A un certo punto mi vlen fatto di domandargli per qual ragione sia stalo adottalo, nel suol riguardi, il prov vedimento dell'assegnazione al confino — Gliela dò a indovinare fra mille — esclama il Preitano, stralunando gli occhi dietro le lenti e stiracchiando la bocca in una specie di smorfia mezzo allegra e mezzo amara, mentre le mani dalle lunghe dita adunche ballonzolano per aria come toglie al vento. Io non indovino nulla, e allora il signor Preitano, intensificando quel suo sorriso e la danza delle dita, — Per strozzinaggio! — mi dice. — Capisce? Capisce? per strozzinaggiol E siccome gli sembra che questa notizia non mi meravigli, né mi indigni abbastanza, egli mi fa la storia del suo caso; mi dipinge a vivacissimi colori, coadiuvato con efficacia tutta femminile dalla figliuola, i suol pretesi persecutori e giudici; mi racconta le circostanze dell'arresto e tutte le con seguenti peripezie. Infine, ripreso dal furore dei suoi nervi, mi si fa addosso, indarno trattenuto per -una manica dalla figlia allarmata, e con voce stentorea mi grida: — Io al confino per strozzinaggio! Io, che sono l'unico galantuomo di Messina! Glielo ripeto, perchè ella, che può, lo faccia sapere-, al confino, l'unico galantuomo di Messina! Questa proposizione mi sbalordisce. l i e l e ! i , , . Possibile che l'unico galantuomo di Messina sia finito a Ponza? La psicologia del « confino » Ed ora, eccomi in procinto di lasciar Ponza, d'Imbarcarmi per Lipari. Il bi lancio di questi miei quindici giorni di permanenza nell'isola non è senza noia e senza tristezza. Ormai i confinati cominciavano a trattarmi in confidenza, come uno dei loro. Se la mia qualità* di giornalista li aveva consigliati, in principio, a esser prudenti e a non parlare più del necessario [non si sa mai che cosa può succedere, quando si parla con un giornalista! Si sa, i giornalisti ascoltano e poi stampano tutto, parola per parola) in questi ultimi giorni il mio contegno, il mìo estremo riserbo, la serietà e la cortesia che usavo nei miei rapporti con loro, li aveva persuasi a una completa fiducia nella mia correttezza d'uomo e di giornalista. Sebbene loro avversarlo vomicamente, io mi sentivo quasi osplte loro-, sentivo il dovere di non venir meno alla stima e alla fiducia che essi mi dimostravano. E credo che nessuno, tra i confinati, potrà rimproverarmi di aver mancato di riserbo e di correttezza. Alcuni altri, fra quelli che hanno maggior senso di dignità, di riservatezza e di serietà (e non son molti, a dire il vero) mi hanno pre gaio di non nominarli nelle mie corrispondenze, o tutt'al più di celare la loro persona dietro le sole iniziali del nome. Il mio compito giornalistico non è quello, infatti, di presentare ai letto ri della Stampa, e perciò al gran pubblico italiano e straniero, un quadro psicologico della colonia di Ponza. Tale impresa sarebbe superflua, per non dire stupida. Poicttè è a tutti facile immaginarsi, senza l'aiuto di un intermediario, e per di più giornalista, quale possa essere il minimo comun denominatore della psicologia del confinali. Non si vorrà pretendere, spero, che i confinati mi vengano a dichiarare, perchè io pubblichi nella Stampa, le loro dichiarazioni, che essi, a Ponza, ci stanno volentieri e che non ne vorrebbero più andar via. Tale pretesa sarebbe o ingenua o zelante. Io mi guardo tanto dalle ingenuità quanto dall'eccesso di zelo. Ed è per questo che non mi sono affatto proposto, nè mi propongo, di dare al gran pubblico un quadro psicologico del « confino », ma semplicemente di descrivere, senza fronzoli, senza retorica, senza letteratura e senza sentimentalismi o faziosità, le scene più usuali, più quotidiane, della vita di tutti i giorni nell'isola di Ponza. Eguale sistema io seguirò a Lipari. E trovo giustissimo che alcuni confinati, dopo aver parlato a lungo con me, mi abbiano pregato di non tare il loro nome. Mi sono attenuto, in generale, alla regola di porre soltanto le iniziati dei nomi, quando si trattava di nomi cono solutissimi. Ben poco danno ne è venuto alla chiarezza del mio reportage giornalistico, polche tutti hanno saputo leggere, dalle sole iniziali, i nomi e i cognomi dei miei interlocutori. Ma ne ero stato richiesto dagli stessi confinati, e ho mantenuto la promessa. Per esemplo: ho avuto un breve colloquio con l'ex-generale ed ex-onore vote B. che mi ha pregato però di non fare il suo nome, non desiderando nessuna pubblicità intorno alla sua persona. Nella mia prima corrispondenza, descrivendo il passeggio dei confinati su e giù per il corso di Ponza, ho accennato alla presenza deìl'ex-generale ed ex-onorevole B. e tutti avranno capito di chi si trattavi. In quanto al colloquio ho fatto a meno di riferirlo, per la semplice ragione che il mio interlocutore non mi ha dichiarato nulla dì interessante. L'intervistato non eralmqn ui: ero io. Sono più numerose le domande che egli Ita molto a me, di quelle che io ho rivolto a lui. Prima di lasciarmi egli mi ha dichiarato di conoscermi di nome e di slimarmi per una persona per bene : ■ tuttavia, ha soggiunto, io sono un amersarlo del Fascismo, e non stringo la mano a un fascista». Quella sua precauzione di faziosità mi è sembrata inutile, e ha meravigliato gli stessi confinati presenti al colloquio. Tanto più, e glìel'ho dichiarato tout court, che io ero venuto a Ponza per compiere un'tneJriesta giornalistica e non per dare Ut mano a lui. La min, risposta non gli sarà forse piaciuta: ma è chiaro che l'ha provo cala. Ex-fascisti Il pubblico non deve credere che il confino sìa riservato unicamente agli antifascisti. Tra t confinati, a Ponza, non mancano gli slessi fascisti. E' inu tile dire che la v'ima e la più profon da delle divisioni è quella fra la messa degli antifascisti e il piccolo nucleo di fascisti: fascisti, naturalmente, espulsi dal Partito, indegni o ribelli. Ne ho visti e avvicinati diversi, e rammento fra loro, i più umili: Ernesto Buda, di San Mauro di Romagna, già iscritto al Fascio dal 1921; Oreste Buda e Cesare Amati, tutti e due di Sant'Angelo di Romagna; e qualche altro. (Ne cito i nomi perchè non si possa dire che la mia affermazione è di maniera). Il loro passato fascista, nel giudizio della massa del confinati, conta più delle mancanze, dell'indisciplina o dell'in degnità, che hanno provocato la loro espulsione dal Partito e il loro invio al confino; e uno speciale isolamento si aggiunge per loro all'isolamento comune. Nè la loro permanenza nello stesso camerone dove *i_ raccolgono centinaia di comunisti, d'anarchici, in genere di antifascisti, è scevra di noie. Essi sono tenuti a distanza, esclusi dalle mense organizzate per inizia Uva di vartl gruppi I due Buda e l'Amati, un tipo di gi gante bamboccione. hanno aggiunto aneddoti significativi; tutti hanno fatto calorose dichiarazioni di fede fascista Del resto, dichiarazioni simili ne ho raccolte diverse, anche al di fuori del gruppetto degli ex-fascisti; ma non mi è stato difficile intuirne, talvolta, un'o rlgine sospetta o uno scopo troppo me schino, perchè potessi attribuir loro un valore sincero. Quel che è certo, è che la presenza dì fascisti puniti e confinati, costituisce una prova della sostanza di cui è fatta l'autorità del Fascismo, che nessuno può negare. Si sente la volontà dello Stato, non la volontà della fazione. Verso Lipari Ed ora, addio a Ponza: tocca a Lipari. Eccomi nuovamente a bordo del Giannutrl, in rotta verso Gaeta. Il piroscafo galoppa in cadenza sulla groppa del mare. • Perbacco! mi son dimenticato di salutare Misuri, che mi aveva dato apposta un appuntamento! ». L'alba nasce, lieve, dalla costa. Il mozzo di bordo issa la fiamma tricolore sulla prua: alla piccola cerimo aia assistono alcuni confinati, che tornano in libertà alle loro case. Fra loro sono due organizzatori comunisti: Guglielmo Bravo, di Verona, e il napo tetano Berti. In questo interessantissimo momento psicologico (la prima sensazione della libertà, a poche ore da un lungo periodo di costrizione e d'isolamento) il Bravo mi confida le sue impressioni. Egli mi dice che se qualche durezza ha avuto a subire, durante il confino, si è Sempre trattato dì episodi dovuti a interpretazioni particolari o a modi un po' arbitrari d'esecuzione della leg- gpnVBfminsztOèarzmdmddCennrmLmg2 ge. E' il • chi pon man » che non sempre intende nella sua vera natura e nei suoi veri scopi il proprio compito, Vecchia questione. Non mi è ■ difficile far convenire al Bravo che certi dettagli non sono affatto conseguenze proprie del confino ma incidenti inevitabili a chi si trovi in condizioni di dipendenza, e non solo per ragioni giudiziarie o politiche Iniarìto. la costa s'avvicina; il cielo tutto impallidito, livido; ma all'orizzonte, dietro le curve turchine dei monti, s'alzano i rosei festoni dell'aurora. Ora un vecchio lupo di mare ponzese è al mìo fianco e mi descrive la vita alle isole in tempo di guerra e il siluramento del vapore che taceva servizio allora fra Ponza e Gaeta. Si lamenta del carattere apatico e chiuso dei suoi concittadini. « Sono leoni in mare — egli mi dice — ma in terra dormono Quattordici anni abbiamo dovuto lottare, perchè si costituisse un Consorzio per l'esercizio della luce elettrica ». Sospira, guardando verso l'isola, che diventata ormai un punto azzurro nella lontananza; e con inconscia ironia conclude esclamando: — Se Ponza avesse altri abitanti, sarebbe un'altr'isola! Gaeta ormai c'ingolla nel suo golfo movimentato e teatrale. MINO MACCARI gvpdlidcsEslv

Persone citate: Buda, Ernesto Buda, Guglielmo Bravo, Oreste Buda